Dopo essere stato "accompagnato" in Africa da "Ebano" di Ryszard Kapuscinski sono "tornato" nel gelido nord guidato da Robert Peroni nel suo libro "Dove il vento grida più forte".
Due giorni fa ho notato la copertina di questo volume in libreria e non ho potuto resistere, ieri l'ho iniziato e oggi l'ho finito senza riuscire a staccarmene..
Il libro parla della vita dell'autore (alpinista ed esploratore) che dopo vent'anni di spedizioni si ritrova (spinto dagli sponsor) a dover affrontare la Groenlandia...
Qui viene "rapito" dalla civiltà inuit e decide (circa trenta anni fà) di trasferircisi per vivere a stretto contatto con i nativi cercando di aiutarli (nel suo piccolo) a mantenere le proprie tradizioni cercando di farle "combaciare" con l'arrivo dei "bianchi".
Racconta, in modo per me brillante, le abitudini di un popolo, che ha saputo convivere con l'ambiente abitato forse più inospitale del pianeta senza doverlo stravolgere percettibilmente, e i suoi problemi a convivere con le imposizioni della nostra civiltà e ... di alcuni "ambientalisti".
Mette in luce le contraddizioni del nostro modo di vivere "progredito" paragonandolo alla semplicità del loro modo di affrontare (senza lamentarsi) le avversità di una terra letteralmente estrema, ponendo (tra l'altro) una domanda basilare: "Chi sono i veri primitivi: noi, che in trent'anni abbiamo distrutto una civiltà millenaria, o gli inuit, che in quattromila anni non hanno mai fatto una guerra?"
Libro consigliatissimo a tutti gli avventurosi (attenzione: se siete insoddisfatti della vostra vita quotidiana, potrebbe aumentare esponenzialmente i vostri dubbi
) ma, forse, anche di più a chi crede che il nostro stile di vita sia l'unico accettabile.
Due giorni fa ho notato la copertina di questo volume in libreria e non ho potuto resistere, ieri l'ho iniziato e oggi l'ho finito senza riuscire a staccarmene..
Il libro parla della vita dell'autore (alpinista ed esploratore) che dopo vent'anni di spedizioni si ritrova (spinto dagli sponsor) a dover affrontare la Groenlandia...
Qui viene "rapito" dalla civiltà inuit e decide (circa trenta anni fà) di trasferircisi per vivere a stretto contatto con i nativi cercando di aiutarli (nel suo piccolo) a mantenere le proprie tradizioni cercando di farle "combaciare" con l'arrivo dei "bianchi".
Racconta, in modo per me brillante, le abitudini di un popolo, che ha saputo convivere con l'ambiente abitato forse più inospitale del pianeta senza doverlo stravolgere percettibilmente, e i suoi problemi a convivere con le imposizioni della nostra civiltà e ... di alcuni "ambientalisti".
Mette in luce le contraddizioni del nostro modo di vivere "progredito" paragonandolo alla semplicità del loro modo di affrontare (senza lamentarsi) le avversità di una terra letteralmente estrema, ponendo (tra l'altro) una domanda basilare: "Chi sono i veri primitivi: noi, che in trent'anni abbiamo distrutto una civiltà millenaria, o gli inuit, che in quattromila anni non hanno mai fatto una guerra?"
Libro consigliatissimo a tutti gli avventurosi (attenzione: se siete insoddisfatti della vostra vita quotidiana, potrebbe aumentare esponenzialmente i vostri dubbi