E' giusto vietare l'accesso in montagna?

Con l'avvicinarsi dell'inverno, qualcuno ha pensato bene di sfoderare nuovamente l'arma dei divieti all'accesso e alle attività in montagna. A questo giro, è capitato alla provincia di Imperia:

http://www.montagna.tv/cms/70480/vi...cata-ordinanza-choc-in-un-comprensorio-ligure

A leggere l'articolo, sembra che le nuove direttive della Liguria in materia di accesso alla montagna siano molto restrittive. Non conosco bene la vicenda, ma qualche domanda mi sorge spontanea:
- se il problema è quello di tutelare l'ambiente e lo svernamento del gallo forcello, perché aprire gli impianti di risalita e le attività commerciali, ma vietare lo sci alpinismo e le ciaspolate fuori dai sentieri?
- se, come invece immagino, il problema è quello della sicurezza in montagna e degli eventuali recuperi, a cosa dovrebbe servire un intervento così puntuale su un comprensorio? E' un esperimento pilota oppure risponde a qualche lamentela?

E infine, la domanda madre di tutte le altre:
-perché c'è questo accanimento contro i rischi della montagna e i costi del soccorso alpino, quando ci sono migliaia di altre attività e azioni, che la societò lascia compiere e/o non reprime, che costano ben di più alla colltettività intera? E per attività intendo dallo sci in pista e dall'andare forte in macchina, all'inquinare le acque, al produrre Eternit.
 
Quoto quanto detto da Spinoza, aggiungendo purtroppo che questo, ammesso che funzioni, è il solito modo all'italiana di risolvere i problemi.
C'è una buca pericolosa in cui ci sono morte delle persone in motorino? Si mette un cartello abbassando il limite di velocità in quel tratto da 70 km/h a 20 km/h ed il problema è risolto, e la buca rimane li tranquilla e beata.
 
Riguardo alla specifica situazione di Triora e Monesi non mi pronuncio perché non la conosco abbastanza da potermi fare una opinione solida (Ho letto l'articolo del link e anche quello di "imperiapost.it").

Riguardo al titolo della discussione (E' giusto vietare l'accesso in montagna?), a caldo, da amante dell'antisentierismo a piedi e con le ciaspole, delle solitarie e dei programmi appena abbozzati, da amante del falò e praticante di alimurgia, direi un secco NO!!!

Però mi rendo conto che alcune aree particolarmente frequentate potrebbero patire troppa libertà di azione: anche qui nei Sibillini, nella zona Lago di Pilato c'è il divieto di uscire dai sentieri, e di bivacco al di fuori delle due strutture disponibili (una grotta e un bivacco). Ma è una zona estremamente frequentata (soprattutto da merenderos poco sensibili) e delicata per via del chirocefalo che vive nel lago.

In questo caso penso che i divieti siano sensati: la Natura può sopportare solo un certo quantitativo di umani (che di solito prendono senza dare nulla) senza subire modifiche.
 
Ovviamente vogliono favorire i sciatori di discesa, che sono gli unici che pagano soldini.

Concordo, in più nel desolante panorama italico, dove c'è sempre bisogno del capro espiatorio da agitare per sviare l'attenzione da problemi più sostanziali la montagna è sempre perfetta. Mi domando, se ora limitassero l'accesso in natura quanto tempo passerà prima che ci si concentri con accanimento "su quei pazzi che scalano le montagne e muoiono" fino ad arrivare a proibire l'alpinismo?
Il turbine dei divieti è sempre rischioso, in più proibire non risolve i problemi, basti guardare cosa succede ogni fine settimana sulle strade, patente a punti, limiti di tasso alcoolemico bassissimi e cose simili hanno forse diminuito drasticamente gli incidenti? No, e questo perché il buon senso non si instilla a suon di "NO". Ovvio che la montagna è una questione diversa, però per rispondere alla domanda direi che sono più che contrario (stavo per scrivere un semplice no...;) )
 
anche qui nei Sibillini, nella zona Lago di Pilato c'è il divieto di uscire dai sentieri, e di bivacco al di fuori delle due strutture disponibili (una grotta e un bivacco). Ma è una zona estremamente frequentata (soprattutto da merenderos poco sensibili) e delicata per via del chirocefalo che vive nel lago.

In questo caso penso che i divieti siano sensati: la Natura può sopportare solo un certo quantitativo di umani (che di solito prendono senza dare nulla) senza subire modifiche.

In effetti, andando in montagna, si vedono delle situazioni dove il sovrannumero di "merenderos" ha visibilmente un alto impatto ambientale. Ovviamente andrebbe fatto un discorso specifico per ogni realtà, che è un caso a sé. Che ci siano dei limiti nelle zone parco può anche avere un senso.
Mi permetto però una riflessione generale: se una zona è stata colonizzata da impianti di risalita, con tutto il contorno di strutture e attività che ne consegue, evidentemente è già compromessa dal punto di vista dell'urbanizzazione. Attrarrà su di sé un pubblico numeroso e tradizionalmente poco sensibile e rispettoso della montagna. Gli scialpinisti, i ciaspolatori e gli alpinisti sono sicuramente inferiori in numero e mediamente più sensibili e preparati ad un rapporto corretto con l'ambiente. Quale dei due flussi andrebbe limitato, per tutelare l'ambiente? Io direi il primo, se mai. Peccato che sia quello più importante dal punto di vista economico. Quindi si cercheranno di dirottare i "selvaggi" alpinisti sulle piste, oppure perderli, tanto non spendono.


Per quanto riguarda invece i divieti in zone parco, mi viene in mente la situazione nel Parco dello Stelvio. Ci sono molti dei divieti "classici" dei parchi, ma per esempio chi ha una baita in zona protetta può ottenere un permesso per accedere con mezzi motorizzati: il risultato è che in certe valli il divertimento del week end è andare avanti e indietro con le moto sulla strada sterrata per 8 ore al giorno. Una pista di rally, in zona parco, perfettamente legale.
 
Conosco molto bene il comprensorio di Monesi, che essendo a a 20 km da casa , mi piace percorrerlo in lungo e in largo.
Non capisco proprio per nulla, da un punto di vista ambientale, questa ordinanza.
Tenete presente che Monesi e' territorio di caccia al gallo forcello seppur con tantissime limitazioni.
Non capisco come faccia un escursionista a disturbare il gallo in inverno.
Durante questa stagione ne nidifica ne si innamora e se ci si passa vicino non fa altro che volare (perche' il gallo ha le ali, forse il legislatore non lo sa) a quote piu' basse dove peraltro troverebbe del cibo.
Non e' vero che i soldi li portano solo gli sciatori da discesa perche' e' sempre piu' diffuso a Imperia il turismo alternativo montano sopratutto ad opera dei tedeschi che amano svernare da noi.
I comuni di Triora e Mendatica, comunque non sono daccordo con la regione.
Questa ordinanza comunque si affianca ad almeno altre due strampalate; divieto di circolare alle biciclette sulle strade montane e divieto di portare i cani anche al guinzaglio
 
Grazie Piervi delle notizie dirette. Da quello che dici, mi sembra che il gallo forcello sia stato preso a pretesto (un animale da tutelare dai pericolosi ciaspolatori, ma che si può cacciare... incredibile).
Interessante anche l'osservazione sulla presenza di turismo alternativo: vuol dire che quest'ordinanza va a colpire le attività turistiche in generale. Sembra proprio una stupidaggine gratuita, forse neppure legata ad un problema di soccorsi (avete idea di quanti voli d'elicottero provocano normalmente le piste?). Il mistero si infittisce: che cosa avrà spinto la Regione a emettere divieti strampalati come quelli che hai citato?
 
Mi permetto però una riflessione generale: se una zona è stata colonizzata da impianti di risalita, con tutto il contorno di strutture e attività che ne consegue, evidentemente è già compromessa dal punto di vista dell'urbanizzazione. Attrarrà su di sé un pubblico numeroso e tradizionalmente poco sensibile e rispettoso della montagna. Gli scialpinisti, i ciaspolatori e gli alpinisti sono sicuramente inferiori in numero e mediamente più sensibili e preparati ad un rapporto corretto con l'ambiente. Quale dei due flussi andrebbe limitato, per tutelare l'ambiente? Io direi il primo, se mai. Peccato che sia quello più importante dal punto di vista economico. Quindi si cercheranno di dirottare i "selvaggi" alpinisti sulle piste, oppure perderli, tanto non spendono.

Io mi sono limitato a rispondere in generale e non nello specifico perché tendo a dubitare della buona fede dei giornalisti almeno quanto dubiti di quella dei legislatori.

Aspettavo l'opinione di qualcuno più affidabile (Piervi appunto) ed effettivamente adesso ritengo che sia una scelta, più bizzarra che opportunistica.

Comunque (piccola divagazione), questa ricerca di regolarizzare le attività montane penso che significhi che l'interesse per queste attività sia cresciuto (se ci andiamo in 4 gatti a chi frega se sporchiamo o ci ammazziamo??) ... personalmente penso sia un bene, ma devo ancora capire quanto sia un bene...
 
Vietare l'accesso in montagna e', a mio avviso, sbagliatissimo. Io vado per monti per passione sin da ragazzino e in montagna mi sento e devo essere libero, ovviamente nel rispetto della natura (ma questo e' fuori discussione)..ogni qualsivoglia forma di limitazione viene e verra' da me ignorata (ovviamente me ne assumo le responsabilita') :).
Un esempio? le cime "vietate" nella riserva integrale del Parco Nazionale d'Abruzzo, oppure il versante del Sirente tra Rovere e Punta Macerola. Pecchero' di presunzione, lo ammetto, ma ritengo di avere (insieme a tutti gli altri alpinisti/escursionisti/trekker/amanti della montagna) il diritto morale di ignorare questi divieti. Non siamo noi a danneggiare la montagna, direi. Noi la amiamo, la rispettiamo, le chiediamo umilmente di esplorarla.
 
A Monesi non girano soldi, almeno non piu'.
Stazione sciistca in auge negli anni 60 e 70 poi via via e' iniziato il decadimento perche' nessuno investe in neve che non c'e'.
Il posto pero' e' da favola, infatti, quando sciavo, preferivo andare li' anziche nelle stazioni piu' blasonate del Piemonte.
Ritornando al topic, i galli forcelli sono pochissimi, non possono dare danno. Ma se sono pochi perche' non vietarne la caccia anziche' fare ste porcate?
....
Il divieto alle bici riguarda la Provincia mentre quello dei cani, il parco delle Marittime e quello del Mercantour in Francia.
 
Io confido nel fatto che "i divieti esistono per chi dà fastidio" e che c'è l'abitudine di fare regole estremamente severe per mettere le mani avanti, salvo poi non farle rispettare se non quando la trasgressione supera un certo limite: il divieto di campeggio ad esempio è di solito ignorato a meno che non si faccia un "rave" o non sia troppo stabile.

Poi bisogna considerare che se nessuno ti "becca" non puoi essere denunciato :biggrin:. E se non si lasciano tracce della proprie infrazioni, oltre a non poter essere "perseguibili", di fatto si è rispettato il senso del divieto (se accendo un fuoco dove è vietato per via del rischio incendi ma non innesco nessun incendio, e non lascio tracce evidenti del mio falò, chi può venire a dire che ho fatto il fuoco?? ma soprattutto, quali danni ho provocato??).

Mi rendo conto che sia un approccio molto limitato quello dei divieti preventivi (preferisco senza alcun dubbio la sensibilizzazione) ... io comunque rispetto sempre tutti i divieti :biggrin:;)
 
ogni qualsivoglia forma di limitazione viene e verra' da me ignorata (ovviamente me ne assumo le responsabilita') :).
Un esempio? le cime "vietate" nella riserva integrale del Parco Nazionale d'Abruzzo, oppure il versante del Sirente tra Rovere e Punta Macerola. Pecchero' di presunzione, lo ammetto, ma ritengo di avere (insieme a tutti gli altri alpinisti/escursionisti/trekker/amanti della montagna) il diritto morale di ignorare questi divieti. Non siamo noi a danneggiare la montagna, direi. Noi la amiamo, la rispettiamo, le chiediamo umilmente di esplorarla.

Su questo non sono d'accordo. Le regole si devono seguire, anche se limitanti o ritenute ingiuste. Si può - e deve - protestare pubblicamente se non si è d'accordo, ma non ci si può alzare la mattina e decidere che una legge si ignora. Potrebbero esserci delle motivazioni dietro certi divieti di cui non abbiamo idea, e fare danno quando si pensa invece di essere "moralmente" tranquilli.
 
Su questo non sono d'accordo. Le regole si devono seguire, anche se limitanti o ritenute ingiuste. Si può - e deve - protestare pubblicamente se non si è d'accordo, ma non ci si può alzare la mattina e decidere che una legge si ignora. Potrebbero esserci delle motivazioni dietro certi divieti di cui non abbiamo idea, e fare danno quando si pensa invece di essere "moralmente" tranquilli.

hai ragione, ma infatti ho ammesso di essere in errore e di assumermene le responsabilita' (molti dei piu' grandi collezionisti di cime appenniniche comunque ne sanno qualcosa :poke:)..anche se non credo che le mie salite sul Monte Altare o sul Tartaro abbiano arrecato piu' danni di quanto non facciamo le comitive rumorose e disprezzanti della montagna che pullulano nel piazzale di Campo Imperatore nei giorni festivi di luglio e agosto.
E poi i divieti sono come sempre stati, nel corso della storia umana, qualcosa di relativo e di temporaneo.
Sul fatto di protestare pubblicamente ti do ragione, ma forse non ne ho la voglia ne' il tempo ne' la forza.
 
Ultima modifica:
Io penso che se un divieto ha un senso, questo debba essere spiegato dettagliatamente dal soggetto che lo pone. Se un divieto di accesso escursionistico portasse effettivamente al ripopolamento di un versante o di una montagna, potrei anche essere d'accordo. Ma, da tutti gli studi che ho letto, la semplice attività escursionistica e alpinistica incidono in minima parte sull'ambiente. Sappiamo tutti che le attività veramente impattanti in montagna sono altre: strade, complessi turistici, impianti di risalita e piste da discesa, centri sportivi e così via. Nella grande maggioranza delle zone, a questo tipo di attività non si è posto freno. Laddove lo si è fatto, penso che qualche semplice appassionato a piedi non possa fare danno.

Comunque, in linea generale, non sono d'accordo a sottomettersi ad un divieto insensato e vessatorio. E sarei ovviamente pronta a pagarne le conseguenze.
 
Intanto, secondo le ultime informazioni si tratta di ordinanza comunale "tendente a recepire indicazioni regionali"!!!
Secondo me e' solo una questione di bieca e schifosa politica.
Provo a spiegarmi.
Monesi e gli impianti sciistici sono situati entro i confini amministrativi del comune di Triora il quale si trova nella valle Argentina.
Mendatica, invece e' il comune della valle Arroscia confinante con Triora.
Il limite territoriale del comune di Triora Non si trova sullo spartiacque tra le due valli, come sarebbe logico ma scende quasi a lambire l'abitato di Mendatica.
Non vi e' comunicazione stradale tra le due valli quindi il turista che sale a Monesi passa attraverso l'abitato di Mendatica e trascura Triora che si trova proprio altrove.
Quindi i turisti spendono a Mendatica e per questo l'amministrazione di Triora, proprietaria dei terreni, e' incarognita da sempre mettendo in continuazione paletti allo sviluppo turistico di Monesi.
La Fiat, anni fa', volendo investire a Monesi, dovette promettere a Triora una seggiovia che salisse dall'altra parte. Non se ne fece piu' nulla per mancanza di neve.
Ecco; non frega niente a nessuno dei galli forcelli di Monesi, con questo divieto semplicemente si vuole togliere turisti a Mendatica.
E chi ci rimette siamo noi tutti.
 
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