Scusatemi ragazzi e senza offesa per nessuno ma la lista, nel modo in cui è stata presentata, non mi piace; è mancante di organizzazione. I vari componenti l’equipaggiamento sono indicati alla rinfusa senza seguire un ordine logico.
La lista migliore che si può compilare, secondo me, è quella organizzata in tante sottoliste, ognuna delle quali prende in esame i vari –settori- di cui abbiamo bisogno. Uso questa tecnica da anni e mi trovo benissimo.
La lista può essere lunga o breve, dipende dal tipo di viaggio che si intraprende e da come siamo preparati mentalmente ad adattarci ai –disagi- che esso può comportare. Conosco persone che, per esempio, non riescono a dormire senza aver indossato il proprio pigiama e quindi nella lista, nel settore abbigliamento, sarà inserito questo capo; altri non avranno questa esigenza.
Indipendentemente da quanto sopra, dobbiamo scendere a compromessi, a saper rinunciare, a cercare di portare ciò che veramente serve perché ogni componente che ci portiamo dietro ha il suo peso.
Il –fattore peso- è un parametro fondamentale con il quale dobbiamo fare i conti perché il “peso”, poi, lo dobbiamo pedalare..
L’equipaggiamento, quindi, terrà conto di questo fattore senza rinunciare, ovviamente, alla sua qualità e alla sicurezza.
Pensate che i cugini Crane nel loro viaggio di 5290 Km., da una spiaggia del Bangladesh fino al deserto del Gobi e del Taklamakanal, al fine di ridurre il peso del loro equipaggiamento pensarono bene, tra le altre cose, di togliere le etichette dalla biancheria e da qualsiasi altro capo di abbigliamento, di tagliare le parti inutili delle carte geografiche e di alleggerire il peso della chiave praticando dei fori. Addirittura la bici stessa era volutamente sprovvista del deragliatore centrale ed il passaggio da una corona all’altra veniva fatto a mano.
Situazioni estreme, certamente, ma che la dicono lunga sul –fattore peso- come parametro determinante nella pianificazione dell’equipaggiamento al nostro seguito in un viaggio.
Prendendo spunto da queste esperienze anche noi possiamo in qualche modo alleggerire il nostro equipaggiamento. Per esempio proviamo ad analizzare la bici. La mia, adesso, è gestibile con tre chiavi a brugola poi, però, avevo bisogno di un cacciavite a croce e di uno a taglio vista la presenza di viti con la testa sia a stella che a taglio. E’ bastato sostituire queste viti con delle brugole con le dimensioni della testa compatibili con le chiavi già in mio possesso ed ecco che risparmio, in peso ed in ingombro, di due cacciaviti. Lo stesso dicasi per i dadi; invece di usare più chiavi del tipo a forchetta, ho comprato una sola chiave inglese regolabile, piccola, leggera e qualitativamente valida, che si adatta a dimensioni diverse. Non contento, ho praticato due fori nel corpo del manico.
Anche il casco è stato alleggerito togliendo il frontalino, l’eccesso delle cinghiette sottogola una volta regolate e le targhette interne, compresa quella del….. prezzo.
Ognuno provi ad ingegnarsi, a ridurre più che può il tutto nei minimi termini; avrà delle piacevoli sorprese in fatto di peso e d’ingombro senza, naturalmente intaccare qualità e sicurezza.
Peso ed -essenzialità-. Emily Clowes che pedalò per un anno (agosto ’93 – agosto’94) l’America del Sud tra Perù, Terra del Fuoco, Colombia, con una bici di serie affrontando terreni a dir poco accidentati aveva portato, al seguito, un solo pneumatico di ricambio…..
Kameel Nasr (migliaia e migliaia di chilometri con la sua bici che lui chiamava “Angel” tra Wyoming, Appalachi, Iugoslavia, Sinai, India, Africa, Italia e così ancora) nel suo libro –Il mondo visto da vicino. 60.000 Km in bicicletta- scrive:”….volevo vedere il mondo, quello lo sapevo già, ma a quei tempi non sentivo il bisogno di comodità e scorciatoie di sorta. Non mi serviva la radio per compagnia né la macchina fotografica per dimostrare di essere stato dove ero stato: NULLA DI PIU’ ESTRANEO AL SEMPLICE ANDARE….”.