Dati
Data: 9-10 settembre 2023
Regione e provincia: Piemonte - VCO
Località di partenza: Valdo - Formazza
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 12h 25min
Chilometri: 33,1
Grado di difficoltà: E - EE per un breve tratto
Descrizione delle difficoltà: il sentiero che gira sotto il monte Minoia, i Pizzi della Satta e del Busin fino alla B.tta della Valle è segnato solo da radi ometti di pietra. In sostanza va improvvisato tenendo verso Sud
Periodo consigliato: Probabilmente fattibile anche in inverno senza particolari difficoltà
Segnaletica: segni bianco/rossi, tranne per la parte non segnata
Dislivello in salita: 1920m
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2599m
Accesso stradale: fino a Formazza
Traccia GPS: Link alla Mappa Escursioni
Descrizione
Dopo le 3 settimane di ferie passate in Formazza, sono andato incontro a un periodaccio di malavoglia generalizzata e pressione sanguigna molto bassa (con picchi di 90/60, mentre di solito sono stabile sui 130/80). Mi sono forzato per questo weekend, dopo averne già saltati due, per fare un nuovo giro in Val Formazza con la solita partenza da Valdo alle 13.30 (i 28ºC non hanno aiutato).
Ho preso, come di consueto, il sentiero che sale verso Grovella passando dietro la centrale idroelettrica e seguito verso il Sagersboden. Volendo alleggerire la tratta, si può prendere la seggiovia e risparmiare 1,5h e 700m di salita. Il sentiero è tutto nel bosco, dove non tira un filo d’aria e si suda come in una sauna.
Arrivati al Sagersboden, si prende per il lago Vannino e rif. Margaroli (ci si arriva in poco più di un’ora).
Prima di salire verso il rifugio, si attraversa il torrente e si risale verso il lato sinistro (sud) della diga, per poi costeggiare tutto il lago fino all’angolo opposto. Il cielo è perfettamente sereno, senza una nuvola, e il Sole si fa sentire con prepotenza, nonostante il venticello e i 16ºC.
Per due volte i cartelli indicano la salita per il lago Busin e il Monte Giove, ma sono in programma per il 2º giorno, quindi tiro dritto e prendo, invece, per l’alpe Curzalma e il passo Scatta-Minoia.
Il bellissimo prato dell’alpe Curzalma è molto invitante per piantare la tenda, ma anche qui tiro dritto e salgo sulle collinette che contornano il lago, per poi piegare decisamente verso il profilo solitario e squadrato del Monte Minoia.
Il sentiero, anche se piuttosto ripido, è tranquillo e ben battuto fino a poco prima del passo, dove si trovano un po’ di rocce.
Arrivati al passo (2599m), ci si trova subito davanti a uno spettacolo magnifico: sulla sinistra il monte Minoia incornicia una catena di montagne tra cui si distinguono le 4 cime del monte Rosa; dritto davanti, sopra la bocchetta d’Arbola e la valle di Binn, si vedono le montagne svizzere fino allo Jungfrau e all’Aletschhorn e sulla destra il versante sud dell’Arbola e la punta della Scatta chiudono la panoramica.
Mi fermo una mezz’oretta a chiacchierare con un occupante del bivacco e decido, in cerca di acqua, di scendere un po’ prima che faccia buio (sono le 18.20 circa, ancora 40 minuti prima del tramonto).
Al lago della Satta, devio dal sentiero in direzione sud, seguendo una traccia vista solo sulla mappa Geo4Map, verso i “laghi superiori della Satta”. Mi fermerò per la notte tra il lago Nord e quello Centrale, a 2510m.
Il tramonto è mozzafiato e aspetto a mangiare per godermelo tutto.
Alle 21.15, dopo aver piazzato il campo e mangiato, mi sono sdraiato a riposare un po’ gli occhi e, alla fine, ho dormito secco fino alle 3.00.
La totale assenza di vento, la giornata calda e i laghetti sparsi in zona, mi hanno regalato un’umidità altissima che, unita ai 2ºC dentro la tenda, ha bagnato di condensa buona parte dei telo della tenda. Ho patito un pochino di freddo ai piedi perché erano in contatto con il telo e si è inumidito il sacco a pelo, per il resto tutto bene fino alle 7.10. Avevo ben 2kg di attrezzatura fotografica per il cielo stellato e ho dormito per tutto il tempo!
La temperatura esterna dev’essere scesa anche sotto lo zero, perché il prato era coperto di brina e anche la punta degli scarponi che faceva capolino fuori dai teli dell’abside.
Sono rimasto per un’oretta al calduccio nel sacco finché il Sole si è fatto vedere sopra i pizzi della Satta. Ho scaldato il mio litro d’acqua per il the con il fornellino ad alcool, mangiato una bella fetta di crostata con le mele, rimesso tutto nello zaino e, verso le 9.30 sono ripartito verso sud seguendo una linea parallela e superiore del “Grande Est” dell’alpe Devero, arrivando per un breve tratto in vista del lago Devero (o Codelago)
e, infine, incrociando il sentiero che sale dall’alpe della Valle e alpe Naga, verso la bocchetta della Valle a 2574m.
Tutto il tragitto fin qui è fuori sentiero, segnato da rari ometti di pietre e, come traccia di sentiero, solo sulla mappa Geo4Map. Non è difficile, basta seguire sempre verso sud e trovare a occhio la via più in piano in questo accrocchio di collinette.
Dalla bocchetta si possono già vedere il monte Giove, la punta Clogstafel e i due laghi del Busin superiori
che richiedono una lunga camminata praticamente in piano per essere superati e per discendere alla diga del Busin inferiore (2388m).
Il livello del lago è bassissimo, ma vedo che una paratia impedisce all’acqua di raggiungere il muro della diga. La depressione per la scarsità idrica si trasforma in sollievo per la manutenzione alle strutture (era successo lo stesso con la diga del Vannino l’anno scorso, quando sembrava di poter attraversare il lago a piedi).
Da qui, il piano prevedeva che io salissi alla cima del monte Giove (3009m), ma il sole picchia come un fabbro e il caldo si fa già sentire (24ºC). Prendendo subito la discesa, la previsione di rientro era per le 16.00. Con la salita al Giove (670m D+) avrei allungato di circa 3,5h per poi ritrovarmi di nuovo qui.
Dopo attentissima riflessione
, ho puntato la via della discesa verso l’alpe Vova. Il sentiero è ripidissimo e fa perdere quota a gran velocità, tanto da dover stappare le orecchie un paio di volte scendendo. A 2/3 del segmento si rientra nella pineta e, arrivato alla bellissima alpe Vova (1450m) devo fare i conti con il caldo vero: ci sono 29°C!
Riempio la sacca dell’acqua a una fontanella e proseguo spedito nel bosco verso Antillone. I pini hanno lasciato il posto ai castagni e il clima è di nuovo umido e soffocante.
Quando sbuco sulla strada, 2h dopo, è anche peggio: gli ultimi 4km sono tutti su asfalto, con temperatura che arriva ai 31°C, e sembrano non finire mai…
Data: 9-10 settembre 2023
Regione e provincia: Piemonte - VCO
Località di partenza: Valdo - Formazza
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 12h 25min
Chilometri: 33,1
Grado di difficoltà: E - EE per un breve tratto
Descrizione delle difficoltà: il sentiero che gira sotto il monte Minoia, i Pizzi della Satta e del Busin fino alla B.tta della Valle è segnato solo da radi ometti di pietra. In sostanza va improvvisato tenendo verso Sud
Periodo consigliato: Probabilmente fattibile anche in inverno senza particolari difficoltà
Segnaletica: segni bianco/rossi, tranne per la parte non segnata
Dislivello in salita: 1920m
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2599m
Accesso stradale: fino a Formazza
Traccia GPS: Link alla Mappa Escursioni
Descrizione
Dopo le 3 settimane di ferie passate in Formazza, sono andato incontro a un periodaccio di malavoglia generalizzata e pressione sanguigna molto bassa (con picchi di 90/60, mentre di solito sono stabile sui 130/80). Mi sono forzato per questo weekend, dopo averne già saltati due, per fare un nuovo giro in Val Formazza con la solita partenza da Valdo alle 13.30 (i 28ºC non hanno aiutato).
Ho preso, come di consueto, il sentiero che sale verso Grovella passando dietro la centrale idroelettrica e seguito verso il Sagersboden. Volendo alleggerire la tratta, si può prendere la seggiovia e risparmiare 1,5h e 700m di salita. Il sentiero è tutto nel bosco, dove non tira un filo d’aria e si suda come in una sauna.
Arrivati al Sagersboden, si prende per il lago Vannino e rif. Margaroli (ci si arriva in poco più di un’ora).
Prima di salire verso il rifugio, si attraversa il torrente e si risale verso il lato sinistro (sud) della diga, per poi costeggiare tutto il lago fino all’angolo opposto. Il cielo è perfettamente sereno, senza una nuvola, e il Sole si fa sentire con prepotenza, nonostante il venticello e i 16ºC.
Per due volte i cartelli indicano la salita per il lago Busin e il Monte Giove, ma sono in programma per il 2º giorno, quindi tiro dritto e prendo, invece, per l’alpe Curzalma e il passo Scatta-Minoia.

Il bellissimo prato dell’alpe Curzalma è molto invitante per piantare la tenda, ma anche qui tiro dritto e salgo sulle collinette che contornano il lago, per poi piegare decisamente verso il profilo solitario e squadrato del Monte Minoia.
Il sentiero, anche se piuttosto ripido, è tranquillo e ben battuto fino a poco prima del passo, dove si trovano un po’ di rocce.
Arrivati al passo (2599m), ci si trova subito davanti a uno spettacolo magnifico: sulla sinistra il monte Minoia incornicia una catena di montagne tra cui si distinguono le 4 cime del monte Rosa; dritto davanti, sopra la bocchetta d’Arbola e la valle di Binn, si vedono le montagne svizzere fino allo Jungfrau e all’Aletschhorn e sulla destra il versante sud dell’Arbola e la punta della Scatta chiudono la panoramica.
Mi fermo una mezz’oretta a chiacchierare con un occupante del bivacco e decido, in cerca di acqua, di scendere un po’ prima che faccia buio (sono le 18.20 circa, ancora 40 minuti prima del tramonto).
Al lago della Satta, devio dal sentiero in direzione sud, seguendo una traccia vista solo sulla mappa Geo4Map, verso i “laghi superiori della Satta”. Mi fermerò per la notte tra il lago Nord e quello Centrale, a 2510m.
Il tramonto è mozzafiato e aspetto a mangiare per godermelo tutto.




Alle 21.15, dopo aver piazzato il campo e mangiato, mi sono sdraiato a riposare un po’ gli occhi e, alla fine, ho dormito secco fino alle 3.00.
La totale assenza di vento, la giornata calda e i laghetti sparsi in zona, mi hanno regalato un’umidità altissima che, unita ai 2ºC dentro la tenda, ha bagnato di condensa buona parte dei telo della tenda. Ho patito un pochino di freddo ai piedi perché erano in contatto con il telo e si è inumidito il sacco a pelo, per il resto tutto bene fino alle 7.10. Avevo ben 2kg di attrezzatura fotografica per il cielo stellato e ho dormito per tutto il tempo!
La temperatura esterna dev’essere scesa anche sotto lo zero, perché il prato era coperto di brina e anche la punta degli scarponi che faceva capolino fuori dai teli dell’abside.

Sono rimasto per un’oretta al calduccio nel sacco finché il Sole si è fatto vedere sopra i pizzi della Satta. Ho scaldato il mio litro d’acqua per il the con il fornellino ad alcool, mangiato una bella fetta di crostata con le mele, rimesso tutto nello zaino e, verso le 9.30 sono ripartito verso sud seguendo una linea parallela e superiore del “Grande Est” dell’alpe Devero, arrivando per un breve tratto in vista del lago Devero (o Codelago)

Tutto il tragitto fin qui è fuori sentiero, segnato da rari ometti di pietre e, come traccia di sentiero, solo sulla mappa Geo4Map. Non è difficile, basta seguire sempre verso sud e trovare a occhio la via più in piano in questo accrocchio di collinette.
Dalla bocchetta si possono già vedere il monte Giove, la punta Clogstafel e i due laghi del Busin superiori

Il livello del lago è bassissimo, ma vedo che una paratia impedisce all’acqua di raggiungere il muro della diga. La depressione per la scarsità idrica si trasforma in sollievo per la manutenzione alle strutture (era successo lo stesso con la diga del Vannino l’anno scorso, quando sembrava di poter attraversare il lago a piedi).


Da qui, il piano prevedeva che io salissi alla cima del monte Giove (3009m), ma il sole picchia come un fabbro e il caldo si fa già sentire (24ºC). Prendendo subito la discesa, la previsione di rientro era per le 16.00. Con la salita al Giove (670m D+) avrei allungato di circa 3,5h per poi ritrovarmi di nuovo qui.



Riempio la sacca dell’acqua a una fontanella e proseguo spedito nel bosco verso Antillone. I pini hanno lasciato il posto ai castagni e il clima è di nuovo umido e soffocante.
Quando sbuco sulla strada, 2h dopo, è anche peggio: gli ultimi 4km sono tutti su asfalto, con temperatura che arriva ai 31°C, e sembrano non finire mai…
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