Troppo buonismo
..... entriamo in modalità "cattiva"
Vengo anche io da una famiglia di cacciatori e anche se non l'ho mai praticata (avrei dovuto andarci un sabato di tanti anni fa ma mio nonno, buon anima, morì in un incidente stradale qualche giorno prima .... ) mi ha sempre affascinato d'altro canto, per quanto se ne possa dire, le armi hanno il loro fascino.
Mio nonno ha visto la guerra, non l'ha fatta poiché lavorava in fonderia (non furono così fortunati i fratelli, uno morì in un campo di prigionia in Belgio), contadino, falegname e cacciatore. Mi raccontava che durante la guerra, per scaldare la camera (vivevano in una casa di due stanze alla periferia di torino) era costretto, a volte, ad andare a staccare le segnaletiche di legno che trovava con il rischio di essere preso dai tedeschi, era un uomo pratico e, probabilmente, non avrebbe capito perché associare la parola etico alla parola caccia, per lui era prima una semplice fonte di sostentamento e, quando finalmente mettere qualcosa nel piatto non era un impresa, una passione ..... etica ? che c'entra ? .... probabilmente mi avrebbe risposto così se gli avessi chiesto se, per lui, la caccia era etica.
Una necessità prima e una passione dopo ma anche una professione, in qualità di falegname realizzava i legni per i fucili dei "signori", ma pur sempre un qualcosa di normale (per quei tempi), le cartucce non si compravano, si facevano, i bossoli usati non si buttavano (anche se erano di cartone) si raccoglievano e si riutilizzavano la volta dopo, ogni tipologia di preda aveva il suo fucile (c'era anche quello che avrebbe dovuto essere il mio .... un calibro 9 flobert mono colpo), morale, alla sua morte c'erano più di cinquanta schioppi
La preda era sì sacra, ma come era sacro il pane (se per caso mettevi sul tavolo un panino rovesciato cioè con il fondo all'insù, capita posandolo, ti arrivava tranquillamente un scappellotto..... voleva dire che non si era "guadagnato" il pane), ma sacra in senso pratico e non spirituale; le volte che mancava la preda, al ritorno, le sue parole non erano "poverino chi sà quanto sta soffrendo" ma "porca putxxxa ho sbagliato ed ora lo starà mangiando qualche animale, meglio per lui, ma avrei preferito avercelo nel piatto io", il colpo doveva essere pulito per non far diventare "cattiva" la carne, la sofferenza era l'ultimo dei suoi problemi, non era un sadico ma un contadino con tutti gli atteggiamenti del caso (allevava conigli, polli, quaglie ect ect), il cane, i cani, erano la cosa che probabilmente più gli piaceva, l'addestrarli, accudirli era compito suo e quando un cane non era utilizzabile perché non sopportava gli spari o non era in grado di riportare la preda non veniva "abbandonato" ma semplicemente stava a casa.
Quando la caccia non era più una necessità poteva anche tornare a mani vuote e andava bene lo stesso, ma quando era una necessità non si creava problemi a portare a casa il carniere pieno di passerotti e quando prendeva una lepre era festa.
Anche se per mio nonno la caccia era questo, non era lo stesso per gli altri cacciatori che bene o male frequentava, tanti erano come lui ma anche tanti no e quando la licenza di caccia è diventata sempre più una "tassa onerosa" certi atteggiamenti si sono acuiti, cartucce di plastica abbandonate a sacchi, cani con il numero di riconoscimento bruciato (i chip non esistevano ancora) e non tutto quello che si muoveva finiva impallinato (fortunatamente) ma poco ci mancava ..... era la fine degli anni ottanta ..... non erano tutti dei Gandhi ma neanche il cacciatore cattivo che uccide la mamma di bambi, però esistevano ambedue.
Da vent'anni vivo in campagna e "convivo" con i cacciatori (anche perchè frequento i poligoni di tiro da trent'anni) e queste categorie le riscontro ancora, qualche anno fa un pirla ha abbattuto un fagiano (nero) sulla strada davanti al mio cancello (ero in bagno e quando gli ha sparato mi sono letteralmente "cagxxo" sotto, dopo avergli detto, dalla finestra, tutte le parolacce che conoscevo la risposta è stata "poverino non volevo far soffrire" ..... ho ricominciato da zero con le parolacce), qualche volta dei pallini, in caduta, finiscono sulla facciata della casa che dà verso la terra (nulla di che ..... ma è un pochino fastidioso non per altro perchè vuol dire che non rispettano le distanze di sicurezza ..... gli animali non mancano in casa mia e rinchiuderli per evitare di essere impallinati è un pò antipatico) ..... purtroppo come ogni categoria di persone ci sono gli appassionati ed i pirla, il problema è che un "pirla" sputtana cento appassionati in tempo zero ed è un peccato.
Per cui non ho dubbio che i cacciatori "avventurosi" appartengono alla categoria degli appassionati ma ricordiamoci che esistono anche i cacciatori "pirla" ..... d'altro canto come i pescatori o come gli escursionisti
Ciao
, Gianluca