Viaggio Fennoscandia 2017

Reportage già pubblicato su un altro forum, ma ho pensato che potrebbe piacere anche qui. Replicando l'organizzazione di un viaggio simile datato 2012 ero in compagnia di mio fratello e di Mirko, un nostro amico e collega.

26 Ottobre: Arrivo in Svezia

Partenza da Bologna alle 10:35 e arrivo a Francoforte alle 12.
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Volo per Stoccolma decollato alle 16 e atterrato alle 18, con il buio.
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Il volo per Kiruna è in ritardo di quaranta minuti, prendiamo quindi la navetta aeroportuale, scendiamo all'autonoleggio e chiediamo all'impiegato, cortesissimo ed efficiente, di avvertire i colleghi a Kiruna. Una rapida telefonata e ci rassicura che a Kiruna c'è un loro dipendente che fa il turno di notte.
Rientriamo in aeroporto e, leggendo il tabellone, vediamo il ritardo del nostro volo essere cresciuto a novanta minuti... Nell'attesa ceniamo in un bar e constatiamo che i camerieri svedesi non prendono le ordinazioni, ma in compenso accettano gli € e arrotondano sempre per eccesso.

Alle 22:30 decolliamo e verso le 24 atterriamo a Kiruna, con una temperatura esterna di -4 °C, secchi.
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Sbrighiamo le formalità dell'autonoleggio, usciamo nel parcheggio e prendiamo possesso del Volvo XC60 che ci hanno dato. Noi avevamo chiesto un Mitsubishi Outlander, ma non era disponibile, quindi ci hanno cambiato vettura senza preavviso e ci hanno chiesto 400 € in più.
Arriviamo in centro a Kiruna e ci mettiamo a cercare l'ostello, le vecchie scuole medie riattate, ma senza successo. Chiedo informazioni a un uomo sui quarant'anni che porta a spasso un pitbull, ma la situazione non migliora.

"Risalite di due strade, a destra, poi sinistra, poi a destra, poi a sinistra. Non potete sbagliare."
"Grazie" ma più facile a dirsi che a farsi, dato che siamo in una zona praticamente senza illuminazione stradale.

Quando è quasi l'1 di notte, e dopo aver visto due lepri variabili in mezzo alle case, chiediamo di nuovo informazioni a un passante, sui settant'anni, alticcio e allegro.

"Vi ci porto io. Fatemi salire!"

Sale e si mette a mugugnare un motivetto, inframmezzando indicazioni. Quando ci fermiamo davanti all'ostello e l'uomo ci saluta allegramente

"Faccio quattro passi!"

capiamo di essere passati davanti alla nostra destinazione almeno tre volte, ma di non averlo notato, causa mancanza totale di segnalazioni o cartelli che ne indicassero l'esistenza. La camera ha il riscaldamento a manetta, ma ci sta. Il letto è comodo.


27 Ottobre: Parco Nazionale di Abisko

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Ore 8:30, sveglia e colazione.
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Saldiamo il conto della camera, facciamo un rapido sopralluogo nel centro visite cittadino in cerca di cartine del parco. All'interno ci sono un paio di diorami della mineira, cartine, souvenir, libri e presentazioni interattive.
La commessa sente che non parliamo svedese fra di noi

"Avete cartine del parco?"
"Sì. Ma non sono gratis."

con tono polemico: avremo la faccia da scrocconi... 17 € e via, verso Abisko
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passando accanto al lago Torneträsk, grigio e plumbeo come nel 2012.
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Come nel 2012 prendiamo il Kungsleden, questa volta con l'intento di arrivare al lago al centro del parco.
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Cielo grigio, temperatura sopra lo zero, ma il fiume è già in parte gelato e la terra è coperta di cristalli di ghiaccio.
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Ritroviamo la forra
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quindi proseguiamo lungo il fiume, poi verso l'interno, più caldo e brullo
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fino a vedere la Lapporten, la porta della Lapponia.
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Continuiamo su un sentiero di assi e terra battuta
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e superiamo il primo ponte sospeso sul fiume Abisko
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Dopo poco incrociamo un gruppetto di renne che attraversano il sentiero
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ritroviamo il fiume, attraversato di nuovo da un ponte sospeso
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e giungiamo al valico, dove il sentiero diventa un percorso per motoslitte. All'orizzonte è il Torneträsk.
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Scendiamo dal valico e proseguiamo in completa solitudine, in mezzo a un paesaggio meravigliosamente desolato.
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Raggiungiamo una zona paludosa,
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superiamo un piccolo lago,
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una iutra
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e finalmente giungiamo al nostro obiettivo. Silenzio, aria umida, si alza il vento.
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Vicino alla riva, su un piccolo rialzo ci sono due cottage e un'altra iutra, vuoti. Pranziamo rapidamente dietro al cottage più grande, che ci ripara dal vento, quindi riprendiamo la strada del ritorno.

Sono le 14:45, Il vento cresce, la luce è già più bassa e la temperatura comincia a scendere.
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Allunghiamo il passo
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di nuovo percorriamo un sentiero interno
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che si ricollega poi al Kungsleden, che segue il fiume. La luce cala rapidamente.
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Alle 17:30 raggiungiamo il Volvo. Nel parcheggio del centro visite del parco, dall'altra parte della strada, ci sono un paio di pannelli mendaci che sbandierano come questo sia il parco nazionale più antico del mondo. Falso. Il parco di Abisko fu fondato nel 1909, mentre il parco nazionale più antico è quello di Yellowstone, fondato nel 1875.

Riprendiamo la strada, in direzione Narvik.
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Città portuale, triste, grigia e inondata dalla pioggia. L'ostello è un piccolo appartamento, sui toni del "bianco ospedale" e con il riscaldamento bassissimo, gestito da un barista. Alziamo il riscaldamento, ci facciamo una carbonara e andiamo a dormire.
 
28 ottobre 2017 - Da Narvik ad Å i Lofoten

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Ore 8:00, sveglia, colazione, carichiamo il Volvo e alle 8:30, mezz'ora prima che il parcheggio diventi a pagamento nell'orario giornaliero, riprendiamo l'E10 in direzione Lødingen, verso le isole Lofoten.
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Dopo circa mezz'ora ci fermiamo al distributore di Bjerkvik. Mirko prende un caffé americano, l'unico disponibile qui, noi prendiamo qualche barretta di cioccolato.
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Già che ci siamo facciamo un sopralluogo nel supermercato a fianco, dove compriamo del pane non cotto, una busta di agnello affumicato e poco altro. La maggior parte dei prodotti sono buste sotto vuoto di chili, enchilada, Tex-mex e tacos. Fra le conserve di pomodoro vedo una "real salsa bolognese" prodotta a Oslo.

Proseguiamo verso Bogen
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Superiamo una zona umida coperta da un lieve strato di ghiaccio
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quindi, sul versante assolato, ritroviamo terra scoperta
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fiordi e monti
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di nuovo nuvole e neve
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di nuovo sole e di nuovo nuvole.
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Posato su un isolotto che spunta da un fiordo vediamo un immaturo di aquila di mare molestato da cornacchie grigie.
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Sorbi, mare, nuvole.
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Pioggia.
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Di nuovo sole.
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Attraversiamo Kabelvåg, a 5 km da Svolvær, paese che ospita la Vågan kirke, la cattedrale delle Lofoten. La chiesa attuale fu completata nell'ottobre del 1898, ma è costruita sulle fondamenta della prima chiesa cristiana delle Lofoten, eretta nel XII sec. durante il regno di Eystein Magnusson. Nello stesso luogo, in realtà, si sono susseguite almeno sette chiese in 900 anni.
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Appena superato Svolvær inizia a nevicare
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per lasciare presto spazio nuovamente al sole e a un arcobaleno.
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Si sono fatte quasi le 15. Decidiamo di fermarci per la pausa pranzo accanto a un'area umida in cui nuotano dei cigni selvatici. Il pane e l'agnello sono insipidi.
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Proseguiamo verso Bøstad
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e giungiamo al Lofotr, il museo vichingo. Non lo visitiamo, dati i 20 € di biglietto cadauno, e ci giriamo invece intorno. Accanto, mi par giusto, c'è un'orrida chiesetta con un meraviglioso cimitero e una bella vista tutto attorno.
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Proseguiamo verso Vestvågøy e Leknes
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La luce cala, i fiordi e i monti lasciano spazio a isole più strette, pareti a strapiombo e al mare.
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Allevamenti ittici di merluzzo preannunciano l'arrivo a destinazione.
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Reine
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Å, ultimo paese delle isole Lofoten, che può vantare il "Museo dello stoccafisso" con scritta bilingue norvegese-italiano. Un tempo paesino di pescatori conteso fra due famiglie rivali, ora meta turistica e luogo d'elezione per la pesca all'halibut.
Arriviamo in fondo al paese. Accanto al molo c'è il Lofoten Fishing, azienda familiare gestita da due tedeschi che organizzano uscite di pesca e offrono pernottamenti. Quando arriviamo c'è solo la moglie. Secca, capelli rossi, faccia affilata, inglese stentato e risata finta, troppo frequente. Ci fa gli onori di casa e ci avverte che il marito dovrebbe arrivare in venti minuti.
Facciamo in tempo ad entrare, appoggiare gli zaini, constatare che il riscaldamento è a 15 °C, alzarlo con scarsi risultati e fare due foto al luogo.
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Arriva il marito. Alto, spalle larghe, capelli a spazzola, mascella quadrata, modi spicci.

"Salve. Chi paga?"

Indico mio fratello.

"Bene. Perché siete qui?"
"Cerchiamo relax e solitudine."
"Siete capitati nel posto migliore."

Fa cenno a Fabrizio di seguirlo. Sbrigate le formalità inizia a piovere e noi ceniamo. L'interno della casa sembra un po' la cabina di una nave.

Verso le 22 ha smesso di piovere e facciamo quindi due passi per il paese. Strade ghiacciate, luci spente quasi dappertutto, due case con l'attico illuminato da cui proviene della disco a basso volume, spenta poco dopo. Vento freddo e sciabordio dell'Atlantico.
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Il vento cala e riprende a piovere. Sono le 23:30, rientriamo in alloggio e inizio a scrivere.
 
29 ottobre 2017 - Da Å i Lofoten a Birtavarre

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Ore 7:30. Alba su Å. La notte è stata piovosa e fredda.
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Verso le 8:30 ci alziamo, facciamo colazione e puliamo la stanza. Quando sono passate le 9 usciamo a scattare ultime foto.
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Si alza il vento. Dai monti giunge una coltre di nubi che porta grandine e pioggia.
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Riprendiamo la E10 e ci lasciamo alle spalle Å,
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le nubi crescono e la pioggia diventa neve.
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Allontanatici temporaneamente dal mare la neve torna pioggia per poi cessare.
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Di nuovo verso il mare
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e sosta su una spiaggia spazzata dal vento.
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Torniamo verso l'interno
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e verso la neve.
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Dopo poco rivediamo il sole sul fiordo
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Proseguiamo
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e dopo circa due ore dalla partenza ci fermiamo: Mirko agogna una pausa caffè. Facciamo sosta presso la Gamle skola, una scuola elementare che fa anche da ristorante. La barista, una bionda alta, dai bei lineamenti regolari e il fare civettuolo, ancorché fuori orario, ci offre un caffè americano e una fetta di torta al cioccolato. La figlia, bionda e rosavestita, trotterella per la sala con un disegno in mano. Il marito, alto, stempiato, con pizzetto, ci squadra da dietro il bancone.

Poco dopo riprende a nevicare
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poi smette. Procediamo verso Svolvær.
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Ci riavviciniamo ai monti.
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Superiamo l'area umida dove ieri abbiamo fotografato l'arcobaleno
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Di nuovo monti
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di nuovo sole e fiordi
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porgiamo l'ultimo saluto alla cattedrale delle Lofoten
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quindi torniamo verso l'interno.
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Raggiungiamo un belvedere che dà sul fiordo che porta a Svolvær, inondato dal sole.
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Proseguiamo verso Lødingen.
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Rocce e acqua.
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Procediamo
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e superiamo Lødingen.
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Riprende a nevicare
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e, verso le 14, facciamo nuovamente sosta nel distributore di Bjerkvik.
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Durante la pausa sento i primi sintomi della febbre. Dopo circa mezz'ora riprendiamo l'E6 verso Tromsø, mentre inizia a nevicare debolmente, a tratti.
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La neve si infittisce
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poi le nuvole si chiudono lentamente
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e arriva la tormenta.
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Dopo circa un'ora e mezza cala d'intensità
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quindi riprende, per poi smettere dopo altri quaranta minuti.
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Nonostante tutto è domenica e Mirko vuole trovare una chiesa aperta.
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La troviamo a Heggelia, dove la piccola cappella è aperta e tre ragazzi stanno facendo delle prove per una funzione. Una ragazza bionda che ci dà le spalle canta di fianco a un ragazzo castano che suona l'organo. Un uomo sui trent'anni ci approccia.

"Stiamo provando. Non c'è funzione ma siate i benvenuti"

poi se ne va com'è arrivato.

Riprendiamo la strada in direzione Birtavarre mentre sento la febbre salire.
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Passiamo il fiordo di Tromsø, quello successivo e, dopo una buona dose di ricerche, troviamo il campeggio.
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Ci è assegnato un capanno da 5x3 m con letti a castello, stufa elettrica semi rotta, un tavolo, tre sedie, una piastra. Pentole e stoviglie sono nella cucina comune, ma prima di cenare, mentre io mi calo un'aspirina, Fabrizio e Mirko vanno in paese dove, incredibilmente, data l'ora, trovano un supermercato aperto. Il factotum, africano, tuttavia, non sembra capire il concetto di "pentola", insistendo sulla parola "piatto"...

Dopo cena si chiacchiera e io scrivo.
 
30 ottobre 2017 - Da Birtavarre a Ivalo

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Ore 8:30, sveglia. Durante la notte ha nevicato ulteriormente.
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Riprendiamo la E6 in direzione Alta, costeggiando il mare. Prima con cielo coperto
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poi alternando sereno a neve
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Ci avviciniamo a Sørkjosen
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poi le nuvole calano nuovamente.
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Superiamo un valico
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e iniziamo la discesa verso Alta.
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Di nuovo neve
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poi le nuvole si spalancano.
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Verso le 13 giungiamo sul fiordo di Alta
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e giungiamo in città circa un quarto d'ora dopo.
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Facciamo pausa pranzo in una stazione di servizio. Una cornacchia grigia bussa insistentemente sul tetto del Volvo per ricevere scarti e dopo poco è raggiunta da una compagna. Siamo anche testimoni del cambio del prezzo dei carburanti che, in Norvegia, al pomeriggio costano di più.

Verso le 14 iniziamo la discesa sull'altopiano del Finnmark e la temperatura, che fino ad ora era sempre oscillata fra lo 0 e i -4 °C comincia a scendere.
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Dopo circa 15 km incontriamo una gola
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e proseguiamo sulla SS93 verso Kautokeino.
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Verso le 15:35 comincia il tramonto
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prendiamo il bivio della SS92 per Karasjok
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che superiamo poco dopo le 16, con il buio. Verso le 16:15 passiamo il confine con la Finlandia a Karigasniemi e imbocchiamo l'Inarintie.
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Verso le 18:45 giungiamo in vista delle luci di Inari, deserta, e ci rituffiamo nel buio verso Ivalo, dove giungiamo verso le 19:15. Insegne al neon e qualche passante per strada. Il campeggio è 5 km dopo l’abitato, dietro una stazione di servizio. Scendendo dal Volvo ci accoglie un freddo mordace, -9 °c, umidi.
Il nostro capanno è 4x3 m, con letti a castello, un tavolo, due panche, un frigorifero, un forno a microonde e due stufe elettriche funzionanti. Poggiamo i bagagli, alziamo con buoni risultati il riscaldamento, quindi andiamo nella cucina comune a cenare.
 
31 ottobre 2017 - Raja-Jooseppi e Inari

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Dopo una notte tranquilla, ci alziamo con calma verso le 8:45. Decidiamo che, dati i km percorsi nei giorni scorsi, oggi resteremo in zona. Facciamo colazione nella cucina comune, dove constatiamo che nessuno dei piatti usati la sera prima, tranne i nostri, sono stati lavati.
Andiamo in centro a Ivalo, io passo in farmacia dove la cassiera, dalla faccia squadrata, ma gentile e i capelli bordeaux, mi da una scatola di aspirina al mirtillo, in polvere. Accanto alla farmacia c'è il centro turistico, dove troviamo una cartina della zona, di nuovo a 17 €.
Riprendiamo il Volvo e imbocchiamo la strada 91 verso la Russia.
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Il termometro segna -5 °C e, infatti, il terreno riluce di ghiaccio. Proporzionalmente, però, c'è meno neve.
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Proseguiamo, a tratti da soli
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a tratti in compagnia.
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Incontriamo un piccolo lago
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quindi un fiume semighiacciato. Fra gli abeti troviamo una lapide.
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Proseguiamo verso il toponimo Raja-Jooseppi
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e giungiamo presso il confine russo.
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Fotografiamo tenendoci a debita distanza
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quindi facciamo inversione.
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Di nuovo in compagnia.
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Superiamo nuovamente il lago.
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Proseguiamo in direzione Inari
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e saliamo su un belvedere orientato verso il lago Inari.
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Scendiamo su Inari
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e ci fermiamo a scattare qualche altra doverosa foto al lago.
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A Inari pranziamo nel ristorante di fronte al Sámi Siida. Il cameriere, un tipo pacioso, grassoccio e biondiccio, ci fa accomodare, ci porta i menù e ci sente parlare. Quando torna per prendere l'ordinazione ci chiede.

"Siete italiani, vero?"
"Sì."
"Di dove?"
"Modena, vicino a dove costruiscono le Ferrari."
"Sì sì. Chiedevo, perché l'anno scorso sono stato in vacanza in Italia, ma in Sicilia. Molto molto bello! E col sole!" Sorride.

Oltre al servizio, anche la cucina si rivela insospettabilmente buona, data la latitudine a cui ci troviamo, e ben capace di soddisfare le nostre proverbiali italiche pretese.

Finito di pranzare facciamo un sopralluogo a uno dei negozi di souvenir, quindi rientriamo verso il campeggio, ma non prima di aver scattato una foto al fiume Ivalo, dall'altra parte della strada rispetto al nostro capanno.
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1 novembre 2017 - Pielpajärven erämaakirkko

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Ore 8:30, sveglia. Ieri sera Pasi, un amico locale, ci ha consigliato, come possibile meta odierna, la chiesa di legno di Pielpajärvi, raggiungibile con un sentiero di 5 km, che parte da un parcheggio poco dopo il Sámi Siida.

Partiamo quindi in direzione Inari.
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Temperatura esterna -15 °C secchi.
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Un po' soli e un po' in compagnia.
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Alle 10 iniziamo l'escursione. Per giungere a destinazione si percorre un sentiero di terra battuta e pietre che si snoda, con saliscendi, fra gli abeti, i pini silvestri e le betulle.
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Incontriamo un primo laghetto.
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A terra tutto è coperto di cristalli di ghiaccio.
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Proseguiamo fino alla parte opposta del laghetto.
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Continuamo e giungiamo in un punto più in ombra
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quindi il sentiero torna fra gli alberi.
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Percorriamo una passerella
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e raggiungiamo un altro lago.
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Percorriamo una seconda passerella
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quindi rientriamo fra gli alberi.
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Il sentiero prosegue in ombra e, verso le 13, giungiamo sulle rive del Pielpajärvi.
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Proseguiamo ancora
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e giungiamo al rifugio costruito vicino alla chiesa.
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Dò un'occhiata all'interno e vedo che c'è scatolame assortito, zucchero, sale, caffè, legna e trucioli già fatti, ma, in palese contrasto con l'etichetta della taiga, mancano i fiammiferi. Completamente. L'etichetta prevedrebbe di lasciare una scatola di fiammiferi con alcuni di essi sporgenti dalla scatola in modo che chi dovesse arrivare e avesse le mani molto fredde, dovrebbe faticare meno ad accendere il fuoco.
Tuttavia, dato che i muri sono coperti di scritte in quasi tutte le lingue d'Europa, le più vecchie risalenti al 1962, non mi stupisco troppo.
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Prima di arrivare alla chiesa approfitto della luce e del suolo ghiacciato per fare una doverosa foto coltellifera.
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La chiesa, costruita in una radura fra le betulle, è l'originale centro di Inari. Questo luogo era solitamente usato per gli accampamenti invernali e la costruzione di una chiesa era l'ovvia conseguenza. La prima chiesa fu costruita nel 1646, ma non ne rimane traccia. Sulle sue fondamenta fu costruita, nel 1760, l'attuale edificio.
Attorno alla metà del 1800 il villaggio venne spostato di 5 km a sud e la chiesa fu abbandonata, fino a cadere in rovina. L'edificio fu ristrutturato e parzialmente ricostruito nel 1888, ma non fu comunque più usato.
Nel 1940 la chiesa di Inari fu distrutta dai bombardamenti durante la Guerra d'Inverno e gli abitanti decisero di tornare qui, almeno temporaneamente. Da allora si tiene tutti gli anni una funzione il 21 giugno, nel giorno di Mezz'Estate.
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Facciamo una rapidissima pausa pranzo nel rifugio che, come l'interno della chiesa, è in effetti più freddo dell'esterno. Alle 14 circa riprendiamo la via del ritorno, mentre la luce cala.
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Di nuovo fiori di ghiaccio sul lago.
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Sole basso.
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Continuiamo
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e giungiamo alla fine del sentiero che il sole sta tramontando.
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Saliamo su una collina a 100 m dal parcheggio e fotografiamo attorno.
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Alle 20 siamo nella cucina comune, in attesa che una donna teutonica con figlio ci lasci il posto. Lei mora, bassa, tarchiata, occhialuta e con faccia da bull-dog. Lui moro, alto, secco, occhialuto e brufoloso. Mentre prepariamo da mangiare ci sente parlare e ci approccia.

"Ma che lingua parlate?"
"Italiano."
"No, dico, fra di voi?"
"Italiano."
"No no no, l'italiano non suona mica così!"
"Però siamo italiani... "

Lasciamo cadere il discorso e iniziamo a mangiare.
 
2 novembre 2017 - Ritorno a Kiruna

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Ore 8:30, sveglia. Dopo aver pulito il capanno e caricato il Volvo partiamo in direzione Inari. Temperatura esterna -5 °C umidi.
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Superiamo il lago Inari, sferzato dalla neve.
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Passata Inari iniziamo la discesa verso Kittilä, mentre continua a nevicare, pur con minore intensità.
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Passata Kittilä risaliamo verso Muonio.
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Passato il bivio la neve smette
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e l'orizzonte, lentamente, si apre.
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Verso Sirkka torna il sereno.
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proseguiamo per Muonio
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sosta fotografica obbligatoria
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quindi proseguiamo lungo il confine, verso Karesuando.
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Facciamo pausa pranzo nell'unico bar. Mirko ordina una bistecca di renna, che si rivela però annegata nelle verdure. Nulla di particolare.

Dopo circa 40 minuti ripartiamo e passiamo il confine con la Svezia, mentre il sole comincia, lentamente a tramontare.
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Iniziamo la discesa su Kiruna.
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Alle 15:40 il sole è ormai tramontato e proseguiamo senza più soste verso Kiruna.
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A Kiruna ci accoglie una volpe
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quindi proseguiamo verso l'aeroporto, dove facciamo il check-in online per il volo del ritorno.
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Fatto questo, andiamo in albergo. Poco dopo la frugale cena ci rendiamo conto che ci hanno fatto pagare 40 € in più: andiamo quindi in reception. La segretaria, bionda con faccia squadrata è in imbarazzo.

"Non ho idea del motivo del cambio di prezzo. Potrebbe essere una quota aggiuntiva di Booking, dato che dividiamo i guadagni con il sito..."

controlla a computer i dettagli poi ci rende il foglio di prenotazione scuotendo la testa.

"Non credo di poter fare nulla, mi spiace"

Alle 22 circa andiamo a letto. Alle 23:10 suona il telefono, alzo la cornetta: è lei.

"Mi spiace disturbarvi a quest'ora, ma ho appena parlato con il mio capo e abbiamo deciso di rendervi la differenza, potete passare subito in reception con la carta di credito."

Là, mio fratello porge la carta, la ragazza fa una strisciata e la rende.

"Vi saranno accreditati fra un paio di giorni al massimo."
"Grazie"

Torniamo a dormire, ci aspetta una sveglia alle 4:30: il volo partirà alle 5:40.


Così termina il mio resoconto di viaggio 2017. Vi lascio con la cartina del percorso completo.
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Bellissimo, grazie di aver messo così tante foto e averci fatto immergere in quella realtà :si:
Sembra che là con la neve non si scherzi affatto, sembra che dopo pochi minuti di nevicata le strade siano già completamente coperte
 
Grazie a tutti.

@alexabis: be' le quantità di neve che cadono sono altre, ma devo dire che, grazie al maggior freddo, tende a compattarsi e a diventare farinosa in fretta. In tutto il viaggio avremo visto due soli punti di strada con del ghiaccio e anche piuttosto piccoli.
 

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