fodera in pelle , è davvero funzionale ed efficiente?
Personalmente le preferisco, specie nelle scarpe non outdoor, cioè quelle che porto tutti i giorni.
Mi ci sento bene.
Però, (c’è sempre un però, vero Conte?) dietro questa mia scelta, non c’è una vero e proprio vantaggio “tecnico” cioè non posso mettere in relazione la mia scelta e convinzione con dati di fatto, perché se pur la fodera in vitello in sé sarebbe una scelta ideale per la salute del piede, nella realtà l’uso che se ne fà nella costruzione di una scarpa finita, purtroppo non convince appieno, specie se ci si riferisce alle scarpe outdoor.
Mi spiego meglio.
Prendendo in esame come si costruisce la fodera di una normale scarpa, occorre tenere presente due fattori:
-l’uso delle colle per tenere ben stirata la fodera in pelle evitando che crei pieghe nelle varie fasi di lavorazione.
- la quantità di spazio residuo disponibile per la traspirabilità essendo la tomaia in parte coperta da contrafforte, puntale, rinforzi, imbottiture, bordoni e puntali di protezione in gomma.
Aiutato dai miei (che ringrazio), ho elaborato una immagine che dimostra quanto spazio (area) è esente da mastici o materiali che limitano o impediscono una traspirazione ottimale.
Come si può notare dalle aree colorate in trasparenza (quasi tutta la tomaia) l’area esente da sovrapposizioni o da colle è molto ridotta rispetto a tutta l’area disponibile in vitello (equivalente a tutta la tomaia)
Questo non vuol dimostrare che la fodera di vitello sia una cavolata o inutile, solo che traspira meno di quanto si possa pensare, non per limite proprio, ma per modalità costruttive che, purtroppo difficilmente possono essere evitate.
E’ un pò come dire di indossare una maglietta di cotone “spalmata” all’esterno di mastice.. il “vantaggio cotone” si annulla o diminuisce drasticamente.
Una volta saturate le fibre libere da mastici, il confort diminuisce e l’effetto di avere una fodera naturale si annulla.
Quindi?
Una soluzione c’è ma è poco adattabile alle calzature outdoor. Si potrebbe costruire utilizzando meno colla, ma questo comporterebbe una maggiore quantità di cuciture sulla tomaia che poi si tradurrebbero in più punti dove la pelle è traforata e può entrare acqua. Infatti nelle scarpe cosidette “civili” e di qualità l’uso di colle è molto più limitato che nelle scarpe outdoor, anche per la conformazione stessa del prodotto.
L’utilizzo di colle ad acqua si stà velocemente diffondendo nel settore ma il residuo che “incolla” la fodera alla tomaia rimane nelle fibre, saturandole .. altrimenti non ci sarebbe incollaggio.
Riquindi?
Nel mio caso curo particolarmente le calze che per 9 mesi (su 12) sono in lana merino (di diverse grammature a seconda dell’uso e periodo) e nei 3 mesi più caldi di cotone, ma sempre comode e spesse.
Per outdoor solo merino e quasi sempre di spessore comodo o ultra comodo.
Cito lo spessore più volte perché una volta che ho scelto la fibra che voglio indossare, lo spessore mi consente una quantità di spazio quindi di volume di assorbimento.
E’ solo la mia interpretazione dell’argomento.. opinione personale ... chi si trova bene con fodere di vitello fà benissimo a continuare ad usarle anche per l’outdoor.
Spero di essermi spiegato e che vi interessi.
A disposizione per chiarimenti.
PS: non sò perché nel testo alcune parole vengono sottolineate in azzurro e compare un link che non ho impostato, se qualcuno dei mod o admin mi spiega, grazie
Personalmente le preferisco, specie nelle scarpe non outdoor, cioè quelle che porto tutti i giorni.
Mi ci sento bene.
Però, (c’è sempre un però, vero Conte?) dietro questa mia scelta, non c’è una vero e proprio vantaggio “tecnico” cioè non posso mettere in relazione la mia scelta e convinzione con dati di fatto, perché se pur la fodera in vitello in sé sarebbe una scelta ideale per la salute del piede, nella realtà l’uso che se ne fà nella costruzione di una scarpa finita, purtroppo non convince appieno, specie se ci si riferisce alle scarpe outdoor.
Mi spiego meglio.
Prendendo in esame come si costruisce la fodera di una normale scarpa, occorre tenere presente due fattori:
-l’uso delle colle per tenere ben stirata la fodera in pelle evitando che crei pieghe nelle varie fasi di lavorazione.
- la quantità di spazio residuo disponibile per la traspirabilità essendo la tomaia in parte coperta da contrafforte, puntale, rinforzi, imbottiture, bordoni e puntali di protezione in gomma.
Aiutato dai miei (che ringrazio), ho elaborato una immagine che dimostra quanto spazio (area) è esente da mastici o materiali che limitano o impediscono una traspirazione ottimale.
Come si può notare dalle aree colorate in trasparenza (quasi tutta la tomaia) l’area esente da sovrapposizioni o da colle è molto ridotta rispetto a tutta l’area disponibile in vitello (equivalente a tutta la tomaia)
Questo non vuol dimostrare che la fodera di vitello sia una cavolata o inutile, solo che traspira meno di quanto si possa pensare, non per limite proprio, ma per modalità costruttive che, purtroppo difficilmente possono essere evitate.
E’ un pò come dire di indossare una maglietta di cotone “spalmata” all’esterno di mastice.. il “vantaggio cotone” si annulla o diminuisce drasticamente.
Una volta saturate le fibre libere da mastici, il confort diminuisce e l’effetto di avere una fodera naturale si annulla.
Quindi?
Una soluzione c’è ma è poco adattabile alle calzature outdoor. Si potrebbe costruire utilizzando meno colla, ma questo comporterebbe una maggiore quantità di cuciture sulla tomaia che poi si tradurrebbero in più punti dove la pelle è traforata e può entrare acqua. Infatti nelle scarpe cosidette “civili” e di qualità l’uso di colle è molto più limitato che nelle scarpe outdoor, anche per la conformazione stessa del prodotto.
L’utilizzo di colle ad acqua si stà velocemente diffondendo nel settore ma il residuo che “incolla” la fodera alla tomaia rimane nelle fibre, saturandole .. altrimenti non ci sarebbe incollaggio.
Riquindi?
Nel mio caso curo particolarmente le calze che per 9 mesi (su 12) sono in lana merino (di diverse grammature a seconda dell’uso e periodo) e nei 3 mesi più caldi di cotone, ma sempre comode e spesse.
Per outdoor solo merino e quasi sempre di spessore comodo o ultra comodo.
Cito lo spessore più volte perché una volta che ho scelto la fibra che voglio indossare, lo spessore mi consente una quantità di spazio quindi di volume di assorbimento.
E’ solo la mia interpretazione dell’argomento.. opinione personale ... chi si trova bene con fodere di vitello fà benissimo a continuare ad usarle anche per l’outdoor.
Spero di essermi spiegato e che vi interessi.
A disposizione per chiarimenti.
PS: non sò perché nel testo alcune parole vengono sottolineate in azzurro e compare un link che non ho impostato, se qualcuno dei mod o admin mi spiega, grazie
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