- Parchi del Lazio
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- Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati
Data: 01/04/2014
Regione e provincia: Lazio-FR
Località di partenza: Prati di mezzo
Località di arrivo: Vetta del Forcellone
Tempo di percorrenza: 6h A.R. (comodamente)
Grado di difficoltà: PD il canale obliquo
Descrizione delle difficoltà: neve ghiacciata, pendii 40°-45°, tratti a 50°, passi a 55°
Periodo consigliato: inverno, primavera
Dislivello in salita: 600 m ca
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2030 m
Descrizione
Spesso me lo chiedo…
Me lo chiedo quando suona la sveglia alle 2:30 e il sonno, nonostante si sia invano cercato di addormentarsi alle nove la sera prima, si fa sentire tutto…
Me lo chiedo quando esco di casa nel buio, e la via intera, che di giorno brulica di rumori e fracasso, sembra tacere di un silenzio irreale…
Me lo chiedo per strada, con gli abbaglianti della macchina (quasi) fissi (quante macchine ho incrociato stanotte da Aprilia a Valmontone?! Beh, direi tre…quattro forse) e la radio sintonizzata su una di quella trasmissioni notturne da sfigati che ti invoglia a tirar dritto alla prima curva e a farla finita…
Me lo chiedo, quando incontrando il mio “simile” al solito parcheggio, capisco che probabilmente le medesime sensazioni e le stesse domande che mi pongo ogni notte che intraprendo un viaggio verso la montagna, se le è poste lui allo stesso modo…
“Ma chi me lo fa fare?!”
Potrei rispondere la voglia di trovare neve dura in una giornata che si prevede di calda primavera: probabile….
Potrei dire gli impegni di metà pomeriggio per i quali mi vedo spesso costretto a ritagliarmi la montagna all’alba e nel primo mattino: verosimile, ma non stavolta, almeno per me…
Potrei darci dentro di poesia e iniziare a decantare la malinconia della notte e dell’alba e il potere rigenerativo di un’alzataccia antelucana: ma dai…facciamola finita….dormire è meglio, anche se dopotutto viaggiare in macchina di notte mi ha sempre trasmesso una sensazione di pace e rilassatezza, ora che ci penso.
La verità è che lo faccio perché mi piace. Perché quello che vado a fare mi piace e vince sui mille disagi che farlo inevitabilmente comporta. Ed è quanto basta. E’ quanto mi fa star bene, nonostante tutto.
E così, anche stavolta con Alessandro. Una promessa, una proposta a seguire la salita all’Ocre: “il prossimo?! Il Forcellone”. A lui “mancavano” le Mainarde, io le conosco relativamente bene ma è sempre bello torrnarci, se poi di mezzo c’è una via ancora non fatta beh..meglio ancora.
Ero stato al Forcellone giusto un anno fa, alla fine di una stagione, ora che ho modo di confrontarla con quella ormai trascorsa, nevosissima.
Ero salito per il canale di destra, seguendo una via che riservava un’uscita (per me) decisamente “hot and spicy”. Qualcuno magari ricorda quella mia relazione…
Stavolta è toccato alla Diretta, che sale per il “canalone obliquo” e sbuca con tre possibili varianti direttamente sulla croce di vetta. Una proposta fatta ad Alessandro, appunto…e da lui colta al volo.
Sento la neve che scricchiola sotto i piedi ancor prima dell’alba quando lasciamo il caldo della macchina e ci inerpichiamo per il bosco a prati di mezzo. La sensazione è ottima, così a primo impatto…
L’aria è frizzante, il cielo è appena chiaro, la neve è compatta…ghiacciata anzi. Certamente il termometro è sceso sotto lo zero questa notte.
La parete NW del Forcellone, che ti si para innanzi all’uscita del bosco, mi mette un po’ di soggezione. Vedo il canale frontalmente e sembra essere più verticale di quanto ricordi: certo, mi hanno insegnato che la vista di fronte inganna e che le valutazioni in tal modo risultano essere falsate, ma vallo a spiegare al cervello!
La guida conferma che si tratta “solo” di un PD. L’ho scelto apposta, d’altronde…
Per me, per Alex, per trascorrere una felice giornata a piantare piccozze e ramponi nella neve…già la neve. Dura, durissima: una parte del mio cervello sa bene che sono le migliori condizioni che si potessero sperare, che le punte delle piccozze e dei ramponi tengono al meglio proprio in quelle condizioni, ma…
Ma ancora...vaglielo a spiegare a quell’altra parte del mio stesso cervello!!!! Quella che inevitabilmente e irrazionalmente elabora SCIVOLONE come risultato dell’equazione NEVE DURA + PENDIO RIPIDO…vaglielo a spiegare...
Mmm, forse avrei dovuto continuare con dislivelli lunghi ma pendenze più blande, come l’Ocre appunto. Un buon allenamento di fiato e gambe senza tutte queste preoccupazioni a corollario. Alex poi…ha ramponi a 10 punte e scarponi non certo a suola rigida…mmmm, ma perché mi pongo tutte queste domande?! Perché?!
Perché l’idea è stata mia, perché ad Alex glielo ho proposto io. Perché la mente gioca strani scherzi. Nulla di troppo angosciante sia chiaro, ma questi pensieri ci sono, non posso negarlo. Ma neanche esternarli nel modo sbagliato causando ansia nel compagno che magari si sta godendo la passeggiata felice e beato!
Mi limito soltanto a petulanti "Come va Ale? Tutto OK?!" o a semplici e fugaci indagini di sotterfugio dei suoi occhi e delle sue espressioni durante l'avvicinamento. Strana sensazione la "responsabilità" di un'uscita...
All’attacco del canale, il pensiero, i pensieri anzi, scompaiono. Quantomeno si mettono da parte. Un traverso a 35°, spiego ad Alex un po’ di tecnica di passo incrociato: vedo che va, senza problemi…abituato all’erba scivolosa e alle fratte probabilmente la neve dura per lui è più facile di quanto possa immaginare io stesso. Poi dritti, superato un primo sperone roccioso, su una neve “da parete Nord” a 40-45°…
Caspita, fantastica! Che bello vedere le punte solo entrare…che bello sentire la becca grattare nel ghiaccio e restarci ben salda.
Alex va….gli avevo spiegato per bene la via molte volte per mail e su facebook in questi giorni: sapeva cosa avrebbe trovato (neve imprevedibile a parte) e sembra anche divertirsi…
Certo lo scarpone poco rigido lo “costringe” a grattugiare di più prima di trovare un buon appoggio, ma comincio a pensare che la mia preoccupazione sia assolutamente infondata. Perché, e magari lo facevo anche in buona fede, mi ero arrogato il diritto di preoccuparmi per qualcun altro senza capire fino in fondo come quel qualcun altro potesse reagire da solo, senza sforzarmi di “ascoltarlo” semplicemente ma solo tentando pateticamente di interpretare secondo il mio stato d'animo i suoi muti pensieri. E Alex va, non ci sono dubbi, va e si diverte persino…
Ancora un tratto sui 40°: qui, unico punto del canalone, la neve ci consente di lasciare orme significative. Il vento e le slavine creano accumuli nei punti più concavi che gelano solo in superficie, lasciando la neve sottostante poco portante. Ma è questione di poche decine di metri e subito si torna sul "duro".
L’ultimo scivolo è ripido: si cominciano a sentire i 50°. Si decide per una conserva lunga. Procediamo qualche decina di metri in questo modo.
Punto l’uscita: pochi passi a 55° forse, su una neve sempre dura come il marmo. Non ho mai piazzato una vite da ghiaccio, neanche sui cubetti del congelatore di casa per fare qualche prova idiota delle mie, ma sono sicuro che oggi terrebbe alla perfezione! Dico ad Alex di fermarsi, faccio sosta appena fuori dalle pendenze sulla cresta (un fittone da neve e una fettuccia su spuntone di roccia) e lo recupero. Accetta di buon grado: e anche in questo caso ho l’ennesima conferma su di lui…
Saggio ed oculato. Prudente e temerario al tempo stesso. Il mix ideale: avventuroso ma previdente ed avveduto.
Davvero, chapeau…!!!! Menzione d’onore all’ “uomo delle fratte” e delle salite più assurde di tutto il forum per la sua volontà e per la sua capacità di raziocinio e di analisi in situazioni di questo tipo.
Alex sa che questo è un elogio a lui, alla sua caparbietà e al suo indiscutibile “senso della montagna” ma non un invito a continuare con quegli scarponi. E sarebbe molto pericoloso far passare questo messaggio. L’uomo che ha coraggio e ingegno è in grado di ripararsi dalla grandine anche con un ombrello bucato, ma con un ombrello standard lo farebbe senz’altro con minor difficoltà e maggior saggezza…
Un paio di rigidi già sono nella sua letterina per babbo natale del prossimo anno, vero?!
La vetta è sempre un momento mistico. La gara al panorama più lungo, il rito del battesimo dei monti tutto attorno.
La discesa, tranquilla attraverso i pendii a 25° del “tavolone” centrale (un perfetto piano inclinato meno ripido che “spezza” il gruppo di canali del Forcellone vero e proprio da quelli altrettanto ripidi ma più corti che vengono dal roccioso Predicopeglia), un momento di dialogo, di conoscenza più profonda e di sintesi della salita appena effettuata che in quel preciso istante va già ad essere archiviata nei ricordi indelebili e nelle esperienze accumulate.
Con la voglia, folle, di tante altre alzatacce antelucane come questa.
Potere o magia della montagna…
Saluti a tutti.
Data: 01/04/2014
Regione e provincia: Lazio-FR
Località di partenza: Prati di mezzo
Località di arrivo: Vetta del Forcellone
Tempo di percorrenza: 6h A.R. (comodamente)
Grado di difficoltà: PD il canale obliquo
Descrizione delle difficoltà: neve ghiacciata, pendii 40°-45°, tratti a 50°, passi a 55°
Periodo consigliato: inverno, primavera
Dislivello in salita: 600 m ca
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2030 m
Descrizione
Spesso me lo chiedo…
Me lo chiedo quando suona la sveglia alle 2:30 e il sonno, nonostante si sia invano cercato di addormentarsi alle nove la sera prima, si fa sentire tutto…
Me lo chiedo quando esco di casa nel buio, e la via intera, che di giorno brulica di rumori e fracasso, sembra tacere di un silenzio irreale…
Me lo chiedo per strada, con gli abbaglianti della macchina (quasi) fissi (quante macchine ho incrociato stanotte da Aprilia a Valmontone?! Beh, direi tre…quattro forse) e la radio sintonizzata su una di quella trasmissioni notturne da sfigati che ti invoglia a tirar dritto alla prima curva e a farla finita…
Me lo chiedo, quando incontrando il mio “simile” al solito parcheggio, capisco che probabilmente le medesime sensazioni e le stesse domande che mi pongo ogni notte che intraprendo un viaggio verso la montagna, se le è poste lui allo stesso modo…
“Ma chi me lo fa fare?!”
Potrei rispondere la voglia di trovare neve dura in una giornata che si prevede di calda primavera: probabile….
Potrei dire gli impegni di metà pomeriggio per i quali mi vedo spesso costretto a ritagliarmi la montagna all’alba e nel primo mattino: verosimile, ma non stavolta, almeno per me…
Potrei darci dentro di poesia e iniziare a decantare la malinconia della notte e dell’alba e il potere rigenerativo di un’alzataccia antelucana: ma dai…facciamola finita….dormire è meglio, anche se dopotutto viaggiare in macchina di notte mi ha sempre trasmesso una sensazione di pace e rilassatezza, ora che ci penso.
La verità è che lo faccio perché mi piace. Perché quello che vado a fare mi piace e vince sui mille disagi che farlo inevitabilmente comporta. Ed è quanto basta. E’ quanto mi fa star bene, nonostante tutto.
E così, anche stavolta con Alessandro. Una promessa, una proposta a seguire la salita all’Ocre: “il prossimo?! Il Forcellone”. A lui “mancavano” le Mainarde, io le conosco relativamente bene ma è sempre bello torrnarci, se poi di mezzo c’è una via ancora non fatta beh..meglio ancora.
Ero stato al Forcellone giusto un anno fa, alla fine di una stagione, ora che ho modo di confrontarla con quella ormai trascorsa, nevosissima.
Ero salito per il canale di destra, seguendo una via che riservava un’uscita (per me) decisamente “hot and spicy”. Qualcuno magari ricorda quella mia relazione…
Stavolta è toccato alla Diretta, che sale per il “canalone obliquo” e sbuca con tre possibili varianti direttamente sulla croce di vetta. Una proposta fatta ad Alessandro, appunto…e da lui colta al volo.
Sento la neve che scricchiola sotto i piedi ancor prima dell’alba quando lasciamo il caldo della macchina e ci inerpichiamo per il bosco a prati di mezzo. La sensazione è ottima, così a primo impatto…
L’aria è frizzante, il cielo è appena chiaro, la neve è compatta…ghiacciata anzi. Certamente il termometro è sceso sotto lo zero questa notte.
La parete NW del Forcellone, che ti si para innanzi all’uscita del bosco, mi mette un po’ di soggezione. Vedo il canale frontalmente e sembra essere più verticale di quanto ricordi: certo, mi hanno insegnato che la vista di fronte inganna e che le valutazioni in tal modo risultano essere falsate, ma vallo a spiegare al cervello!
La guida conferma che si tratta “solo” di un PD. L’ho scelto apposta, d’altronde…
Per me, per Alex, per trascorrere una felice giornata a piantare piccozze e ramponi nella neve…già la neve. Dura, durissima: una parte del mio cervello sa bene che sono le migliori condizioni che si potessero sperare, che le punte delle piccozze e dei ramponi tengono al meglio proprio in quelle condizioni, ma…
Ma ancora...vaglielo a spiegare a quell’altra parte del mio stesso cervello!!!! Quella che inevitabilmente e irrazionalmente elabora SCIVOLONE come risultato dell’equazione NEVE DURA + PENDIO RIPIDO…vaglielo a spiegare...
Mmm, forse avrei dovuto continuare con dislivelli lunghi ma pendenze più blande, come l’Ocre appunto. Un buon allenamento di fiato e gambe senza tutte queste preoccupazioni a corollario. Alex poi…ha ramponi a 10 punte e scarponi non certo a suola rigida…mmmm, ma perché mi pongo tutte queste domande?! Perché?!
Perché l’idea è stata mia, perché ad Alex glielo ho proposto io. Perché la mente gioca strani scherzi. Nulla di troppo angosciante sia chiaro, ma questi pensieri ci sono, non posso negarlo. Ma neanche esternarli nel modo sbagliato causando ansia nel compagno che magari si sta godendo la passeggiata felice e beato!
Mi limito soltanto a petulanti "Come va Ale? Tutto OK?!" o a semplici e fugaci indagini di sotterfugio dei suoi occhi e delle sue espressioni durante l'avvicinamento. Strana sensazione la "responsabilità" di un'uscita...
All’attacco del canale, il pensiero, i pensieri anzi, scompaiono. Quantomeno si mettono da parte. Un traverso a 35°, spiego ad Alex un po’ di tecnica di passo incrociato: vedo che va, senza problemi…abituato all’erba scivolosa e alle fratte probabilmente la neve dura per lui è più facile di quanto possa immaginare io stesso. Poi dritti, superato un primo sperone roccioso, su una neve “da parete Nord” a 40-45°…
Caspita, fantastica! Che bello vedere le punte solo entrare…che bello sentire la becca grattare nel ghiaccio e restarci ben salda.
Alex va….gli avevo spiegato per bene la via molte volte per mail e su facebook in questi giorni: sapeva cosa avrebbe trovato (neve imprevedibile a parte) e sembra anche divertirsi…
Certo lo scarpone poco rigido lo “costringe” a grattugiare di più prima di trovare un buon appoggio, ma comincio a pensare che la mia preoccupazione sia assolutamente infondata. Perché, e magari lo facevo anche in buona fede, mi ero arrogato il diritto di preoccuparmi per qualcun altro senza capire fino in fondo come quel qualcun altro potesse reagire da solo, senza sforzarmi di “ascoltarlo” semplicemente ma solo tentando pateticamente di interpretare secondo il mio stato d'animo i suoi muti pensieri. E Alex va, non ci sono dubbi, va e si diverte persino…
Ancora un tratto sui 40°: qui, unico punto del canalone, la neve ci consente di lasciare orme significative. Il vento e le slavine creano accumuli nei punti più concavi che gelano solo in superficie, lasciando la neve sottostante poco portante. Ma è questione di poche decine di metri e subito si torna sul "duro".
L’ultimo scivolo è ripido: si cominciano a sentire i 50°. Si decide per una conserva lunga. Procediamo qualche decina di metri in questo modo.
Punto l’uscita: pochi passi a 55° forse, su una neve sempre dura come il marmo. Non ho mai piazzato una vite da ghiaccio, neanche sui cubetti del congelatore di casa per fare qualche prova idiota delle mie, ma sono sicuro che oggi terrebbe alla perfezione! Dico ad Alex di fermarsi, faccio sosta appena fuori dalle pendenze sulla cresta (un fittone da neve e una fettuccia su spuntone di roccia) e lo recupero. Accetta di buon grado: e anche in questo caso ho l’ennesima conferma su di lui…
Saggio ed oculato. Prudente e temerario al tempo stesso. Il mix ideale: avventuroso ma previdente ed avveduto.
Davvero, chapeau…!!!! Menzione d’onore all’ “uomo delle fratte” e delle salite più assurde di tutto il forum per la sua volontà e per la sua capacità di raziocinio e di analisi in situazioni di questo tipo.
Alex sa che questo è un elogio a lui, alla sua caparbietà e al suo indiscutibile “senso della montagna” ma non un invito a continuare con quegli scarponi. E sarebbe molto pericoloso far passare questo messaggio. L’uomo che ha coraggio e ingegno è in grado di ripararsi dalla grandine anche con un ombrello bucato, ma con un ombrello standard lo farebbe senz’altro con minor difficoltà e maggior saggezza…
Un paio di rigidi già sono nella sua letterina per babbo natale del prossimo anno, vero?!
La vetta è sempre un momento mistico. La gara al panorama più lungo, il rito del battesimo dei monti tutto attorno.
La discesa, tranquilla attraverso i pendii a 25° del “tavolone” centrale (un perfetto piano inclinato meno ripido che “spezza” il gruppo di canali del Forcellone vero e proprio da quelli altrettanto ripidi ma più corti che vengono dal roccioso Predicopeglia), un momento di dialogo, di conoscenza più profonda e di sintesi della salita appena effettuata che in quel preciso istante va già ad essere archiviata nei ricordi indelebili e nelle esperienze accumulate.
Con la voglia, folle, di tante altre alzatacce antelucane come questa.
Potere o magia della montagna…
Saluti a tutti.
Allegati
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114-ale tra il cavallo e monte mare.jpg115,9 KB · Visite: 380
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110-primo tratto conserva lunga.jpg106,3 KB · Visite: 420
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127-canalone.jpg126,1 KB · Visite: 455
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