- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 15 / 6/ 19
Partenza/ritorno: cisterne a torre appena sopra Castel del Monte.
Km, dislivello: ignorati e comunque non molti. Dallo stazzo si viaggia a vista verso monte Bolza passando una crestina di colli semi erbosi e molto panoramici, tra cui il Colle dei Caprai, oppure il sentiero pastorale che taglia più in basso salendo graduale alla sella con quest’ultimo.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso stradale: dal paese si prende in direzione Fonte Vetica. Lungo il primo lungo rettilineo prendere una sterrata, in discrete condizioni, sulla sinistra fino alla fonte e fine strada.
Difficoltà incontrate: la ripidità del tratto finale richiede attenzione e concentrazione soprattutto in discesa. Qualche raro omino e bolli rossi in cresta.
Grado di difficoltà: EE + F (roccette di cui non saprei definire il grado)
Descrizione:
Finalmente le vacanze estive e, per la prima volta, nelle giornate più lunghe dell’anno. Mezza giornata vola tra preparativi un po’ vaghi perché non so ancora dove girovagare ed esplorare, né tantomeno quanti giorni stare in giro, ho solo in mente la zona orientale del Gran Sasso partendo ancora da Castel del Monte, non ho cartine di riferimento ma solo un giro virtuale fatto con un App. del telefono. Vedremo sul posto con il GPS di scovare fonti o stazzi. Di sicuro vorrei finalmente vedere la Valle del Voltigno domani sera e stasera portare Alessandra a vedere un bel tramonto dal Monte Bolza. Mattina di svago e pulizie personali al sole, colazione in paese e un pranzo molto in forse con amici di Teramo che vorrebbero raggiungerci, per poi incamminarsi nei boschi e uscire nella valle assolata il tardo pomeriggio.
Da buon cialtrone di montagna il “viaggio” di oggi inizia con una bella mangiata di maiale alla brace e una bottiglia di rosso a Fonte Vetica, tra il vociare tipico e chiassoso dei ritrovi montanari del fine settimana. Tecnicamente è ancora primavera, il solleone odierno non pare essere d’accordo e ci invita a riprendere il furgone per trovare un bel gelato e ombra a Castel del Monte. In paese chiedo dove poter piazzare una tenda per la notte con una fontana in direzione del Monte, mi consigliano la sterrata che porta alle torri che si vedono dalla strada, che poi sono delle cisterne dove la manutenzione necessita comunque di una strada carrabile per furgoni e auto da lavoro. Lo stazzo è spazioso e assolato, c’è un bel fontanone ma solo un rivolo d’acqua che ancora abbevera le pecore che transitano davanti al mio scassato e sporco Doblò Cargo. Linda scalpita dietro ma deve pazientare le mie manovre per mettere una fiancata ad est che coprirà dal sole la tenda almeno fino alle 10 del mattino. Oziamo nei prati ancora un pochino aspettando che il Pastore vero, il Border Collie, raduni l’armento verso casa e con una maestria che incanta anche la mia montanara Lupa. Fortunatamente non vedo cagnoni bianchi e se ci sono hanno capito che non siamo un pericolo perché non si presenta nessuno a mostrare il broncio o i denti. Gran caldo oggi, si suda a star fermi, quando ci incamminiamo verso il Monte. Accaldati non pensiamo neanche alle calze lunghe e i prati spinosi rendono la meta scomoda, ma quel che davvero sconforta da questo tratto iniziale è la prospettiva del Bolza che sembra inarrivabile da questo primo spinosissimo e fioratissimo colle. In sella alla cresta il passo si fa più agevole del fuori sentiero pratoso appena fatto, anche il sole pare più tenue. La vista del monte è più vicina e i panorami si fanno aperti e grandiosi. Sinfonie classiche di archi e fiati dietro di noi, a destra e a sinistra il vento sposta il coro fin sotto il cappello. Avanti solo musica Rock: roccia. E’ ancora presto per il tramonto, però non ho idea di quanto impiegheremo nella parte difficile del percorso, dove per salire useremo, spesso, tutte le zampe a disposizione, per cui le pause diventano solo per prender fiato dopo la fumatina al Colle dei Caprai. L’ adrenalina ci fa sudare, la concentrazione di ogni appiglio o appoggio accresce l’emozione nel guardar sotto, il cuore romba fin dentro le tempie ma ormai ci siamo: diventiamo leggeri e vedo solo poesia nei nostri passi, nei nostri gesti, così determinati a salire, così passionali, poetici.
Nuotiamo tra il verde increspato, verso la ripida prua del Bolza. Arranchiamo per guadagnare il ponte della poderosa nave rocciosa e poi navighiamo dritti verso il tramonto. Le nuvole giocano con le formine, stampano figure soffici, imbrattano di colori ad olio verso l’ovest. I nostri occhi hanno la meraviglia dei bambini e la nostra pelle i brividi degli adulti. Le ombre e le luci cavalcano le onde infinite di Campo Imperatore e laggiù, verso casa, si staglia potente la figura nota di sua Maestà Corno Grande con tutti i suoi vassalli. La flotta del Re pare ormeggiare i suoi camper nel porto di Fonte Vetica, dove le braci ardono e sfumano…probabilmente il pescato del giorno.
Ci abbandoniamo per un’ora al romanticismo del tramonto. Prima che sia buio pesto riprendiamo una discesa molto delicata che approderà in paese per una cena da asporto fatta di strani gnocchi grandi come crocchette di patate e del buon montepulciano al pub che sarà anche ristoro per il pranzo di domani. La discesa ci impegna parecchio ma il sole intanto scompare ad un orizzonte nuovo ai nostri occhi, su montagne ancora ignote o appena sfiorate. Tra gli sfasciumi cosi ripidi qualche faggio ha messo radici e pare innalzarsi insieme ai tanti sassi incastrati tra i rami, mi stupisce l’ennesima forma che riesce a mostrare questa coriacea ed adattabile pianta. La notte stende la sua coperta nera, le stelle si accendono, Giove pare quasi esplodere di luce e la luna quasi piena scalda un’altra fresca notte di montagna. Oltre alla Lupa un buon custode veglia su di noi: “grazie Monte Bolza, buona notte!”… e buona montagna a tutti.
Partenza/ritorno: cisterne a torre appena sopra Castel del Monte.
Km, dislivello: ignorati e comunque non molti. Dallo stazzo si viaggia a vista verso monte Bolza passando una crestina di colli semi erbosi e molto panoramici, tra cui il Colle dei Caprai, oppure il sentiero pastorale che taglia più in basso salendo graduale alla sella con quest’ultimo.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Accesso stradale: dal paese si prende in direzione Fonte Vetica. Lungo il primo lungo rettilineo prendere una sterrata, in discrete condizioni, sulla sinistra fino alla fonte e fine strada.
Difficoltà incontrate: la ripidità del tratto finale richiede attenzione e concentrazione soprattutto in discesa. Qualche raro omino e bolli rossi in cresta.
Grado di difficoltà: EE + F (roccette di cui non saprei definire il grado)
Descrizione:
Finalmente le vacanze estive e, per la prima volta, nelle giornate più lunghe dell’anno. Mezza giornata vola tra preparativi un po’ vaghi perché non so ancora dove girovagare ed esplorare, né tantomeno quanti giorni stare in giro, ho solo in mente la zona orientale del Gran Sasso partendo ancora da Castel del Monte, non ho cartine di riferimento ma solo un giro virtuale fatto con un App. del telefono. Vedremo sul posto con il GPS di scovare fonti o stazzi. Di sicuro vorrei finalmente vedere la Valle del Voltigno domani sera e stasera portare Alessandra a vedere un bel tramonto dal Monte Bolza. Mattina di svago e pulizie personali al sole, colazione in paese e un pranzo molto in forse con amici di Teramo che vorrebbero raggiungerci, per poi incamminarsi nei boschi e uscire nella valle assolata il tardo pomeriggio.
Da buon cialtrone di montagna il “viaggio” di oggi inizia con una bella mangiata di maiale alla brace e una bottiglia di rosso a Fonte Vetica, tra il vociare tipico e chiassoso dei ritrovi montanari del fine settimana. Tecnicamente è ancora primavera, il solleone odierno non pare essere d’accordo e ci invita a riprendere il furgone per trovare un bel gelato e ombra a Castel del Monte. In paese chiedo dove poter piazzare una tenda per la notte con una fontana in direzione del Monte, mi consigliano la sterrata che porta alle torri che si vedono dalla strada, che poi sono delle cisterne dove la manutenzione necessita comunque di una strada carrabile per furgoni e auto da lavoro. Lo stazzo è spazioso e assolato, c’è un bel fontanone ma solo un rivolo d’acqua che ancora abbevera le pecore che transitano davanti al mio scassato e sporco Doblò Cargo. Linda scalpita dietro ma deve pazientare le mie manovre per mettere una fiancata ad est che coprirà dal sole la tenda almeno fino alle 10 del mattino. Oziamo nei prati ancora un pochino aspettando che il Pastore vero, il Border Collie, raduni l’armento verso casa e con una maestria che incanta anche la mia montanara Lupa. Fortunatamente non vedo cagnoni bianchi e se ci sono hanno capito che non siamo un pericolo perché non si presenta nessuno a mostrare il broncio o i denti. Gran caldo oggi, si suda a star fermi, quando ci incamminiamo verso il Monte. Accaldati non pensiamo neanche alle calze lunghe e i prati spinosi rendono la meta scomoda, ma quel che davvero sconforta da questo tratto iniziale è la prospettiva del Bolza che sembra inarrivabile da questo primo spinosissimo e fioratissimo colle. In sella alla cresta il passo si fa più agevole del fuori sentiero pratoso appena fatto, anche il sole pare più tenue. La vista del monte è più vicina e i panorami si fanno aperti e grandiosi. Sinfonie classiche di archi e fiati dietro di noi, a destra e a sinistra il vento sposta il coro fin sotto il cappello. Avanti solo musica Rock: roccia. E’ ancora presto per il tramonto, però non ho idea di quanto impiegheremo nella parte difficile del percorso, dove per salire useremo, spesso, tutte le zampe a disposizione, per cui le pause diventano solo per prender fiato dopo la fumatina al Colle dei Caprai. L’ adrenalina ci fa sudare, la concentrazione di ogni appiglio o appoggio accresce l’emozione nel guardar sotto, il cuore romba fin dentro le tempie ma ormai ci siamo: diventiamo leggeri e vedo solo poesia nei nostri passi, nei nostri gesti, così determinati a salire, così passionali, poetici.
Nuotiamo tra il verde increspato, verso la ripida prua del Bolza. Arranchiamo per guadagnare il ponte della poderosa nave rocciosa e poi navighiamo dritti verso il tramonto. Le nuvole giocano con le formine, stampano figure soffici, imbrattano di colori ad olio verso l’ovest. I nostri occhi hanno la meraviglia dei bambini e la nostra pelle i brividi degli adulti. Le ombre e le luci cavalcano le onde infinite di Campo Imperatore e laggiù, verso casa, si staglia potente la figura nota di sua Maestà Corno Grande con tutti i suoi vassalli. La flotta del Re pare ormeggiare i suoi camper nel porto di Fonte Vetica, dove le braci ardono e sfumano…probabilmente il pescato del giorno.
Ci abbandoniamo per un’ora al romanticismo del tramonto. Prima che sia buio pesto riprendiamo una discesa molto delicata che approderà in paese per una cena da asporto fatta di strani gnocchi grandi come crocchette di patate e del buon montepulciano al pub che sarà anche ristoro per il pranzo di domani. La discesa ci impegna parecchio ma il sole intanto scompare ad un orizzonte nuovo ai nostri occhi, su montagne ancora ignote o appena sfiorate. Tra gli sfasciumi cosi ripidi qualche faggio ha messo radici e pare innalzarsi insieme ai tanti sassi incastrati tra i rami, mi stupisce l’ennesima forma che riesce a mostrare questa coriacea ed adattabile pianta. La notte stende la sua coperta nera, le stelle si accendono, Giove pare quasi esplodere di luce e la luna quasi piena scalda un’altra fresca notte di montagna. Oltre alla Lupa un buon custode veglia su di noi: “grazie Monte Bolza, buona notte!”… e buona montagna a tutti.
Allegati
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