Escursione Giornata con la camicia sul Gran Sasso:ghiacciaio del Calderone

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: lunedì 11/06/2018
Partenza/Arrivo piana del Laghetto, Prati di Tivo (TE)
Dislivello:1110 mt
Km:18,20
Punto più alto :2690 Mt slm
Grado di difficoltà : EE-EAI o forse altro ancora.
Difficoltà incontrate:il grande caldo in generale, soprattutto nei tanti pezzi riparati da un piacevole venticello. Qualche tratto difficile, o meglio da prestare piu attenzione, per i quadrupedi.(sempre per loro, in estate portate acqua abbondante)
Descrizione:
Quando si cammina nel cuore del Gran Sasso del versante nord, si ha sempre l'impressione di entrare, oltre che in un altro mondo, addirittura in un altra dimensione spazio temporale, dove i tempi si dilatano o si accorciano, e ogni dieci passi pare che cambiano le grandezze dei soggetti inquadrati. Farlo sul finire della notte, e godersi l'alba già sopra i duemila, rendono anche la fatica e le immagini di fronte più metafisiche che reali.
E così, come in un sogno, i bencapitati, si ritrovarono fuori dal tempo, camminando in un territorio maestosamente roccioso,verticale, e dove ci si sente un sassolino di uno dei tanti brecciai di questa maestosa catena montuosa.
Per vari motivi, il più importante la salute della Guida Linda, I "soliti 4" si incontrarono in quel di Teramo alle tre del mattino, per partire alla volta di Prati di Tivo, e ancora più su fino alla piana del Laghetto.
Svoltisi i riti preparatori, si ritrovarono da subito attoniti: avanti uno spicchio di luce squarciava una scura e fitta stellata. Con questa luna sul mare, e un luminoso giove sull'ombra del Paretone, i cani giocavano allegri, e i due soci con passo leggero e veloce si arrampicavano senza mani a cavallo dell'Arapietra. I primi barlumi alle spalle, e avanti l'infinita ombra di Corno Grande imponeva la giusta soggezione per sua Maestà, e il rispetto che merita. Il nero si fece verde sui Prati, spuntarono i colori dei fiori,il Paretone si tingeva di rosa, gli uomini, i cani, e la natura tutta, si fermava un istante a guardare negli occhi dentro il giorno che nasce. Una palla rossa emerse dal un mare bianco e lucente come la neve:i cani tornarono a giocare, e gli umani provavano a stampare quei momenti su foto.Per giochi ottici sembrava di poter saltare in sella alla cresta del Calderone con un solo lungo passo, e Leo fece un tentativo nel mettere sul telefono questa illusione con Ciccio o Zoe protagonisti. (vedi foto)
Con energia rinnovata da un alba potente, 7trottanti passarono anche la madonnina per fermare poi ogni entusiasmo e trasformarlo in concentrazione alle Scalette, in parte ancora innevate.
Un traverso di dieci metri li mette alla prova con le dotazioni invernali. Leonardo non monta i ramponi e tira fuori la piccozza, Ciccio monta le lame ai piedi e con le mani al guinzaglio cerca di far calmare un esuberante e giovane Zoe, perché il tratto non permette errori. Appena ripresa la corda di acciaio Linda sbaglia un salto, e la "panciata" su roccia la obbligava ad aspettare Leo per issarla due metri sopra. Passato il traverso, la dura e pietrosa via estiva li portava al bellissimo e accogliente rifugio Franchetti alle sole sette e mezza scarse del mattino. Due chiacchiere con il gestore Luca, e puntavano felici a cavallo di un affascinante traverso innevato che porta alla sella dei due Corni, con attrezzi invernali al completo, ma con un sole più che estivo già di mattino presto. Da sua Maestà, i due soci in versione "cialtroalpinisti ", si presentavano come usualmente con la camicia in segno di rispetto, ma lasciato la Sella in direzione Calderone uno dei due aveva una gran voglia di mettersi in costume, e grondava sudore. Montarono e smontarono i ramponi più volte, sudavano di fatica e caldo, e, in principio, si consultavano per dove andare a mettere i piedi più e più volte in un mondo di pietre verticali.Poi, come nella vita, si ritrovarono al ghiacciaio ognuno per la sua linea, con i propri passi, tempi, e pensieri,ma entrambi coi pantaloni sporchi di fango e sudore. Si. Fango. Quasi assurdo da quelle zone senza prati. Ma tanto fango, che manco fossero sui monti della Laga. Monti della Laga, a proposito, che apparivano come collinette fiancheggiate da uno stagnetto azzurro di nome Campotosto.
Rimasero muti per un tempo che non si contava,indefinito, di fronte ad un anfiteatro roccioso dove si dilatava lo spazio, e solo i 4 occhi non bastavano per inquadrare totalmente. Così aggiunsero anche quello dei cani, delle fotocamere,delle neroarancio farfalle, e delle cornacchie che volano sopra.
Non si dimentica mai l'espressione di fastosa grandezza, che mostra sua Maestà Corno Grande, quando si riesce a mettere gli occhi dentro il Calderone. Fu così, in mezzo a un deserto di alta quota, che trovarono ognuno la sua pace:la guida Linda dormiva con la pancia al fresco, Zoe giocava con le farfalle e le ombre degli uccelli, Francesco, dal viso ridente, contemplava e dipingeva i suoi quadri in digitale, ed infine, sopra il cappello di Leonardo, qualche nuvola di fumo bianco gli descriveva il posto, ed il momento.
Il caldo aumentava troppo riparati dal vento e la vista del Franchetti di sotto invitava a correre al ristoro, ma dispiaceva andar via. Così indugiarono un bel po' prima di arrivare a tavola affamati,anche su alternative ma bocciate, vie di ritorno. Anche il pranzo gli fu favorevole per la vista di due scalatori che si arrampicavano sul paretone del corno piccolo, scegliendo una via di salita che sembrava un liscissimo monolito dritto sotto la croce di Vetta. Pancia piena e un po' di rosso, crearono allegria e voglia di ripartire per la via innevata, e così si imbatterono in una serpeggiante discesa tra le innumerevoli rocce del Vallone delle cornacchie, e dove i pezzi dritto per dritto, avevano una pendenza assolutamente da non sottovalutare. La neve non crocchiava sotto le lame, ma li teneva su bene, e come 4 sassolini variopinti si rotolavano giù tra le centinaia di blocchi di roccia,e quasi serfando con continui zig zag per rallentare. Quasi a fine nevaio Linda barcollava e sembrava star male, così che la misero all'ombra di una roccia per un po',le diedero a bere, e la rinfrescavano strusciando neve dappertutto, specie testa, ascelle, collo e petto. La Lupa riprese le forze,e inaspettatamente si rimise avanti all'inseguimento di Ciccio e Zoe. Con la testa ancora zuppa di ricordi, arrivarono alla panda stanchissimi,e si concluse una fantastica giornata in visita al cuore del Re degli Appennini, e inoltre, la leggenda vuole che a Ciccio toccasse anche andare a lavorare. Questa è stata la splendida avventura di quei due cialtroni di montagna, che a questo punto avrebbero sicuro esclamato :buona montagna a tutti! Alla prossima!
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complimenti per la gita ma soprattutto per il racconto. Bellissimo il calderone con tutto quel ghiaccio, mi fa piacere, e mi piacerebbe, vederlo così. L'ultima volta era molto più secco.
 
complimenti per la gita ma soprattutto per il racconto. Bellissimo il calderone con tutto quel ghiaccio, mi fa piacere, e mi piacerebbe, vederlo così. L'ultima volta era molto più secco.
A giugno pare che ancora mantenga, .... aspetterei un mesetto per cantare vittoria sulla neve.... Due anni fa a settembre era quasi del tutto vuoto.... Grazie
 
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