Giovane disperso sul Lagorai

Ho letto l'articolo. Non dice molto. Prima di tirare fuori tesi più o meno complottistiche quello che ho la prima sensazione è che si sia trattato di una perdita di equilibrio e una caduta. Magari da lì a poco distante.
Se ha lasciato lì lo zaino l'autonomia senza acqua non è molto grande.

Se c'era qualcuno nel bivacco poteva dirlo a voce o magari qualcuno rientrando (se non c'era) avrebbe trovato il biglietto.

Ovviamente le solite carogne diranno che la montagna è assassina e sempre ci si massacra perchè si deve stare a casa e altre ercate. Lasumle parlè.

Io spero che venga fatta luce piena sulla cosa,anche se ha un qualchè di strano.

In ogni caso come dico sempre,da soli si ma solo in posti dove siete almeno già andati una volta
 
Speriamo resti una notizia locale.
I giornalisti di regime direbbero che è colpa della montagna.
Tirando fuori problema+soluzione nello stesso pacchetto.
 
Mi viene in mente un ragazzo, un turista dalle mie parti, disperso per diversi giorni.
Si sapeva che voleva fare un'escursione in stile "sopravvivenza", ma aveva comunque del materiale. A poche decine di metri dall'essere sceso dal bus ed aver preso un piccolo pendio sotto la strada é successo qualcosa ed é caduto tra le pietre di un torrentello, rompendosi la schiena e non riuscendo più a muoversi. Se non mandare un SMS alla madre con scritto che si era fatto male.

Questo per dire, mai dire mai, sperare nel meglio ma aspettarsi e prepararsi al peggio per affrontare meglio le dinamiche.

Insomma, non bisogna andare lontano,... questo era a poche decine di metri dall'abitato, tra pietroni enormi, zona anonima, ecc... e per trovarlo ci abbiamo comunque impiegato diversi giorni. Sopravvissuto e guarito totalmente.

Quindi potrebbe andare comunque tutto bene.
Ma potrebbe essere che non lo troveranno mai o altrimenti.


Seguendo il discorso di qualcuno: di sicuro non é colpa della montagna, della natura, dei politici, delle regole, ecc... Son semplicemente scelte personali, interessi, attività. La vita é una sola, imprevedibile, incerta, ecc... indifferentemente da tutto.
 
Assolutamente d'accordo. L'uomo si è sempre spostato per curiosità, lavoro, passione, desiderio desiderio di fuga e niente e nessuno potrà mai togliergli questa spinta dall'anima! Poi il fatto di andare da solo in certi luoghi... beh rientra nelle libertà personali, a rischio e pericolo di chiunque sceglie di esercitare queste libertà
 
Nell'articolo non viene indicato un dato essenziale: il biglietto riporta una data ed un ora? Se no, quanto tempo si presume passato dal momento dell'uscita dal bivacco del ragazzo?
Qui ci sono alcune informazioni in più: https://www.larena.it/oltre-verona/...ltro-giorni-di-ricerche-senza-esito-1.9696407
Si sa chi è e da quanto scritto pare di capire che il ragazzo abbia lasciato lì lo zaino come minimo nella giornata di sabato, visto che nella notte fra sabato e domenica chi ha dormito nel bivacco ha allertato i soccorsi non vedendo rientrare nessuno.
Si potrebbero fare alcune ipotesi, ma in fondo si tratta di mero esercizio di stile.
Se avesse avuto un infortunio o un malore lungo il sentiero, è ragionevole pensare che sarebbe stato ritrovato facilmente dai soccorritori o magari anche da altri escursionisti.
Potrebbe essere quindi uscito dal sentiero e poi essersi fatto male: in zona i cellulari prendono pochissimo. Sulle cime del Lagorai i sentieri sono facili e sicuri, ma ci sono punti dove, se uno si allontana dal sentiero, può ben trovarsi su balze esposte.
Mi viene ragionevole escludere il suicidio perchè in tal caso, salvo che uno non voglia far ritrovare il cadavere, uno non lascerebbe un biglietto sullo zaino con indicazioni che fanno presuppore il rientro.
 
Ormai non é mai facile, come spesso credono in molti, tutta la questione delle ricerche, ecc...
Ci sono mille-mila variabili, esattamente come la complessità della mente umana, dei comportamenti, ecc... L'unica é continuare le ricerche in base alle predisposizioni ufficiali a cui si attengono e poi eventualmente alla disponibilità "privata" delle persone. Ma purtroppo molte volte le persone "spariscono".

Se ci sono laghetti nei dintorni basterebbe che si sia fatto un bagno, per poi avere problemi. In quel caso il corpo inizialmente affonda e solo con i gas prodotti dalla decomposizione tornerebbe a galla. Ma in questo caso si dovrebbero trovare i vestiti sulle rive,... Ma anche questo non sempre é facile come si pensa,... Io per esempio ho l'abitudine di appallottolare gli abiti che mi tolgo, quindi non sarebbero evidenti da vedere,...


TUTTO PUÒ ESSERE,...


Squadre di terra, elicotteri, cinofile, termo camere, ecc....
 
Squadre di terra, elicotteri, cinofile, termo camere, ecc....
aggiungi che da un anno a sta parte, per la ricerca dei dispersi in ambiente non innevato, stanno battendo molto anche sul sistema Recco.
Infatti, montando l'apparecchio di rilevamento sull'elicottero sono in grado di setacciare velocemente ampi spazi, con discrete possibilità di individuare il disperso e ridurre così considerevolmente i tempi di intervento.
 
in inverno, unito ad altri sistemi, é tutto più semplice. In un certo senso.
Si, ma nell'intervento in valanga è sempre determinante ed essenziale l'autosoccorso da parte dei componenti illesi, se presenti.
Il sistema Recco è utile ma a patto che si presentino tre condizioni necessarie ed una di opportunità. Le tre essenziali sono:
1) ci sia materialmente un elicottero disponibile all'intervento.
2) le condizioni meteo consentano l'intervento dell'elisoccorso;
3) l'intervento sia tempestivo.
Quella di opportunità è legata alle dimensioni della valanga: Recco offre sicuramente una utilità nel caso di valanghe di grandi dimensioni, dove le dinamiche si complicano nel caso di molti travolti oppure in quelli di pochi travolti ma in cui l'autosoccoro non è stato possibile o perchè nessuno è rimasto illeso o perchè chi era illeso era largamente insufficiente ad intervenire.
 
Certo, conosco benissimo la cosa. Sono stato oltre 6 anni nel soccorso alpino ;)
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In ogni caso l'auto soccorso o comunque quello offerto dalle persone presenti sul posto, inverno o estate a poca importanza, é in molti casi la cosa più importante. Per quello un pò di competenze approfondite sono sempre auspicabili, ovviamente avendo un'indole altruistica, altrimenti é ovvio che a molti non interessa.

Ma anche il soccorso organizzato può fare la differenza, anche a distanza di tante ore, anche avendo a che fare con le valanghe. Una delle prime cose che vengono insegnate é "un morto non é morto finché il medico non dice che é morto", nei periodi freddi ci si aggiunge "un morto non é morto finché non é caldo".
 
Ultima modifica:
esatto.
anche se, per quanto riguarda le valanghe, la finestra di tempo fondamentale è inziale e brevissima, poi la curva della sopravvivenza è inesorabile e passati i primi 18 minuti le probabilità di estrarre uno vivo crollano; dopo si assottigliano ulteriormente.
Però giustamente mai smettere la ricerca, perché non si sa mai in quali condizioni si trovi il nostro amico sepolto!
 
Quì ne abbiamo tirato fuori uno dopo oltre 10 ore. In quanto nella valanga si sono creati dei detriti di alberi, ecc... i quali hanno creano una sorta di bolla d'aria. Oltre chiaramente alle altre mille-mila alternative dovute alle tecnologie, Avalung, Air-Bag, ecc....
 
La riflessione che mi viene in mente è questa: era solo.
Non è da tutti andare soli, c'è chi lo fa per scelta, c'è chi non l'ha scelto.
Credo che quelli del secondo caso siano più a rischio.
Chissà se un giorno troveranno anche il mio zainetto...
 
Chissà se un giorno troveranno anche il mio zainetto...
Spero proprio di no!
Certamente, da soli si è più esposti alle conseguenze dell'imprevisto, soprattutto in posti dove la copertura della rete mobile è molto scarsa o nulla (e per larghi tratti del Lagorai è così).
Ci vuole molto poco per farsi male, anche molto seriamente e perdere coscienza.
Vale anche nei casi di giri in mtb, dove ti infratti nei boschi dietro casa. Fino ai tempi della laurea uscivo in bici quotidianamente per almeno un'ora e mezza e sparivo sulle colline dietro casa: non comunicavo dove andavo perchè andavo a estro, in base anche alle condizioni del fondo che trovavo ed alla voglia che avevo. Ogni tanto mi veniva in effetti da pensare che in caso di infortunio serio sarebbero stati guai, perchè prima che mi ritrovassero, sarebbe passata almeno una giornata.
Ma almeno ero sempre relativamente vicino a zone abitate, mentre in montagna la situazione è ben diversa.
Ci siamo andati tutti in montagna da soli e continueremo ad andarci, però, in tal caso, per limitare i rischi, bisognerebbe essere molto più prudenti: oltre a lasciar detto dove si va, bisognerebbe anche non lasciare i percorsi battuti.
Se il ragazzo avesse lasciato detto dove andava (cima e sentiero) ed avesse seguito il percorso, probabilmente lo avrebbero già trovato, anche nel triste caso che fosse caduto in qualche dirupo.
 
Ci siamo andati tutti in montagna da soli e continueremo ad andarci, però, in tal caso, per limitare i rischi, bisognerebbe essere molto più prudenti: oltre a lasciar detto dove si va, bisognerebbe anche non lasciare i percorsi battuti.
sai come la penso...certe raccomandazioni le giudico pure un pochino pedanti.
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La riflessione che mi viene in mente è questa: era solo.
Non è da tutti andare soli, c'è chi lo fa per scelta, c'è chi non l'ha scelto.
Credo che quelli del secondo caso siano più a rischio.
Chissà se un giorno troveranno anche il mio zainetto...
Bè se parti dal presupposto che vai su per non tornare...auguri...
 
Spero proprio di no!
Certamente, da soli si è più esposti alle conseguenze dell'imprevisto, soprattutto in posti dove la copertura della rete mobile è molto scarsa o nulla (e per larghi tratti del Lagorai è così).
Ci vuole molto poco per farsi male, anche molto seriamente e perdere coscienza.
Vale anche nei casi di giri in mtb, dove ti infratti nei boschi dietro casa. Fino ai tempi della laurea uscivo in bici quotidianamente per almeno un'ora e mezza e sparivo sulle colline dietro casa: non comunicavo dove andavo perchè andavo a estro, in base anche alle condizioni del fondo che trovavo ed alla voglia che avevo. Ogni tanto mi veniva in effetti da pensare che in caso di infortunio serio sarebbero stati guai, perchè prima che mi ritrovassero, sarebbe passata almeno una giornata.
Ma almeno ero sempre relativamente vicino a zone abitate, mentre in montagna la situazione è ben diversa.
Ci siamo andati tutti in montagna da soli e continueremo ad andarci, però, in tal caso, per limitare i rischi, bisognerebbe essere molto più prudenti: oltre a lasciar detto dove si va, bisognerebbe anche non lasciare i percorsi battuti.
Se il ragazzo avesse lasciato detto dove andava (cima e sentiero) ed avesse seguito il percorso, probabilmente lo avrebbero già trovato, anche nel triste caso che fosse caduto in qualche dirupo.
Spesso quando mi ritrovo da solo in zone non coperte, oltre a provare quel senso di libertà: NON RAGGIUNGIBILE...!!! però poi penso alle conseguenze di un incidente/malore e mi dico: spendi un sacco di soldi in attrezzature varie e non hai ancora dietro un Inreach, che effettivamente potrebbe fare a volte la differenza...

Poi scendo, e tutto svanisce...
 
Per come la vedo l'unica vera differenza stà sul come reagiscono le persone alle proprie scelte di vita, decisioni, ecc...

Ci si vittimizza, si frigna, si cercano colpevoli, si accusa l'attività o il contesto,... NEGATIVO.

Si accettano le possibili conseguenze di quel che si decide di fare, contesti,... POSITIVO.

Tutto il resto, approcci, filosofie, soli, accompagnati, ecc... non riguardano nulla di assoluto, certo.
Solo preferenze, abitudini, volontà, ecc... Ma finché una persona accetta in maniera matura, adulta, ecc... la vita,... non ci vedo nulla di problematico.
 
Ultima modifica:
Si accettano le possibili conseguenze di quel che si decide di fare, contesti,... POSITIVO.
vero, questo dovrebbe essere la regola assoluta.
Ciò non toglie però che, per quanto uno possa accettare le conseguenze del proprio agire, nessuno sano di mente si propone di suicidarsi e, se solo può, cerca di sopravvivere.
Nell'ambito di questo rientrano le buone pratiche di prevenzione del rischio.
Ovviamente tutto ha un limite, perchè deve essere chiaro che la sicurezza assoluta uno non ce l'ha mai, quindi se la prevenzione si spinge troppo oltre diventa in pratica un impedimento all'attività.
Inoltre il limite, come sempre, è anche influenzato da una componente di soggettività: le abilità di ciascuno di noi sono diverse e quindi la soglia di rischio cambia. I pericoli sono però oggettivi e fissi per chiunque.
Si tratta quindi di avere un po' di buon senso nella gestione dell'escursione.
 
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