- Parchi della Valle d'Aosta
-
- Parco Nazionale Gran Paradiso
Dati
Data: 26-27/04/2018
Regione e provincia: Valle d'Aosta
Località di partenza: Pont Valsavaranche
Località di arrivo: Pont Valsavaranche
Tempo di percorrenza: tanto
Chilometri: 24
Grado di difficoltà: BSA
Descrizione delle difficoltà: tratti ripidi, ghiaccio vivo, roccette esposte
Periodo consigliato: inverno
Segnaletica: bandierine verdi e rosse
Dislivello in salita: 2.101
Dislivello in discesa: 2.101
Quota massima: 4.061
Accesso stradale: arrivati a Pont lasciare l'auto nell'ampio parcheggio
Descrizione
Doveva essere una gita di gruppo, 3 skialp + 3 ciaspolatori, ma ad uno ad uno si sono sfilati tutti. Rimaniamo io e @ghemon, timorosi che anche l'altro molli, ma alla fine teniamo duro entrambi.
Anche le previsioni sembrano girarci le spalle , ma non sarà così.
Come sci alpinistica, il Grampa non è una delle più semplici, non sono poi così sicuro di farcela, ma ormai sono in ballo.
Primo giorno - 26/04/2018
Pont- Rifugio Vittorio Emanuele II
Decidiamo di partire non troppo presto ma neanche troppo tardi, alle 10:30 siamo a Pont, la giornata è splendida.
Gli sci si calzano subito dal parcheggio, la vista è già grandiosa, con la Monciair sullo sfondo.
Lo zaino è quello delle grandi occasioni, infatti pesa un botto .
Il primo tratto è sulla pista da sci di fondo, che in breve si abbandona e si inizia a salire nel bosco.
Ci sono delle bandierine verdi ad indicare il percorso.
Il tratto è faticoso, la neve è molle e il fondo è in pessime condizioni, la traccia, che mi aspettavo autostradale, in realtà è labile, finito il bosco c'è il primo strappo, lo scivolo dell'infamia.
Un tratto ripido, dove sotto c'è un bel saltino , scivolare non è un'opzione.
Io proseguo con gli sci a fatica, @ghemon li toglie e sale con i ramponi.
Arrivo ad un infido traverso senza traccia. e decido di togliere gli sci anch'io. Metto gli sci allo zaino, lo rendono pesante e ti sbilanciano un sacco.
Mentre avanzo mi sento chiamare, Andrea è sprofondato nella neve fino ai fianchi e non riesce ad uscire, scendo ad aiutarlo e riesco a tirarlo fuori, attraversiamo il traverso e finalmente possiamo rimetterci gli sci.
Salendo la neve è molto molle e fa un caldo becco. Affiorano rocce ed erba qua e la.
Si sale faticosamente, ho il fiatone, una bandierina all'orizzonte ci illude di essere vicini alla meta, non è così.
Avanziamo ancora faticosamente e finalmente spunta all'orizzonte il nostro rifugio.
Dopo oltre 3 ore di sofferenza siamo al rifugio, mi chiedo vista la fatica fatta per 700 metri di dislivello come farò ad arrivare al Grampa .
Un paio di birre aiutano a recuperare le forze. Andrea è già rivolto alla conquista di domani.
Il rifugio che pensavo pieno è mezzo vuoto, saremo una trentina in tutto, quasi tutti stranieri.
La cena è così così, il cellulare non prende e non hanno la birra alla spina .
Il personale è un po' fulminato, ma cortese e disponibile.
Siamo in una stanzetta tutta per noi, dormiamo tranquilli e beati, la sveglia è puntata per le 5:30.
Le previsioni per il giorno dopo non sono entusiasmanti, danno nuvoloso, speriamo bene.
Secondo giorno - 27/04/2018
Rifugio Vittorio Emanuele II - Gran Paradiso - Pont
Ci svegliamo, il tempo sembra tenere ma si sente un fastidioso vento.
La colazione è così così.
Ci prepariamo ed usciamo, c'è un vento di media intensità, fa freddino, c'è luce a sufficienza.
Infiliamo gli sci e partiamo, il cielo è leggermente velato.
La strada è indicata da frequenti bandierine rosse.
La neve ha rigelato, non c'è traccia evidente.
raggiungiamo in breve la morena.
Continuo ad avere il fiatone, ma la gamba è buona.
finita la morena c'è il primo strappo.
La neve è dura, si sale zigzagando, ma si scivola lo stesso, i rampant sono d'obbligo.
I miei non entrano , dobbiamo forzare le linguette ma non si muovono bene, e infatti non sembrano mordere.
Scivolando un po' superiamo il primo strappo.
Dopo poco inizia il secondo strappo peggiore del primo. Tanto per cambiare.
Faticosamente si sale anche questa.
Saliamo, saliamo e compare la vetta sullo sfondo. Dai che ce la facciamo.
Arriviamo al punto dove la normale incontra il ghiacciaio di Laveciau, di solito c'è la terminale aperta, invece e tutto in ordine, solo un tratto gobboso con ghiaccio affiorante, che noi superiamo a mezza costa sulla sinistra.
Ci aspetta la Schiena d'Asino, il tratto più ripido, ed infatti lo è.
Il tratto è molto ripido, la traccia è labile, il fondo irregolare scivolo spesso e qui è parecchio rischioso.
Si sale a tornanti ci sono anche dei brevi tratti di ghiaccio vivo, comunque nessun crepaccio, i miei rampant non rampano una mazza. Ma siamo quasi all'uscita.
Qui il fattaccio scivolo più volte e perdo un bastoncino che scivola a valle, decido di lasciarlo lì, lo recupereremo al ritorno forse.
Continuo a scivolare rischio di andare a valle anch'io, perdo uno sci, manca un tornate all'uscita.
Una guida mi consiglia di mettere i ramponi, tolgo gli sci e valuto il da farsi.
Con un po' di incoscienza , visto che manca solo un tornante decido di rimettermi gli sci.
Un paio di scivolate e sono fuori, la cima è vicina.
Non ne ho proprio più , mi manca il fiato, sarà la quota?
Ma manca poco, ogni tre passi mi fermo, ma sono vicino al parcheggio degli sci.
Moolto faticosamente lo raggiungo, ci siamo, la vetta e lì, la terminale è chiusa.
Togliamo gli sci, inforchiamo i ramponi, ci leghiamo in cordata con la ferraglia all'imbrago e si parte.
Si sprofonda un po', ma raggiungiamo facilmente il tratto roccioso.
Un po' di misto e arriviamo alla mitica cengetta, c'è un po' di traffico, aspettiamo il passaggio di alcune cordate e finalmente passiamo anche noi, ormai ci siamo.
Eccoci alla madonnina più famosa per gli alpinisti.
Ce l'abbiamo fatta nonostante tutto, mitici.
Ci godiamo un attimo il panorama.
Scendiamo rapidamente, ormai è tardi ci abbiamo messo 5 ore ad arrivare in cima, e ci aspetta una lunga discesa.
La discesa
Togliamo tutto e calziamo gli sci, si parte.
La neve non ha mollato come speravamo è dura ed il fondo è irregolare.
Si fa una fatica assurda, arriviamo in breve alla schiena d'asino, qui è veramente dura e poi ho un solo bastoncino.
Il recupero del bastoncino ci obbliga a scendere per la zona più brutta.
Però recuperiamo il bastoncino e usciamo dalla schiena d'asino.
Ci aspetta un tratto più facile e giungiamo al bivacco di emergenza.
Qui inizia il tratto più duro, un altro tratto ripido su neve durissima e irregolare, lo affrontiamo facendo lunghissimi traversi dove giriamo con molta fatica.
Alla fine superiamo anche questa questa.
Arrivati alla morena, miracolo, la neve ha mollato, si scia su fantastica neve primaverile, una goduria, in un attimo raggiungiamo il rifugio.
Ci abbiamo messo due ore ad arrivare fino qua.
Al rifugio, birra e un piatto di pasta e poi si riparte.
Il primo tratto è sciabile, ma poi la neve diventa troppo molle e il fondo gobboso.
Si arriva allo scivolo dell'infamia, ad ogni curva mi impantano, cado più volte e rischio il ginocchio.
A malincuore lascio gli sci e scendo a piedi, si affonda fino ai fianchi un vero supplizio.
Arriviamo al bosco, provo a rimettermi gli sci, ma alla prima curva devo desistere e togliermeli di nuovo.
Gli ultimi 150 metri di affondamento e raggiungiamo la pista di fondo, qui sfrutto una collinetta, rimetto gli sci e sfruttando l'abbrivio, con un paio di risalite, raggiungo la macchina.
Siamo stremati, ma oltre ogni pronostico ce l'abbiamo fatta.
Che dire, gita grandiosa, probabilmente al di là delle nostre possibilità, ma intanto ce la siamo messa nel sacco.
Torniamo con tanta soddisfazione e un bel po' di esperienza in più.
Un grazie a @ghemon per aver condiviso questa avventura con me.
Data: 26-27/04/2018
Regione e provincia: Valle d'Aosta
Località di partenza: Pont Valsavaranche
Località di arrivo: Pont Valsavaranche
Tempo di percorrenza: tanto
Chilometri: 24
Grado di difficoltà: BSA
Descrizione delle difficoltà: tratti ripidi, ghiaccio vivo, roccette esposte
Periodo consigliato: inverno
Segnaletica: bandierine verdi e rosse
Dislivello in salita: 2.101
Dislivello in discesa: 2.101
Quota massima: 4.061
Accesso stradale: arrivati a Pont lasciare l'auto nell'ampio parcheggio
Descrizione
Doveva essere una gita di gruppo, 3 skialp + 3 ciaspolatori, ma ad uno ad uno si sono sfilati tutti. Rimaniamo io e @ghemon, timorosi che anche l'altro molli, ma alla fine teniamo duro entrambi.
Anche le previsioni sembrano girarci le spalle , ma non sarà così.
Come sci alpinistica, il Grampa non è una delle più semplici, non sono poi così sicuro di farcela, ma ormai sono in ballo.
Primo giorno - 26/04/2018
Pont- Rifugio Vittorio Emanuele II
Decidiamo di partire non troppo presto ma neanche troppo tardi, alle 10:30 siamo a Pont, la giornata è splendida.
Gli sci si calzano subito dal parcheggio, la vista è già grandiosa, con la Monciair sullo sfondo.
Lo zaino è quello delle grandi occasioni, infatti pesa un botto .
Il primo tratto è sulla pista da sci di fondo, che in breve si abbandona e si inizia a salire nel bosco.
Ci sono delle bandierine verdi ad indicare il percorso.
Il tratto è faticoso, la neve è molle e il fondo è in pessime condizioni, la traccia, che mi aspettavo autostradale, in realtà è labile, finito il bosco c'è il primo strappo, lo scivolo dell'infamia.
Un tratto ripido, dove sotto c'è un bel saltino , scivolare non è un'opzione.
Io proseguo con gli sci a fatica, @ghemon li toglie e sale con i ramponi.
Arrivo ad un infido traverso senza traccia. e decido di togliere gli sci anch'io. Metto gli sci allo zaino, lo rendono pesante e ti sbilanciano un sacco.
Mentre avanzo mi sento chiamare, Andrea è sprofondato nella neve fino ai fianchi e non riesce ad uscire, scendo ad aiutarlo e riesco a tirarlo fuori, attraversiamo il traverso e finalmente possiamo rimetterci gli sci.
Salendo la neve è molto molle e fa un caldo becco. Affiorano rocce ed erba qua e la.
Si sale faticosamente, ho il fiatone, una bandierina all'orizzonte ci illude di essere vicini alla meta, non è così.
Avanziamo ancora faticosamente e finalmente spunta all'orizzonte il nostro rifugio.
Dopo oltre 3 ore di sofferenza siamo al rifugio, mi chiedo vista la fatica fatta per 700 metri di dislivello come farò ad arrivare al Grampa .
Un paio di birre aiutano a recuperare le forze. Andrea è già rivolto alla conquista di domani.
Il rifugio che pensavo pieno è mezzo vuoto, saremo una trentina in tutto, quasi tutti stranieri.
La cena è così così, il cellulare non prende e non hanno la birra alla spina .
Il personale è un po' fulminato, ma cortese e disponibile.
Siamo in una stanzetta tutta per noi, dormiamo tranquilli e beati, la sveglia è puntata per le 5:30.
Le previsioni per il giorno dopo non sono entusiasmanti, danno nuvoloso, speriamo bene.
Secondo giorno - 27/04/2018
Rifugio Vittorio Emanuele II - Gran Paradiso - Pont
Ci svegliamo, il tempo sembra tenere ma si sente un fastidioso vento.
La colazione è così così.
Ci prepariamo ed usciamo, c'è un vento di media intensità, fa freddino, c'è luce a sufficienza.
Infiliamo gli sci e partiamo, il cielo è leggermente velato.
La strada è indicata da frequenti bandierine rosse.
La neve ha rigelato, non c'è traccia evidente.
raggiungiamo in breve la morena.
Continuo ad avere il fiatone, ma la gamba è buona.
finita la morena c'è il primo strappo.
La neve è dura, si sale zigzagando, ma si scivola lo stesso, i rampant sono d'obbligo.
I miei non entrano , dobbiamo forzare le linguette ma non si muovono bene, e infatti non sembrano mordere.
Scivolando un po' superiamo il primo strappo.
Dopo poco inizia il secondo strappo peggiore del primo. Tanto per cambiare.
Faticosamente si sale anche questa.
Saliamo, saliamo e compare la vetta sullo sfondo. Dai che ce la facciamo.
Arriviamo al punto dove la normale incontra il ghiacciaio di Laveciau, di solito c'è la terminale aperta, invece e tutto in ordine, solo un tratto gobboso con ghiaccio affiorante, che noi superiamo a mezza costa sulla sinistra.
Ci aspetta la Schiena d'Asino, il tratto più ripido, ed infatti lo è.
Il tratto è molto ripido, la traccia è labile, il fondo irregolare scivolo spesso e qui è parecchio rischioso.
Si sale a tornanti ci sono anche dei brevi tratti di ghiaccio vivo, comunque nessun crepaccio, i miei rampant non rampano una mazza. Ma siamo quasi all'uscita.
Qui il fattaccio scivolo più volte e perdo un bastoncino che scivola a valle, decido di lasciarlo lì, lo recupereremo al ritorno forse.
Continuo a scivolare rischio di andare a valle anch'io, perdo uno sci, manca un tornate all'uscita.
Una guida mi consiglia di mettere i ramponi, tolgo gli sci e valuto il da farsi.
Con un po' di incoscienza , visto che manca solo un tornante decido di rimettermi gli sci.
Un paio di scivolate e sono fuori, la cima è vicina.
Non ne ho proprio più , mi manca il fiato, sarà la quota?
Ma manca poco, ogni tre passi mi fermo, ma sono vicino al parcheggio degli sci.
Moolto faticosamente lo raggiungo, ci siamo, la vetta e lì, la terminale è chiusa.
Togliamo gli sci, inforchiamo i ramponi, ci leghiamo in cordata con la ferraglia all'imbrago e si parte.
Si sprofonda un po', ma raggiungiamo facilmente il tratto roccioso.
Un po' di misto e arriviamo alla mitica cengetta, c'è un po' di traffico, aspettiamo il passaggio di alcune cordate e finalmente passiamo anche noi, ormai ci siamo.
Eccoci alla madonnina più famosa per gli alpinisti.
Ce l'abbiamo fatta nonostante tutto, mitici.
Ci godiamo un attimo il panorama.
Scendiamo rapidamente, ormai è tardi ci abbiamo messo 5 ore ad arrivare in cima, e ci aspetta una lunga discesa.
La discesa
Togliamo tutto e calziamo gli sci, si parte.
La neve non ha mollato come speravamo è dura ed il fondo è irregolare.
Si fa una fatica assurda, arriviamo in breve alla schiena d'asino, qui è veramente dura e poi ho un solo bastoncino.
Il recupero del bastoncino ci obbliga a scendere per la zona più brutta.
Però recuperiamo il bastoncino e usciamo dalla schiena d'asino.
Ci aspetta un tratto più facile e giungiamo al bivacco di emergenza.
Qui inizia il tratto più duro, un altro tratto ripido su neve durissima e irregolare, lo affrontiamo facendo lunghissimi traversi dove giriamo con molta fatica.
Alla fine superiamo anche questa questa.
Arrivati alla morena, miracolo, la neve ha mollato, si scia su fantastica neve primaverile, una goduria, in un attimo raggiungiamo il rifugio.
Ci abbiamo messo due ore ad arrivare fino qua.
Al rifugio, birra e un piatto di pasta e poi si riparte.
Il primo tratto è sciabile, ma poi la neve diventa troppo molle e il fondo gobboso.
Si arriva allo scivolo dell'infamia, ad ogni curva mi impantano, cado più volte e rischio il ginocchio.
A malincuore lascio gli sci e scendo a piedi, si affonda fino ai fianchi un vero supplizio.
Arriviamo al bosco, provo a rimettermi gli sci, ma alla prima curva devo desistere e togliermeli di nuovo.
Gli ultimi 150 metri di affondamento e raggiungiamo la pista di fondo, qui sfrutto una collinetta, rimetto gli sci e sfruttando l'abbrivio, con un paio di risalite, raggiungo la macchina.
Siamo stremati, ma oltre ogni pronostico ce l'abbiamo fatta.
Che dire, gita grandiosa, probabilmente al di là delle nostre possibilità, ma intanto ce la siamo messa nel sacco.
Torniamo con tanta soddisfazione e un bel po' di esperienza in più.
Un grazie a @ghemon per aver condiviso questa avventura con me.