Alpinismo Gran Paradiso (m. 4061)

Parchi della Valle d'Aosta
  1. Parco Nazionale Gran Paradiso
Dati

Data: 19.06.2015
Regione e provincia: Valdaosta, AO
Località di partenza: Rifugio Vittorio Emanuele 2745 m.
Località di arrivo: Gran Paradiso 4061 m.
Tempo di percorrenza: 4h20'
Grado di difficoltà: F+
Descrizione delle difficoltà: progressione su ghiacciaio
Dislivello in salita: 1316 m.

Descrizione

Bellissima ascensione anche se in condizioni "non facili".
Come al solito il report su: http://verticalrock.blogspot.it/2015/06/gran-paradiso-m-4061.html
Ciao e alla prossima scalata
 
nella dotazione di ogni avventuroso che si rispetti non dovrebbero mai mancare un paio di cerotti compeed :lol:
peccato forse per il meteo, ok che con la nebbia sembra tutto fatato ma che diamine, almeno vedere un panorama o due non sarebbe una brutta cosa!
e comunque complimenti, pochi salirebbero con vesciche e nebbia a 4000m
 
Ma io il compeed l'ho messo. È che al rientro, quando ho tolto i calzini, si erano incollati e mi hanno strappato via la pelle dal tallone...
 
Bel racconto suggestivo e complimenti per la tenacia e le condizioni affrontate !
Peccato non aver potuto sfruttare a pieno il viaggio visto che venite da parecchio lontano ... meritavate di più vista la vostra passione e preparazione.

Mi ritengo fortunato a decidere di salire in certi ambienti anche all'ultimo minuto, essendo a pochi km da Ivrea, entrambe le volte trovai un cielo terso dall'inizio alla fine tanto da dovermi fasciare la testa con le magliette come i beduini del deserto per non scottarmi.

Ieri ero su di un facile tremila intorno al Rosa ed ho appreso notizie sui ghiacciai :
Gli impianti hanno aperto da 2 giorni. Crepacci chiusi, neve ottima e abbondante ma moltissime cordate hanno dovuto rinunciare all'ascensione anche a cime facili come la Vincent o il Balmenhorn per via del forte vento in quota.

g
 
Già, fare ogni volta tutti questi km è faticoso e costoso. Però, anche se non sono riuscito a completare il programma, sono contento perché le alpi sono posti stupendi. Abitare a Ivrea è in effetti un bel vantaggio
 
bravissimi!! io guarderei il bicchiere mezzo pieno, ossia vi siete fatti un 4000 con quelle condizioni meteo e con il disagio al piede, roba di cui andare fieri!
Certo, dopo essersi fatti tutti quei km sarebbe auspicabile un buon meteo, ma il meteo non ce lo scegliamo in montagna e con la nebbia in vetta ci arrivano solo quelli con le palle. :si:
 
Uso questo thread per non aprirne un altro... qualche foto della mia gita sul Grampa di luglio scorso... sfortunatamente non abbiamo potuto salire sulla madonnina per via delle condizioni meteo tremende... io, comunque, lo considero salito :D

Partenza da Pont con un tempo niente più che discreto:
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Salita veloce:
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Pernotto al VE2:
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Notte di tregenda con pioggia, lampi, tuoni e perfino un terremoto.
Sveglia alle 3 sotto pioggia battente. Decidiamo di aspettare che spiova e così si fanno le 4.30. Sbagliamo strada sulla morena così perdiamo altri 20 minuti e siamo all'attacco del ghiacciaio alle 6.30
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Più si sale, più le condizioni peggiorano:
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Ero un pochino stanco, mi sa.
Questo è il punto massimo a cui arriviamo:
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Discesa sotto nevicata orizzontale:
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Metto la descrizione della gita con @kima e @Gaijin qua per non aprire una nuova discussione.

Dati


Data: 11/09/2016
Regione e provincia: Valle d’Aosta
Località di partenza: Pont Valsavarenche (1.960 m)
Località di arrivo: Pont Valsavarenche
Tempo di percorrenza: 6,5 h + 4 h
Grado di difficoltà: PD (nuovo percorso)
Descrizione delle difficoltà: ghiacciaio, crepacci, seracchi
Periodo consigliato: primavera, estate
Segnaletica: ometti
Dislivello in salita: 2.100
Dislivello in discesa: 2.100
Quota massima: 4.020 (non abbiamo raggiunto la cima :cry:)
Accesso stradale: da Aosta prendere la strada fino a Pont, lasciare la macchina al parcheggio al fondo della strada

Descrizione

Ecco il nostro assalto al Gran Paradiso, molto più tribolato del previsto.

Per evitarci la levataccia partiamo da Torino dopo cena e giunti al parcheggio di Pont, bivacchiamo da perfetti merenderos :cool: nel prato davanti al parcheggio: in breve montiamo le nostre tre tende (praticamente senza picchettarle) :ph34r: e approfittiamo dell’ottimo bagno pubblico lì presente.
Il sonno è disturbato dalla luce dei lampioni e dall’infernale irrigatore :-x che bagnerà i prati per tutta la notte senza pietà. C’era anche qualcuno che dormiva in macchina.

Dormo nella lightent del Gaijin :si:, sopra un materassino (tappetino) da palestra e il sacco pelo del Deca mai usato prima, sono in bermuda e maglietta di cotone; nella tenda entra un po’ d’aria ma non sento freddo e in qualche modo riesco a dormire un pochino.

Alle 4:30 sveglia :zzz:, ci tiriamo su e disfiamo le tende, e intanto grazie al mio nuovo fornellino cinese in titanio ultraleggero, nonostante avessi dimenticato l’accendino, grazie kima, riusciamo a prepararci un caffè, io esagero e mi faccio caffellatte con cereali. Finita la colazione e rifatti i bagagli siamo pronti per partire, sono le 5:30 è buio e siamo sotto un fantastico cielo stellato. :roll:

Alla luce delle frontali partiamo, il sentiero all’inizio è una comoda sterrata, poi diventa un sentiero autostradale, lastricato in alcuni tratti che sale a tornanti, con un sacco di tracce per tagliare che useremo in discesa. All’inizio si passa nel bosco, poi si esce all'aperto, inizia a fare chiaro.
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Dopo circa due ore di comodo sentiero raggiungiamo il rifugio Vittorio Emanuele II (2.735 m)
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Dal rifugio ci godiamo le montagne nei dintorni.
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Facciamo una pausa dentro al rifugio, c’è ancora parecchia gente, soprattutto stranieri, ma non saliranno al Grampa. Qui troviamo una foto con l’indicazione dei due percorsi vecchio e nuovo, dove sul vecchio ci sono una serie di no e sul nuovo una serie di yes, decidiamo quindi di fare il nuovo.
Dopo il rifugio si passa per una pietraia e si guada molto agevolmente il torrente e si sale sulla sponda sinistra (con faccia a monte) della morena la traccia è evidente e ci sono parecchi ometti, fa’ freschino e il sole non è ancora spuntato.
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Risalita la sponda della morena si raggiunge una pietraia, prima c’è un breve tratto con alcuni passi di arrampicata, sicuramente aggirabili, ma il kima ha visto una placchetta di III- e non ha saputo resistere. Il percorso è segnato da ometti ma ci sono più tracce presenti, non ci si perde ma c’è un po’ di confusione. Qui il kima si riscalda al sole.
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La pietraia è instabile si muove tutto, ma a parte un minimo di attenzione, non ci sono difficoltà. E sullo sfondo esce il Grampa.
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Arrivati al ghiacciaio Laveciau incontriamo un francese che scende con il figlio, che non ci da’ notizie incoraggianti, lui scendeva dalla ferrata, ma ci consiglia di passare dal ghiacciaio.
Il ghiacciaio è veramente in pessime condizioni.
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Si vede la traccia attraversare poco rassicuranti crepacci. Dopo un attimo di titubanza decidiamo di passare dal ghiacciaio, poi in discesa valuteremo se passare dalla ferrata o di nuovo dal ghiacciaio. Siamo a circa 3.300 metri e ci armiamo di coraggio, e indossati i ramponi e legati in cordata partiamo. Ci sono ampi crepacci e qualche seracco, alcuni dei quali vengono attraversati su ponti di neve non sempre rassicuranti, questo è decisamente il ghiacciaio più brutto e rischioso che ho affrontato fino adesso e credo che lo rimarrà per lungo tempo.
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La salita del ghiacciaio Laveciau è lunga, difficoltosa e travagliata,
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ma finalmente raggiungiamo la “Schiena d’Asino”, dopo aver superato la terminale.
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Qui ci ricongiungiamo con il percorso vecchio, siamo davanti alla becca di Moncorvé, il tempo purtroppo si è guastato dall’altra vallata sono salite un sacco di nuvole.
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Qui c’è un tratto di piano in curva (siamo intorno a 3.700 metri) e poi si riprende a salire, anche qui il ghiacciaio è così così, ghiaccio vivo a tratti e qualche piccolo crepaccio, superato questo tratto ci dirigiamo finalmente verso la nostra punta.
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Qui ci attende un’amara sorpresa la terminale è aperta e non ci sono ponti di neve agibili per l’attraversamento, il ghiaccio è abbastanza vivo, ci sarebbero due punti utili per attraversare, ma in entrambi i casi la difficoltà è tutt’altro che semplice. Io vorrei rischiare ma i miei compagni di cordata non se la sentono, quindi decidiamo a malincuore di desistere, siamo a circa 4.020 metri la madonnina è poco distante, ma niente sarà per un’altra volta, un gruppo di polacchi passa, ma ci sono da fare qualche metro di arrampicata su ghiaccio quasi verticale non proteggibile per il primo.
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Facciamo una pausa pranzo, qualche foto, e poi prendiamo la via del ritorno.
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Il kima si gode la sua prima volta sopra 4.000 metri
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La neve tiene nonostante il caldo e anche al ritorno passiamo per il ghiacciaio del Laveciau, in discesa è più scorrevole, ma rimangono sempre 4 o 5 punti dove preferiresti non passare, qui capisci veramente cosa vuol dire crepaccio e la profondità che possono raggiungere.
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Passato il ghiacciaio, raggiungiamo rapidamente il rifugio, con un minimo di attenzione solo nel tratto dove c’era qualche passo di arrampicata.

Al rifugio altra pausa da merenderos, hanno solo birra Moretti, va bene così, qui è pieno di gente quasi tutti stranieri.

Dopo il rifugio si scende rapidamente sfruttando le scorciatoie e si raggiunge il parcheggio di Pont.

Che dire dalle relazioni pensavo a una salita meno difficoltosa, il ghiacciaio di Laveciau è veramente una brutta bestia, peccato per la terminale, ma non si può sempre arrivare in vetta, ogni tanto bisogna avere il coraggio di rinunciare.

La buona notizia è che ho la scusa per tornare, ma sicuramente prima e con condizioni migliori.
 
Fatta nelle condizioni migliori ad inizio stagione, quasi si sente la mancanza delle ciaspole ... e dei creapacci nemmeno l'ombra. La fatica è meno della metà , tanto che giunti a valle dopo la cima si cerca una falasietta da fare qualche tiro per riempire la giornata ... ;)

In certi anni quelli dei rifugi mettevano una scala a pioli per attraversare la terminale, mi fa strano che ora non ci sia ... comunque a vedere le persone oltre la crepacciata non doveva essere difficilissimo, forse bastava fare una sicura con la picca dei secondi al primo ... se le picche si potevan piantare ...

Tornare un anno dopo con il percorso già in mente sarà uno scherzo metterla in tasca !
 
Ultima modifica:
metto anche io un piccolo contributo. un grazie ai miei complici che sono riusciti a trascinarmi a 4000 metri, bello ma sinceramente mi aspettavo una cosa completamente differente, più rilassante diciamo :mumble: ; e invece si è trasformata in un'avventura bella e buona, camminare di fianco (e sopra) a questi giganteschi buchi è un'esperienza che sicuramente riempie ed emoziona.

non ci siamo inventati alcun percorso, davanti a noi erano passate numerose altre cordate dato che la via è quella, abbiamo fatto un'unica variazione attorno ad un crepo perchè l'attraversamento era un pò troppo scabroso. neve che per fortuna ha tenuto bene, faceva freddo e le nuvole hanno coperto evitando la classica polenta.

propongo anche io per il prossimo anno una bella rimpatriata lassù, con le condizioni ottimali credo sia proprio bello :)



finita la lunga pietraia ecco il ghiacciaio del Laveciau, a settembre è un prevedibile strazio
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coltelli di ghiaccio, cadere dentro un crepaccio non significa soltanto fare un volo ma anche rischiare di infilarsi addosso quelle guglie ghiacciate :help:
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la terminale aperta sotto la vetta, qui ci siamo fermati e buonanotte
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il @Phantom sconsolato (complimenti per la foto mia che hai postato intanto che mangio la cioccolata :-x)
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un selfie obbligatorio
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al ritorno incombono i nuvoloni, forse avremmo potuto tentare anche la cima ma le condizioni meteo sono incominciate a peggiorare un pò troppo
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il macello in discesa, ovunque c'erano pozzi e baratri aperti
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@Gaijin che fotografa il buco, @Phantom che fotografa il @Gaijin, io che immortalo entrambi
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sulla dorsale
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vicino alla schiena d'asino
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la terminale del ghiacciaio del Laveciau
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impressionante
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occorre passare la in mezzo
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uno dei ponti attraversati
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e il meritato sospiro di sollievo dopo averlo attraversato :lol:
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altro ponte, spaventoso ma anche stupendo osservare l'interno di questi giganti (il ponte era bello spesso comunque)
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sulla via del ritorno, si nota sullo sfondo la cresta rocciosa con la ferrata
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ci si potrebbe comodamente abitare la dentro, anche su più piani
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si passa uno alla volta
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che macello! :woot:
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finito il tutto si torna verso il rifugio, è ancora lunga!
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bella e particolare esperienza, sicuramente emozionante, magari da non ripetere :biggrin:
 
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