Questa è stata una bellissima esperienza in una delle più affascinanti cime del gruppo Ortles-Cevedale!!! Si tratta di una splendida piramide rocciosa della Valtellina. La sua forma la rende una montagna esteticamente appetibile e alpinisticamente interessante. La sua via normale è però tutt’altro che banale e seppure non oppone difficoltà particolari non va sottovalutata!
Dati
Data: 25-26 giugno 2021
Regione e provincia: Val Furva (SO) - Lombardia
Località di partenza: Rif. Pizzini
Grado di difficoltà: PD+
Descrizione delle difficoltà: pendenze su ghiaccio di 50-55° e cresta finale esposta da entrambi i lati.
Periodo consigliato: inizio estate
Dislivello in salita: +1700m (550 dal Rif. Forni al Pizzini e 1150m dal Pizzini alla cima).
Quota massima: 3857m
Descrizione
Da Santa Caterina di Valfurva si prende una comoda strada che porta al parcheggio del Rifugio Forni. Carico come un ciuccio raggiungo il pianoro dove si trova il Rif. Pizzini, e mi piazzo con la tenda non lontano da esso, accanto ad un altro paio di tende… sembra un mini “base camp”!
Il mattino successivo, quando è ancora buio, si parte per un sentiero pietroso indicato da vari grossi ometti che si fa strada verso Nord, in un ambiente quasi lunare di morene e di massi detritici, torrentelli. Si arriva così alla Vedretta di Cedec, detta anche Vedretta del Gran Zebrù. La si attraversa spostandosi gradatamente a destra sino a raggiungere la base di un evidente scivolo nevoso piuttosto ripido. Lo si risale circa nel centro facendo molta attenzione (in estate inoltrata, in caso di poca neve, è facilissimo muovere pietre). Il famoso Col di bottiglia abbastanza ripido e da percorrere con cautela (soprattutto pensando alla discesa).
Dopo circa 200 metri si esce d’improvviso all’aperto in prossimità della “Spalla”. Quindi si piega a sinistra e si comincia la risalita del pendio sommitale. Il panorama ai miei piedi allarga sempre di più… ghiacciai immensi, guglie di roccia, montagne a perdita d’occhio, verdi vallate. Si arriva così alla piccola cresta finale che conduce alla grande croce che troneggia sulla cima.
Dalla cima sembra di poter toccare la mole dell’Ortles, la più alta montagna del massiccio, dall’altra parte la doppia vetta del Monte Cevedale (con la gemella Zufallspitze) rende ancora più affascinante il paesaggio.
Si torna lungo il medesimo itinerario di salita, facendo molta attenzione nei punti ripidi del canalone!
Dati
Data: 25-26 giugno 2021
Regione e provincia: Val Furva (SO) - Lombardia
Località di partenza: Rif. Pizzini
Grado di difficoltà: PD+
Descrizione delle difficoltà: pendenze su ghiaccio di 50-55° e cresta finale esposta da entrambi i lati.
Periodo consigliato: inizio estate
Dislivello in salita: +1700m (550 dal Rif. Forni al Pizzini e 1150m dal Pizzini alla cima).
Quota massima: 3857m
Descrizione
Da Santa Caterina di Valfurva si prende una comoda strada che porta al parcheggio del Rifugio Forni. Carico come un ciuccio raggiungo il pianoro dove si trova il Rif. Pizzini, e mi piazzo con la tenda non lontano da esso, accanto ad un altro paio di tende… sembra un mini “base camp”!
Il mattino successivo, quando è ancora buio, si parte per un sentiero pietroso indicato da vari grossi ometti che si fa strada verso Nord, in un ambiente quasi lunare di morene e di massi detritici, torrentelli. Si arriva così alla Vedretta di Cedec, detta anche Vedretta del Gran Zebrù. La si attraversa spostandosi gradatamente a destra sino a raggiungere la base di un evidente scivolo nevoso piuttosto ripido. Lo si risale circa nel centro facendo molta attenzione (in estate inoltrata, in caso di poca neve, è facilissimo muovere pietre). Il famoso Col di bottiglia abbastanza ripido e da percorrere con cautela (soprattutto pensando alla discesa).
Dopo circa 200 metri si esce d’improvviso all’aperto in prossimità della “Spalla”. Quindi si piega a sinistra e si comincia la risalita del pendio sommitale. Il panorama ai miei piedi allarga sempre di più… ghiacciai immensi, guglie di roccia, montagne a perdita d’occhio, verdi vallate. Si arriva così alla piccola cresta finale che conduce alla grande croce che troneggia sulla cima.
Si torna lungo il medesimo itinerario di salita, facendo molta attenzione nei punti ripidi del canalone!
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