Dati
Data: 6 settembre 2014
Regione e provincia: Lombardia, Lecco
Località di partenza: Piani Resinelli, rif. Carlo Porta
Località di arrivo: Piani Resinelli, Forno
Tempo di percorrenza: 7/8 ore
Grado di difficoltà: EEA per la salita, E/EE per la discesa
Descrizione delle difficoltà:
Periodo consigliato: Data l'esposizione, fine estate/autunno
Segnaletica: Bianco-rosso in salita, bolli gialli per la discesa
Dislivello in salita: 700 metri
Dislivello in discesa: (idem)
Quota massima: 2177
Accesso stradale: Da Lecco, seguire le indicazioni per valsassina/ballabio, alla prima rotonda dopo il lungo tunnel seguire per Piani Resinelli, dopo una serie di tornanti (una decina) la strada arriverà al parcheggio appena sotto il Forno dei Piani Resinelli (Bar, panetteria).
Descrizione
Dopo un'estate che ha duramente colpito la mia voglia di andare in montagna, finalmente un finesettimana di tempo accettabile e dei compagni di escursione disponibili!
Partiamo alle otto da Milano, siamo io (Daniele), Francesco e Pietro, ex compagni di liceo, tutti con alle spalle (chi più chi meno) qualche esperienza di montagna che va al di là del semplice sentierino. Il viaggio fila tranquillo e alle nove e tre quarti siamo fuori dal rifugio Porta, pronti per partire. L'obiettivo è salire in vetta alla Grignetta, per la cresta Sinigallia, concatenare col Grignone facendo la traversata alta, e tornare al Porta per la traversata bassa. Un po' lunga, ma fattibile.
Dopo pochi minuti di camminata nel bosco, tentatore compare il cartello che indica la deviazione per il Canalone Porta. Difficoltà EEA, tempo di percorrenza 2.30 h... lo stesso del sentiero 1 per la Cresta Sinigallia. Iniziano subito le discussioni. “EEA... sarà attrezzato” “abbiamo imbrago e kit...” “io ho un pezzo di corda...” Beh, andiamo a vedere!
Incominciamo quindi ad inoltrarci nel canalone, che nel primo tratto non presenta difficoltà particolari, si balza di sasso in sasso finchè le dimensioni degli stessi lo consentono, poi iniziamo ad arrampicarci su massi sempre più grossi. Guadagnamo rapidamente metri, e una relazione guardata al volo su internet ci rassicura: passaggi di II al massimo, con anelli di calata nei punti peggiori. Perfetto, ce la sentiamo, proseguiamo. Rapidamente il canalone si restringe, e il fondo si fa più ripido. Appoggiandoci ogni tanto, e arrampicando un poco, proseguiamo tra guglie e crestine che ci sovrastano, finchè i segnavia un po' stinti piegano decisamente a destra. Ci imbraghiamo, e prepariamo corda e moschettoni. Da qui in avanti, io e Francesco ci alterneremo alla guida, superando slegati i passaggi più ostici per poi fare sicura a Pietro, il più inesperto del gruppo;
la roccia è molto buona, con tacchette, svasi e maniglie, e non presenta particolari difficoltà. Alcuni passaggi sono un po' esposti tuttavia, e una caduta potrebbe non essere molto salutare. C'è comunque un po' di sfasciume, specialmente nei passaggi meno ripidi, bisogna stare attenti a non scalciare pietre addosso all'ultimo.
Saliamo agilmente tra massi, placche e una crestina affilata molto bella. Il canalone a quest'ora è in pieno sole, e il caldo e la fatica iniziano a farsi sentire. Un ultimo passaggio per una scalaetta naturale, e incrociamo il sentiero che collega cresta Cermenati alla cresta Sinigaglia. Ci consultiamo, e decidiamo comunque di proseguire per il canalone. La difficoltà non aumenta, ci si inerpica rapidi sempre più in alto. Superato un sigaro di roccia con una croce arancione in cima, i segnavia piegano secchi verso sinistra, uscendo dal canalone. Ci si trova a camminare su una cresta esposta a sinistra, sempre prestando attenzione al fondo, non ottimo, del sentiero, fino a ricongiungersi al sentiero normale sulla cresta, all'altezza del canalino Federazione. La vetta è ormai vicinissima, rimane solo l'ultimo tratto, attrezzato con catene. Dopo il canalone, la difficoltà ci pare irrisoria, ma “la prudenza non è mai troppa”, e allora fanno la loro comparsa i kit da ferrata. Ore 12 circa, siamo in vetta. Foto di rito, due fette di salame. Stiamo messi maluccio con l'acqua, ma decidiamo di avviarci comunque per la traversata alta.
Ma l'imprevisto è sempre in agguato. Faccio due passi sul sentiero, e scivolo, picchiando il ginocchio destro, già dolorante di per sé, su uno spigolo di un sasso. Dolore allucinante, che in breve tempo si estende a tutta la gamba. Ho battuto con chirurgica precisione il tendine rotuleo, che mi si infiamma anche solo facendo le scale. Vi lascio immaginare...
Ma non abbiamo alternative, e so che sarebbe peggio fermarsi e lasciar “raffreddare” tendine e botta. Quindi, appena il dolore inizia a scemare, ci avviamo, scendendo per il canalino federazione. Tecnicamente la difficoltà è irrisoria, ma scendo attaccato alle catene, non fidandomi a disarrampicare nelle mie condizioni.
Giungiamo alla base del canalino. Fra si lancia giù per il ghiaione, io e Pietro preferiamo seguire il sentiero segnato. Fuori i bastoncini, denti stretti, e scendiamo. Superiamo il bivio che a sinistra porterebbe al Rosalba, puntando a destra, verso la base del ghiaione. Qui, sotto un masso, tumulo i 30 dreadlocks che ho tagliato pochi giorni prima. È un bel posto, e farò impazzire qualche archeologo tra duecento anni.
Ci avviamo lungo il sentiero tra arbusti e basse conifere che mi azzarderei a catalogare come pino mugo. Ormai, col mio infortunio, ho deciso di rinunciare alla Guerriera, e di accontentarmi della Sentinella. Il tempo, bellissimo fino a poco prima, sta anche iniziando a peggiorare. Ci consultiamo, e decidiamo di tornare un'altra volta. Il grignone aspetterà. All'altezza della Bocchetta di Val Mala incappiamo in un'indicazione per il rifugio Tedeschi – Piani Resinelli, e la seguiamo puntando decisamente a destra. Seguiamo una traccia più da capre che da persone, segnata a bolli di vernice gialla. Il sentiero scende molto ripido ed è spesso invaso dai pini, oltre ad essere molto stretto, e ci mette a dura prova.
Non lo consigliamo per niente, anche se a quanto pare potrebbe essere l'unico modo di abbandonare velocemente la traversata alta.
La traccia piega con decisione a sud, allontanandosi quindi dal rifugio tedeschi, ma dirigendosi con decisione verso i Resinelli. Perdiamo quota rapidamente ma faticosamente, fino ad arrivare ad un ghiaione o ad una frana, insidioso ma attrezzato con cavo e catena. Dopo tre ore abbondanti – sono oramai le quattro - giungiamo alla civiltà, sotto forma di una stalla con annesso spaccio di formaggi, dove riusciamo finalmente a riempire le borracce, ormai vuote. Facciamo pochi metri e ci fermiamo finalmente a pranzare (ore 16.30).
Rifocillati, optiamo per seguire la strada bianca che in un tre quarti d'ora ci porta al parcheggio sotto il Forno, dove avevamo lasciato la macchina.
Mi scuso per la lunga descrizione priva di foto, verranno caricate appena me le passano
Data: 6 settembre 2014
Regione e provincia: Lombardia, Lecco
Località di partenza: Piani Resinelli, rif. Carlo Porta
Località di arrivo: Piani Resinelli, Forno
Tempo di percorrenza: 7/8 ore
Grado di difficoltà: EEA per la salita, E/EE per la discesa
Descrizione delle difficoltà:
Periodo consigliato: Data l'esposizione, fine estate/autunno
Segnaletica: Bianco-rosso in salita, bolli gialli per la discesa
Dislivello in salita: 700 metri
Dislivello in discesa: (idem)
Quota massima: 2177
Accesso stradale: Da Lecco, seguire le indicazioni per valsassina/ballabio, alla prima rotonda dopo il lungo tunnel seguire per Piani Resinelli, dopo una serie di tornanti (una decina) la strada arriverà al parcheggio appena sotto il Forno dei Piani Resinelli (Bar, panetteria).
Descrizione
Dopo un'estate che ha duramente colpito la mia voglia di andare in montagna, finalmente un finesettimana di tempo accettabile e dei compagni di escursione disponibili!
Partiamo alle otto da Milano, siamo io (Daniele), Francesco e Pietro, ex compagni di liceo, tutti con alle spalle (chi più chi meno) qualche esperienza di montagna che va al di là del semplice sentierino. Il viaggio fila tranquillo e alle nove e tre quarti siamo fuori dal rifugio Porta, pronti per partire. L'obiettivo è salire in vetta alla Grignetta, per la cresta Sinigallia, concatenare col Grignone facendo la traversata alta, e tornare al Porta per la traversata bassa. Un po' lunga, ma fattibile.
Dopo pochi minuti di camminata nel bosco, tentatore compare il cartello che indica la deviazione per il Canalone Porta. Difficoltà EEA, tempo di percorrenza 2.30 h... lo stesso del sentiero 1 per la Cresta Sinigallia. Iniziano subito le discussioni. “EEA... sarà attrezzato” “abbiamo imbrago e kit...” “io ho un pezzo di corda...” Beh, andiamo a vedere!
Incominciamo quindi ad inoltrarci nel canalone, che nel primo tratto non presenta difficoltà particolari, si balza di sasso in sasso finchè le dimensioni degli stessi lo consentono, poi iniziamo ad arrampicarci su massi sempre più grossi. Guadagnamo rapidamente metri, e una relazione guardata al volo su internet ci rassicura: passaggi di II al massimo, con anelli di calata nei punti peggiori. Perfetto, ce la sentiamo, proseguiamo. Rapidamente il canalone si restringe, e il fondo si fa più ripido. Appoggiandoci ogni tanto, e arrampicando un poco, proseguiamo tra guglie e crestine che ci sovrastano, finchè i segnavia un po' stinti piegano decisamente a destra. Ci imbraghiamo, e prepariamo corda e moschettoni. Da qui in avanti, io e Francesco ci alterneremo alla guida, superando slegati i passaggi più ostici per poi fare sicura a Pietro, il più inesperto del gruppo;
la roccia è molto buona, con tacchette, svasi e maniglie, e non presenta particolari difficoltà. Alcuni passaggi sono un po' esposti tuttavia, e una caduta potrebbe non essere molto salutare. C'è comunque un po' di sfasciume, specialmente nei passaggi meno ripidi, bisogna stare attenti a non scalciare pietre addosso all'ultimo.
Saliamo agilmente tra massi, placche e una crestina affilata molto bella. Il canalone a quest'ora è in pieno sole, e il caldo e la fatica iniziano a farsi sentire. Un ultimo passaggio per una scalaetta naturale, e incrociamo il sentiero che collega cresta Cermenati alla cresta Sinigaglia. Ci consultiamo, e decidiamo comunque di proseguire per il canalone. La difficoltà non aumenta, ci si inerpica rapidi sempre più in alto. Superato un sigaro di roccia con una croce arancione in cima, i segnavia piegano secchi verso sinistra, uscendo dal canalone. Ci si trova a camminare su una cresta esposta a sinistra, sempre prestando attenzione al fondo, non ottimo, del sentiero, fino a ricongiungersi al sentiero normale sulla cresta, all'altezza del canalino Federazione. La vetta è ormai vicinissima, rimane solo l'ultimo tratto, attrezzato con catene. Dopo il canalone, la difficoltà ci pare irrisoria, ma “la prudenza non è mai troppa”, e allora fanno la loro comparsa i kit da ferrata. Ore 12 circa, siamo in vetta. Foto di rito, due fette di salame. Stiamo messi maluccio con l'acqua, ma decidiamo di avviarci comunque per la traversata alta.
Ma l'imprevisto è sempre in agguato. Faccio due passi sul sentiero, e scivolo, picchiando il ginocchio destro, già dolorante di per sé, su uno spigolo di un sasso. Dolore allucinante, che in breve tempo si estende a tutta la gamba. Ho battuto con chirurgica precisione il tendine rotuleo, che mi si infiamma anche solo facendo le scale. Vi lascio immaginare...
Ma non abbiamo alternative, e so che sarebbe peggio fermarsi e lasciar “raffreddare” tendine e botta. Quindi, appena il dolore inizia a scemare, ci avviamo, scendendo per il canalino federazione. Tecnicamente la difficoltà è irrisoria, ma scendo attaccato alle catene, non fidandomi a disarrampicare nelle mie condizioni.
Giungiamo alla base del canalino. Fra si lancia giù per il ghiaione, io e Pietro preferiamo seguire il sentiero segnato. Fuori i bastoncini, denti stretti, e scendiamo. Superiamo il bivio che a sinistra porterebbe al Rosalba, puntando a destra, verso la base del ghiaione. Qui, sotto un masso, tumulo i 30 dreadlocks che ho tagliato pochi giorni prima. È un bel posto, e farò impazzire qualche archeologo tra duecento anni.
Ci avviamo lungo il sentiero tra arbusti e basse conifere che mi azzarderei a catalogare come pino mugo. Ormai, col mio infortunio, ho deciso di rinunciare alla Guerriera, e di accontentarmi della Sentinella. Il tempo, bellissimo fino a poco prima, sta anche iniziando a peggiorare. Ci consultiamo, e decidiamo di tornare un'altra volta. Il grignone aspetterà. All'altezza della Bocchetta di Val Mala incappiamo in un'indicazione per il rifugio Tedeschi – Piani Resinelli, e la seguiamo puntando decisamente a destra. Seguiamo una traccia più da capre che da persone, segnata a bolli di vernice gialla. Il sentiero scende molto ripido ed è spesso invaso dai pini, oltre ad essere molto stretto, e ci mette a dura prova.
Non lo consigliamo per niente, anche se a quanto pare potrebbe essere l'unico modo di abbandonare velocemente la traversata alta.
La traccia piega con decisione a sud, allontanandosi quindi dal rifugio tedeschi, ma dirigendosi con decisione verso i Resinelli. Perdiamo quota rapidamente ma faticosamente, fino ad arrivare ad un ghiaione o ad una frana, insidioso ma attrezzato con cavo e catena. Dopo tre ore abbondanti – sono oramai le quattro - giungiamo alla civiltà, sotto forma di una stalla con annesso spaccio di formaggi, dove riusciamo finalmente a riempire le borracce, ormai vuote. Facciamo pochi metri e ci fermiamo finalmente a pranzare (ore 16.30).
Rifocillati, optiamo per seguire la strada bianca che in un tre quarti d'ora ci porta al parcheggio sotto il Forno, dove avevamo lasciato la macchina.
Mi scuso per la lunga descrizione priva di foto, verranno caricate appena me le passano
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