Groenlandia 1996
Già sei anni prima, durante l’avventura islandese, avevamo accarezzato l’idea di raggiungere la Groenlandia. Ma figuriamoci… già non mangiavano: come potevamo pensare di pagarci il trasporto?!
Nel 1996 il sogno si concretizza con il viaggio più duro che abbia mai fatto. Praticamente un mese di campeggio libero fra ghiaccio e tundra. Appena otto notti in un letto, le altre dentro una tenda che sotto il sole di mezzanotte diventava calda e luminosa rendendo arduo dormire.
Per tacere del lavarsi: sei docce in tutto; per il resto neve a acque del disgelo. Tant’è che al ritorno in aereo ci spostarono in fondo, ufficialmente per equilibrare il velivolo... su un 767!
E che dire delle escursioni. Una giornata di cammino nel deserto groenlandese è una fatica al limite dell’immaginabile, ma altrettanto memorabile. Rapide e impetuose discendono ovunque le fredde acque del disgelo, obbligando a lunghi ed estenuanti percorsi di aggiramento, ma molto più spesso a incerti guadi a piedi nudi. Sugli altopiani più elevati, enormi distese di neve resistono a lungo al sole implacabile e attraversarle vuol dire sprofondare continuamente nella neve fradicia. Sul terreno sgombro si marcia saltando da un cuscino di muschio all’altro sino a che, sbagliando la mira, ci si ritrova con l’acqua al polpaccio. Nei punti più asciutti si è costretti ad attraversare distese di bassi arbusti dai rami coriacei e fitti che pur arrivando solo al ginocchio rendono il cammino assai penoso e lento. E intanto nugoli di zanzare continuavano inesorabili a succhiarci il sangue, che alla fine macchiava anche la maglietta.
Per chi come me ama di posti freddi, a nord e a sud del mondo, scenari di incomparabile bellezza e solitudine.
La fotocamera: la mitica Yashica FX3 2000 Super, con lenti 24, 50 e 70-210 mm e la solita emulsione Velvia 50.
Già sei anni prima, durante l’avventura islandese, avevamo accarezzato l’idea di raggiungere la Groenlandia. Ma figuriamoci… già non mangiavano: come potevamo pensare di pagarci il trasporto?!
Nel 1996 il sogno si concretizza con il viaggio più duro che abbia mai fatto. Praticamente un mese di campeggio libero fra ghiaccio e tundra. Appena otto notti in un letto, le altre dentro una tenda che sotto il sole di mezzanotte diventava calda e luminosa rendendo arduo dormire.
Per tacere del lavarsi: sei docce in tutto; per il resto neve a acque del disgelo. Tant’è che al ritorno in aereo ci spostarono in fondo, ufficialmente per equilibrare il velivolo... su un 767!
E che dire delle escursioni. Una giornata di cammino nel deserto groenlandese è una fatica al limite dell’immaginabile, ma altrettanto memorabile. Rapide e impetuose discendono ovunque le fredde acque del disgelo, obbligando a lunghi ed estenuanti percorsi di aggiramento, ma molto più spesso a incerti guadi a piedi nudi. Sugli altopiani più elevati, enormi distese di neve resistono a lungo al sole implacabile e attraversarle vuol dire sprofondare continuamente nella neve fradicia. Sul terreno sgombro si marcia saltando da un cuscino di muschio all’altro sino a che, sbagliando la mira, ci si ritrova con l’acqua al polpaccio. Nei punti più asciutti si è costretti ad attraversare distese di bassi arbusti dai rami coriacei e fitti che pur arrivando solo al ginocchio rendono il cammino assai penoso e lento. E intanto nugoli di zanzare continuavano inesorabili a succhiarci il sangue, che alla fine macchiava anche la maglietta.
Per chi come me ama di posti freddi, a nord e a sud del mondo, scenari di incomparabile bellezza e solitudine.
La fotocamera: la mitica Yashica FX3 2000 Super, con lenti 24, 50 e 70-210 mm e la solita emulsione Velvia 50.
Allegati
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