- Parchi del Veneto
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- Parco Naturale Regionale della Lessinia
Data: domenica 18/01/15
Provincia: Vr-Tn
Località di partenza: Revolto
Grado di difficoltà: EE-F
Descrizione delle difficoltà: Uscita in ambiente innevato, su cresta. Passo sicuro, ramponi, picca e allenamento necessari. Consigliabile avere la corda a disposizione. Attenzione alla presenza di cornici.
Dislivello: 800m
Quota massima: 2140m
Accesso stradale: Val d'Illasi SP 10
Premessa, sabato 3 gennaio. Niente di meglio che un salto al Fraccaroli per iniziare l'anno come si deve. Così si parte: l'idea è quella di seguire il valon della Teleferica (sent.108) ma la giornata è così bella che ben presto decido di deviare verso la cresta, giusto per verificarne le codizioni.
La raggiungo in prossimità di una selletta poco oltre cima Madonnina: la neve è quello che è, cioè poca in questo strano inverno: niente cornici, fondo compatto, in poco raggiungo il rifugio e la vicina vetta.
Però, durante il rientro, comincia a girarmi in testa un'idea: percorrere l'intera cresta a partire da passo Pertica seguedo il 108b, ancora mai provata in invernale. Nel corso della settimana il meteo peggiora, piove al piano ma sù è certamente neve.
Si arriva così a sabato, quando il tempo vira nuovamente al bello. Il Carega, finalmente imbiancato, fa lo sborone nel suo nuovo abito bianco, ora già più credibile: domani si va.
Lascio la macchina a Revolto che sono quasi le nove. Non fa freddo, si capisce che sarà una bella giornata anche se il clima è ancora un po'incerto e alla partenza una spolverata di neve mi accompagna fino alla cengia di Pertica, dove attacca il nostro 108.
La salita è tosta, la neve fresca e farinosa. Sono il primo a tracciare dopo le recenti nevicate, sensazione particolare e inesprimibile....
Sempre bello essere il primo, no?
Beh, a parte loro...loro non contano!
Superati rapidamente i bastioni d'uscita della ferrata Biasin, guadagno la Costa Media, dove lo spessore del manto nevoso aumenta. Inizia un lungo e inesorabile combattimento con i mughi che, sempre più fitti, si mangiano letteralmentela la via che a tratti bisogna indovinare a "sentimento".
La linea di salita però è abbastanza logica e gli eventuali dubbi fugati da qualche sporadico segno che emerge ogni tanto, nonchè dalle tracce dei camosci. Loro sanno dove si passa.
L'ultimo tratto, prima di guadagnare la cresta, è il più duro: ora si affonda fino al ginocchio e la pendenza si fa davvero impegnativa. Ma l'ambiente in cui sono immerso ripaga della fatica, che presto si dimentica.
Gli spiriti della montagna sono favorevoli, e il sole diventa un piacevole compagno d'ascesa.
Ecco il filo della nostra cresta, che appare ingannevolmente vicino: a destra, illuminata dal sole, cima Madonnina.
Poco prima di raggiungere i ruderi di una baracca nei pressi della cava abbandonata, breve sosta per bere un the caldo.
Mi raggiunge un gruppetto di ragazzi salito per la stessa via, che si complimenta con me per aver battuto da solo la pista.
Il nonno se la cava piuttosto bene!
Di fatto, da qui in avanti proseguiamo assieme. Ecco cima Tibet, siamo finalmente sulla cresta:
Particolare di una bandierina tibetana: Lung-Ta, cavallo del vento.
Le condizioni sono diverse rispetto a due settimane fa, si è formata una discreta cornice ed occorre fare un po' di attenzione a dove si mettono i piedi.
L'atmosfera cambia repentinamente e siamo in breve avvolti dalle nubi, in un gioco mutevole di luci ed ombre surreale e magnifico.
Davvero chi non frequenta le terre alte non può capire...
In breve siamo a cima Madonnina, superiamo un altro paio di cime innominate fino a raggiungere un punto delicato in cui la cresta si restringe a fronte di un rapido aumento della pendenza ai due lati.
Due settimane prima di lì ero passato senza problemi disarrampicando su facili roccette: oggi invece si sprofonda per tutta la lunghezza della gamba in neve fresca non trasformata. Il rischio di smuovere lo strato nuovo su quello sottostante e andar giù è reale, la picca sarebbe inutile a frenare la caduta in queste condizioni. Riflettiamo per qualche minuto sul da farsi ma alla fine si decide, non senza qualche rimpianto, di non rischiare.
Per il ritorno siamo scesi dalla selletta sotto la Madonnina (da dove ero salito la volta precedente) fino ad incrociare il sentiero della Teleferica poco prima della forestale, per chiudere con un logico anello a Revolto.
Rifare l'andata a ritroso lottando coi mughi sarebbe stato troppo.
Alla prossima
Provincia: Vr-Tn
Località di partenza: Revolto
Grado di difficoltà: EE-F
Descrizione delle difficoltà: Uscita in ambiente innevato, su cresta. Passo sicuro, ramponi, picca e allenamento necessari. Consigliabile avere la corda a disposizione. Attenzione alla presenza di cornici.
Dislivello: 800m
Quota massima: 2140m
Accesso stradale: Val d'Illasi SP 10
Premessa, sabato 3 gennaio. Niente di meglio che un salto al Fraccaroli per iniziare l'anno come si deve. Così si parte: l'idea è quella di seguire il valon della Teleferica (sent.108) ma la giornata è così bella che ben presto decido di deviare verso la cresta, giusto per verificarne le codizioni.
La raggiungo in prossimità di una selletta poco oltre cima Madonnina: la neve è quello che è, cioè poca in questo strano inverno: niente cornici, fondo compatto, in poco raggiungo il rifugio e la vicina vetta.
Però, durante il rientro, comincia a girarmi in testa un'idea: percorrere l'intera cresta a partire da passo Pertica seguedo il 108b, ancora mai provata in invernale. Nel corso della settimana il meteo peggiora, piove al piano ma sù è certamente neve.
Si arriva così a sabato, quando il tempo vira nuovamente al bello. Il Carega, finalmente imbiancato, fa lo sborone nel suo nuovo abito bianco, ora già più credibile: domani si va.
Lascio la macchina a Revolto che sono quasi le nove. Non fa freddo, si capisce che sarà una bella giornata anche se il clima è ancora un po'incerto e alla partenza una spolverata di neve mi accompagna fino alla cengia di Pertica, dove attacca il nostro 108.
La salita è tosta, la neve fresca e farinosa. Sono il primo a tracciare dopo le recenti nevicate, sensazione particolare e inesprimibile....
Sempre bello essere il primo, no?
Beh, a parte loro...loro non contano!
Superati rapidamente i bastioni d'uscita della ferrata Biasin, guadagno la Costa Media, dove lo spessore del manto nevoso aumenta. Inizia un lungo e inesorabile combattimento con i mughi che, sempre più fitti, si mangiano letteralmentela la via che a tratti bisogna indovinare a "sentimento".
La linea di salita però è abbastanza logica e gli eventuali dubbi fugati da qualche sporadico segno che emerge ogni tanto, nonchè dalle tracce dei camosci. Loro sanno dove si passa.
L'ultimo tratto, prima di guadagnare la cresta, è il più duro: ora si affonda fino al ginocchio e la pendenza si fa davvero impegnativa. Ma l'ambiente in cui sono immerso ripaga della fatica, che presto si dimentica.
Gli spiriti della montagna sono favorevoli, e il sole diventa un piacevole compagno d'ascesa.
Ecco il filo della nostra cresta, che appare ingannevolmente vicino: a destra, illuminata dal sole, cima Madonnina.
Poco prima di raggiungere i ruderi di una baracca nei pressi della cava abbandonata, breve sosta per bere un the caldo.
Mi raggiunge un gruppetto di ragazzi salito per la stessa via, che si complimenta con me per aver battuto da solo la pista.
Il nonno se la cava piuttosto bene!
Di fatto, da qui in avanti proseguiamo assieme. Ecco cima Tibet, siamo finalmente sulla cresta:
Particolare di una bandierina tibetana: Lung-Ta, cavallo del vento.
Le condizioni sono diverse rispetto a due settimane fa, si è formata una discreta cornice ed occorre fare un po' di attenzione a dove si mettono i piedi.
L'atmosfera cambia repentinamente e siamo in breve avvolti dalle nubi, in un gioco mutevole di luci ed ombre surreale e magnifico.
Davvero chi non frequenta le terre alte non può capire...
In breve siamo a cima Madonnina, superiamo un altro paio di cime innominate fino a raggiungere un punto delicato in cui la cresta si restringe a fronte di un rapido aumento della pendenza ai due lati.
Due settimane prima di lì ero passato senza problemi disarrampicando su facili roccette: oggi invece si sprofonda per tutta la lunghezza della gamba in neve fresca non trasformata. Il rischio di smuovere lo strato nuovo su quello sottostante e andar giù è reale, la picca sarebbe inutile a frenare la caduta in queste condizioni. Riflettiamo per qualche minuto sul da farsi ma alla fine si decide, non senza qualche rimpianto, di non rischiare.
Per il ritorno siamo scesi dalla selletta sotto la Madonnina (da dove ero salito la volta precedente) fino ad incrociare il sentiero della Teleferica poco prima della forestale, per chiudere con un logico anello a Revolto.
Rifare l'andata a ritroso lottando coi mughi sarebbe stato troppo.
Alla prossima
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