I cardiopatici e la montagna

Ho cercato nel forum e mi sono meravigliato che non ci fossero discussioni su come è più giusto affrontare la montagna per un cardiopatico.

E' un argomento che mi tocca da vicino. Data la delicatezza del tema, prego a tutti di evitare di scrivere se non si è almeno un po' certi di quello che si sta per scrivere. Non sto dicendo che se non si è medici, allora è meglio non scrivere nulla, ma sto dicendo che l'argomento è delicato, quindi un po' di sensibilità in più non guasterebbe! :)

Purtroppo sul web non si trovano tantissime indicazioni. E spesso i medici non hanno una formazione su "cardiopatici in quota".
Per quel che so, per un cardiopatico che ha subito un infarto con relativa angioplastica, i 2500 m di altitudine sono il limite. Su alcuni siti, azzardano addirittura i 3000 m. Il freddo è un altro fattore di rischio, ma basta coprirsi per bene ed avere attrezzatura adeguata per ovviare a ciò.

Chi ha esperienze in merito?

Sottolineo che in questa discussione voglio racchiudere solo consigli di carattere generale, che siano un aiuto morale per tutti i cardiopatici amanti della montagna. Solo il medico può fare una giusta analisi della situazione personale.
 
Ciao Rustico, ti do pienamente ragione: è un argomento delicato e che sarebbe meglio approfondite perché con l'età potrebbe interessare anche chi non ne soffre per ora.
Ti parlo non da diretto interessato ma comunque ho sia il papà che il nonno che hanno problemi di pressione e hanno avuto alcuni principi di infarto, fortunatamente presi in tempo.
Abitando a 1000 mslm molto spesso ci capita di salire sopra i 1500-2000 metri. Grossi problemi non ci sono, ma tempo fa parlai con il medico e mi disse che è meglio evitare brusche ascese e brusche discese, per far abituare progressivamente il fisico. Magari con delle pause più o meno lunghe se ci si avvicina a quote importanti e di non strafare superando i limiti.
Ovviamente questo "limite" dipende molto dalla persona, chi abita al mare tutto l'hanno ha un limite di quota diverso da chi abita in montagna e di conseguenza ci si regola. Come fa la differenza anche l'allenamento e l'abitudine, un'escursionista occasionale deve prendere più con cautela l'uscita rispetto a chi lo fa spesso.
Un ultimo aspetto importante, sempre sottolineato dal mio medico: se ci capita di fare una vacanza, di trasferirci o comunque di trascorrere un periodo più o meno lungo a quote abbastanza diverse e prendiamo pastiglie particolari è bene andare dal medico che potrebbe regolare il dosaggio in modo diverso!
 
Un ultimo aspetto importante, sempre sottolineato dal mio medico: se ci capita di fare una vacanza, di trasferirci o comunque di trascorrere un periodo più o meno lungo a quote abbastanza diverse e prendiamo pastiglie particolari è bene andare dal medico che potrebbe regolare il dosaggio in modo diverso!

Questo mi sembra un utilissimo consiglio. Grazie Puz.
 
Da medico ed ex cardiopatico ( ho subito un trapianto di cuore nell'ormai lontano 2002) sono convinto che qualsiasi cardiologo, dopo un' accurata raccolta della storia clinica di un paziente e con davanti un' ecografia cardiaca ed eventualmente un test da sforzo, meglio se con valutazione del consumo di O2, potra' esprimersi in maniera precisa su cosa un cardiopatico puo' fare o e' meglio che eviti.
 
Se dopo l'angioplastica non ci sono più quelli che si definiscono "segni di instabilità cardiaca" (dolori di tipo anginoso o aritmie) e nemmemno insufficienza respiratoria (mancanza di fiato per sforzi modesti a sotto ai 1000 m slm) fino a 2500 m si può andare senza particolari cautele, evitando di fare grandi sforzi (ok passeggiare, anche in salita, non certo correre o portare carichi importanti) a 3000 ci arriverei con un minimo di acclimatamento (2/3 giorni) sopra ai 2000 metri, ricordando sempre che nelle cardiopatie ischemiche è più pericoloso esporsi alle basse temperature piuttosto che alle medio/alte quote.
 
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