I cinque linguaggi dell'amore

Non è una riflessione che riguarda direttamente la vita nella natura ma vista la sua importanza (per lo meno per me :)) l'ho comunque inserita in questo contesto.


Secondo Gary Chapman l'uomo e la donna comunicano il proprio amore principalmente utilizzando cinque linguaggi diversi.

Ciascuno comunica in modo diverso. Non si può dire che una forma di comunicazione sia migliore dell'altra. Il trucco è: dobbiamo imparare come si fa a sentire ciò che l'altro sta dicendo. Gary Chapman ha scritto un libro eccezionale su i 5 linguaggi dell'amore. In sintesi lui spiega che ci sono 5 modi tramite i quali possiamo comunicare il nostro amore. Mentre tutti noi siamo in grado di utilizzare i vari linguaggi, spesso abbiamo un modo preferito, e vogliamo che l'amore ci venga comunicato in tale modo.

Immaginate due persone che parlano ognuno il proprio linguaggio... non si capiranno finché tutti e due si sforzeranno a capire e utilizzare il linguaggio dell'altro.

I cinque linguaggi individuati da Chapman sono (anche se l'elenco scritto così è molto riduttivo e potrebbe sembrare incompleto o banale ma giusto per avere un idea):
Parole di affermazione
Tempo di qualità
Ricevere regali
Atti di servizio
Contatto fisico

Ho letto alcuni tratti del suo libro "I cinque linguaggi dell'amore" da mia sorella e l'ho trovato molto concreto ed efficace.

Qui trovate un questionario (in inglese) per capire con quali linguaggi si comunica maggiormente, la cosa interessante è confrontare i risultati con quelli del proprio partner. Ovviamente non è necessario avere gli stessi linguaggi, anche se è auspicabile, l'importante è conoscere e capire quelli del partner!
C'è anche la versione del questionario per i single.
 
Questa sera avro' il mio da fare......interessante anche perche' con il linguaggio dell'amore c ho' sempre capito poco... thans Andrew.
 
AndreaDB,

Gary Chapman non lo conosco, però hanno scritto centinaia di libri sull'amore.

In alcuni tratti del suo libro che hai letto parla della vita di coppia,matrimonio-convivenza?

Il linguaggio dell'amore;inutile girarci intorno,sintetizzando,proprio sintetizzando:finchè c'è la PASSIONE c'è veramente amore,quando la passione finisce,finisce l'amore e subentra l'affetto che è cosa diversa dall'amore.

Scusa la mia superficialità ma in questo caso i 5 modi tramite i quali possiamo comunicare con il linguaggio aiutano a ritrovare la passione,l'amore per la/il partner?

Se non c'ho capito niente e sono andato fuori tema puoi tranquillamente cancellare il post.

Ciao
 
Carlo, perché dovrei cancellare il post? Ognuno può esprimere la propria opinione se costruttiva. :)

Questi cinque linguaggi dell'amore sono i modi in cui si può manifestare l'amore tra due persone. Per farti un esempio: Lucia dimostra il suo amore per Marco facendogli tanti regali perché il suo linguaggio dell'amore preponderante è questo, Marco però percepisce di essere amato principalmente mediante il linguaggio della fisicità, parlano linguaggi diversi ma quello che è peggio è che non conoscono il linguaggio dell'altro o non lo hanno ben chiaro compromettendo i loro sforzi di amare l'altro e alla lunga l'amore o la passione o come vuoi chiamarla svanisce. Esempio banale giusto per capire, i casi possono essere molto più complessi.

Quindi per rispondere alla tua domanda: si, conoscere i linguaggi dell'amore aiuta ad amare e ad essere amati. :D
 
Carlo, perché dovrei cancellare il post? Ognuno può esprimere la propria opinione se costruttiva. :)

Questi cinque linguaggi dell'amore sono i modi in cui si può manifestare l'amore tra due persone. Per farti un esempio: Lucia dimostra il suo amore per Marco facendogli tanti regali perché il suo linguaggio dell'amore preponderante è questo, Marco però percepisce di essere amato principalmente mediante il linguaggio della fisicità, parlano linguaggi diversi ma quello che è peggio è che non conoscono il linguaggio dell'altro o non lo hanno ben chiaro compromettendo i loro sforzi di amare l'altro e alla lunga l'amore o la passione o come vuoi chiamarla svanisce. Esempio banale giusto per capire, i casi possono essere molto più complessi.

Quindi per rispondere alla tua domanda: si, conoscere i linguaggi dell'amore aiuta ad amare e ad essere amati. :D

Dico la mia ... forse conoscere i linguaggi dell'amore permette di capire se si ama qualcuno e/o se si è amati ma dubito che insegni ad amare o migliori/rinforzi il nostro amore nell'altro.
Alla fine il "linguaggio" è il tramite attraverso il quale comunichiamo all'altro quello che proviamo.
Se quello che proviamo è misero o ormai appassito non credo che si possa farlo vivere/rivivere perchè uno ha la "tecnica" più efficace per trasmetterlo all'altro/a.
Credo ... ;)
 
Non conosco Chapman, ma penso che il "linguaggio" in qualsiasi contesto, non è fatto sempre e solo di parole, bensì di tutta una serie di cose, gesti atteggiamenti, irradiazione di qualcosa di invisibile, ecc. e direi sarebbe meglio appunto chiamarlo scambio, comunicazione, e così via...

Nel mio frequentare la Vita fuori dalla città, quindi in mezzo a quella che comunemente chiamiamo Natura, ma che io direi essere il nostro ambiente naturale (ditemi cosa ci sia di spontaneo nel vivere in città.... sigh..:( ) ho imparato ad ascoltare, ascoltare come dice M. Corona, anche gli alberi che parlano, o aggiungo, le varie voci che lentamente arrivano all'orecchio non fisico, bensì intimo, interiore...
e nell'amore, nel rapporto anche con altri umani, uomini e donne che siano, questa esperienza mi ha aiutato, mi ha dato modo, alle volte, di sentire cose che non sapevo sentire prima...
e nell'amore, dove esiste anche un sentimento, un qualcosa di profondo, di intimo, di veramente forte, credo che questa capacità sia come amplificata, acuita, migliorata...

E conferma la mia idea che tutto funziona, la attività in mezzo alla Natura aiuta ad essere umani migliori, e quindi a vivere meglio, in migliore armonia... e questo purché si riesca andare a toccare quesi "tasti nascosti", perché non sappiamo nemmeno di averli... :)
 
Amare silenziosamente, nascostamente, senza mettere la firma di proprietà, quasi senza farsene accorgere, senza dirlo neppure a se stessi, lasciandosi cancellare dal tempo...” (padre Mario Rosin S.J.)



Premessa



Non ho letto Chapman ma mi piacerebbe lo stesso partecipare a questa discussione sulla base di quello che leggo in apertura e ai riferimenti wikipedia consigliati. Qui per brevità uso il termine partner, ma mi sembra di capire che Chapman si riferisca anche a familiari e amici come ritengo giusto che sia quando si parla di Amore.


Cosa interpreto da Chapman relativamente ai cinque linguaggi d'amore:

  1. Parole di affermazione, cioè essere positivi con il partner, elogi piuttosto che critiche negative, determinazioni piuttosto che insicurezze;
  2. Tempo di qualità, cioè spendere del proprio tempo con il partner e rendere tale tempo importante, speciale, produttivo;
  3. Ricevere regali, cioè ricevere cose gratuite, senza che l'altro voglia un contraccambio. Le cose secondo me vanno viste come uno dei simboli palpabili dell'amore che invece non è palpabile
  4. Atti di servizio, stessa cosa come sopra solo che qui ci si riferisce non a cose ma ad azioni. Qui non è menzionato il termine ricevere.
  5. Contatto fisico, cioè il toccarsi, il sentire la presenza dell'altro e che l'altro è in armonia con te e tu con lui. Chiaramente il contatto fisico può spaziare per es. dal rapporto sessuale fra coniugi a un abbraccio fra amici, a una corrispondenza epistolare fra chi è lontano.
Che ne penso io


Secondo me il traguardo primo e unico in tema di amore è il saper accettare di rimetterci nei confronti dell'altro; contrariamente a quello che si fa in ambiente lavorativo la gara a chi sa amare di più la vince chi più sa perdere verso l'altro. Credo quindi che l'atteggiamento chiave che permette di amare in modo autentico sia quello di prendere l'iniziativa nel fare le cose di cui Chapman parla e non aspettarle dall'altro. Quindi mettere in pratica queste cinque regole (sostituendo nella 3 “Ricevere” con “Fare”) anche se l'altro non le conosce affatto. Con questo atteggiamento spesse volte si scopre che non è che l'altro non le conosce queste regole, ma siamo noi che vogliamo che l'altro parli la nostra stessa lingua e non gli permettiamo di usare il suo linguaggio d'amore. A volte si scopre che le nostre pretese nei confronti dell'altro possono aver sporcato un'amore che invece era pulito.
Infine, credo che se il nostro obiettivo è fare il bene dell'altro senza averne un tornaconto, siamo automaticamente indotti a seguire il comportamento ottimo in fatto di amore anche senza conoscere altre regole, filosofie o tecniche in fatto di amore.
 
Amare silenziosamente, nascostamente, senza mettere la firma di proprietà, quasi senza farsene accorgere, senza dirlo neppure a se stessi, lasciandosi cancellare dal tempo...” (padre Mario Rosin S.J.)




Che ne penso io


(sostituendo nella 3 “Ricevere” con “Fare”)


C'è quella 3 che un po' fa riflettere, perchè in effetti verrebbe spontaneo sostituire "fare" a "ricevere" in quanto la difficoltà sta nel "dare".

Eppure se ci si pensa spesso una difficoltà ancor più sottile nell'amore è proprio il "saper ricevere". Non è facile farlo senza subito "sentirsi in debito", e riuscire a comprendere che l'altro possa NON sentirsi in credito proprio perchè ci ama.
L'autosufficienza spesso è un mito, specie nel mondo moderno e occidentale che esalta l'individualismo; e pervade il nostro quotidiano molto più spesso di quanto sembri.
Ad esempio chi almeno in certe occasioni non è mai capitato di esclamare "non voglio niente da nessuno" ? quasi ad assicurarsi una sorta di invisibile libertà, quasi che ogni forma di gratitudine anzichè essere fonte di gioia fosse vissuta come la minaccia di un senso di costrizione.

Viceversa "fare" regali non di rado assume una miriade di forme tranne proprio quella dell'amore: sfoggio; mettersi in pace la coscienza per colpe precedenti; pura abitudinarietà; ecc. ecc.

Addirittura perfino la più classica delle contrapposizioni nelle visioni economiche e sociali si basa su questo: chi vuole meno tasse e meno spese (il principio del liberismo) è uno che, per così dire, poco vuol dare proprio perchè poco vuol ricevere, sul presupposto che sia bravo "a far da sè".


Ciao
 
Ad esempio chi almeno in certe occasioni non è mai capitato di esclamare "non voglio niente da nessuno" ? quasi ad assicurarsi una sorta di invisibile libertà, quasi che ogni forma di gratitudine anzichè essere fonte di gioia fosse vissuta come la minaccia di un senso di costrizione.

Condivido in pieno perchè io ne sono un esempio calzante: ho esplicitamente chiesto a chi mi faceva regali (natale, compleanno, ...) di non farmene più (ad eccezione dei miei figli) perchè questi regali mi avrebbero unicamente creato l'ansia di dover recitare la parte del "ricevente grato" quando in realtà al 99% avrei pensato: "... e mo che ci faccio con sto coso??..." e con la garanzia che da me non ne avrebbero ricevuti (almeno non nelle ricorrenze) per l'ansia di aver rischiato di creare, a mia volta, ansia nel ricevente.

Ma questi, chiaramente insani, pensieri mi sono stati provocati dall'abitudine comune di soppesare i vari regali (che forse sarebbe meglio chiamare prestiti o peggio investimenti).

Scusate se sto andando fuori tema, ma si è creata (mica oggi) una politica del regalo che trovo opprimente, certe volte sembra che si tratti di una specie di atteggiamento mafioso (sto esagerando, non sono così "terminale") che ti vincola ad una spirale progressiva di scambi di oggetti inutili per scopi puramente diplomatici.

Scusate lo sfogo, ma (per tornare in tema) per me, per il mio linguaggio d'amore personale, il regalo non lo apprezzo nelle ricorrenze come fosse un dovere o un riflesso condizionato, ma mi farebbe piacere che, qualcuno che sapesse cosa mi piacerebbe ricevere, me lo facesse quando riuscisse a trovare tale articolo (per parlare di cose materiali).

IL PROBLEMA E' CHE FORSE PRETENDO CHE ANCHE GLI ALTRI PARLINO CON IL MIO STESSO LINGUAGGIO, discussione utile, grazie.
 
Ciao AndreaDB, sono contento che con questa discussione ho avuto l'onore di incontrarti. Questo spazio che hai creato è prezioso e in esso la mission, a mio parere molto nobile, la sento ben viva e non solo delle belle parole. Considera quanto detto come un piccolo esempio di applicazione della legge 5, soprattutto in qualche eventuale momento di stanchezza.

Andrea, le tue parole mi fanno pensare a un altro elemento fondamentale dell'amore, cioè l'umiltà, il rispetto per l'altro, il credersi né superiore né inferiore all'altro, che ti portano a dare e ricevere nel modo migliore.

Ciao SemiMonade, anche io vivo con molta ansia il momento dei regali di Natale per non parlare di quello dei compleanni....anzi...del compleanno di mia moglie...!!!...:)
 
Riprendo qui questa vecchia discussione, ovviamente e consapevolmente dubbioso su quanto possa realmente interessare una platea per certi versi e sotto certi profili pragmatica, un po' rude, "materialona", più adusa a zaini, coltelli, salami, tracce gps e attrezzatura varia che a quanto di cui parlerò; magari pure avvezza più a uno sbrigativo "vaffa" che a una discussione pacata :D: però il thread non l'ho aperto io e quindi, come dire, anche a distanza di anni ci trovo riparo :).
Post abbastanza lungo e probabilmente adatto a una calma lettura serale, anche in più riprese :) .
E' molto psicologico: eppure, anche prescindendo dalla mia personale attrazione ed attenzione per ciò che si è più che per ciò che si fa (o si sa fare) - e men che meno per ciò che si ha - sono convinto che in ogni caso dare almeno una sbirciatina ogni tanto a se stessi non faccia male a nessuno, anzi non possa che giovare ;) Può fungere anche da utile ed efficace promemoria quando un feeling sembra difficile da instaurare, oppure sembra "ingripparsi": purtroppo o per fortuna non siamo prevedibili come macchine, quindi a volte occorre procedere con umiltà un po' a tentoni, se necessario.

Parliamo infatti di qualcosa da cui tutti, di fatto anche i materialoni (senza rendersene conto), sono mossi nella propria vita: il "bisogno di riconoscimento". Senza girarci intorno o nasconderci dietro un dito, credo che rappresenti - in varie forme : affettive; intellettive; sociali, ecc. - volenti o nolenti, consciamente o inconsciamente, uno di quelli più elevati e allo stesso tempo più basilari per ogni essere umano.
Dire "elevati" ed anche "basilari" non sembri un ossimoro, una contraddizione: non vorrei soffermarmi su questo perchè non è di questo che voglio qui parlare e comunque meriterebbe ampi approfondimenti a parte: ad ogni modo, per chi fosse interessato al concetto, faccio riferimento alla cosiddetta "piramide dei bisogni" elaborata dallo psicologo statunitense Abraham Maslow.

https://it.wikipedia.org/wiki/Bisogno

Come tutte le schematizzazioni soffre di tutte le imperfezioni inevitabili quando si semplificano cose complesse, per cui ha ricevuto ampie critiche: ma, a mio avviso, ciò che è importante ed innegabile è il suo concetto fondante di base, ossia che tutti noi una volta appagati i bisogni strettamente fisiologici (spesso di natura immediata ed epidermica) tendiamo a guardare, intercettare ed appagare bisogni posti su livelli via via superiori, sempre meno immediati e più prospettici, meno superficiali e più profondi. Tra questi, il "riconoscimento" è sicuramente tra i più determinanti, forse il più determinante in ogni tipo di "relazione".

Siccome una delle cose che in assoluto mi hanno sempre intrigato è rendere il più possibile genuine ed appaganti le relazioni interpersonali (forse anche per reazione caratteriale alla superficialità e all'utilitarismo che impera), il mio interesse per questa tematica non è mai scemato, pur con un ampio andamento ondulatorio fatto di momenti di riflusso ed altri di picco: poichè sicuramente in questo periodo mi trovo ad aver a che fare con uno di questi ultimi, ecco il motivo per cui ho ripreso il tema :D:) Inoltre, può pure tornare utile in vista delle imminenti vacanze pasquali, dove per alcuni la maggior vicinanza - come hanno dimostrato quelle forzate dei lockdown - può rivelarsi una sciagura anzichè una gioia :biggrin:.

I 5 linguaggi dell'amore (a cui si riferisce il thread) ci portano appunto a quella che in genere consideriamo la relazione per antonomasia (ossia di coppia), ancora una volta attraverso un'altra schematizzazione: quella dei 5 linguaggi in cui l'amore può manifestarsi, tra i quali ciascuno ha il suo preferito (ovviamente in maniera spesso persino inconsapevole ed inconscia), e che quindi in una relazione occorre saper esplicitare ed armonizzare per comprendersi appieno. L'alternativa sarebbe come ritrovarsi a parlare 2 lingue diverse, facendo naufragare anche il più grande potenziale soltanto perchè - banalmente - non si riesce ad esprimerlo, a capirlo/farlo capire nel modo appropriato.
La cosa interessante è, oltretutto, che in realtà questi "linguaggi" valgono in QUALSIASI tipo di relazione umana, non solo in quella strettamente amorosa tra 2 partner. Valgono tra genitori e figli, tra amici, persino in relazioni di lavoro: questo è un aspetto che viene sottolineato fin da subito (oltre che alla fine) in questo link che passa in rassegna e spiega - in modo sintetico ma esaustivo - i 5 linguaggi.

https://www.efficacemente.com/relazioni/i-5-linguaggi-dell-amore/

Qui, però, mi piaceva condividere l'approfondimento di ciascuno di essi che viene fatto sul piano psicologico, molto più articolato, strutturato e a mio avviso avvincente.
Ciascun linguaggio è analizzato attraverso una sequenza che vede, nell'ordine :

1) un esempio di persona reale che è portata ad usare quel linguaggio e a dichiararlo;
2) di che tipo di linguaggio si tratta, ossia l' "identikit del linguaggio" in questione ;
3) l'identikit - diciamo il prototipo - di chi usa quel linguaggio ;
4) in quali modi si esprime e si articola quel linguaggio ;
5) le azioni da fare per comunicare al meglio con questa lingua ;
6) chi potrebbe fraintenderlo e non apprezzarlo;
7) cosa fare quando il partner non lo utilizza;
8) cosa fare se, viceversa, anche il partner usa questo stesso linguaggio.

Si tratta di un'intervista a una psicoteraputa in un link a puntate (uno per ciascun linguaggio), ma metto solo quello iniziale perchè essendo ad abbonamento, potrebbe essere che la maggior parte non riesca ad avervi accesso.
Quindi preferisco fare il copia-incolla di ciascuno, e poi metterli in sequenza, in modo da renderli agevolmente fruibili a tutti.

Prima di passare a questo, però, chiudo aggiungendo di aver fatto personalmente il test che veniva proposto nel primo post, che allego in fondo: o per meglio dire...rifatto, poichè quello fatto la prima volta all'epoca non lo ritrovavo più :D.
Con una certa sorpresa, vista la scarsa affidabilità che hanno in genere questi sistemi (i quali di conseguenza in genere non mi entusiasmano), devo ammettere di essere stato fotografato quasi in pieno. Ciascuno di noi in realtà usa un po' tutti i linguaggi, ma con un ordine ed un'intensità di preferenza pressochè unico per ciascuno. Nel mio caso, mi ritrovo del tutto nella preferenza per il "tempo di qualità" (esattamente nel senso che viene ampiamente approfondito di seguito), e all'opposto la scarsa attrattiva per i "regali ricevuti". Attenzione: per quelli "ricevuti", perchè farli mi piace parecchio ed anzi in un certo senso anch'essi finiscono per ricadere nel "tempo di qualità" (cioè nell'attenzione dedicata al destinatario per cercare di intuire cosa possa essergli più gradito e quindi per scegliere il regalo stesso). Mi ritrovo pure molto nell'abbinata a pari merito del secondo posto (infatti non saprei neanche scegliere tra le due quale prevalga :lol:. E infine nella scarsa attrattività delle parole: ovviamente qui ci si riferisce a quelle "dimostrative" dell'amore (a cui ho sempre preferito i comportamenti) non a quelle in generale (che anzi sono una componente essenziale del tempo di qualità, ad esempio conversazioni significative). Sebbene pensandoci meglio proprio i linguaggi meno congeniali, come in questo caso per me, dovrebbero risultare uno stimolo a saperli maneggiare meglio, visti i patatrac che non di rado ci si combinano :(:lol:

--------------------------------------------------------

Ecco dunque l'approfondimento. E' abbastanza lungo, ma se uno leggendo trova piacere a "ritrovarsi" in alcune di quelle situazioni - peraltro molto comuni - e a scoprire come correggerle, scorre via in modo molto godibile.
In realtà ne manca uno (gli "atti di servizio") perchè non è stato ancora pubblicato: quando lo sarà, lo integrerò.

https://www.repubblica.it/moda-e-be...in_amore_le_parole_di_affermazione-335335150/

1. Parole di Affermazione


Partiamo dalla prima, la lingua dell’amore che si basa sulle parole di affermazione, l’idioma che Federica, insegnante di fitness di 43 anni di Padova, sembra prediligere, da quello che ci ha raccontato nella sua esperienza.

Sono un fiume in piena di frasi romantiche e dolci: è il mio modo di dire al mio compagno quanto tengo a lui e quando lo stimo. Ho sempre comunicato così i miei sentimenti, anche se alcune volte non sono stata capita o ricambiata come desideravo. Sono stata con uomini introversi e poco loquaci, che non hanno apprezzato e né contraccambiato questa mia modalità di dire “ti amo”. E ho capito, dopo diverse storie, che ho bisogno di avere accanto qualcuno che verbalizzi l’amore che prova per me. Con Claudio, il mio attuale compagno, su questo siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Per la nostra coppia il dialogo è fondamentale e trovare le parole giuste, per elogiare o anche per discutere in modo costruttivo, è l’ingrediente essenziale per far funzionare e migliorare la nostra intesa”.

Che tipo di linguaggio è

“È una lingua che si nutre di parole, che, attraverso lo strumento verbale riempie e coltiva il sentimento. È quella in cui il dialogo, la comunicazione, il verbalizzare i propri stati d'animo sono una base necessaria per sentirsi amati e per esprimere il proprio amore. Essendo un linguaggio in cui il parlarsi è fondamentale, può essere facilmente frustrato se il partner non ricambia perché si può sentire, nella sua mancanza, il vuoto, l'assenza, il rifiuto, il disamore e anche la noia”.

L’identikit di chi usa di solito questo linguaggio

“In genere sono persone abituate a parlare di sentimenti, sensazioni, emozioni, che non hanno paura di esporsi in modo chiaro e che “pesano” l'affettività reciproca moltissimo nello scambio verbale. Hanno appreso probabilmente sin da piccoli questo linguaggio e assorbito nelle dinamiche familiari che le parole sono il mezzo primario per esprimersi ed esprimere se stessi. Ma, attenzione, perché possono essere anche persone che straparlano ed esagerano senza coerenza tra ciò che davvero sentono e ciò che dicono, specie in quei casi dove il verbalizzare diviene un modo per compiacere l'altro, avvicinarlo, sedurlo, tenerlo a sé, senza una reale verità sentimentale, ma piuttosto per non perdere la sua presenza”.

Come si esprime di solito questo linguaggio

“Con parole gentili, di incoraggiamento, con richieste e non diktat minacciosi, con condivisione dei propri stati d'animo anziché con giudizi. I complimenti, gli elogi, le manifestazioni di stima, sono tutti fattori che rafforzano non solo l'autostima della persona a cui ci rivolgiamo, ma favoriscono anche la complicità della coppia, l'intimità, leniscono le ferite, aumentano il potenziale e consentono il confronto e anche il perdono, lì dove è necessario”.

Le azioni da fare per comunicare al meglio con questa lingua

“Le parole possono essere armi potenti e taglienti. È importante, quindi, interrogarsi sul tipo di linguaggio utilizzato con il proprio partner. Se è sarcastico, impositivo, aggressivo allora produrrà solo scortesia, risentimento e conflitto ma, soprattutto, non renderà virtuosa la comunicazione di coppia. Ci sono, invece, molti modi intimi, garbati e costruttivi per esprimere amore. Si può partire, ad esempio, da scrivere ciò che davvero si apprezza dell'altro e concentrarsi su quello quotidianamente, rinforzando il partner sulle sue caratteristiche e capacità, piuttosto che su quello che manca o vorremmo facesse e non fa mai. Trasformare le pretese in domande, dare indicazioni e non ultimatum, è un esercizio per esprimere fiducia nell'altro, nelle sue capacità, per non sminuirlo, ma bensì proporre una scelta a cui l'altro è libero di aderire senza il timore di dover corrispondere obbligatoriamente”.

Chi potrebbe fraintendere e non apprezzarlo

“Un partner che non ha nessuna dimestichezza con questo canale comunicativo. Chi per sua natura è più introverso, più incline ai gesti piuttosto che alle parole, ma anche chi sente le parole come eccessive, forti e imbarazzanti perché sono troppo “dirette” o compromettenti. Ci sono persone che, infatti, si sentono infastidite da questo tipo di linguaggio, perché non essendo il loro, lo trovano addirittura ridondante, invasivo, noioso e come reazione possono tendere a chiudersi ancora di più. Magari hanno respirato nell'infanzia solo i silenzi, i non detti, gli impliciti e, in generale, una totale assenza di comunicazione, che li rende da adulti restii e sconcertati di fronte a questo tipo di alfabeto emotivo”.

Cosa fare quando il partner non lo utilizza

“Intanto, la prima cosa è decodificare il proprio linguaggio e poi quello altrui. Una volta individuato quello del partner, allora, è importante capire come far convivere positivamente questi due modi diversi di comunicare amore. Partirei dal riconoscere che anche il partner avrà la nostra stessa frustrazione perché non usiamo il suo stesso linguaggio. Quindi, il primo passo può essere proprio esplicitare e condividere questa diversità, per imparare a mettersi davvero nei panni l'uno dell'altro, per migliorare l'empatia e per capire di cosa si ha più bisogno per sentirsi amati e apprezzati. Cerchiamo, pertanto, di non invadere il partner con le parole e con la richiesta continua di “sessioni” di dialogo per sviscerare emozioni e sentimenti. Ricordarsi, piuttosto, che il bisogno di ascoltare parole d'amore può passare attraverso la propria libertà di esprimerle seppur accettando che l'altro abbia un diverso stile, diverso ma assolutamente non peggiore. Allenarsi, quindi, all'ascolto attivo e propositivo della sua “lingua” che, seppur avrà un “suono” diverso da quello che vorremmo, sarà ugualmente in grado di gratificarci se impariamo a tradurla”.

Cosa fare se il tuo partner usa questo linguaggio

Non spegnere mai le orecchie. Non ritrarsi o infastidirsi. La sua capacità di verbalizzare le emozioni e sentimenti è una competenza da cui si può apprendere per sciogliere i propri imbarazzi e difficoltà ad aprirsi verbalmente. Si può individuare, per esempio, quello che più ci piace del suo linguaggio e darsi il compito di apprendere qualcuna delle sue “parole” per far sentire che ci teniamo, che intendiamo creare un ponte di comunicazione e che seppur goffamente ci stiamo impegnando nel voler far sentire l'altro importante e ascoltato. È necessario per farlo, infine, chiedersi in che modo le parole ci legano, ci frenano, ci spaventano. Così oltre che favorire la comunicazione con l'altro, costruiremo un miglior dialogo anche con noi stessi”.

-------------------------------------

2. Tempo di Qualità


Daniela, 39enne estetista di Palermo:

Mi sento veramente amata da Saverio quando ho tutta la sua attenzione e sento che quello che dico gli interessa veramente. Non mi riferisco solo a conversazioni in cui ci ascoltiamo sul serio ed entriamo in empatia, ma anche esperienze da fare assieme, come quando andiamo in barca a vela, la nostra passione condivisa. Per me amare bene significa far capire al mio compagno che sono disponibile per lui e che ci sono senza distrazioni, creando anche occasioni in cui ci siamo solo noi due e tutto il resto del mondo è fuori. Anche Saverio fa di tutto per vivere momenti speciali assieme, che rafforzano la nostra intimità. Ma in passato ho avuto anche partner che non mi capivano e pensavano che fossi solo troppo richiedente e capricciosa.

Come "parlare" questo linguaggio

“È il linguaggio del saper fare spazio. Uno spazio fatto di tempo e luoghi in cui dedicarsi a chi si ama. Con momenti speciali, infatti, si intende la disponibilità con cui si offre reale attenzione al partner. È la lingua dell'ascolto attivo, in cui ci si impegna a stare con l'altro a prescindere se ciò che si fa insieme piaccia o meno. Si è lì per il partner e per il suo bisogno di quel momento, ma, anche per un “noi” da coltivare e nutrire. Offrire la propria piena attenzione significa guardare negli occhi, dare considerazione e, soprattutto, avere una motivazione genuina nel donare la propria presenza in modo partecipe e accudente.

L’identikit di chi usa questo linguaggio

“È una persona predisposta all'ascolto e all'empatia. Una che, in genere, sa cogliere le necessità di chi ama e sa prefigurarsi la gioia che deriva dal costruire del tempo di qualità da trascorrere insieme. Chi usa questo linguaggio ha bisogno, per sentirsi amato, di imprimere le condivisioni nella relazione, ovvero di costruire attraverso lo stare insieme, in situazioni particolari, ricordi che punteggeranno il proprio romanzo d'amore. Non gli bastano parole o contatto, necessita di sapere, verificare che l'altro sa e può rendersi disponibile nel saper ritagliare momenti speciali per tracciare nuove esperienze, che creino intimità e complicità. Probabilmente, questo è il suo linguaggio primario perché è il modello relazionale che ha appreso nell'infanzia oppure perché, al contrario, gli si è dedicato un tempo ridotto e superficiale, in cui non è mai stato abbastanza visto per le sue richieste e necessità, tanto da riuscire a riempire il suo serbatoio d'amore solo attraverso momenti di attenzione esclusiva”.

Come si esprime di solito

“Il primo aspetto fondamentale dei momenti speciali è proprio quello di stare insieme. Ciò presuppone la capacità di saper ritagliare uno spazio e un tempo in cui esserci pienamente per il partner. Ciò che si fa non è importante, ciò che conta è la presenza attiva e generosa.

Un altro modo per esprimere questo linguaggio sono le conversazioni di qualità, ovvero i momenti di scambio verbale in cui si riesce a comunicare a chi si ama stati d'animo, sensazioni, esperienze, insomma il contrario di quando si mugugnano frettolosamente al partner cose come “tutto ok”, “il solito”, “sto bene”. In coppia, è molto più raro e difficile di quanto si pensi saper costruire un dialogo “affettuoso”, in cui lasciar fluire i pensieri di chi parla senza interrompere, interpretare o volere dare, a volte presuntuosamente, soluzioni. Ricordiamoci che è un rapporto interpersonale e non un problema da risolvere, per cui i consigli non richiesti rischiano di risultare solo inopportuni e distanzianti.

Sovente ciò di cui l'altro ha realmente bisogno per sentirsi amato è solo una spalla su cui poggiarsi per sentire conforto e comprensione.

Ovviamente per un dialogo attivo: oltre che l'ascolto è necessaria anche la disponibilità nel saper mettersi in gioco con le proprie di emozioni, riflessioni e pensieri”.

Come comunicare al meglio questa "lingua"

“Partirei dall'imparare a cogliere e riconoscere i desideri dell'altro, pensando e annotando mentalmente ciò che spesso chiede senza successo.

Ma anche osservare il linguaggio del suo corpo può essere utile per comprendere davvero cosa cova dentro, preoccupazioni, eventuali risentimenti, frustrazioni o bisogni negati, questo al di là se lo comunica apertamente o meno. Guardare per davvero il partner può essere molto importante per prevenire crisi, escalation e conflitti inaspettati.

Da non confondere con la lingua delle parole di affermazione e incoraggiamento che si fonda su ciò che diciamo, questo linguaggio, infatti, si basa su ciò che ascoltiamo. Significa concentrarsi su chi parla, ma anche porre domande attente per capire affondo i suoi sentimenti e ciò che prova. Insomma creare un dialogo proattivo ed empatico, sforzandosi di mantenere il contatto visivo senza distrazioni.

Può essere utile, infine, chiedersi da quanto non si trascorrono dei momenti davvero speciali con chi si ama, per sondare da quanto tempo si è trascurata la coppia. Per aiutarsi si può, magari, pensare a tutte quelle piccole e grandi cose da fare insieme, ai vari desideri espressi nel tempo, che si sa per certo renderebbero felice il partner”.

Chi potrebbe fraintendere e non apprezzarlo

“Di solito chi si sente minacciato o messo in crisi dalle richieste di “trovare del tempo”. Chi magari fa un lavoro frenetico oppure ha una quotidianità molto serrata e super organizzata. Le istanze di trascorrere del tempo di qualità, infatti, possono suonare come un ulteriore impegno e compito a cui dover aderire e vissute come pretese irragionevoli, ingrate e incontentabili. Chi non ha familiarità con questo linguaggio d'amore può percepire la richiesta di trascorrere più tempo insieme, come insensata, come un capriccio che non tiene conto dei sacrifici e della fatica che già quotidianamente si vive. Per questo le risposte possono essere di rabbia, delusione o di una stanca accettazione in cui si asseconda l'altro senza nessuna voglia e partecipazione”.

Cosa fare, se il partner non capisce e non condivide il nostro modo di amare

Promuovere attività speciali quando l'altro non usa la stessa “lingua” non è mai facile. La prima cosa è evitare di far sentire in colpa il partner perché non dedica abbastanza attenzione ma, piuttosto, dichiarare come ci si sente amati, invece, quando si fanno delle cose insieme. Quindi rinforzare piuttosto che pretendere. Eviterei, inoltre, di cercare considerazione in momenti inopportuni o in cui l'altro si sta rilassando o piacevolmente distraendo. Potrebbe risultare solo l'ennesima “rottura” aggressiva o un'invasione del suo spazio senza efficacia. Meglio, invece, catturare la sua attenzione in situazioni più neutre in cui è più facile che sia disponibile e in ascolto.

È importante, poi, abbassare l'aspettativa che l'altro organizzi cose e prenda iniziative, ma assumersi la responsabilità del proprio linguaggio pianificando questi momenti per entrambi. Se c'è reale sintonia, il partner saprà essere in grado di godere dello stare insieme. Nella comunicazione verbale ricordarsi che i rimproveri e le offese non servono a nulla. È più utile, invece, educarsi a un dialogo più efficace e produttivo, cercando di usare frasi positive, non svalutanti e giudicanti. “Amore ho davvero bisogno di te. Per favore appena ti liberi e puoi dedicarmi le tue energie vieni da me”, sarà sempre meglio del “fai sempre cosi non mi ascolti mai!””.

Cosa fare, se il tuo partner esprime amore in questo modo e tu no

“Se il linguaggio d'amore principale del partner è quello dei momenti speciali, allora, è fondamentale ricordarsi che per lui, la parola d'ordine è qualità. Per questo è importante nelle attività insieme esserci con reale disponibilità e non con stanca accondiscendenza, che rischia solo di provocare reazioni di rabbia e grande frustrazione. Se si è immersi in un dialogo bisognerebbe cercare di farlo in maniera attiva, impegnandosi a condividere i propri stati d'animo, sentimenti, bisogni, esperienze in un clima di ascolto reciproco di reale attenzione. Questo significa senza interruzioni e senza guardare altrove. Se non si ha voglia è molto meglio con gentilezza dire una frase del tipo: “Amore vorrei parlare con te senza fretta e con attenzione possiamo rimandare?

Se risulta difficile sintonizzarsi sulle proprie emozioni, allora, è arrivato il momento di imparare a sentirsi, a riconoscere ciò che si prova, per poi sforzarsi di verbalizzarlo al partner. Si può iniziare dal fermarsi una volta al giorno e provare ad identificare l'emozione dominante della giornata e scriverla: è un ottimo allenamento per avvicinarsi a sé stessi e di conseguenza a chi si ama. È importante ricordarsi, infine, che i momenti speciali non necessitano di cose speciali perché quello che conta è la motivazione, il pensare all'altro, che, di fatto, dovrebbe essere parte integrante del sentimento di amore. La motivazione la si può cercare nel presupposto che ogni tempo di qualità trascorso insieme sarà uno straordinario “database” di memoria da cui poter attingere nel corso della propria storia d'amore”.

------------------------------------------------------

3. Contatto fisico : baci, coccole e carezze

Per far sentire a Luca, mio marito, quanto lo amo, lo riempio di coccole”, ci racconta Stella, make up artist, 39enne milanese. “Cerco sempre di mantenere un contatto fisico con lui, anche quando siamo in mezzo alla gente, magari solo tenendogli la mano. Baci, carezze e abbracci sono tenerezze che non riserviamo solo alla nostra sfera erotica, ma che ci accompagnano durante la giornata, per salutarci con il buongiorno fino a darci la buonanotte. Sono fortunata perché il mio partner ama anche lui questi gesti affettuosi, perché in alcune relazioni passate ho incontrato uomini che consideravano queste effusioni come incipit per fare sesso e non per manifestare quello che provavano per me. C’è stato anche chi ha travisato e mi ha fatto passare per una persona appiccicosa e invadente, cosa che mi ha mortificato parecchio”.

Come "parlare" questo linguaggio

“È un linguaggio di tipo universale". "Il corpo è fatto per essere toccato. Il tatto ci restituisce informazioni e sensazioni sulle parti più intime del nostro essere. Il contatto fisico è il senso che ci pone in rapporto con il mondo e che lo confina. È un mezzo potentissimo per comunicare amore. A livello emozionale, chi usa questo tipo di linguaggio desidera fortemente sentire fisicamente l’altro, che sia una carezza, un abbraccio, tenersi per mano, un bacio appassionato, un rapporto sessuale. Quello che conta è la vicinanza fisica, sentire i due corpi in una costante connessione”.

L’identikit di chi usa di solito questo linguaggio

“In genere, è una persona espansiva, almeno nella relazione, che attraverso il tatto decodifica le emozioni e le esprime. Il contatto è fondamentale o perché è il modello respirato nell'infanzia o, perché, al contrario, la sua totale assenza ha creato un “serbatoio d'amore” vuoto e deprivato, che si cercherà continuamente di riempire. Il contatto è il primo legame che si instaura con il caregiver ed è lì che il sentirsi protetti in un abbraccio, cullati, baciati, accarezzati, diventano aspetti imprescindibili per costruire poi un'affettività sana ed equilibrata. In questa esperienza infantile che facciamo, quindi, ci sono i codici di come costruiremo i nostri linguaggi d'amore e se questo linguaggio è quello del corpo, allora, per sentirci amati avremo bisogno di sentire fisicamente l'altro”.

Come si esprime

“Le forme di contatto fisico possono essere molteplici. Da quelle più 'impegnative', che cioè presuppongono un momento più strutturato e articolato, come per esempio farsi un massaggio, fare l'amore, etc., a quelle più semplici e immediate, come ad esempio accarezzare i capelli, prendere la mano, toccare una spalla, etc. Chi usa questo linguaggio ha la tendenza a baciare ed abbracciare gli altri per comunicare non solo il sentimento che lega, ma anche i propri stati d'animo. Per questo deve far attenzione ai fraintendimenti che, sovente, possono generare, specie quando si ha di fronte una persona che invece valuta la vicinanza fisica come un atteggiamento seduttivo o poco rispettoso.

Attenzione, poi, a non confondere il desiderio sessuale con il proprio linguaggio primario. Se al di là dell'atto sessuale non si gradisce o non si cerca altra forma di contatto fisico, allora bisogna cercare altrove il proprio linguaggio. Il desiderio sessuale è molto diverso dal bisogno emozionale di sentirsi amati. Molti problemi sessuali nelle coppie, infatti, hanno poco a che fare con aspetti tecnici, fisici e di performance, ma tantissimo, invece, con le necessità emozionali di entrambi, che devono sapersi incontrare e dialogare per essere soddisfatte”.

Le azioni da fare per comunicare al meglio

“Non tutte le forme di contatto sono uguali: alcune procurano più piacere di altre e le emozioni collegate al contatto possono drasticamente cambiare a seconda dei momenti che viviamo. La miglior guida è proprio il partner, che potrà comunicare qual è il tipo di contatto che può farlo sentire più amato in quel momento e, in generale, che tipo di vicinanza fisica preferisce. Parola d'ordine, quindi, è dialogo.

Gli stati d'animo, gli atteggiamenti e le varie tipologie di percezioni influenzano il nostro desiderio di essere toccati e di avere rapporti sessuali in un determinato momento. È molto importante non seguire un proprio schema perché piace a noi o perché ha funzionato in passato con altre persone. Il contatto e, ancor di più la sessualità, sono un dialogo emotivo, un incontro che cambia da persona a persona.

Bisogna sforzarsi, piuttosto, di imparare a parlare il “dialetto” d'amore del partner. Alcuni tipo di contatto possono, infatti, risultare molto sgradevoli, fastidiosi, possono fare il solletico anziché eccitare. È inutile, quindi, ostinarsi ad usare un canovaccio predefinito. Chiedere con interesse e curiosità è sempre la miglior strategia di avvicinamento e cura”.

Problemi di incomprensione

“Chi non è solito usare questo vocabolario emotivo può sentirsi in difficoltà nelle continue richieste o pretese di contatto fisico da parte del partner. Può viverlo come un tentativo di invadere il proprio spazio vitale, in alcuni casi addirittura può percepirlo con angoscia. Di fatto, abbandonarsi a un abbraccio può essere molto più difficile e intimo di quanto si pensi, spesso più di concedersi in un atto sessuale, perché mette in connessione tantissime emozioni legate al fidarsi ed affidarsi, al lasciarsi andare, al mollare il controllo. Un abbraccio svela moltissimo di sé e di un rapporto. Per questo, non per tutti è facile comunicare amore attraverso la fisicità. Chi è stato educato al non concedersi 'smancerie' potrebbe sviluppare un'incapacità di lasciarsi andare alle 'coccole' al contrario di chi, invece, è cresciuto senza censurarle”.

Cosa fare, se il partner non capisce e non condivide il nostro modo di amare

“Innanzitutto rispettare i suoi confini fisici ed emotivi, senza invaderlo con prepotenza o senza obbligarlo a farlo". "Meglio muoversi con delicatezza per non farlo irrigidire ma, invece, educarlo piano piano a piccoli gesti affettuosi. Un bacio sulla guancia, una carezza delicata, una mano su un ginocchio: sono tutti modi per far abituare l'altro a un modo di amare che considera strano e sconosciuto. Se vediamo che il partner inizia a gradire, ad aprirsi, ad accogliere senza bloccare, allora possiamo proseguire; altrimenti è meglio focalizzarci sul comprendere quale sia il linguaggio d'amore che preferisce usare, e cercare di venirsi incontro”.

Cosa fare, se il tuo partner esprime amore in questo modo e tu no

"Molto dipende dal nostro desiderio di vicinanza. Se capiamo che essere amato attraverso il contatto fisico per il nostro partner è importante, e lo accettiamo, ci sono mille gesti che possiamo fare per renderlo felice. Lasciate andare la vostra fantasia: ogni contatto è una dedica, una carezza è a costo zero ma può ottenere una risposta potente e generare un circolo virtuoso incredibile nella dinamica di coppia.

A meno che il partner sia davvero “troppo” espansivo, con noi e anche con gli altri. In questo caso dovremmo cercare di tenere a bada critiche, gelosie e giudizi. Meglio chiedersi, piuttosto, cosa ci infastidisce o ci crea dolore. Potremmo scoprire che l'altro si concede in libertà di usare il suo linguaggio perché noi lo censuriamo, non condividiamo il suo modo di amare.

Ecco allora che comprendere i tipi di linguaggio da parlare in coppia è un esercizio interessantissimo che, seppur difficile, è davvero utile per scardinare dinamiche altrimenti senza via di uscita, per dare equilibrio al rapporto e, soprattutto, riuscire a godere appieno del sentimento che lega due persone”.

-------------------------------------------------

4. Doni e regali

Caterina, 43enne freelance di Napoli
:“Adoro fare e ricevere regali, è il mio modo di dire 'ti amo'" dice Caterina. L’ho imparato fin da piccola: mio papà ha sempre espresso l’affetto per me attraverso i doni. Introverso e sempre impegnato con il suo lavoro, farmi trovare delle sorprese, piccole e grandi, era il suo modo di dirmi che c’era, mi pensava e mi voleva rendere felice. Quando ho iniziato ad avere delle relazioni, ho usato anche io questo linguaggio, riempiendo di doni l’altro. Ma non sempre sono stata capita, anzi spesso mi hanno detto che avevo le mani bucate, che non era necessari, addirittura che volevo “comprarli”. Adesso vivo una bellissima storia d’amore con Enzo, che a quanto pare adora anche lui sommergermi di regali, che mi fanno sentire sempre al centro dei suoi pensieri. Credo che ci siamo trovati anche per questo, visto che parliamo la stessa lingua”.

L'identikit del linguaggio

“Questa lingua d’amore si basa sul dare, cioè regalare a chi si ama qualcosa in modo genuino e senza pretendere nulla in cambio". "I doni sono dei simboli concreti d'amore e il loro valore è dato dallo sguardo di chi li riceve. Raccontano di un pensiero e di un destinatario di questo pensiero, sono oggetti tangibili con un enorme valore emozionale, messaggeri di parole implicite che possono arrivare dritte al cuore”.

L’identikit di chi usa questo linguaggio

“Spesso è una persona concreta, magari che ha minor dimestichezza con l'espressione verbale e fisica dei propri sentimenti e, quindi, gli è più facile dichiararli facendo regali di diversa natura". "Può, magari, aver appreso sin dall'infanzia che i doni sono simboli ed espressione di accudimento e amore e, in loro mancanza, è facile che si senta profondamente trascurato, dato per scontato e soprattutto non amato. L'attitudine al dare le rende persone generose che, spesso, si entusiasmano nel compiere azioni, sorprese, piccoli gesti o effetti speciali e hanno sempre mille idee di regali. Si divertono nel soddisfare e stupire chi amano ma, nello stesso tempo, 'controllano' l'andamento della relazione perché, nell'accontentare l'altro, soddisfano il bisogno di rassicurazione sul sentimento che li lega”.

Come si esprime questo linguaggio


“I doni possono essere di qualsiasi tipo: alcuni possono essere costosi, altri assolutamente no. Possono essere inventati, costruiti da soli, comprati, trovati. Non conta l'oggetto in sé, ma cosa quel regalo sta comunicando, la riflessione che c'è dietro, il tempo che si è impiegato per realizzarlo, l'impegno, ma soprattutto il sorriso nell'immaginare l'effetto felice che può avere su chi lo riceve. Quante volte capita di sentire lamentele sui regali sbagliati, magari bellissimi e preziosi che però nel malumore di chi li riceve portano sempre lo stesso messaggio: 'Lo hai fatto perché dovevi, ma senza pensare a me e a cosa davvero mi rende felice. Non mi conosci affatto o peggio, pur sapendolo, non ti ci sei soffermato con cura'.

Ricordiamoci che questo tipo di linguaggio, inoltre, si può esprimere sia attraverso cose tangibili, ma tantissimo attraverso la propria presenza. Come per esempio in momenti di crisi dove il partner ne ha davvero bisogno e questo esserci, che non è solo fisico, se implica partecipazione e attenzione, diviene il regalo migliore che si possa offrire”.

Come comunicare in questa lingua

“Se, come detto, i doni sono espressione concreta del proprio sentimento, quello che più conta è, quindi, lo spazio mentale che dedichiamo all'altro. Fare un regalo trasmette il concetto: sei nei miei pensieri, voglio farti una sorpresa, voglio che ti arrivi quanto sei importante per me. Per questo è considerato tra i cinque linguaggi quello più facile da imparare. Perché è quello che impatta meno con le proprie resistenze emotive, ed è, volendo, più facile da realizzare.

In questo tipo di linguaggio è anche molto importante il donare se stessi nella forma e nel modo che per l'altro sono importanti. In tantissime situazioni, infatti, quando si hanno parlano lingue d’amore differenti è difficile riuscire a comprendere le istanze dell'altro, perché se troppo focalizzati sul proprio di linguaggio, si è convinti di fare già tutto per mostrare il proprio amore. Il punto è capire quanto quello che facciamo può non essere recepito dal partner allo stesso modo, perché i suoi bisogni riescono ad essere nutriti solo attraverso una lingua differente che non riesce sempre a interpretare la nostra. Per cui, nonostante l'impegno, si creano solo due grandi frustrazioni che rischiano di allontanare e deludere reciprocamente”.

Chi potrebbe fraintendere e non apprezzarlo

“Le persone che non usano questo linguaggio possono trovarsi in difficoltà con il ricevere doni, perché possono percepirli come materiali e non in linea con il bisogno profondo di sentirsi amati attraverso altre modalità più affini. Chi, per esempio, utilizza il linguaggio del contatto fisico come prioritario e si trova un partner che predilige i doni, facilmente potrà vivere i regali come un modo per comprare affetto senza sforzo e senza empatia.

Ma, anche, chi sente rimproveri perché non sufficientemente generoso può limitarsi a pensare che la richiesta sia spoetizzante, non romantica e opportunistica, senza riflettere che i regali non hanno a che fare con il loro valore economico ma con il significato del gesto e con quello che lo sottende ovvero: 'ho pensato a te e questa è la prova'.

C'è poi chi li ritiene uno spreco economico o incoerente con la propria situazione finanziaria e può vivere tale linguaggio come svalutante o mortificante”.

Cosa fare se noi usiamo questo linguaggio, e il partner no

Si può far presente come ci si sente quando si ricevono regali da altre persone, cosa rappresentano e il significato affettivo che c'è dietro. Questo è un buon modo per aiutare il partner ad entrare in questo tipo di linguaggio senza pressarlo o giudicarlo, per educarlo ai piccoli gesti, mostrandogli come per ognuno di esso c'è una didascalia affettiva che è di grande rilevanza implicita.

Se, poi, non si è pretenziosi su che cosa l'altro debba regalare, ma solo in sintonia con il suo valore emotivo, allora sarà più facile far comprendere che, di fatto, fare un dono concreto è un investimento sulla relazione, perché appagando pienamente uno dei due porterà ad entrambi soddisfazione e gioia e felicità innescando un circolo virtuoso”.

Cosa fare se il tuo partner usa questo linguaggio, e tu no

“Provare e riflettere sull'intento di chi dona, sul messaggio profondo che in quel modo trasmette, sul sottotesto che comunica intenzioni, impegno, dedizione e cura. E, quindi, anche su cosa può significare ricevere questo tipo di attenzione.

È importante, infatti, in alcune occasioni, saper rinunciare ai propri schemi comportamentali e pensare al donare come davvero un atto di generosità in cui è l'altro e solo l'altro, al centro della scena. Immaginarlo come una dedica d'amore che può riempire il cuore di chi si ama e trasmettere in un piccolo gesto un messaggio potente e nutriente”.

------------------------------------------

5. Atti di servizio
.....


Vedi l'allegato 234354
 

Allegati

  • 5 linguaggi dell'Amore - test.jpg
    5 linguaggi dell'Amore - test.jpg
    71,1 KB · Visite: 112
Ultima modifica:
Alto Basso