Ma allora come cancellare informazioni, foto, scritti e altri commenti da Facebook? Il che, in altre parole significa: come funziona il diritto all’oblio su Facebook?
Se anche il titolare del profilo può, nelle impostazioni della privacy, non rendere indicizzabili i propri contenuti, non è detto che ciò avvenga. Sicché, tramite una ricerca su Google, nel digitare nome e cognome di una determinata persona potrebbe apparire anche una pagina Facebook.
In questo caso, sarà bene che la richiesta di cancellazione del contenuto illecito venga presentata direttamente al titolare del profilo o dell’amministratore del gruppo su cui è stata scritta. Tuttavia non sempre le persone sono così avvedute e giuridicamente colte da comprendere l’obbligatorietà del comportamento loro richiesto. Ecco perché bisogna prepararsi al peggio.
Così, in seconda battuta, la richiesta di diritto all’oblio (ossia di cancellazione del testo lesivo della privacy) andrà inoltrata a Facebook. Che tuttavia è ancora più restio di Google a cancellare i propri contenuti, seppur illeciti. Quelle poche volte che il social risponde, gira la patata bollente sull’autore dello scritto lavandosi le mani per le condotte illecite altrui (tanto peraltro prevede la direttiva europea sui servizi elettronici che esonera da ogni responsabilità l’intermediario).
A quel punto, non resta che avviare una causa in tribunale. Il giudice ordinerà a Facebook la cancellazione della pagina o del contenuto o dello stesso profilo se l’azione illecita è stata ripetuta più volte e c’è pericolo di reiterazione. Nello stesso tempo, Facebook non potrà più far finta di nulla.
Qui interviene l’ultima sentenza della Corte di Giustizia in cui ha condannato Facebook a cancellare tutti i contenuti illeciti, anche quelli simili, su tutta la piattaforma. Quindi, qui non c’è più una versione europea e una francese, una spagnola e una americana: la piattaforma è unica, sicché la cancellazione dovrà essere fatta a livello planetario.