I Valori degli Avventurosi

Avevo accennato quest'intenzione qualche settimana fa, e dopo il disco verde subito ricevuto allora ("vai!") dal nostro admin. ora finalmente provvedo ad attuarla.
Saranno i giorni di festa, specie questi che cominciano dal Capodanno in poi, un po' più tranquilli sotto tutti i punti di vista, cosicchè una riflessione riesce meglio.

Dopo le età degli Avventurosi, gli sport, i gusti musicali e altro (tutti aspetti gratificati ciascuno di un rispettivo thread) mi sembrava giunto maturo il momento di conoscere i compagni d'Avventura più in profondo rispetto alle caratteristiche anagrafiche da carta d'identità...semmai proprio riguardo all'identità vera e propria!

Un po' per questo, un po' perchè inevitabilmente queste identità emergono volenti o nolenti in occasione di discussioni più o meno accese sui temi più svariati, un po' perchè al giorno d'oggi la più grande crisi in cui viviamo è percepibile chiaramente come "crisi di valori", mi son chiesto allora perchè non fare un thread dedicato appunto ai Valori in cui ciascuno di noi crede.

La curiosità per molti aspetti è intrigante. Ad esempio: quanto i nostri valori sono "causa" rispetto all' "effetto" di trovarci qui ? Oppure non c'entrano per nulla ? Oppure ancora vale il contrario, ossia ci troviamo qui a "cercare" -nel dialogo, nelle esperienze comuni e quant'altro - dei valori di cui avvertiamo la carenza per poi trasferirli fuori ?

Non voglio dilungarmi nelle premesse. Solo qualche precisazione:
1) innanzitutto, ovviamente, le risposte sono assolutamente volontarie e se qualcuno ritiene che interferiscano in qualche modo con la privacy, oppure per un qualsiasi motivo non si sente in grado (o non voglia) darle, può tranquillamente astenersi;
2) per brevità, bastano poche righe, e un elenco al massimo di 3-4 voci (se fossero di più, basta scegliere le più importanti);
3) importante però è che non si tratti di enunciazioni teoriche o "aspirazioni", bensì di cose vissute e messe già in atto in prima persona. Ad esempio non potrebbe citare la "pace/non violenza" uno che magari è andato in piazza a sventolare bandierine ma poi è un habituee della scazzottata; o l'"amicizia/altruismo" uno che in passato non ha battuto ciglio a lasciar tornare da solo un compagno che non riusciva più a seguirlo durante un'ascesa; o l'"ecologia" uno che non si è mai imposto una qualsiasi forma di autolimitazione su nulla; l'onestà uno che appena si è presentata l'occasione...si è fatto ladro (anche su cose banali). E così via;
4) infine, sarebbe opportuno che ciascuno "personalizzasse" un minimo i valori enunciati. Cioè spiegasse in modo concreto (con un esempio reale o immaginario, con un'esperienza vissuta, o anche solo con qualche aggettivo) la parola. Questo per evitare una sfilza di termini magari tutti uguali, un po' anonimi, ma ai quali in concreto ciascuno dà un'interpretazione diversa che altrimenti non sarebbe dato di sapere.

Penso che possa essere interessante vedere cosa ne uscirà: in teoria dovrebbe uscirne il "profilo" complessivo di questo forum; e inoltre dovrebbe aiutare ciascuno a capire un po' meglio chi si trova di fronte.
Ovviamente, come gli altri, è un thread che si propone di essere a tempo indeterminato; speriamo che lanciarlo a Capodanno porti bene.

Un saluto a tutti.
 
quanto i nostri valori sono "causa" rispetto all' "effetto" di trovarci qui ? Oppure non c'entrano per nulla ? Oppure ancora vale il contrario, ossia ci troviamo qui a "cercare" -nel dialogo, nelle esperienze comuni e quant'altro - dei valori di cui avvertiamo la carenza per poi trasferirli fuori ?

Henry la cosa è molto complicata!! come dice pesciolotto è un argomento tanto bello quanto difficile, c'è sicuramente bisogno di tempo per riflettere prima di rispondere! intanto butto giù la prima cosa che mi viene in mente: IL RISPETTO.
Quello che mi dà il piacere di trovarmi qui, di conoscere gente del forum e di condividere le mie esperienze è la consapevolezza di una passione che ci unisce e rende nobili, passione che non è solo sport o tempo libero ma è l'amore per la natura e l'amore è rispetto, RISPETTO DELLE PICCOLE COSE CHE NON CI APPARTENGONO MATERIALMENTE e che inevitabilmente (si spera!) trasferiamo nella quotidianità. E' un valore che penso mi appartenga e che penso di aver trovato vivo nel forum, personalmente ma anche virtualmente!
 
RISPETTO DELLE PICCOLE COSE CHE NON CI APPARTENGONO MATERIALMENTE e che inevitabilmente (si spera!) trasferiamo nella quotidianità

Brava!!!
Mi piace!
Sottoscrivo pure gli spazi!!!
Ora ci penso e poi semmai aggiungerò altro, ma quello che dici è per me estremamente prioritario. Un punto di partenza direi.
 
Caro Henry, ma che fai????
Prima fai queste domande alla Gigi Marzullo e poi nascondi la mano :no:

Prima voglio sapere il tuoi valori (non del sangue ...) :p

Ciao
 
Caro Henry, ma che fai????
Prima fai queste domande alla Gigi Marzullo e poi nascondi la mano :no:

Prima voglio sapere il tuoi valori (non del sangue ...) :p

Ciao

Hai ragione, in effetti lì per lì ho soprasseduto più che altro sia perchè non avevo voglia di continuare un post diventato già abbastanza lungo...e un po' anche perchè non volevo dare l'impressione di fornire implicitamente una sorta di "format" a cui attenersi o da cui lasciarsi condizionare, a scapito di libertà e genuinità;

però in fondo è giusto che non lanci il sasso e nasconda il braccio.

Appena ho un attimo di tempo (magari...entro la Befana :)) lo faccio, e mi rassegno a vedere "ibernato" il thread fino ad allora :ka:.

Comunque sia, andando o.t., Marzullo è un fenomeno perchè una vita che ci riesce davvero a far solo domande agli altri, fino al culmine del "si faccia una domanda, si dia una risposta": un uomo, un mito :rofl::biggrin:

Ciao.
 
io sto rimandando il mio post a quando avrò tempo di pensarci per bene eheh :biggrin:

A me invece va di scrivere ma se rimando fino a quando ho tempo di pensarci bene vi scriverò dalla fossa

Quindi attenzione: segue post contradditorio e sconclusionato.

I miei valori sono:

-Libertà: si dovrebbe essere liberi di fare tutto ciò che non nuoce ad altri. Questo principio fondamentale può essere a volte inficiato da delle "distorsioni" [termine che uso in senso neutro] che vengono introdotte nella società. Queste "distorsioni" hanno spesso delle basi positive: pensiamo ad esempio al sistema sanitario pubblico: è una cosa fondamentalmente buona, perché permette, in una società opulenta, di dare accesso alle cure mediche anche a chi non se le può permettere (ma poi: perché non se le può permettere? quanti sono i casi di vero svantaggio e quanti invece quelli di mancata responsabilità individuale? [vedi punto sotto]).
[Se non fosse chiaro: la "distorsione" nel caso del sistema sanitario pubblico sono le tasse da pagare: viene inficiata la libertà di fare ciò che si vuole con i propri soldi]
Queste distorsioni però hanno spesso e volentieri la tendenza a diventare macroscopiche: vedi tasse altissime a fronte di servizi pubblici pessimi; corruzione; debito pubblico che va a pesare sulle prossime generazioni; eccetera eccetera eccetera. Credo sia giunto il momento, soprattutto in Italia, di dare un bel taglio a tutte queste cose

Alla libertà è fortemente legato il concetto di
-Responsabilità individuale, che in pratica vuol dire cose come informarsi, studiare, tenere gli occhi aperti, lavorare sodo, progettare, pensare al lungo periodo, basarsi sulle proprie forze, mantenersi sani e in forma...essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Vedo troppa gente lamentarsi senza fare niente di concreto per migliorare la propria condizione

-Curiosità, fortemente legata all'umiltà: dagli altri c'è sempre da imparare, e più sono diversi da noi più sono interessanti. Viaggiare, conoscere gente straniera, informarsi su cosa succede nel mondo, cercare di conoscere le convinzioni morali di altre culture.

Attendo commenti
 
Brevemente, i miei valori sono i seguenti:

1. responsabilità
2. rispetto alle persone (e/o animali) e alle cose (ambiente, Terra, ecc...)
3. sincerità
4. lealtà
5. curiosità e voglia di imparare

Caratterialmente tendo a non essere molto diplomatico e questo in associazione al resto spesso mi rende non particolarmente simpatico a chi la pensa diversamente da me. Odio l'ipocrisia e il falso perbenismo...
 
Bella discussione!
Io credo molto nella compassione.
Ognuno di noi penso sia un essere imperfetto, corruttibile e propenso più all'istinto di sopravvivenza che non all'altruismo, e proprio per questo "umano".
D'altra parte abbiamo la ragione, che ci distingue dagli animali, e che dovremmo usare per essere migliori in tutto, ma è come rincorrere l'orizzonte.
L'importante comunque, è sempre provarci.
 
@mezcal:
ho letto alla tua firma la frase di Henry Laborit con cui inizia il film "Mediterraneo" uno dei miei film preferiti, è un piacere rileggerla! ;)
 
Premessa: NON ho letto nessuna delle precedenti risposte proprio per non farmi condizionare.

Detto questo, vado assolutamente di getto e mi limito a 3 cose, anche se ne avrei di più, perchè queste 3 le faccio mie nel modo più ampio possibile.

1) serietà. Intesa nel senso più ampio possibile e quindi declinata in mille modi anche apparentemente slegati tra loro. Faccio un paio di esempi pratici che credo rendano meglio l'idea nei dettagli.
a) quando andavo all'Università, non mi sono mai presentato a un esame senza aver studiato il programma fino all'ultima virgola, assistendo invece a frotte di gente che andavano allegramente a "provarci" contando sulla fortuna o sulla statistica: e molto spesso portavano a casa un voto decente pur avendo studiato la metà del previsto. Ecco: credo che solo applicando questo "sistema" mi sarei potuto risparmiare almeno un anno abbondante di tempo, ma è sempre stato più forte di me...: diciamo che talora il confine tra serietà e perfezionismo è stato molto labile, ma preferisco metterla in positivo, cioè considerare l'istinto a fare semmai di più e non di meno; non sopporto viceversa la "forma mentis" - molto comune - di massimizzare i risultati mettendo in atto il minimo sforzo, specialmente quando questa in realtà sul lungo termine è solo miopia, scarsa lungimiranza, incapacità di vedere "in" prospettiva oltre che "una" prospettiva, vivere alla giornata.
b) non sopporto i programmi di evasione proposti negli ultimi anni dalla TV, Grandi Fratelli, reality assortiti, ecc.; e neppure il degrado progressivo dei TG e dell'informazione in genere: giornalisti sempre più illetterati, che pronunciano "avvallo" per "avallo", "accellerazione" per "accelerazione", o dicono puntualmente in estate "caldo torrido" quando invece c'è una umidità da svenire ignorando che "torrido" è il contrario di "umido" e di per sè non ha nulla a che fare con le temperature infuocate. Insomma, un crescendo rossiniano di pressappochismo, di approssimazione, di "arrangiamento" alla napoletana... che poi in definitiva è lo specchio dell'immagine del nostro Paese all'estero e si riassume in una parola: inaffidabilità. E questo ovviamente per tacere del tutto sulla parzialità, il prezzolamento al soldo di questo o quello, la prostituzione intellettuale, e via dicendo. Come dire: abbinamento osceno di malafede e ignoranza volta a produrre un solo risultato: la distrazione di massa.

2) sobrietà. Termine diventato molto in voga in queste ultime settimane (ma posso assicurare che lo avrei messo comunque fin da subito quando ho lanciato il thread) e anche in questo caso da intendersi ad ampio raggio.
Progredendo dall'accezione più stretta a quella più larga, la sobrietà l'intendo così:
avere la forma mentis della formica;
non fare il passo più lungo della gamba (e in montagna lo interpreto proprio in senso letterale!!! : il salto del crepaccio è sempre stato il mio punto "psicologicamente" debole);
non avere le mani bucate, ossia rifuggire la droga del consumismo e del feticcio materiale a tutti i costi, ad esempio i gadget tecnologici o in genere lo shopping compulsivo (ho l'idiosincrasia per i centri commerciali, che sembrano una specia di "templi" moderni dove la spesa rappresenta a sua volta il rito sacerdotale dei nostri tempi e il portafoglio la vittima sacrificale sull'altare);
e ancora: sobrietà come antitesi non tanto all'idea della ricchezza - che di per sè non reputo demoniaca ad onta del "denaro sterco del diavolo" - ma piuttosto la sua ostentazione spesso pacchiana, oppure la sua estemporaneità/rapidità, insomma ciò che tipicamente distingue il "ricco" dall' "arricchito".
La sobrietà io la vedo come l'altra faccia della medaglia della dignità: quella cioè per cui si vale per ciò che si è e non per ciò che si ha. Ed è proprio in questo concetto che io vedo trasfigurata anche l'idea intrinseca di base che ho della montagna, ciò per cui mi ha sempre attirato: qualcosa di profondamente ricco che quasi sempre si mostra povero, una ricchezza nascosta, che non si mostra alle masse, riservata solo a chi la sa scovare, ovvero cercare, aspettare, cogliere, apprezzare. Una ricchezza che a volte è questione di attimi: quelli in cui si individua la combinazione perfetta di un luogo, un orario, uno scorcio, un panorama, una luce, un suono, un odore; ma può anche trattarsi di un contesto, di sensazioni, come quelle raccontate talora in questo forum allorchè ritrovarsi insieme "lassù" è incomparabile con qualsiasi altro tipo di incontro e convivialità.
La sobrietà della montagna (e la sua "dignità") l'ho sempre vista nel fatto che la sua ricchezza non ha bisogno di sovrastrutture, di accessori, di orpelli di ogni tipo come può essere per esempio per il mare, il quale quasi "non esiste" se non in abbinamento a discoteche, bar, strusci, esibizionismi vari e potenziali "rimorchi", vita notturna, ecc. ecc. ecc. insomma, una sorta di quotidianità urbana all'ennesima potenza portata in trasferta.
Per questo la sobrietà per me è un valore: perchè è una sorta di "dote preliminare" che consente di apprezzare la ricchezza vera, che a sua volta è la ricchezza dell'essere e non dell'apparire. Non è da tutti, non è per tutti.

3) sensibilità. Preciso che inizialmente non sapevo come rendere in modo appropriato l'idea che avevo in mente, e questo è il termine che alla fine mi è sembrato "meno inadatto" a renderla rispetto a tutti gli altri. In un primo momento avevo scelto l'espressione "capacità di indignarsi", ma poi ho riflettuto che questa rappresentava in realtà soltanto un aspetto - seppure molto significativo - del concetto che la parola "sensibilità" rende in modo più vasto.
Per "sensibilità" intendo in generale il valore che consiste nell'allargare il più possibile gli orizzonti del proprio mondo, nell'uscire dai confini del proprio orticello, nel captare cosa accade fuori, quali sono i problemi sul tappeto, voler (e saper) approfondire quali sono le azioni e reazioni che partendo dal nostro piccolo si propagano (amplificandosi) come le onde generate da un sasso lanciato nell'acqua. E' la sensibilità che permette di agire "localmente" pensando "globalmente"; di non rendersi inconsapevolmente strumenti altrui di meccanismi che - ad averli chiari di fronte, ma quasi mai ce li abbiamo - non esiteremmo magari a definire perversi, oppure ingiusti, oppure illogici, oppure miopi, oppure inutili. E' ciò che aiuta a individuarli; a riconoscerli; a mettere in atto - almeno nel proprio piccolo - gli anticorpi per reagire e combatterli; a pensare con la propria testa sia pure dopo aver ascoltato le campane degli altri. In questo rientra la "capacità di indignarsi" di cui parlavo: saper resistere all'assuefazione, all'acquiescenza, alla rassegnazione, al senso di impotenza, alla subdola progressiva perdita della propria identità e della memoria (questo specie a livello di Paese) o anche alle false sicurezze che spesso sono fornite dal sentirsi cooptati dalle "maggioranze".
Spesso i veri progressi del mondo sono stati innescati proprio da singoli o gruppi con sensibilità "estreme", quelli che il mondo (noi tutti) non ha mai esitato sul momento a definire come "fissati", integralisti. I verdi prima maniera allorche sollevarono il problema ecologico in una fase dove ancora dominava incostrastata l'idea classica di sviluppo economico: ed ora invece a distanza di qualche decennio il problema ecologico è finito nella agende politiche ed economiche planetarie, nella nostra quotidianità fatta ad es. di prestazioni auto che includono la quantità di CO2. O ancora: i "fissàti dei diritti umani" (Greenpeace, Nessuno Tocchi Caino, ecc. ) che si battevano per questioni - pena di morte, sfruttamento del lavoro minorile, ecc. - che anch'esse a distanza di decenni sono diventate "ovvie" per la massa.
Ecco: la sensibilità la vedo come la capacità di captare - e ascoltare - le istanze, i problemi, le derive in modo pro-attivo, quando ancora sono sotterranei, quando ancora su di essi c'è il silenzio o l'indifferenza o addirittura l'ostracismo e l'ostilità. Significa professare o difendere l'eresia dell'oggi che "in nuce" è destinata a diventare l'ovvietà del domani.
Giusto per esemplificare, una odierna eresia che un domani potrà essere ovvia è proprio la sobrietà, saper consumare meno; in un momento in cui tutti invece vedono la crisi come una sorta di "gabbia" temporanea, soffocante, dalla quale liberarsi prima possibile per tornare alla precedente "normalità" dell'espansione. E se invece professare una "nuova normalità" (esattamente opposta) fosse solo anticipare i tempi ?
Ecco, un in-sensibile sicuramente una domanda così non se la porrebbe, quantomeno per quella sorta di idiosincrasia alle domande che trvalicano i confini dell'orticello (spesso pure sarcasticamente derubricate a filosofia o lambiaccamenti cerebrali). Invece io nel mio piccolo me la pongo, ed è per questo che per me la sensibilità è un valore.

Va bene... ora e soltanto ora mi leggerò le altre risposte :)

Un saluto.
 
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"Un caso assai fastidioso di vacuità linguistica in politica è la diffusa ipocrisia che, come insegna il Socrate platonico, è l'esatto contrario dell'etica: non passa giorno senza che qualche politico faccia la difesa di un cosiddetto valore [...] o dei valori in generale. Nelle dichiarazioni pubbliche risuona ossessivamente il termine <<valore>> o il pessimo aggettivo <<valoriale>>, quasi sempre sinonimi di tradizioni, ossia abitudini irrifless, la cui pseudo-eticità è data esclusivamente dalla reiterazione di comportamenti e dal rifiuto di analisi critiche, quindi di qualsiasi combiamento consapevole." (Vittorio Foa- Federica Montevecchi, Le parole della politica, Einaudi, Torino, 2008 )
Mi permetto di cominciare citando questa riflessione (che ovviamente condivido) della montevecchi tratta da questo interessante pamphlet di qualche anno fa perché ho in odio la parola valori e non mi sento capace di esprimerne, e visto l'enunciato di partenza del post (conoscerci meglio e ad un livello più profondo) sento che questa premessa sia fondamentale, soprattutto per non scadere nello stomachevole ripetersi di luoghi comuni e retoriche banalità come quelle che hanno caratterizzato il pessimo programma di Fazio e Saviano. Non so se posso quindi rispondere serenamente a questa domanda, ma posso provare a dire due cose, la prima perché sono qui (e di conseguenza cosa cerco nella natura) e l'altra quali elementi etici combattono tra di loro nella mia esistenza, scontrandosi e prevalendo temporaneamente senza posarsi mai come onde.

Forse a causa di un approccio filosofico, sento che, tanto in questo forum come nelle mie escursioni, sono alla ricerca. Nel forum di informazioni, esperienze, consigli, buone idee con cui confrontarmi, per andare poi fuori, nel mondo, in viaggio, nella natura. E in questo vasto mondo cerco delle domande appropriate, non delle risposte. Nel viaggio, nel movimento cerco quello che Eliot chiama lo "spazio senza mente" cioè la sospensione dal presente. In una realtà costantemente in movimento, in cui il tempo -infinito in sé e finito per noi- è l'unica frontiera.

Nella mia vita, nella mia quotidianità i principi etici che combattono con il naturale egoismo dell'uomo che vive nella nostra società (di cui è prodotto e genitore) sono quelli dell'odio per l'indifferenza, della solidarietà coi piccoli e deboli (che siano bambini, migranti, popolazioni lontane e oppresse da altri forti e ricchi) non nella convinzione superomistica che la mia "grandezza" possa aiutarli, ma perché mi sento piccolo anche io da solo. La convinzione che ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi aprte dle mondo mi riguardi e che non si possa essere felici da soli, mai. La convinzione etica che la verità sia sempre rivoluzionaria, che il cambiamento debba venire dalla larga partecipazione della maggioranza delle persone, da cui l'amore per la libertà che per me significa sempre democrazia e partecipazione; l'accettazione del peso che questa coscienza comporta. Così come la coscienza che viviamo in una realtà conflittuale (che parte dalla nostra dialettica interiore e si estende al mondo, fino ai conflitti armati) mi fa accettare l'esistenza di una parte distruttiva di me che cerco di controllare, nella scelta costante della razionalità, del pensiero, della parola e del ragionamento. Che non esclude né cancella il conflitto ma che lo riporta ad una dialettica che possa essere produttiva, progressiva, portare ad una sintesi. La coscienza che l'altro, il diverso da me sarà difficile da sopportare più di quanto non lo sarà da capire e al contempo l'autocoscienza che lo stesso sarà per lui nei miei confronti. Il primato dei rapporti umani che mi legano ai miei cari, cui perdono tutto e da cui spero di essere perdonato per i miei continui errori. La coscienza che vivere è sbagliare. La coscienza profonda dell'assenza di un significato assoluto o astratto delle nostre esistenze, di una teleologia di qualsiasi tipo. Il peso di questa convinzione atea. Infine (e forse questo sì, è un valore) il valore del riso, dello scherzo, della battuta, del non prendersi mai troppo sul serio. Perché sopravvivere a questo oceano di caos senza significato che è l'esistenza, senza senso dell'umorismo sarebbe veramente insopportabile.
 
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