Il fattore rischio in montagna: quanto si può ridurre?

Salve a tutti,

ho 45 anni e tre figli di 11, 8 e 5 anni che però hanno tutti preso da mia moglie: preferiscono il mare. Io quando vado al mare non dico che ci sto male eh, però immagino che conosciate bene quella sensazione di tempo che passa molto più lentamente di come passa quando sei in mezzo alla natura ;) Le escursioni con la famiglia al momento sono limitate, soprattutto per la resistenza dei bimbi; il massimo che abbiamo fatto è stato questo giro a Campo Pericoli un paio di settimane fa, dove l'ultimo tratto ho dovuto portare il piccolo in uno zaino portabimbi (e non vi dico che fatica su quell'ultima petraia in salita).

Per poter sfogare la mia voglia di montagna sto valutando l'iscrizione al CAI (Sezione di Tivoli) di modo da avere l'opportunità di aggregarmi a qualcuno più esperto di me. Però ho un grosso dubbio legato alla componente rischio: mi sembra (forse paradossalmente) molto più sicuro scalare una parete attrezzata che andare a inerpicarsi su sentieri esposti senza alcun tipo di protezione. Senza mettere in mezzo la calamità naturale come la recente valanga della Marmolada, metti che uno scivola o banalmente inciampa come in questo caso? O che decida semplicemente di "fare attenzione nei tratti esposti" (come spesso leggo) ma che poi alla fine tutta l'attenzione del mondo non basta (in quest'ultimo caso ero in zona e ho visto l'elicottero passare)? Ok, il rischio in ambiente montano per certi versi è intrinseco (come lo è attraversare la strada a Roma), ma qual è il limite? Certi pericoli si possono evitare o bisogna "accontentarsi" di percorsi T/E? Qual è il vostro rapporto con questo fattore?

Per quanto riguarda la questione psicologica non ho un vero metro di paragone per stabilire quanto mi possa essere problematico affrontare un tratto esposto perché non l'ho mai fatto, ma a naso direi che mi farebbe abbastanza paura. Dati alla mano l'unica cosa che posso effettivamente dire è che provo un po' di timore quando mi affaccio dal balcone del mio appartamento all'ottavo piano e se mi impunto a guardare verso il basso a un certo punto devo o allontanarmi o fissare un punto davanti a me. Una volta ho fatto un percorso avventura tra gli alberi nella Valle del Treja e nel tratto più difficile ero a circa una dozzina di metri di altezza con l'imbragatura ma non ho avuto grossi problemi proprio perché sapevo di essere legato e non potevo in alcun modo cadere.

Mi piacerebbe ascoltare le vostre impressioni e cercare di fare il punto della situazione. Grazie a tutti in anticipo!
 
Ci sono molte persone che si sentono sicure anche a grandi altezze perché imbragate. Io per esempio non sono tra questi: imbraghi, chiodi e attrezzatura varia si possono rompere. Preferisco fare affidamento sulle mie mani e piedi che su oggetti creati da altri che non so come sono stati fatti.
Per sapere come reagiresti a tratti esposti, l'unica è provare spesso e volentieri. Io ho sempre avuto timore delle altezze, ma a forza di insistere, anche andando con compagni più esperti di me, tale timore ora è molto ridimensionato.
L'idea di iscriversi al CAI potrebbe essere buona.
 
Tralasciando tutti i rischi da te citati, quelli intrinsechi nelle attività che si svolgono come appunto crolli, smottamenti, pietre, ecc.... il resto é tutto piuttosto semplice da valutare, affrontare. Ma soprattutto la maggior parte degli altri rischi sono gestibili a livello personale, in base ai propri atteggiamenti, approcci, filosofie. Quindi se partiamo dal presupposto di voler mettere al primo posto la sicurezza pur praticando le attività, quindi mettendo all'ultimo posto la voglia di fare bei tempi, velocità, ecc... i punti sono:

- esperienza per gradi, fare escursioni da quelle semplicissime per poi crescere
- andare solo dove si é sicuri, insomma,... se tremano le gambe e quindi si é instabili forse no
- non voler seguire gli altri solo per non farsi vedere a rinunciare
- dedicarsi con passione alle basi per essere indipendenti = più sicurezza
(cartografia, soccorso, risorse, compreso il saper bivaccare senza timori e consapevoli che é meglio una notte fuori che una corsa con incidente)

È molto facile comunque, basta fare le cose per gradi, con calma, umiltà, attenzione,...

Se ti iscrivi a dei club, ecc... specifica subito e per bene le tue filosofie, approcci, senza compromessi, senza assecondare quelle altrui per fare bella figura. Perché molto spesso in quegli ambienti cercano il raggiungimento della meta, ritmi sostenuti, ecc... il tutto basandosi su scale delle difficoltà, loro esperienze ed opinioni, ecc... e senza tener conto delle persone di quell'uscita, in quel momento e quando ci si fà condizionare per star dietro ad un gruppo aumentano i rischi. Quindi cerca persone con le tue stesse filosofie, per quello serve andare anche per gradi.

Sono stato tanti anni nel Soccorso Alpino e ne ho viste di tutti i colori, proprio di quelle dinamiche causate non dai rischi intrinseche, ma per il resto, la parte umana,... Tutti rischi, ecc... evitabili.

NB: d'altra parte non stò criticando nessuno, eh Il tutto si rapporta sempre all'accettazione senza vittimismi delle potenziali conseguenze.
 
Si potrebbe banalmente citare il detto che .... la sfiga ci vede benissimo,
quindi frega tutte le nostre attenzioni ... o addirittura ci attende a Samarcanda.

Ma sarebbe un discorso senza raziocinio.

Stiamo allora sul razionale, razionale puro e allora facciamo i conti con le statistiche:
così facendo facilmente scopriremmo che il primo pericolo reale è il tragitto in auto,
il secondo probabilmente è il maltempo, e poi considererei solo la causa di tutti gli altri pericoli.... ovvero l'eccessiva sicurezza.
 
Condivido,...
Prima del maltempo, che tra previsioni e guardare il cielo costantemente e quindi potendo agire per tempo, piazzerei proprio quel che riguarda la troppa sicurezza o meglio, quel fare le cose con poca attenzione! Partendo dalle cose banali, per esempio il proprio "dove si poggiano i piedi", ecc... Premesso sempre di partire da "filosofie"e "approcci" di un certo tipo, sò benissimo che se uno non vuole star lì a guardare certe cose và e fà comunque,...
 
Ciao Davide, io vengo da una situazione più o meno come la tua. Abito a Roma, 2 figli e una moglie che mi ha portato ad andare a vivere vicino al mare :wall:. Detto ciò da appassionato di montagna ho seguito i consigli di persone più esperte che mi dicevano di frequentare corsi perché aiutano… Effettivamente 2 corsi (uno base e l’altro avanzato) di arrampicata mi hanno dato la giusta impronta per affrontare la montagna sempre con rispetto ma con un po’ più di sicurezza. Proprio qualche settimana fa ho portato il piccolo per la prima volta sul gran sasso ma le condizioni meteo non erano buone (c’era troppo vento), nonostante questo sono riuscito a fare un bel giro avendo messo in sicura il bambino con imbrago e spezzone di corda…
Prova a sentire il CAI della tua zona se sono previsti corsi di escursionismo o anche arrampicata (magari può aiutarti per le vertigini). Quando ho fatto il primo corso io c’erano diverse persone che si erano iscritte per combattere la sensazione di vertigini e devo dire che su qualcuno ha funzionato.
Magari poi organizziamo qualche uscita insieme ;)
 
Eh sì mi sa che alla fine sono l'unico che si può dare una risposta alla domanda, andando per gradi.

Ciao Davide, io vengo da una situazione più o meno come la tua. Abito a Roma, 2 figli e una moglie che mi ha portato ad andare a vivere vicino al mare
Hai tutta la mia comprensione, io per ora sono riuscito a tenere botta :D
 
Ognuno si pone i propri limiti... io sono di base piuttosto avverso al pericolo, percui evito se possibile rischi inutili... alle volte son tornato indietro se era troppo, perchè no...


Sappiamo anche che si sono fatti male o morti utenti di questo forum, ma direi che è meglio non stare ad aspettare la morte immobilizzati dalla paura...
 
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Salve a tutti,

ho 45 anni e tre figli di 11, 8 e 5 anni che però hanno tutti preso da mia moglie: preferiscono il mare. Io quando vado al mare non dico che ci sto male eh, però immagino che conosciate bene quella sensazione di tempo che passa molto più lentamente di come passa quando sei in mezzo alla natura ;) Le escursioni con la famiglia al momento sono limitate, soprattutto per la resistenza dei bimbi; il massimo che abbiamo fatto è stato questo giro a Campo Pericoli un paio di settimane fa, dove l'ultimo tratto ho dovuto portare il piccolo in uno zaino portabimbi (e non vi dico che fatica su quell'ultima petraia in salita).

Per poter sfogare la mia voglia di montagna sto valutando l'iscrizione al CAI (Sezione di Tivoli) di modo da avere l'opportunità di aggregarmi a qualcuno più esperto di me. Però ho un grosso dubbio legato alla componente rischio: mi sembra (forse paradossalmente) molto più sicuro scalare una parete attrezzata che andare a inerpicarsi su sentieri esposti senza alcun tipo di protezione. Senza mettere in mezzo la calamità naturale come la recente valanga della Marmolada, metti che uno scivola o banalmente inciampa come in questo caso? O che decida semplicemente di "fare attenzione nei tratti esposti" (come spesso leggo) ma che poi alla fine tutta l'attenzione del mondo non basta (in quest'ultimo caso ero in zona e ho visto l'elicottero passare)? Ok, il rischio in ambiente montano per certi versi è intrinseco (come lo è attraversare la strada a Roma), ma qual è il limite? Certi pericoli si possono evitare o bisogna "accontentarsi" di percorsi T/E? Qual è il vostro rapporto con questo fattore?

Per quanto riguarda la questione psicologica non ho un vero metro di paragone per stabilire quanto mi possa essere problematico affrontare un tratto esposto perché non l'ho mai fatto, ma a naso direi che mi farebbe abbastanza paura. Dati alla mano l'unica cosa che posso effettivamente dire è che provo un po' di timore quando mi affaccio dal balcone del mio appartamento all'ottavo piano e se mi impunto a guardare verso il basso a un certo punto devo o allontanarmi o fissare un punto davanti a me. Una volta ho fatto un percorso avventura tra gli alberi nella Valle del Treja e nel tratto più difficile ero a circa una dozzina di metri di altezza con l'imbragatura ma non ho avuto grossi problemi proprio perché sapevo di essere legato e non potevo in alcun modo cadere.

Mi piacerebbe ascoltare le vostre impressioni e cercare di fare il punto della situazione. Grazie a tutti in anticipo!
Se iscriverti al CAI significa andare di più in montagna questo dipende soprattutto dalla famiglia ed in particolare dalla moglie.
Io sono iscritto al CAI da molti anni ma questo non ha influito minimamente sulle mie uscite. Lavorando a turni in ospedale spesso il sabato e la domenica quei pochi weekend liberi che ho sono costretto a passarli con la famiglia o a casa. Della serie " i figli sono anche tuoi ecc".
Le uscite del CAI sono organizzate sempre per sabato e domenica quindi....
Soprattutto finché hai figli piccoli .....e poi magari di e ti vecchio per fare certe cose.
Il mare è quasi sempre il prediletto dalle donne così pure dai figli almeno finché sono piccoli quindi anche quest'anno tutte le mie 2 settimane di ferie sono bruciate là nella noia più totale. Certo ti riposi ma..... intanto il tempo passa....
 
Se iscriverti al CAI significa andare di più in montagna questo dipende soprattutto dalla famiglia ed in particolare dalla moglie.
Io sono iscritto al CAI da molti anni ma questo non ha influito minimamente sulle mie uscite. Lavorando a turni in ospedale spesso il sabato e la domenica quei pochi weekend liberi che ho sono costretto a passarli con la famiglia o a casa. Della serie " i figli sono anche tuoi ecc".
Le uscite del CAI sono organizzate sempre per sabato e domenica quindi....
Soprattutto finché hai figli piccoli .....e poi magari di e ti vecchio per fare certe cose.
Il mare è quasi sempre il prediletto dalle donne così pure dai figli almeno finché sono piccoli quindi anche quest'anno tutte le mie 2 settimane di ferie sono bruciate là nella noia più totale. Certo ti riposi ma..... intanto il tempo passa....
Ti riposi e ti sfondi di birra come il sottoscritto...:biggrin:, sennò chi lo regge il mare tutti i giorni??!!
 
AHAH, bisognava pensare ai rischi, ai pericoli, alle conseguenze,... anche a metter su famiglia, valutare le persone, ecc... ahahah

Condoglianze ;)


Anche se spero che sia tutto "enfatizzato" e che non ci sia tutto questo dispiacere ;)
 
AHAH, bisognava pensare ai rischi, ai pericoli, alle conseguenze,... anche a metter su famiglia, valutare le persone, ecc... ahahah

Condoglianze ;)

Anche se spero che sia tutto "enfatizzato" e che non ci sia tutto questo dispiacere ;)
Adoro i miei figli e mia moglie.... ma ancora di più la Tennent's ghiacciata :biggrin::rofl::biggrin::rofl:
 
Secondo me finché non inizi a scalare non ti rendi conto dei possibili rischi. Solo facendo un po' di esperienza ti accorgi che a volte situazioni che da profano ti sembrano pericolose poi di fatto sono gestibili, mentre eventi a cui manco avresti pensato possono rivelarsi fatali. Non bisogna farsi troppe domande, inizi e se hai paura eviti.
P.S. puoi anche scalare una parete spittata, essere legato ecc, ma se hai uno spit ogni dieci metri inutile dire che se cadi non fai una bella fine. A quel punto meglio un sentiero esposto ma slegato (come livello di sicurezza)
 
sul fastidio dell'esposizione e sul percorrere sentieri più soggetti a rischi (fondo instabile, esposizionee, ecc..) l'unica è andare per gradi. l'importante è avere SEMPRE la lucidità di capire quando si deve tornare indietro.

posso riportarti l'esperienza della mia morosa..
lei è sempre andata in montagna ma ha sempre fatto escursioni (anche lunghe) su sentieri facili. quattro anni fa ho iniziato a portarla a fare le prime ferrate e i primi sentieri attrezzati. spesso questo comportava la necessità di passare su creste (es dal Vallon al Piz Boè) o cenge (Lipella) slegati.
ovviamente questo è stato molto graduale, ma nel giro di questi pochi anni, adesso ha "imparato" a camminare in montagna. col cosiddetto "passo sicuro" tanto citato nelle relazioni di montagna arriva anche la tranquillità sul sentiero difficile e la consapevolezza delle proprie capacità.

certo, i limiti ancora si sentono e se ci sono cenge particolarmente strette ed esposte o passaggi un pò verticali sprotetti la mente si annebbia e ha bisogno di un aiuto psicologico (e quindi devo tenerla in conserva), ma appena fatto il nodo all'imbrago immediatamente torna lucida.

per darti un'esempio, già in questo punto l'anno scorso l'avrei dovuta legare e un paio d'anni fa non sarebbe nemmeno venuta.

cengia_1.jpg

e invece quest'anno è venuta da sola, slegata, ma ha sentito il bisogno di essere legata più avanti, quando il sentiero diventava più stretto

cengia_2.jpg

quindi.. vai in montagna più che puoi, con gente più esperta. l'esposizione e il passo sicuro si imparano a gestire col tempo, e tutto è fattibile!
 
Ricordandosi che il passo sicuro, soprattutto in punti come quelli non tolgono il pericolo, i rischi, ecc... Ricordo un amico che mi diceva sempre, cioé,... mi rispondeva sempre infastidito:
"Sono tanti anni che vado e sono sicuro, sò dove metto i piedi", verissimo,... ma nessun essere umano ha un sensore per comprendere se dove poggia i piedi sarà effettivamente stabile, scivolerà, ecc... Tutto parte del gioco e di come lo si vuole giocare, ma scordiamoci di ritenerci immuni a certe cose perché esperti, sicuri, ecc... e quindi se si adottano certi approcci, la cosa più importante é accettare in prima persona l'imprevisto anche grave, avvisare compagni d'uscita, parenti, amici, ecc... dei rischi, ecc... ed il tutto senza vittimismi, ecc... Questo é fondamentale ed é quello che porta dalla ragione, dalla normalità del praticare certe attività, al torto!

D'altra parte certi approcci richiedono proprio l'accettazione che una svista, un scivolone che può capitare a tutto, porti probabilmente a conseguenze gravi, anche la morte.

L'importante é fare le cose per passione, per volontà e facendole sentendosi a proprio agio,... se si fanno cose sentendosi a disagio qual'é il motivo di farle? Esibirsi? Ed ognuno di noi sà riconoscere ciò che fà per se oppure no.
 
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