Recensione il fuoco questo sconosciuto

Accendere un fuoco è DECISAMENTE, e lo dico senza tema di smentita, l’attività di primaria importanza per chi si trova in condizioni di emergenza, ma anche per chi è impegnato in una normale escursione.
Dal fuoco nascono tante cose.
-Nasce il calore che ci consente di trascorrere una notte tranquilla in caso di avverse condizioni climatiche
-Nasce un deterrente per gli animali selvaggi, qualora ci si trovasse in una zona che ne fosse frequentata
-Nasce la possibilità di avere un pasto caldo
-Nasce la possibilità di non trascorrere una notte al buio, con un innegabile vantaggio psicologico
Insomma queste sono le prime, e più importanti cose che mi sono venute in mente, che sicuramente avranno chiarito anche nella mente del lettore più scettico, l’importanza del fuoco.

Inizio con l’assicurarvi che, con la giusta esperienza e conoscenze, si riesce ad accendere un fuoco in quasi tutte le condizioni ed in quasi tutti i luoghi, purchè siano salve alcune condizioni.

Vostre buone condizioni di salute
Presenza di legna
Poco vento

Non ho scritto mancanza di pioggia perché posso affermare di essere riuscito più volte, anche se con qualche difficoltà, ad accendere un più che dignitoso fuoco.

Iniziamo con il dire che, se non state bene e se siete molto debilitati, accendere il fuoco, così come svolgere qualsiasi altra attività che richiederà un minimo di fisicità, ma anche coordinazione nei movimenti, attenzione e concentrazione vi sarà preclusa.
Anche la presenza di legna è una cosa indispensabile, perché dubito che vi siate portati con voi il combustibile necessario per il fuoco di una notte.
Infine se siete nel bel mezzo di una bufera, sarà praticamente, non solo accendere ma anche mantenere un fuoco acceso. Diverso sarà se riuscirete a trovare una capanna o comunque un posto riparato come, ad esempio, una grotta.

Parliamo adesso della legna.
L’ideale sarebbe trovarla asciutta e stagionata. Questo favorirebbe, nel primo caso una rapida accensione e nel secondo una efficace combustione.
Accontentandoci di rinunciare ad un buon rendimento della combustione, dobbiamo però perseguire una rapida accensione con la legna che il contesto ci ha messo a disposizione.
Il primo trucco che mi insegnarono quando iniziai a dedicarmi all’accensione del fuoco fu quello dello sfruttare la parte interna della legna. Infatti, pioggia, neve, umidità ed altre intemperie, stentano a penetrare all’interno del tronco quindi, se abbiamo la cura di spaccare nel senso della lunghezza la legna precedentemente raccolta, ne metteremo a nudo l’interno che, con grandi probabilità sarà asciutto.
La tecnica di questo modo di tagliare si chiama, in inglese batoning.
Ricapitolando, visto che forse sono andato avanti un pò troppo velocemente, per procurarsi la legna sicuramente asciutta, anche se raccolta da terra d’estate, una volta tagliata in tronchetti con il seghetto pieghevole (attrezzo che non deve mai mancare nel set del perfetto escursionista IMHO) è preferibile spaccarli nel senso della lunghezza.
Nel caso ci trovassimo sempre in un contesto ostile, sarà necessario continuare a spaccare in due i pezzi ottenuti, e così via ottenendo pezzi sempre più sottili e sicuramente più asciutti.
Qualora non lo sappiate, più sottile è il pezzo di legno più facile è che si infiammi una volta a contatto con il fuoco, ma questo è un argomento (come si accende/gestisce un falò) che non verrà trattato in questa sede, dove ci limiteremo esclusivamente alla creazione della prima fiammella ed all’innesco dei primi trucioli.

Con questa operazione bisognerà mettere da parte una certa quantità di legnetti di dimensioni che andranno dal più piccolo (tanti) fino al più grande (di meno). Ovviamente sempre per INIZIARE il fuoco. Personalmente consiglio sempre di usare quarti o metà di tronchi per iniziare il fuoco. Questo perché saremo sempre in presenza di parti sicuramente più asciutte della corteccia esterna. Poi, una volta che il fuoco sarà ben avviato e ben caldo, la legna di scorta sarà collocata attorno al focolare ad asciugarsi, così che, al momento che finirà sulla fiamma si accenderà in un attimo.

Al momento però stiamo ancora spaccando legna attenendo legnetti. Dai più piccoli potremo ricavare dei trucioli molto sottili per ricavare dell’esca CHE DEVE ESSERE ASCIUTTISSIMA altrimenti tutto il lavoro sarà vano. Come esca potremo usare tanto materiale che si presta egregiamente quale:

materiale trovato in natura
nidi di uccelli
foglie secche
corteccia di betulla
peluria di certi fiori secchi, come i cardi
resina di alberi
alcuni tipi di funghi
trucioli finissimi
materiale artificiale
cotone idrofilo imbevuto di olio di vaselina
charcloth (cotone carbonizzato)
magnesio
permanganato di potassio in polvere con zucchero
accendi fuoco commerciale in cubetti

la lista è comunque lunghissima per entrambe le tipologie e quindi non si esaurisce con i materiali qui sopra elencati.

Personalmente sono un estimatore del cotone imbevuto di olio di vaselina

Ma con cosa si genere la tanto agognata scintilla?
Qui si aprono le danze. Le tecniche sono tantissime ed alcune risalgono alla notte dei tempi.

Si parte dalla concentrazione dei raggi solari.
Questa tecnica si può applicare in moltissimi modi. Il più noto è l’uso della classica lente d’ingrandimento. Più potente è la lente, maggiore è la concentrazione dei raggi solari, più veloce/sicura dovrebbe essere l’accensione del fuoco. Ovviamente, LO DICO ORA E NON LO RIPETERO’ PIU’, il metodo di applicherà direttamente verso l’esca che dovrà essere ben raccolta, non troppo compressa e rigorosamente ASCIUTTA.
Anche il vetro di un orologio dovrebbe funzionare per convogliare i raggi solari. E fino a qui siamo nel campo del normale… passiamo adesso al paranormale…
Ho letto che con una barretta di cioccolata ed una lattina di qualcosa (cocacola, fanta, birra ecc. ecc.) si accende il fuoco.
Si strofina la cioccolata lucidando il fondo della lattina che dovrebbe diventare lucido. A questo punto diventerà come una parabola che farà convergere i raggi del sole in un punto (detto fuoco). Basterà posizionare in quel punto l’esca ed il gioco è fatto.
Nel film L’Urlo dell’Odio il protagonista asserisce che anche con la neve si accende il fuoco…
Modellandola a forma di lente e facendola ghiacciare si ottiene una lente vera. Così dice, così potrebbe essere e così riferisco (alle volte…).

Dei fiammiferi ne parliamo per diritto di cronaca…
E’ il metodo più diffuso al mondo ed al contempo il meno sicuro. Il fiammifero si può bagnare, rompere, inumidire e se poi usate quelli normalmente chiamati svedesi, si potrebbe rovinare la cartina marrone per accenderli.
Se il fiammifero è moderatamente umido, basterà passarlo tra i capelli per asciugarlo, ma anziché dover correre ai ripari la cosa migliore è ricoprire la capocchia di cera fusa così da proteggerla. Meglio ancora sarebbe tenerli in un contenitore stagno tipo porta rullini da 35mm (si lo so… non se ne trovano più).

Mettiamo da parte i fiammiferi e passiamo all’accendino?
Ne abbiamo di due tipi, a pietrina e piezoelettrico. Il primo viene generalmente sconsigliato perché inutilizzabile con le mani bagnate ma non ha circuiti elettronici, il secondo finchè non si guasta basta premere e si accende. Si consigliano i modelli trasparenti così si può vedere il livello di carica ed infine quel tipo piezo-antivento che non fanno una fiamma vera e propria ma che finchè tieni premuto non si spengono. Personalmente uso l’accendino come backup.

Uno strumento che non fallisce un colpo e che, in linea di massima si accontenta di qualsiasi esca, che puoi appendere al collo, che puoi immergere, sbattere quanto vuoi tanto funziona sempre è il Firesteel.
Si tratta di una barretta di ferrocerio che, se strofinata con forza da una metallo spigoloso genera una cascata di scintille di circa 2-3000 gradi C.
Accoppiato ad una buona esca si traduce in fuoco sicuro. Nel mio caso consiglio il cotone imbevuto di olio di vaselina, anche perché oltre ad essere molto comprimibile è anche idrofugo (il che in ambienti umidi/bagnati/nevosi non guasta). Se mancasse l’esca basterà grattare un poco la barretta e tirare via un poco di polverina di ferrocerio sulla quale far finire le scintille. Un altro strumento è la barretta che danno in dotazione ai piloti dell’aviazione militare. Magnesio dentro il quale c’è annegato un firesteel. Con il coltello si staccano dei riccioli di magnesio e con le scintille del firesteel si accenderà la fiamma.

Un altro attrezzo meccanico è il Piston Fire Starter. Questi sfrutta il principio che comprimendo l’aria, questa aumenta di temperatura.
Saremo allora in presenza di un pistone cilindrico a tenuta ed apribile. All’interno si inserisce un pezzettino di charcloth, poi si chiude e si comincia a pompare. Il calore accenderà l’esca che verrà utilizzata.

Infine i sistemi più antichi.

I sistemi sono due: a percussione ed a frizione.
Il primo sistema riguarda quello a noi noto come pietra focaia.
In origine però si usavano due pietre diverse, (cosa che volendo potremmo fare ancora oggi) una composta da solfuro di ferro come la pirite ed un’altra dura come la selce. Il violento sfregamento delle due provocava l’asportazione di particelle di solfuro di ferro; tale asportazione era talmente violenta che provocava un calore tale che queste particelle a contatto con l’ossigeno dell’aria si infiammavamo.
Con l’avvento dell’età del ferro si sostituì la pirite con l’acciaio.
Questo è in breve la tecnica a percussione. A tutt’oggi basta comprare l’acciarino, trovare una selce ed il gioco è fatto.

I metodi a frizione sono invece più variegati.
Fondamentale è la scelta della materia prima, quindi se proverete a fare il fuoco con un legno umido o comunque non adatto, farete sicuramente tanta ginnastica, forse tanto fumo, ma la cosa finirà li.
Il metodo (ritengo) più sicuro è quello dove si fa ruotare una bacchetta su di una tavoletta. La rotazione può essere effettuata tramite le mani o tramite un trapano a volano.
Dopo aver scelto e creato la giusta bacchetta (usare sempre legni secchi), scegliere il giusto legno per la tavoletta sulla quale la bacchetta ruoterà. In prossimità del bordo creare un foro d’invito ed una tacca che andrà dal bordo esterno fino al centro del foro che si creerà quando la bacchetta inizierà a ruotare.
La funzione di questa tacca sarà (fondamentale) quella di far entrare aria e di far cadere al di sotto della tavoletta (dove avremo sistemato una striscia di cuoio) la segatura infuocata prodotta dalla frizione.
Sarà proprio da questa segatura che appoggiata sull’esca, e sulla quale con attenzione soffieremo, dalla quale scaturirà la fiamma.

Questa segatura la si crea anche con il metodo ad aratro ed il metodo a sega dei quali però non ne so parlare molto.

WORK IN PROGRESS​
vorrei inserire delle immagini ed il riuscire a portare per mano i lettori all'accensione dei vari fuochi.
ne sto cercando di libere da vincoli ed al tempo stesso abbastanza chiare ed esaustive.
 
Ultima modifica:
Io per il fuoco per adesso mi sono arrangiato con accendino e candele (tipo quelle che si trovavano in chiesa) che uso in caso, appunto, di accensioni difficili o anche solo per evitare di bruciarmi le dita :).

L'ultima volta, a proposito, mi è capitato di dover accendere il fuoco sotto una fitta pioggerella che aveva inzuppato tutta la legna disponibile costringendo me e il mio coltello ad un pesante lavoro di assottigliamento della legna (riparati dal tarp).

La legna disponibile non era grossa (max 4-5 cm di diametro) e quindi anche l'anima non posso dire che fosse perfettamente asciutta e questo mi ha costretto a dover usare ben mezza candela per poter accendere il fuoco.

Però, considerando un periodo "nelle terre selvagge" (o "estreme" per chi lo preferisce) piuttosto lungo, in cui fosse preferibile riuscire a procurarsi il più possibile materiale naturale in loco (per evitare di doversi portare dietro decine di esche) e ipotizzando di incappare in una perturbazione piuttosto duratura (giorni)...

...Quale potrebbe essere il sistema ideale per far seccare una buona esca bagnata così da poterci contare al prossimo campo???

Ovvio che, la suddetta esca da asciugare, dovrà essere accostata al fuoco (io ho pensato a tenerla appesa sopra il fuoco con un cordino), ma vorrei sapere se c'è un metodo "ideale" per quello scopo.
 
Eventualmente (sempre parlando di esche) i resti carbonizzati del fuoco appena spento (e quindi sicuramente asciutti) se fatti raffreddare potrebbero andare bene per accenderne un altro usando solo un accendino (sempre in caso di pioggia e di legna bagnata)???

Potrà sembrare una domanda stupida, ma mi rendo conto di non averci mai provato
 
Eventualmente (sempre parlando di esche) i resti carbonizzati del fuoco appena spento (e quindi sicuramente asciutti) se fatti raffreddare potrebbero andare bene per accenderne un altro usando solo un accendino (sempre in caso di pioggia e di legna bagnata)???
non credo proprio, sono già stati bruciati. semmai sarebbero buoni come carbonella.
 
non credo proprio, sono già stati bruciati. semmai sarebbero buoni come carbonella.

Bene!!! un metodo in meno riduce le possibilità ma almeno ci libera dall'imbarazzo della scelta :) .

Altrimenti pensavo a portare un scatoletta di metallo apposita da riempire con l'esca da asciugare e metterla vicino al fuoco, si potrebbe usare direttamente il gamellino ma temo che si rovini sul fuoco senz'acqua, e poi la scatoletta apposita servirebbe pure per conservare l'esca .... potrebbe andare???

Chiedo scusa se sto "monotemizzando" la discussione ma, per quanto riguarda i miei bisogni "focolari", è la cosa che mi preme di più :)
 
Come esca per le situazioni bagnate è buona un pezzo di camera d'aria da bici.... fuma e puzza ma si accende sempre e giocandosela bene dura parecchio.
Per asciugare invece esca naturale puoi prendere dei trucioli, della segatura e piccoli pezzetti di legno e se hai un gamellino li metti dentro e lo avvicini al fuoco, devi però tenere il contenuto in movimento o rischi che si scaldi troppo e brucia.
Il gamellino (gavettino che si vogli) non ne esce troppo malconcio ma dipende se il legno è resinoso o meno, in questo caso è un pò un mezzo casino ma c'è da dire che la resina se c'è va già bene così.

Ciao :), Gianluca
 
Grazie znnglc, l'idea in effetti mi è venuta pensando a dove conservare l'esca asciutta e quindi, in fin dei conti, una scatoletta mi servirebbe comunque ... però dici che dovrebbe essere abbastanza capiente da permettere all'esca di "muovercisi" dentro (tipo come le caldarroste) .... il gamellino sarebbe l'ideale ma .... mi "fa brutto"!!
 
Ultima modifica:
Secondo me se si riesce ad accendere il fuoco una prima volta conviene usarlo per asciugare qualche "dose" di esca che poi si metterà al sicuro il più possibile per averla pronta le volte successive :p
 
Secondo me se si riesce ad accendere il fuoco una prima volta conviene usarlo per asciugare qualche "dose" di esca che poi si metterà al sicuro il più possibile per averla pronta le volte successive :p

Sto proprio cercando il "metodo ideale" per compiere quell'operazione .... certo l'ideale sarebbe "fare come gli antichi" che si portavano direttamente dietro il tizzone ardente (in funghi o, mi pare, qualche foglia) ma lo vedo piuttosto scomodo. Già contare su di un'esca asicutta sarebbe una bella cosa...
 
Se non sbaglio proprio su questo forum avevo trovato in un post un sistema interessante per farsi delle esche immergendo dei cilindretti di cartone in cera fusa. I cilindretti imbevuti venivano lasciati raffreddare e diventavano trasportabili (io per il kit da fuoco uso una scatoletta di latta tipo quelle delle liquirizie chiusa da un elastico e per il kit di riserva un barattolino di quelli per gli integratori alimentari, più piccolo, si infila ovunque e quando avviti il tappo l'acqua rimane fuori).
Non avendo ancora provato, non so quanto esche così temano l'umidità (a logica la temono più dell'ovatta in paraffina) ma mi sembrava un espediente pratico e particolarmente semplice da implementare.
 
@spyrozzo: Stavo testando la tenda nuova, la notte prima aveva fatto brutto tempo.
Ho raccolto i legnetti caduti a terra a causa del temporale/neve e come "legna" ho usato un grosso ramo caduto per lo stesso motivo, presumo (non amo far legna solo per provare ad accendere un fuoco che sarebbe fine a se stesso).
Tra la legna bagnata, l'assenza di un "esca" (a parte il set di emergenza più utile di tutti = un rotolo di carta igienica!), il poco tempo a disposizione (prima che riprendesse a nevischiare) e la mia totale inesperienza, non sono riuscito ad accendere nulla!
Niente di tragico, insomma ;)
 
Grazie znnglc, l'idea in effetti mi è venuta pensando a dove conservare l'esca asciutta e quindi, in fin dei conti, una scatoletta mi servirebbe comunque ... però dici che dovrebbe essere abbastanza capiente da permettere all'esca di "muovercisi" dentro (tipo come le caldarroste) .... il gamellino sarebbe l'ideale ma .... mi "fa brutto"!!
Se sei bravo e stai attento a non farle scaldare troppo qualsiasi cosa va bene, anche un foglio di alluminio da cucina "appallottolato" con dentro l'esca volendo .... se usi un gavettino se le muovi eviti che si scaldino troppo e sporchino il contenitore, non è un obbligo è questione di "manico" (o di chiappe). Alla fine il concetto è scaldarle per seccarle e togliere l'umidità come giustamente dici tu.

Se usi una scatolina di metallo, quella classica delle caramelle per intenderci, sappi che vernice e fuoco non vanno molto d'accordo :p e puzza oltre che tendere a svirgolarsi :( ...... non parlo per sentito dire ma per provato :cry: ..... poi se sei bravo magari a te viene meglio.

Una cosa che invece non ho mai provato e quella di prendere un pezzo di legno che è stato nel fuoco ma non è bruciato completamente, provare a romperlo o comunque togliere la parte bruciata per arrivare al "cuore" che dovrebbe essere sufficientemente asciutto per ricavarci un pò di esca secca (lavorando di coltello dovresti ottenere qualcosa di decente) ..... è una alternativa che varrebbe la pena provare secondo me.

Ciao :), Gianluca
 
grazie per la dritta sulla vernice.

Una cosa che invece non ho mai provato e quella di prendere un pezzo di legno che è stato nel fuoco ma non è bruciato completamente, provare a romperlo o comunque togliere la parte bruciata per arrivare al "cuore" che dovrebbe essere sufficientemente asciutto per ricavarci un pò di esca secca (lavorando di coltello dovresti ottenere qualcosa di decente) ..... è una alternativa che varrebbe la pena provare secondo me.

Procurarsi dei "fire sticks" dal legno è sicuramente una tecnica molto usata (e amata da molti utenti del forum, a quanto leggo), ma personalmente mi trovo meglio con cortecce ed erba e foglie secche .... ma, nel caso, non si butta via niente ;)
 
ma personalmente mi trovo meglio con cortecce ed erba e foglie secche .... ma, nel caso, non si butta via niente ;)
Sono però più difficili da asciugare anche se sinceramente non mi sono mai messo ad asciugare foglie o erba per cui boooohhh, cioè non dico che non siano buone come "esche" (tutt'altro) solo che in contesto di "bagnato" punterei più su un qualcosa che posso asciugare più facilmente ed usare nel caso in cui non trovo altro, poi magari appena trovo qualcosa di meglio, secondo i miei gusti, butto via tutto e faccio scorta di quello che voglio ..... alla fine come dici te .... non si butta via niente :biggrin:

Ovviamente AMMP / IMHO

Ciao :), Gianluca
 
Ma.. tre Bic.. perfino mini Bic..
Che cosa puoi infiammare con un mini Bic ?.. Rispetto alle più disparate tecniche di accensione di un fuoco??
Tipo: Preparare esche.. Conservare esche.. Asciugare esche..
Qualcuno ha presente quale sia la differenza sviluppata in calorie tra un mini Bic ed una qualunque esca (che non sia di derivazione petrolifera)?
Bene.. tenerlo a mente... Perché in questo campo (da qui e solo per esempio..) si arriva velocissimi ai coltelli ed a quelli che ti dicono che ti basta per quasi tutto un Mora od un Pukko (e quest'ultimo perfino meglio se possibilmente artigianale)..

Ciò accade semplicemente perché (questi..) non si sono ancora trovati nella - seria -condizione di dover accendere un fuoco che debba rispondere all'esigenza di sopravvivere.

A meno che "sopravvivere" non abbia ormai assunto il senso che non sai fare un picchetto perfetto perchè non possiedi un Seiko oppure un Rolex.
Che non centra un tubo col picchetto, però sarà mai che il coltello che si accompagna all'orologio deve essere perforza scandinavo... ?!?
Perchè?!?? Ma perché quelli non scandinavi son solo pezzi di ferro affilati in cima e con manici sbagliati.. E i manici son sbagliati perché te lo dico io (che non ho mai acceso un fuoco..)! Oppure l'ho fatto... ma col Bic.
 
Scusa Chinook ma sono confuso

Ma.. tre Bic.. perfino mini Bic.. Che cosa puoi infiammare con un mini Bic ?.. Rispetto alle più disparate tecniche di accensione di un fuoco?? Tipo: Preparare esche.. Conservare esche.. Asciugare esche.. Qualcuno ha presente quale sia la differenza sviluppata in calorie tra un mini Bic ed una qualunque esca (che non sia di derivazione petrolifera)? Bene.. tenerlo a mente... Perché in questo campo (da qui e solo per esempio..) si arriva velocissimi ai coltelli ed a quelli che ti dicono che ti basta per quasi tutto un Mora od un Pukko (e quest'ultimo perfino meglio se possibilmente artigianale)..

Non so a chi ti riferisci in particolare ma Spyrozzo nel suo elenco ha citato tra l'altro anche l'accendino...
Mettiamo da parte i fiammiferi e passiamo all’accendino? Ne abbiamo di due tipi, a pietrina e piezoelettrico. Il primo viene generalmente sconsigliato perché inutilizzabile con le mani bagnate ma non ha circuiti elettronici, il secondo finchè non si guasta basta premere e si accende. Si consigliano i modelli trasparenti così si può vedere il livello di carica ed infine quel tipo piezo-antivento che non fanno una fiamma vera e propria ma che finchè tieni premuto non si spengono. Personalmente uso l’accendino come backup.

...e esche artificiali...
materiale artificiale cotone idrofilo imbevuto di olio di vaselina charcloth (cotone carbonizzato) magnesio permanganato di potassio in polvere con zucchero accendi fuoco commerciale in cubetti
.

Mentre io ho ammesso da subito di usare accendino e addirittura candele:
Io per il fuoco per adesso mi sono arrangiato con accendino e candele (tipo quelle che si trovavano in chiesa) che uso in caso, appunto, di accensioni difficili o anche solo per evitare di bruciarmi le dita .

Per cui non ho capito a chi si riferisca l'attacco!!!

Ciò accade semplicemente perché (questi..) non si sono ancora trovati nella - seria -condizione di dover accendere un fuoco che debba rispondere all'esigenza di sopravvivere. A meno che "sopravvivere" non abbia ormai assunto il senso che non sai fare un picchetto perfetto perchè non possiedi un Seiko oppure un Rolex. Che non centra un tubo col picchetto, però sarà mai che il coltello che si accompagna all'orologio deve essere perforza scandinavo... ?!? Perchè?!?? Ma perché quelli non scandinavi son solo pezzi di ferro affilati in cima e con manici sbagliati.. E i manici son sbagliati perché te lo dico io (che non ho mai acceso un fuoco..)! Oppure l'ho fatto... ma col Bic.

Questa parte proprio non ho capito che c'entra: ho il dubbio che tu abbia sbagliato discussione e ti stia riferendo agli utenti sbagliati...
 
Preparare esche.. Conservare esche.. Asciugare esche..

E comunque sarei sinceramente curioso di vedere come accendi un fuoco quando intorno a te hai solo materiale bagnato, usando solo l'accendino ....

Io mi ci sono trovato e, come ho detto, ho dovuto consumare mezza candela (uno spreco assurdo secondo il mio punto di vista) .... se potessi confidare su alcuni resti vegetali opportunamente essiccati per il prossimo fuoco ...... boh?? a me non sembra una tecnica di sopravvivenza, ma solo buon senso.
 
D

Derrick

Guest
Non è il mio tipo d'escursione, ma se pensassi, anche solo lontanamente, di dover accendere un fuoco per salvaguardare la mia salute, mi porterei dietro un trangia completo di gavetta (400g) e svariati sistemi d'accensione (fiammiferi antivento, accendino piezoelettrico, accendino a pietrina, acciarino).
(la gavetta è importante perché il primo e più importante modo di scaldarsi è bere acqua calda, oltre che per bollire acqua sulla cui potabilità non si hanno garanzie - so che anche dopo la bollitura non è comunque garantita la perfetta salubrità, ma la situazione migliora).

Rispetto all'importanza che il fuoco può avere in una situazione in cui può essere, appunto, necessario per la salute, i 400 grammi sono nulla.

Una volta che hai il fornello e sei in un bosco, penso che sia facile partire eventualmente da legnetti per fare un fuoco grande, avendo però risolto il problema maggiore, cioè quello di dar fuoco all'esca quand'anche ti trovassi in condizioni di materiale umido o tempo piovoso.

Naturalmente ci si può porre come caso di scuola il problema di come fare se si è in una situazione in cui dal fuoco può dipendere la salute ma non si ha con sé un fornelletto e il materiale è umido o il tempo piovoso, ma mi sembra un po' come discutere di una situazione in cui dal coprirsi può dipendere la salute e non si ha con se la felpa (si fa un bel vestito di corteccia d'albero rivestito di muschio cucito con Filarium tenax oppure si cattura una pecora (evitare il montone che è più incazzoso), la si tosa, si carda e si fila la lana con l'Opinel (facendosi prima un piccolo arcolaio di legno) ecc.). :)

Il punto secondo il mio personale parere è:

- fuoco non necessario per la salute: qualsiasi metodo va bene perché può fallire e 'stica; diventa più un "divertimento", un "esercizio" che una necessità;
- fuoco necessario per la salute: fornelletto ad alcol e vari metodi d'accensione. Possibilità d'accensione 100% (salvo temperature glaciali) e possibilità molto agevole di passare dal piccolo fuoco del fornello al grande fuoco di legna per asciugare vestiti.

Se sbalio, mi corrigerete
.
 
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