- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 17/06/2012
Regione e provincia: Abruzzo (TE)
Località di partenza e di arrivo: Ceppo (fraz. di Rocca S. Maria)
Tempo di percorrenza: 10 h
Chilometri: 22,5
Grado di difficoltà: EE, ultimo tratto EK (escursionisti kamikaze)
Dislivello in salita complessivo: 1800m
Quota massima:
Monte Pelone (2057m)
Pizzo di Sevo (2419m)
Cima Lepri (2445m)
Pizzo di Moscio (2411m)
Accesso stradale: A24 Teramo-Torricella-Rocca S. Maria-Ceppo
Descrizione
I Monti della Laga in questo periodo offrono i loro scenari migliori. I boschi brulicano di vita, il colore predominante è un bel verde saturo e brillante che nelle valli colpisce la vista da ogni direzione, dalla vegetazione alle alte chiome degli alberi. Salendo in quota, il colore della primavera sfugge dai boschi come un tappeto sovrabbondante, risalendo ed abbracciando i dolci crinali di questi monti sotto forma di foltissimo prato punteggiato qua e là da colonie di coloratissimi fiori. Più in alto, chiudono la scena le scure e ripide creste rocciose, venate nei canaloni dall'ultima strenua neve.
La natura rigogliosa di questi luoghi è dovuta alla presenza di acqua in ogni luogo ed anfratto di questi posti. Fonti, cascate, ruscelli, torrenti impetuosi, la Laga è uno dei posti più umidi dell'Appennino.
Il viaggio da Roma è abbastanza lungo, poco meno di tre ore (tenuto conto che però ho fatto fare al malcapitato Gipsy il giro turistico di Padula e di Canili...). Poco male, abbiamo prenotato il pernotto all'albergo Julia, indispensabile data la lunghezza dell'itinerario previsto per il giorno dopo.
Tramortito dalla cena (penso che in quell'albergo pure i muri siano fatti con una percentuale di porcini...), riesco a trascinarmi fuori per apprezzare il cielo stellato del Ceppo, grazie alla sua ottima posizione all'interno dei boschi.
Il mattino dopo, giunto fra noi anche il professionale BasilioII, ci mettiamo in cammino. Dal parcheggio dell'albergo Julia si prende la strada in direzione dei monti che ben presto, infilatasi nei boschi, diventa sterrata e sconnessa. Trascorsi 8 km si parcheggia e si comincia a seguire l'unico sentiero segnato, quello che, con pochi strappi all'interno del folto Bosco del Martese, conduce alla Cascata della Morricana.
Più autostrada che sentiero, arriviamo in breve alla famosa citata cascata, la più alta della Laga (mi pare). Una recente frana impedisce il comodo accesso alla cascata, possibile comunque utilizzando un po' di fantasia e un paio stivali da pescatore. Noi ci limitiamo a qualche foto, siamo solo all'inizio di un lungo giro.
Si prosegue nel bosco, salendo ora con più decisione fino alla fine dello stesso. Più su si apre finalmente il panorama, già da questa quota mozzafiato. Davanti a noi tutta la costa teramana interrotta soltanto dai due curiosi Monti Gemelli.
Proseguendo, si segue e non si segue il sentiero, per ripidi traversi su pendio erboso. Seguendo il fosso Cannavine entriamo nella bellissima omonima valle, rappresentata da un circo glaciale di vasto respiro chiuso ad est da Cima Lepri e a sud dal dirupato paretone di Pizzo di Moscio.
L'anello che ci proponiamo si snoda sul versante teramano, sicuramente più articolato e vasto del ripido e chiuso versante laziale. Verso l'Adriatico scende infatti come denti di un pettine una serie di lunghe valli glaciali, ognuna con il suo torrente impetuoso d'ordinanza.
Trovato un guado e superato il fosso, senza traccia e nell'erba alta pieghiamo verso nord, in direzione della verde sella del monte Pelone.
Attacco al Monte Pelone. Escursionisticamente ed esteticamente insignificante, questo monte gode tuttavia di ottima e panoramica posizione, essendo all'incrocio della valle salita e quella del Rio Castellano. Vale la deviazione!
Si torna indietro riprendendo verso est il sentiero 333, che sale sullo spartiacque in direzione Cima Lepri. Quando sale con più decisione verso quest'ultima, ci si stacca e si comincia a traversare in direzione della sella del Pizzo di Sevo, a questo punto ben visibile alla nostra destra.
Sul costone tra Cima Lepri e la sella del Sevo.
Passati sull'altro versante ci ritroviamo la cospetto del Sevo. Da questo versante di salita la sua cresta si impenna ripida in due tempi, costringendo l'escursionista a 300m di dislivello in meno di un chilometro.
Finalmente in cima al Sevo! Splendido panorama su tutto l'alto Lazio e i Sibillini.
Era meglio non girarsi... alle nostre spalle si sviluppa il resto della nostra proposta odierna, tutta la cresta di Cima Lepri fino al Pizzo di Moscio, che svetta lontano in fondo a sinistra.
In salita verso il Lepri rivolgiamo ancora uno sguardo al lato cattivo del Sevo. Piccolo quiz: ma chi saranno mai i tre personaggi che si aggirano là in fondo??
Ed eccoci anche sulla vetta di Cima Lepri!
In discesa sulla larga cresta verso Pizzo di Moscio
A mio avviso Pizzo di Moscio è il monte più rilevante esteticamente di quelli scalati oggi. Dalle colline abruzzesi è un cono alto e perfetto appoggiato sulla cresta della Laga, mentre se si osserva da nord, offre una cresta affilata e tagliata di netto per centinaia di metri con una ciclopica scarpata di fragilissima roccia.
Ai piedi dell'ultima salita
Ultima cima finalmente conquistata, che sollievo, la stanchezza cominciava a farsi sentire...
In discesa dal “cono”. Molto bella la veduta sulla destra delle coste del Gorzano.
Prima della discesa finale, foto panoramica della stupenda e verdissima valle di salita, completa di cascata del torrente Cannavine, e gran parte del percorso effettuato, con il Pelone all'estrema destra, il Sevo che fa capolino e il Lepri a seguire
Ultimo km con sorpresa. Vedete la nuvola di polvere stile macchina da rally dietro il buon Flavio? Bene, il sentiero 333, laddove sulla carta scende attraverso le coste del Moscio, non esiste o è stato spazzato via. Dopo un lungo tavolo tecnico a base di carta, bussola e gps, concludiamo che è meglio scendere per un pendio ignoto che per un passaggio roccioso ignoto. E via giù dritto per dritto dentro al ripidissimo Bosco del Martese, agganciandoci ai tronchi tipo scimmie, cosa non piacevolissima per le caviglie dopo oltre 20 km in montagna ma era l'alternativa più ragionevole.
Così, dopo un'oretta passata a sciare sulla terra, intercettiamo il sentiero iniziale della Morricana ed in pochi minuti siamo di nuovo alla macchina.
Nel complesso, escursione lunga ed altamente remunerativa, a mio avviso più varia della salita dal lato laziale, che consta di un solo versante molto inclinato e chiuso alle spalle. Da affrontare solo con tempo assolutamente stabile, soprattutto perché, in caso di pioggia, il tratto finale a precipizio nel bosco diventa assolutamente proibitivo e l'unica via d'uscita sarebbe ritornare a piedi fino al Ceppo.
Data: 17/06/2012
Regione e provincia: Abruzzo (TE)
Località di partenza e di arrivo: Ceppo (fraz. di Rocca S. Maria)
Tempo di percorrenza: 10 h
Chilometri: 22,5
Grado di difficoltà: EE, ultimo tratto EK (escursionisti kamikaze)
Dislivello in salita complessivo: 1800m
Quota massima:
Monte Pelone (2057m)
Pizzo di Sevo (2419m)
Cima Lepri (2445m)
Pizzo di Moscio (2411m)
Accesso stradale: A24 Teramo-Torricella-Rocca S. Maria-Ceppo
Descrizione
I Monti della Laga in questo periodo offrono i loro scenari migliori. I boschi brulicano di vita, il colore predominante è un bel verde saturo e brillante che nelle valli colpisce la vista da ogni direzione, dalla vegetazione alle alte chiome degli alberi. Salendo in quota, il colore della primavera sfugge dai boschi come un tappeto sovrabbondante, risalendo ed abbracciando i dolci crinali di questi monti sotto forma di foltissimo prato punteggiato qua e là da colonie di coloratissimi fiori. Più in alto, chiudono la scena le scure e ripide creste rocciose, venate nei canaloni dall'ultima strenua neve.
La natura rigogliosa di questi luoghi è dovuta alla presenza di acqua in ogni luogo ed anfratto di questi posti. Fonti, cascate, ruscelli, torrenti impetuosi, la Laga è uno dei posti più umidi dell'Appennino.
Il viaggio da Roma è abbastanza lungo, poco meno di tre ore (tenuto conto che però ho fatto fare al malcapitato Gipsy il giro turistico di Padula e di Canili...). Poco male, abbiamo prenotato il pernotto all'albergo Julia, indispensabile data la lunghezza dell'itinerario previsto per il giorno dopo.
Tramortito dalla cena (penso che in quell'albergo pure i muri siano fatti con una percentuale di porcini...), riesco a trascinarmi fuori per apprezzare il cielo stellato del Ceppo, grazie alla sua ottima posizione all'interno dei boschi.
Il mattino dopo, giunto fra noi anche il professionale BasilioII, ci mettiamo in cammino. Dal parcheggio dell'albergo Julia si prende la strada in direzione dei monti che ben presto, infilatasi nei boschi, diventa sterrata e sconnessa. Trascorsi 8 km si parcheggia e si comincia a seguire l'unico sentiero segnato, quello che, con pochi strappi all'interno del folto Bosco del Martese, conduce alla Cascata della Morricana.
Più autostrada che sentiero, arriviamo in breve alla famosa citata cascata, la più alta della Laga (mi pare). Una recente frana impedisce il comodo accesso alla cascata, possibile comunque utilizzando un po' di fantasia e un paio stivali da pescatore. Noi ci limitiamo a qualche foto, siamo solo all'inizio di un lungo giro.
Si prosegue nel bosco, salendo ora con più decisione fino alla fine dello stesso. Più su si apre finalmente il panorama, già da questa quota mozzafiato. Davanti a noi tutta la costa teramana interrotta soltanto dai due curiosi Monti Gemelli.
Proseguendo, si segue e non si segue il sentiero, per ripidi traversi su pendio erboso. Seguendo il fosso Cannavine entriamo nella bellissima omonima valle, rappresentata da un circo glaciale di vasto respiro chiuso ad est da Cima Lepri e a sud dal dirupato paretone di Pizzo di Moscio.
L'anello che ci proponiamo si snoda sul versante teramano, sicuramente più articolato e vasto del ripido e chiuso versante laziale. Verso l'Adriatico scende infatti come denti di un pettine una serie di lunghe valli glaciali, ognuna con il suo torrente impetuoso d'ordinanza.
Trovato un guado e superato il fosso, senza traccia e nell'erba alta pieghiamo verso nord, in direzione della verde sella del monte Pelone.
Attacco al Monte Pelone. Escursionisticamente ed esteticamente insignificante, questo monte gode tuttavia di ottima e panoramica posizione, essendo all'incrocio della valle salita e quella del Rio Castellano. Vale la deviazione!
Si torna indietro riprendendo verso est il sentiero 333, che sale sullo spartiacque in direzione Cima Lepri. Quando sale con più decisione verso quest'ultima, ci si stacca e si comincia a traversare in direzione della sella del Pizzo di Sevo, a questo punto ben visibile alla nostra destra.
Sul costone tra Cima Lepri e la sella del Sevo.
Passati sull'altro versante ci ritroviamo la cospetto del Sevo. Da questo versante di salita la sua cresta si impenna ripida in due tempi, costringendo l'escursionista a 300m di dislivello in meno di un chilometro.
Finalmente in cima al Sevo! Splendido panorama su tutto l'alto Lazio e i Sibillini.
Era meglio non girarsi... alle nostre spalle si sviluppa il resto della nostra proposta odierna, tutta la cresta di Cima Lepri fino al Pizzo di Moscio, che svetta lontano in fondo a sinistra.
In salita verso il Lepri rivolgiamo ancora uno sguardo al lato cattivo del Sevo. Piccolo quiz: ma chi saranno mai i tre personaggi che si aggirano là in fondo??
Ed eccoci anche sulla vetta di Cima Lepri!
In discesa sulla larga cresta verso Pizzo di Moscio
A mio avviso Pizzo di Moscio è il monte più rilevante esteticamente di quelli scalati oggi. Dalle colline abruzzesi è un cono alto e perfetto appoggiato sulla cresta della Laga, mentre se si osserva da nord, offre una cresta affilata e tagliata di netto per centinaia di metri con una ciclopica scarpata di fragilissima roccia.
Ai piedi dell'ultima salita
Ultima cima finalmente conquistata, che sollievo, la stanchezza cominciava a farsi sentire...
In discesa dal “cono”. Molto bella la veduta sulla destra delle coste del Gorzano.
Prima della discesa finale, foto panoramica della stupenda e verdissima valle di salita, completa di cascata del torrente Cannavine, e gran parte del percorso effettuato, con il Pelone all'estrema destra, il Sevo che fa capolino e il Lepri a seguire
Ultimo km con sorpresa. Vedete la nuvola di polvere stile macchina da rally dietro il buon Flavio? Bene, il sentiero 333, laddove sulla carta scende attraverso le coste del Moscio, non esiste o è stato spazzato via. Dopo un lungo tavolo tecnico a base di carta, bussola e gps, concludiamo che è meglio scendere per un pendio ignoto che per un passaggio roccioso ignoto. E via giù dritto per dritto dentro al ripidissimo Bosco del Martese, agganciandoci ai tronchi tipo scimmie, cosa non piacevolissima per le caviglie dopo oltre 20 km in montagna ma era l'alternativa più ragionevole.
Così, dopo un'oretta passata a sciare sulla terra, intercettiamo il sentiero iniziale della Morricana ed in pochi minuti siamo di nuovo alla macchina.
Nel complesso, escursione lunga ed altamente remunerativa, a mio avviso più varia della salita dal lato laziale, che consta di un solo versante molto inclinato e chiuso alle spalle. Da affrontare solo con tempo assolutamente stabile, soprattutto perché, in caso di pioggia, il tratto finale a precipizio nel bosco diventa assolutamente proibitivo e l'unica via d'uscita sarebbe ritornare a piedi fino al Ceppo.
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