- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Regionale dei Monti Simbruini
Dati
Data: 10 Marzo 2017
Regione e provincia: L'Aquila (Abruzzo) e in gran parte al confine con il Lazio
Località di partenza: Rendinara (920 m)
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: 17
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Elevato dislivello cumulativo, lunghezza, presenza di neve in tutte le sue forme.
Un passaggio molto critico in corrispondenza del M. Pratillo.
Periodo consigliato: Sempre, ma in inverno le insidie sono molteplici.
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita: 1600 m
Quota massima: M. del Passeggio (2064 m)
Altre quote: La Lota (1930 m), M. Ginepro (2004 m), M. Cappello (1981 m), M. Brecciaro (1885 m), M. Fragara (2005 m), M. Pratillo (2007 m), Pizzo Deta (2042 m).
Accesso stradale: Percorrendo la SS 690 (Superstrada del Liri), si esce a Morino / Civitella d'Antino e si seguono le indicazioni per Rendinara. Si parcheggia in corrispondenza dell'ultima casa del paese, all'imbocco del Vallone del Rio dove ha inizio il sentiero 625
Descrizione
Questa che voglio condividere è una escursione che per me ha il sapore dell'impresa. Certo, non è che abbia scalato il K2 e magari farò sorridere qualcuno abituato a performance impegnative quanto questa, ma la mia soddisfazione per aver portato a termine questo grande anello è stata immensa. In aggiunta, le mutevoli condizioni ambientali incontrate lungo questi 17 km hanno rappresentato un ulteriore ostacolo che si è andato a sommare al considerevole dislivello previsto, rendendo il tutto ancor più difficile.
Era da tempo che avevo nel mirino il concatenamento delle vette degli Ernici mediante un giro ad ampio respiro con partenza da Rendinara. Le condizioni meteo annunciate stabili e i soliti incastri lavorativi mi hanno indotto a scegliere una giornata fin troppo calda, in cui le condizioni del manto nevoso non erano proprio il massimo. Ma andiamo per ordine.
Dopo aver imboccato il sentiero 625 (che in realtà è una carrareccia che arriva fino al rifugio Fracassi), si risale il Vallone del Rio fino alla Fonte Pretestrette, da cui si prende un'evidente deviazione a destra.
E' questo il famigerato sentiero 629 che, in pochi km risale il crinale Nord della montagna conducendo fino a La Lota mediante un impegnativo salto di circa 1000 m.
Inizialmente la pendenza non è eccessiva e si cammina comodamente all'interno di una faggeta.
Successivamente il sentiero diventa più tortuoso, si effettuano varie svolte e la pendenza aumenta considerevolmente. Alcuni scorci catturati dalle rare aperture fanno capire la verticalità dell'ambiente:
La neve si incontra intorno ai 1200 m (in linea rispetto alla previsione del bollettino Meteomont):
Si tratta per lo più di accumoli valanghivi provenienti dai costoni sommitali; camminare in queste condizioni ha richiesto un grosso dispendio di energie. Effettivamente la neve non era affatto portante, sfondava fino al ginocchio e la progressione era molto difficoltosa. In più la quota era ancora bassa, quindi faceva caldo con conseguenze sia sulla mia faticaccia che sullo stato del manto nevoso che mi sembrava sempre più cedevole e papposo.
In questo tratto sono nate tutte le mie perplessità sulla riuscita dell'escursione, poichè vedevo che la mia andatura avveniva alla velocità di appena 1 km/h; ancora c'era molto da camminare (stavo facendo solo il terzo dei 17 km previsti!) ma la situazione non migliorava, anzi, ad ogni passo mi chiedevo se era il caso di trovare un'alternativa per fare un giro più breve.
Sopra di me incombevano alti e irraggiungibili i bastioni rocciosi del Monte Prato, ma la croce de La Lota era ancora più su ...
Per fortuna, ogni tanto la faggeta si apriva per farmi trovare le giuste motivazioni a proseguire:
Ed è così che, dopo 2 km e 2 ore di tremenda e sana fatica (e quasi 1000m di guadagno di quota), arrivo all'anfiteatro sottostante La Lota:
Ora la neve è decisamente più portante, gradualmente diventa anche ghiacciata ma ancora i ramponi restano nello zaino. Fuori dal bosco, complice anche la giornata limpida, si osservano panorami stupendi che abbracciano tutti i gruppi appenninici:
Mediante un intrigante traverso aggiro l'anfiteatro per guadagnare la cresta, mentre sopra di me incombono minacciose quelle cornici che sembrano sfidare le miti temperature di questo periodo. Ecco, sono passato lì sotto ma non avevo altra scelta:
Ed infine ecco la croce de La Lota (1930 m) che domina la vallata sottostante. Pensavo fosse inarrivabile ...
A questo punto l'escursione procede lungo il filo di cresta in direzione Sud / Sud-Est e mediante una serie di saliscendi mi consentirà di toccare tutte le elevazioni di questa dorsale (che non sono poche).
Le condizioni del manto nevoso implicano l'utilizzo dei ramponi che non esito ad indossare per salire il crinale ghiacciato del Monte Ginepro (2004 m):
Successivamente si arriva al Monte Cappello (1981 m), per poi scendere di altri 100 m in direzione del M. Brecciaro. Durante questa discesa i tratti con neve spazzata sono eccessivi, quindi ripongo i miei ferri nello zaino:
La salita al M. Brecciaro (1885 m) non presenta alcuna difficoltà. Da qui si apprezza l'impressionante parete del M. Cappello da cui sono appena disceso:
nonchè il profilo del Monte del Passeggio (2064 m), la prossima fatica dell'escursione, il cui raggiungimento comporta altri 200 m di salita:
Per salire su questa vetta che costituisce la più alta elevazione di tutta l'uscita è necessario rimettersi i ramponi perchè i tratti di vetrato sono abbastanza insidiosi. In brevo raggiungo la croce di vetta, qui ritratta con il Pizzo Deta sullo sfondo:
Anzichè proseguire lungo la dorsale principale in direzione Est, decido di fare una doverosa deviazione lungo la dorsale Sud per raggiungere il Monte Fragara (2005 m):
Da qui ritorno sui miei passi e mi riallaccio alla dorsale senza risalire sul Passeggio e puntando il Pizzo Deta:
Qui tolgo nuovamente i ramponi ...
Da questo punto si osserva il M. Pratillo da cui sulla sinistra scende una cresta che dovrei percorrere per scendere a valle:
Avevo anche ipotizzato di evitare quel percorso un pò esposto: effettivamente dalla sella in primo piano dovrebbe partire un sentiero con cui scendere a valle ma, viste le cornici, ho preferito evitare ...
Intanto, decido di salire sul Pratillo, da cui posso osservare meglio tutto il territorio:
Da qui proseguo e, tramite un ulteriore saliscendi, arrivo infine al Pizzo Deta, la montagna più 'montagna' di questa escursione:
Ad attendermi la Croce di vetta e la Madonnina ... e il mio meritato panino!
Dalla sommità del Pizzo Deta si può osservare l'insidiosa cresta che dal Pratillo scende verso valle:
Ammetto di avere avuto qualche momento di apprensione pensando di dover percorrere quel tatto così esposto; ho valutato le possibili alternative:
scendere per un diverso sentiero mi avrebbe esposto al rischio di essere investito da una valanga proveniente dalle cornici di cresta; d'altra parte, pensare di tornare a La Lota e rifarmi tutto il percorso a ritroso era improponibile perchè la stanchezza si stava facendo sentire.
Quindi ho pensato di tornare al Pratillo, valutare le condizioni della neve e poi decidere il da farsi.
Effettivamente la neve era abbastanza dura, quindi dopo aver rimesso i ramponi ed afferrata la piccozza, ho percorso questo tratto con tutta la cautela necessaria, consapevole che in questi casi una piccola distrazione potrebbe essere fatale:
Mi sono state di molto aiuto le tracce lasciate da un animale (forse un camoscio?) che ho seguito e che mi davano una certa sicurezza. Certo, fossero state tracce umane sarei stato più contento ...
Alla mia destra, incombe l'orrido del Pizzo Deta:
Una foto al primo tratto appena passato:
Ecco, è quasi finita:
In breve perdo ulteriore quota (si abbassa anche il livello di adrenalina ...):
E mi ricongiungo al sentiero di fondo valle, dove incrocio le tracce lasciate da due ciaspolatori:
Tolgo i ramponi (definitivamente), e percorro i restanti 5 km che mi separano dalla base dapprima su neve molle e poi sulla sterrata iniziale.
Nella lunga discesa verso Rendinara, si accavallano i pensieri su questa mia piccola impresa, l'escursione più impegnativa che io ricordi: la difficile salita a La Lota, il lungo percorso di cresta con panorami ad ampio raggio, i traversi sui ghiacci, i continui saliscendi, l'elegante vetta del Pizzo Deta, ed infine quel tratto esposto che ha richiesto tanta attenzione. Un susseguirsi di ambienti diversi ed emozioni diverse, intense, vissute pienamente. Stavolta torno a casa veramente soddisfatto.
Un ultimo sguardo all'indietro, a salutare questi Ernici che non conoscevo ma che tanto hanno saputo darmi.
Grazie a tutti dell'attenzione.
Ad Maiora!
Data: 10 Marzo 2017
Regione e provincia: L'Aquila (Abruzzo) e in gran parte al confine con il Lazio
Località di partenza: Rendinara (920 m)
Tempo di percorrenza: 8 ore
Chilometri: 17
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Elevato dislivello cumulativo, lunghezza, presenza di neve in tutte le sue forme.
Un passaggio molto critico in corrispondenza del M. Pratillo.
Periodo consigliato: Sempre, ma in inverno le insidie sono molteplici.
Segnaletica: Buona
Dislivello in salita: 1600 m
Quota massima: M. del Passeggio (2064 m)
Altre quote: La Lota (1930 m), M. Ginepro (2004 m), M. Cappello (1981 m), M. Brecciaro (1885 m), M. Fragara (2005 m), M. Pratillo (2007 m), Pizzo Deta (2042 m).
Accesso stradale: Percorrendo la SS 690 (Superstrada del Liri), si esce a Morino / Civitella d'Antino e si seguono le indicazioni per Rendinara. Si parcheggia in corrispondenza dell'ultima casa del paese, all'imbocco del Vallone del Rio dove ha inizio il sentiero 625
Descrizione
Questa che voglio condividere è una escursione che per me ha il sapore dell'impresa. Certo, non è che abbia scalato il K2 e magari farò sorridere qualcuno abituato a performance impegnative quanto questa, ma la mia soddisfazione per aver portato a termine questo grande anello è stata immensa. In aggiunta, le mutevoli condizioni ambientali incontrate lungo questi 17 km hanno rappresentato un ulteriore ostacolo che si è andato a sommare al considerevole dislivello previsto, rendendo il tutto ancor più difficile.
Era da tempo che avevo nel mirino il concatenamento delle vette degli Ernici mediante un giro ad ampio respiro con partenza da Rendinara. Le condizioni meteo annunciate stabili e i soliti incastri lavorativi mi hanno indotto a scegliere una giornata fin troppo calda, in cui le condizioni del manto nevoso non erano proprio il massimo. Ma andiamo per ordine.
Dopo aver imboccato il sentiero 625 (che in realtà è una carrareccia che arriva fino al rifugio Fracassi), si risale il Vallone del Rio fino alla Fonte Pretestrette, da cui si prende un'evidente deviazione a destra.
E' questo il famigerato sentiero 629 che, in pochi km risale il crinale Nord della montagna conducendo fino a La Lota mediante un impegnativo salto di circa 1000 m.
Inizialmente la pendenza non è eccessiva e si cammina comodamente all'interno di una faggeta.
Successivamente il sentiero diventa più tortuoso, si effettuano varie svolte e la pendenza aumenta considerevolmente. Alcuni scorci catturati dalle rare aperture fanno capire la verticalità dell'ambiente:
La neve si incontra intorno ai 1200 m (in linea rispetto alla previsione del bollettino Meteomont):
Si tratta per lo più di accumoli valanghivi provenienti dai costoni sommitali; camminare in queste condizioni ha richiesto un grosso dispendio di energie. Effettivamente la neve non era affatto portante, sfondava fino al ginocchio e la progressione era molto difficoltosa. In più la quota era ancora bassa, quindi faceva caldo con conseguenze sia sulla mia faticaccia che sullo stato del manto nevoso che mi sembrava sempre più cedevole e papposo.
In questo tratto sono nate tutte le mie perplessità sulla riuscita dell'escursione, poichè vedevo che la mia andatura avveniva alla velocità di appena 1 km/h; ancora c'era molto da camminare (stavo facendo solo il terzo dei 17 km previsti!) ma la situazione non migliorava, anzi, ad ogni passo mi chiedevo se era il caso di trovare un'alternativa per fare un giro più breve.
Sopra di me incombevano alti e irraggiungibili i bastioni rocciosi del Monte Prato, ma la croce de La Lota era ancora più su ...
Per fortuna, ogni tanto la faggeta si apriva per farmi trovare le giuste motivazioni a proseguire:
Ed è così che, dopo 2 km e 2 ore di tremenda e sana fatica (e quasi 1000m di guadagno di quota), arrivo all'anfiteatro sottostante La Lota:
Ora la neve è decisamente più portante, gradualmente diventa anche ghiacciata ma ancora i ramponi restano nello zaino. Fuori dal bosco, complice anche la giornata limpida, si osservano panorami stupendi che abbracciano tutti i gruppi appenninici:
Mediante un intrigante traverso aggiro l'anfiteatro per guadagnare la cresta, mentre sopra di me incombono minacciose quelle cornici che sembrano sfidare le miti temperature di questo periodo. Ecco, sono passato lì sotto ma non avevo altra scelta:
Ed infine ecco la croce de La Lota (1930 m) che domina la vallata sottostante. Pensavo fosse inarrivabile ...
A questo punto l'escursione procede lungo il filo di cresta in direzione Sud / Sud-Est e mediante una serie di saliscendi mi consentirà di toccare tutte le elevazioni di questa dorsale (che non sono poche).
Le condizioni del manto nevoso implicano l'utilizzo dei ramponi che non esito ad indossare per salire il crinale ghiacciato del Monte Ginepro (2004 m):
Successivamente si arriva al Monte Cappello (1981 m), per poi scendere di altri 100 m in direzione del M. Brecciaro. Durante questa discesa i tratti con neve spazzata sono eccessivi, quindi ripongo i miei ferri nello zaino:
La salita al M. Brecciaro (1885 m) non presenta alcuna difficoltà. Da qui si apprezza l'impressionante parete del M. Cappello da cui sono appena disceso:
nonchè il profilo del Monte del Passeggio (2064 m), la prossima fatica dell'escursione, il cui raggiungimento comporta altri 200 m di salita:
Per salire su questa vetta che costituisce la più alta elevazione di tutta l'uscita è necessario rimettersi i ramponi perchè i tratti di vetrato sono abbastanza insidiosi. In brevo raggiungo la croce di vetta, qui ritratta con il Pizzo Deta sullo sfondo:
Anzichè proseguire lungo la dorsale principale in direzione Est, decido di fare una doverosa deviazione lungo la dorsale Sud per raggiungere il Monte Fragara (2005 m):
Da qui ritorno sui miei passi e mi riallaccio alla dorsale senza risalire sul Passeggio e puntando il Pizzo Deta:
Qui tolgo nuovamente i ramponi ...
Da questo punto si osserva il M. Pratillo da cui sulla sinistra scende una cresta che dovrei percorrere per scendere a valle:
Avevo anche ipotizzato di evitare quel percorso un pò esposto: effettivamente dalla sella in primo piano dovrebbe partire un sentiero con cui scendere a valle ma, viste le cornici, ho preferito evitare ...
Intanto, decido di salire sul Pratillo, da cui posso osservare meglio tutto il territorio:
Da qui proseguo e, tramite un ulteriore saliscendi, arrivo infine al Pizzo Deta, la montagna più 'montagna' di questa escursione:
Ad attendermi la Croce di vetta e la Madonnina ... e il mio meritato panino!
Dalla sommità del Pizzo Deta si può osservare l'insidiosa cresta che dal Pratillo scende verso valle:
Ammetto di avere avuto qualche momento di apprensione pensando di dover percorrere quel tatto così esposto; ho valutato le possibili alternative:
scendere per un diverso sentiero mi avrebbe esposto al rischio di essere investito da una valanga proveniente dalle cornici di cresta; d'altra parte, pensare di tornare a La Lota e rifarmi tutto il percorso a ritroso era improponibile perchè la stanchezza si stava facendo sentire.
Quindi ho pensato di tornare al Pratillo, valutare le condizioni della neve e poi decidere il da farsi.
Effettivamente la neve era abbastanza dura, quindi dopo aver rimesso i ramponi ed afferrata la piccozza, ho percorso questo tratto con tutta la cautela necessaria, consapevole che in questi casi una piccola distrazione potrebbe essere fatale:
Mi sono state di molto aiuto le tracce lasciate da un animale (forse un camoscio?) che ho seguito e che mi davano una certa sicurezza. Certo, fossero state tracce umane sarei stato più contento ...
Alla mia destra, incombe l'orrido del Pizzo Deta:
Una foto al primo tratto appena passato:
Ecco, è quasi finita:
In breve perdo ulteriore quota (si abbassa anche il livello di adrenalina ...):
E mi ricongiungo al sentiero di fondo valle, dove incrocio le tracce lasciate da due ciaspolatori:
Tolgo i ramponi (definitivamente), e percorro i restanti 5 km che mi separano dalla base dapprima su neve molle e poi sulla sterrata iniziale.
Nella lunga discesa verso Rendinara, si accavallano i pensieri su questa mia piccola impresa, l'escursione più impegnativa che io ricordi: la difficile salita a La Lota, il lungo percorso di cresta con panorami ad ampio raggio, i traversi sui ghiacci, i continui saliscendi, l'elegante vetta del Pizzo Deta, ed infine quel tratto esposto che ha richiesto tanta attenzione. Un susseguirsi di ambienti diversi ed emozioni diverse, intense, vissute pienamente. Stavolta torno a casa veramente soddisfatto.
Un ultimo sguardo all'indietro, a salutare questi Ernici che non conoscevo ma che tanto hanno saputo darmi.
Grazie a tutti dell'attenzione.
Ad Maiora!