Recensione Il leopardo delle nevi

Il leopardo delle nevi
La scusa è quella di un viaggio naturalistico fra le montagne del Tibet nepalese, alla scoperta delle abitudini sessuali delle capre blu e alla ricerca del mitico ed elusivo leopardo delle nevi. Ma subito il cammino fra gole profonde e cime vertiginose verso la Montagna di Cristallo, diventa un viaggio interiore, una sorta di pellegrinaggio dell’anima, dove anche il rapporto con enigmatici sherpa (uno in particolare: Tukten) diviene il catalizzatore per la scoperta del significato dell’essere. Un libro visionario, molto anni ’70, figlio dei viaggi lisergici e del mito delle religioni asiatiche. E proprio la componente mistico religiosa, con le lunghe descrizioni delle divinità tibetane, rischia di rendere il libro noioso. Ma è un testo da leggere, anche per la grande capacità descrittiva di Matthiessen nel tratteggiare paesaggi indimenticabili che a quasi cinquant’anni dal viaggio, non sono ormai più gli stessi.

“ 'La sua via!’ Tutti sbuffano. Ma lui sa che è la legge... L’unica via che abbia un significato è quella che lotta per la realizzazione dell’individuo, assoluta e senza condizioni. Nella misura in cui un uomo non è fedele alla legge del suo stesso essere... ha fallito nel capire il significato della sua vita”.

Peter Matthiessen, Il leopardo delle nevi, BEAT
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Un libro che mi ha deluso: alterna pagine molto belle ad altre in cui si fatica a leggere. Sembra quasi scritto a 4 mani da due diverse persone, una che sa scrivere e l'altra no.
Sicuramente è un Dolpo che ormai non esiste più, dopo 50 anni

Uno dei pochi libri che non mi ha entusiasmato
 
Un libro che mi ha deluso: alterna pagine molto belle ad altre in cui si fatica a leggere. Sembra quasi scritto a 4 mani da due diverse persone, una che sa scrivere e l'altra no.
Sicuramente è un Dolpo che ormai non esiste più, dopo 50 anni

Uno dei pochi libri che non mi ha entusiasmato
Concordo in pieno.

Mi aggiungo ai non entusiasmati...

Me lo hanno regalato Natale scorso e, forse perchè avevo alte aspettative, alla fine mi ha lasciato un po' così.

Veniva citato nel libro Senza mai arrivare in cima di Paolo Cognetti che, invece, mi ha coinvolto di più.
 
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