Il Monte

IL MONTE

Il fianco orientale spezza le gambe,
niente sentieri, solo arcigna salita,
difende fiero i suoi miseri ottocentonavantaquattro.

A mezza costa il bosco si fa fitto,
l’aria pesante, l’ombra spessa, silenzio;
l’angoscia furtiva pervade la mente,
presenze sfuggenti tra i rami, dietro le spalle,
il mistero della Natura pretende rispetto.

Finalmente l’azzurro squarcia le ombre
Sulla costa che porta alla cima
Impera una gigantesca quercia,
millenario e minato il tronco, verde la chioma,
saggezza antica, saggezza imperitura.

La cresta è rocce appuntite che affiorano,
schiena di drago assopito
ricordo di nordici miti, acquisto di sapienza.

Finalmente la cima, piano e verde Eden,
la valle sopita si allarga ubertosa,
giochi di farfalle tra i fiori, di falchetti in cielo;
il flusso della vita. Non sono fuori posto.
In questo istante non sono fuori posto.

Lì, fuori dal tempo, il serpente divora la coda,
l’uroboro, come uno specchio, infinito riflette.

Sorse il sole accecante, poi la luna.
Sull’antico altare ardevano sacre fiamme,
cadde la pioggia vita stillando
un vento fresco diede vita al bosco
e la madre feconda sciolse nel suo abbraccio.
 
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