- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 10 Luglio 2016
Regione e provincia: Abruzzo,L'Aquila
Località di partenza: Vado di Corno
Località di arrivo: Fonte Vetica
Tempo di percorrenza: 11 ore
Chilometri:16/17 di sviluppo lineare
Grado di difficoltà: EEA
Periodo consigliato: Giugno - Settembre
Descrizione delle difficoltà: percorso in gran parte di cresta,Da Campo Imperatore (1806 m), Vado di Corno (1924 m), Monte Brancastello (2385 m), Torri di Casanova (2362 m), Monte Prena (2561 m), Monte Camicia (2564 m), Fonte Vetica (1632 m).
Dislivello in salita: 1550 m.
Quota massima: 2564 m.
“ E’ il percorso di cresta più eccezionale dell’Appennino”; ”E’ un percorso entusiasmante. Una volta fatto rimane impresso nel bagaglio escursionistico”.
Queste le osservazioni di alcuni amici che prima di me hanno fatto il famoso Sentiero del Centenario sul Gran Sasso. Personalmente sono convinto che questa attraversata non deve assolutamente mancare nel carnet escursionistico di chi è vero appassionato di montagna.
Erano tre anni che coltivavo l’idea di questa grandiosa attraversata ma succedeva sempre qualche contrattempo o imprevisto di natura logistica dovuto anche alla necessità di avere le auto staffetta da lasciare a Fonte Vetica e a Vado di Corno. Quest’anno la cosa pareva essere andata in porto in quanto la mia sezione Cai l’aveva organizzato per metà Giugno. All’approssimarsi dell’evento però, mi sento dire dagli organizzatori che l’uscita è annullata perchè si sarebbero verificati dei presunti crolli lungo la via e che alcuni tratti attrezzati non erano sicuri o malmessi. La maledizione sembrava continuare.
Mi attivo subito per accertarmi della situazione reale proponendo una discussione sul forum e sentendomi con Remo di Sulmona, un amico che considero il Wikipedia dell’Abruzzo e con altri, tra i quali la guida Luca Mazzoleni. Del tutto emerge che non vi è nulla di significativo. E visto che le vie di internet sono “potenti” (non dico infinite che sarebbe un po’ sacrilego) mi accordo tramite il sito con un ragazzo abruzzese, Gianluca84,e due marchigiani SMauri72 e Danilo che come me coltivavano da tempo il mio stesso progetto.
Si fa il 10 Luglio accada quel che accada. All’approssimarsi di tale data però un’altra minacciosa “spada di Damocle” sembra di nuovo pendere “sulle nostre teste”. Le previsioni danno proprio per quel giorno sviluppo pomeridiano di temporali di calore in Appennino zona Campo Imperatore con pioggia debole incorporata. Dopo le nostre valutazioni decidiamo di partire ed eventualmente sfruttare le due o tre vie di fuga dal sentiero, i Vadi di Piaverano e Ferruccio e quello della Forchetta di Santa Colomba in caso di emergenza.
L’appuntamento è per le sei a Fonte Vetica. Arrivo io per primo con mezz’ora di anticipo, a ruota mi raggiunge il resto della squadra. Il piazzale è quasi vuoto e più su nei pressi del rifugio ci sono alcune tende e qualche camper nel silenzio più assoluto. Si lasciano due auto e saliamo con la terza all’attacco del sentiero che porta a Vado di Corno.
Alle 6.45 partiamo piuttosto veloci superando con slancio il Vado di Corno e proiettandoci verso la prima vetta, il Monte Brancastello che raggiungiamo alle 8.30. Alla partenza il tempo è perfetto e in cresta già il panorama è grandioso soprattutto verso sua Maestà il Corno Grande che svetta con il suo paretone impressionante in grande evidenza. Al nostro incedere siamo anche allietati dalla presenza di varie fioriture di candide stelle alpine. Immortaliamo così il nostro passaggio alle targhe metalliche che di volta in volta marcano le tappe del sentiero.
Fino al Brancastello e successivamente scendendo alla base delle Torri di Casanova si è trattato più che altro di una bella galoppata su cresta. Ora arriva il momento di tirar fuori casco, imbrago e set da ferrata perché si comincia a fare sul serio. Incontriamo infatti la prima scala metallica che dà il la ai tratti attrezzati. Superiamo e scavalchiamo la prima torre per raggiungere la seconda con qualche passaggio esposto che segna quota 2361 m. Sono le 10 in punto. Dalla seconda Torre la via perde quota per giungere alla base dl Monte Infornace e già compaiono le preannunciate nubi che man mano vanno ad aumentare di consistenza.
L’Infornace costituisce una dura prova, è la parte più tormentata dell’intero percorso, un castello di guglie e pinnacoli superabili in un estenuante saliscendi fra stretti canalini, aggiramenti attraverso cavi metallici, in un ambiente davvero severo e tormentato, un dedalo di rocce e sfasciumi con affacci stupendi sul lato Campo Imperatore. La conquista di questa vetta ci fa perdere più tempo del previsto per via della stanchezza che comincia ad emergere e di due errori commessi fra le Torri e la base dell’Infornace che ci hanno costretto a ritornare sui nostri passi per recuperare la “retta via”.
Ma finalmente, dopo una serie interminabile di manovre, alle 12.45 raggiungiamo i 2496 m. del suo culmine massimo. E qui ci concediamo una bella pausa con panino e liquidi a profusione. Intanto che io e Gianluca ingurgitiamo qualche carboidrato che ci tornerà utile più in la, l’altra coppia riparte a razzo verso il Prena che sembra piuttosto lontano ma che raggiungiamo in 45 minuti dall’Infornace.
Giunti ai 2561 m. della croce di vetta il meteo cambia di brutto, si sentono i primi boati e comincia a piovere. Una veloce foto sul Prena col rischio di beccare qualche saetta e discesa rapida lungo la spalla Est scendendo per una conoide detritica e la presenza di piccoli nevai residui. Mi accorgo purtroppo di non aver portato sufficienti liquidi (si consigliava due litri e mezzo o tre, mentre io ne avevo meno di due).Riesco a riempire una bottiglia vuota con neve pulita ma sempre vecchia e questo si rivelerà davvero provvidenziale anche perché assunta insieme ad integratori.
Durante la discesa dal Prena constatiamo che la strada è ancora lunghissima perché visualizzi tutto il percorso che porta a Vado di Ferruccio e successivamente l’interminabile cresta che alla fine ti condurrà alla conquista dell’ultimo baluardo, il monte Camicia che è talmente lontano da indurti a rinunciare e pensare di abbandonare appunto al Vado di Ferruccio perché quando ci arrivi sei veramente “cotto” e il Camicia, ultima vetta che “dulcis in fundo” è anche la più elevata di tutte (2564 m.),è ancora tanto, ma tanto lontana. Ed’è a questo punto che deve emergere in te quel pizzico di orgoglio nel dire: ”io il Centenario lo voglio completare” e ti rimetti in marcia tirando fuori tutte le energie residue e la tua gran forza di volontà.
In realtà molti arrivati a questo punto rinunciano al Camicia perché si è davvero stanchi e provati, e nel caso nostro la situazione è aggravata dall’addensarsi di nubi temporalesche che fanno sentire la loro voce, lampi e boati che sembrano volerci raggiungere da un momento all’altro.
La tentazione è davvero notevole. Un piccolo consulto in quattro a Vado di Ferruccio e si decide di finire, rincuorati anche dal fatto che i temporali paiono meno vicini di quel che sembra. Danilo e Mauri72 battono strada mentre io e Gianluca seguiamo. Lungo la progressione ci imbattiamo in una sequenza di creste panoramiche e pareti strapiombanti spettacolari lato “Fondo della Salsa” che costituiscono nell’insieme la famosa e famigerata parete Nord del Camicia.
La salita al Camicia diventa delicata a causa della friabilità della roccia soprattutto quando già stanchissimo ti ritrovi a risalire un canalino ghiaioso che richiede una certa attenzione. E’ un II+,III – molto friabile ma che non dà problemi. Superatolo, un breve tratto di cresta ti porta ad un grottino dove io e Gianluca ne approfittiamo per fare una pausa più che meritata. Subito dopo superiamo un altro breve passaggio che ti conduce dritto al cartello metallico indicante la via del Centenario dove ci aspettano gli altri due compagni. Ma la croce di vetta del Camicia è più ad Est ad un tiro di schioppo, finalmente l’ultimo baluardo è conquistato.
Mentre io e Gianluca raggiungiamo la croce di vetta, i nostri compagni intraprendono la discesa per il vallone di Vradda preoccupati non poco per la minaccia di fulmini. In effetti il tempo diventa ancor più minaccioso, vediamo i lampi piuttosto vicini e sentiamo i boati che seguono, l’aria diventa elettrica.Il pericolo è reale perché arrivati alla croce di vetta, toccandola sento la scossa elettrostatica simile a quella che si prende toccando lo sportello dell’auto e subito dopo la sento “ronzare” carica di elettricità statica. Mauri mi dirà che scattandosi un selfy ha visto i suoi capelli rizzarsi.
Nonostante tutto riusciamo a porre le nostre firme su un libro di vetta davvero strapieno di dediche e firme e varie foto, un autoscatto e via di corsa ad intercettare il sentiero che descrivendo un ampio curvone scende verso Fonte Vetica. Finalmente in una situazione di sicurezza possiamo fermarci e divorare il resto del panino per riprendere la fastidiosa discesa. Al fontanino una bella rinfrescata e una gran bevuta prima di raggiungere i nostri compagni seduti ad un tavolino che stanno sorseggiando una birra. E dopo dodici ore di duro cammino è veramente la birra più buona del mondo.
Il Sentiero del Centenario è concluso e completato. Una grande avventura, di durissimo impegno psicofisico ma di estrema soddisfazione e gratificazione, un’esperienza che rimarrà non solo nel bagaglio escursionistico ma anche sul piano umano, indimenticabile. Ringrazio i miei tre compagni di cordata che hanno aderito al mio invito e spero che questo sia forse il preludio a prossime future avventure, sul Gran Sasso o magari altrove.
Il Monte Infornace in lontananza
L'alba sulla cresta del Centenario
La prima targa
Vista sul Corno Grande
Verso il Brancastello
Stelle alpine
Sua Maestà il Corno Grande
Sul Brancastello
Le Torri di Casanova ci aspettano
I primi tratti attrezzati
Sulla seconda Torre
Si scende dalle Torri di Casanova
Verso l'Infornace
Sui tratti attrezzati
Veduta del versante Nord
Alla conquista dell'Infornace
Sulla vetta di Monte Infornace
Sulla Cresta verso il Prena,dietro lasciamo alle spalle l'Infornace
Sulla croce di vetta del Prena
Strane rocce sul Prena
Ci lasciamo il Prena alle spalle
Verso Vado di Ferruccio.Lontano il Camicia
Spettacolare cresta della N del Camicia
Il canalino terminale del Camicia
Io e Gianluca sulla cima del Camicia
L'ampio curvone del Vallone di Vradda per la discesa a Fonte Vetica
Fonte Vetica finalmente
Monte Camicia da Fonte Vetica
Regione e provincia: Abruzzo,L'Aquila
Località di partenza: Vado di Corno
Località di arrivo: Fonte Vetica
Tempo di percorrenza: 11 ore
Chilometri:16/17 di sviluppo lineare
Grado di difficoltà: EEA
Periodo consigliato: Giugno - Settembre
Descrizione delle difficoltà: percorso in gran parte di cresta,Da Campo Imperatore (1806 m), Vado di Corno (1924 m), Monte Brancastello (2385 m), Torri di Casanova (2362 m), Monte Prena (2561 m), Monte Camicia (2564 m), Fonte Vetica (1632 m).
Dislivello in salita: 1550 m.
Quota massima: 2564 m.
“ E’ il percorso di cresta più eccezionale dell’Appennino”; ”E’ un percorso entusiasmante. Una volta fatto rimane impresso nel bagaglio escursionistico”.
Queste le osservazioni di alcuni amici che prima di me hanno fatto il famoso Sentiero del Centenario sul Gran Sasso. Personalmente sono convinto che questa attraversata non deve assolutamente mancare nel carnet escursionistico di chi è vero appassionato di montagna.
Erano tre anni che coltivavo l’idea di questa grandiosa attraversata ma succedeva sempre qualche contrattempo o imprevisto di natura logistica dovuto anche alla necessità di avere le auto staffetta da lasciare a Fonte Vetica e a Vado di Corno. Quest’anno la cosa pareva essere andata in porto in quanto la mia sezione Cai l’aveva organizzato per metà Giugno. All’approssimarsi dell’evento però, mi sento dire dagli organizzatori che l’uscita è annullata perchè si sarebbero verificati dei presunti crolli lungo la via e che alcuni tratti attrezzati non erano sicuri o malmessi. La maledizione sembrava continuare.
Mi attivo subito per accertarmi della situazione reale proponendo una discussione sul forum e sentendomi con Remo di Sulmona, un amico che considero il Wikipedia dell’Abruzzo e con altri, tra i quali la guida Luca Mazzoleni. Del tutto emerge che non vi è nulla di significativo. E visto che le vie di internet sono “potenti” (non dico infinite che sarebbe un po’ sacrilego) mi accordo tramite il sito con un ragazzo abruzzese, Gianluca84,e due marchigiani SMauri72 e Danilo che come me coltivavano da tempo il mio stesso progetto.
Si fa il 10 Luglio accada quel che accada. All’approssimarsi di tale data però un’altra minacciosa “spada di Damocle” sembra di nuovo pendere “sulle nostre teste”. Le previsioni danno proprio per quel giorno sviluppo pomeridiano di temporali di calore in Appennino zona Campo Imperatore con pioggia debole incorporata. Dopo le nostre valutazioni decidiamo di partire ed eventualmente sfruttare le due o tre vie di fuga dal sentiero, i Vadi di Piaverano e Ferruccio e quello della Forchetta di Santa Colomba in caso di emergenza.
L’appuntamento è per le sei a Fonte Vetica. Arrivo io per primo con mezz’ora di anticipo, a ruota mi raggiunge il resto della squadra. Il piazzale è quasi vuoto e più su nei pressi del rifugio ci sono alcune tende e qualche camper nel silenzio più assoluto. Si lasciano due auto e saliamo con la terza all’attacco del sentiero che porta a Vado di Corno.
Alle 6.45 partiamo piuttosto veloci superando con slancio il Vado di Corno e proiettandoci verso la prima vetta, il Monte Brancastello che raggiungiamo alle 8.30. Alla partenza il tempo è perfetto e in cresta già il panorama è grandioso soprattutto verso sua Maestà il Corno Grande che svetta con il suo paretone impressionante in grande evidenza. Al nostro incedere siamo anche allietati dalla presenza di varie fioriture di candide stelle alpine. Immortaliamo così il nostro passaggio alle targhe metalliche che di volta in volta marcano le tappe del sentiero.
Fino al Brancastello e successivamente scendendo alla base delle Torri di Casanova si è trattato più che altro di una bella galoppata su cresta. Ora arriva il momento di tirar fuori casco, imbrago e set da ferrata perché si comincia a fare sul serio. Incontriamo infatti la prima scala metallica che dà il la ai tratti attrezzati. Superiamo e scavalchiamo la prima torre per raggiungere la seconda con qualche passaggio esposto che segna quota 2361 m. Sono le 10 in punto. Dalla seconda Torre la via perde quota per giungere alla base dl Monte Infornace e già compaiono le preannunciate nubi che man mano vanno ad aumentare di consistenza.
L’Infornace costituisce una dura prova, è la parte più tormentata dell’intero percorso, un castello di guglie e pinnacoli superabili in un estenuante saliscendi fra stretti canalini, aggiramenti attraverso cavi metallici, in un ambiente davvero severo e tormentato, un dedalo di rocce e sfasciumi con affacci stupendi sul lato Campo Imperatore. La conquista di questa vetta ci fa perdere più tempo del previsto per via della stanchezza che comincia ad emergere e di due errori commessi fra le Torri e la base dell’Infornace che ci hanno costretto a ritornare sui nostri passi per recuperare la “retta via”.
Ma finalmente, dopo una serie interminabile di manovre, alle 12.45 raggiungiamo i 2496 m. del suo culmine massimo. E qui ci concediamo una bella pausa con panino e liquidi a profusione. Intanto che io e Gianluca ingurgitiamo qualche carboidrato che ci tornerà utile più in la, l’altra coppia riparte a razzo verso il Prena che sembra piuttosto lontano ma che raggiungiamo in 45 minuti dall’Infornace.
Giunti ai 2561 m. della croce di vetta il meteo cambia di brutto, si sentono i primi boati e comincia a piovere. Una veloce foto sul Prena col rischio di beccare qualche saetta e discesa rapida lungo la spalla Est scendendo per una conoide detritica e la presenza di piccoli nevai residui. Mi accorgo purtroppo di non aver portato sufficienti liquidi (si consigliava due litri e mezzo o tre, mentre io ne avevo meno di due).Riesco a riempire una bottiglia vuota con neve pulita ma sempre vecchia e questo si rivelerà davvero provvidenziale anche perché assunta insieme ad integratori.
Durante la discesa dal Prena constatiamo che la strada è ancora lunghissima perché visualizzi tutto il percorso che porta a Vado di Ferruccio e successivamente l’interminabile cresta che alla fine ti condurrà alla conquista dell’ultimo baluardo, il monte Camicia che è talmente lontano da indurti a rinunciare e pensare di abbandonare appunto al Vado di Ferruccio perché quando ci arrivi sei veramente “cotto” e il Camicia, ultima vetta che “dulcis in fundo” è anche la più elevata di tutte (2564 m.),è ancora tanto, ma tanto lontana. Ed’è a questo punto che deve emergere in te quel pizzico di orgoglio nel dire: ”io il Centenario lo voglio completare” e ti rimetti in marcia tirando fuori tutte le energie residue e la tua gran forza di volontà.
In realtà molti arrivati a questo punto rinunciano al Camicia perché si è davvero stanchi e provati, e nel caso nostro la situazione è aggravata dall’addensarsi di nubi temporalesche che fanno sentire la loro voce, lampi e boati che sembrano volerci raggiungere da un momento all’altro.
La tentazione è davvero notevole. Un piccolo consulto in quattro a Vado di Ferruccio e si decide di finire, rincuorati anche dal fatto che i temporali paiono meno vicini di quel che sembra. Danilo e Mauri72 battono strada mentre io e Gianluca seguiamo. Lungo la progressione ci imbattiamo in una sequenza di creste panoramiche e pareti strapiombanti spettacolari lato “Fondo della Salsa” che costituiscono nell’insieme la famosa e famigerata parete Nord del Camicia.
La salita al Camicia diventa delicata a causa della friabilità della roccia soprattutto quando già stanchissimo ti ritrovi a risalire un canalino ghiaioso che richiede una certa attenzione. E’ un II+,III – molto friabile ma che non dà problemi. Superatolo, un breve tratto di cresta ti porta ad un grottino dove io e Gianluca ne approfittiamo per fare una pausa più che meritata. Subito dopo superiamo un altro breve passaggio che ti conduce dritto al cartello metallico indicante la via del Centenario dove ci aspettano gli altri due compagni. Ma la croce di vetta del Camicia è più ad Est ad un tiro di schioppo, finalmente l’ultimo baluardo è conquistato.
Mentre io e Gianluca raggiungiamo la croce di vetta, i nostri compagni intraprendono la discesa per il vallone di Vradda preoccupati non poco per la minaccia di fulmini. In effetti il tempo diventa ancor più minaccioso, vediamo i lampi piuttosto vicini e sentiamo i boati che seguono, l’aria diventa elettrica.Il pericolo è reale perché arrivati alla croce di vetta, toccandola sento la scossa elettrostatica simile a quella che si prende toccando lo sportello dell’auto e subito dopo la sento “ronzare” carica di elettricità statica. Mauri mi dirà che scattandosi un selfy ha visto i suoi capelli rizzarsi.
Nonostante tutto riusciamo a porre le nostre firme su un libro di vetta davvero strapieno di dediche e firme e varie foto, un autoscatto e via di corsa ad intercettare il sentiero che descrivendo un ampio curvone scende verso Fonte Vetica. Finalmente in una situazione di sicurezza possiamo fermarci e divorare il resto del panino per riprendere la fastidiosa discesa. Al fontanino una bella rinfrescata e una gran bevuta prima di raggiungere i nostri compagni seduti ad un tavolino che stanno sorseggiando una birra. E dopo dodici ore di duro cammino è veramente la birra più buona del mondo.
Il Sentiero del Centenario è concluso e completato. Una grande avventura, di durissimo impegno psicofisico ma di estrema soddisfazione e gratificazione, un’esperienza che rimarrà non solo nel bagaglio escursionistico ma anche sul piano umano, indimenticabile. Ringrazio i miei tre compagni di cordata che hanno aderito al mio invito e spero che questo sia forse il preludio a prossime future avventure, sul Gran Sasso o magari altrove.
Il Monte Infornace in lontananza
L'alba sulla cresta del Centenario
La prima targa
Vista sul Corno Grande
Verso il Brancastello
Stelle alpine
Sua Maestà il Corno Grande
Sul Brancastello
Le Torri di Casanova ci aspettano
I primi tratti attrezzati
Sulla seconda Torre
Si scende dalle Torri di Casanova
Verso l'Infornace
Sui tratti attrezzati
Veduta del versante Nord
Alla conquista dell'Infornace
Sulla vetta di Monte Infornace
Sulla Cresta verso il Prena,dietro lasciamo alle spalle l'Infornace
Sulla croce di vetta del Prena
Strane rocce sul Prena
Ci lasciamo il Prena alle spalle
Verso Vado di Ferruccio.Lontano il Camicia
Spettacolare cresta della N del Camicia
Il canalino terminale del Camicia
Io e Gianluca sulla cima del Camicia
L'ampio curvone del Vallone di Vradda per la discesa a Fonte Vetica
Fonte Vetica finalmente
Monte Camicia da Fonte Vetica
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