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Salve a tutti! Sono di ritorno dal tour sul Gran Sasso Occidentale che non ha assolutamente deluso le aspettative, anzi mi ha entusiasmato e conto di tornare al più presto per scoprire tutto quello che è mancato.
Qui un (alla fine non tanto) piccolo riassunto del trekking:
Dopo essermi consultato di persona con amici più esperti e qui sul web con diversi di voi (ringrazio tutti per ogni informazione) ho deciso di ridurre il trekking da tre a due notti, eliminando l‘ascesa del Monte Corvo per gestire le forze e assicurarmi di avere sempre acqua a sufficienza e una fonte di appoggio alla sera.
Sono partito con mio fratello il 22 mattina alle 8 dall‘albergo di Campo Imperatore, giornata tiepida con un bel sole e nuvole a tratti. Senza salire al rifugio Duca abbiamo risalito immediatamente il sentiero sulla sinistra e fatto una prima tappa al Monte Portella che ci ha offerto un primo meraviglioso sguardo su ciò che ci aspettava nei prossimi due giorni. Dopo esserci fatti un‘idea abbiamo ripreso via per la cresta fino al Pizzo Cefalone che abbiamo raggiunto agevolmente anche se non era in programma (ma non varrebbe la pena di avere 24 anni se non ci si potesse permettere una piccola salita in più). Siamo riscesi e abbiamo proseguito per la cima Giovanni Paolo II e per tutta la Cresta delle Malecoste che offre panorami mozzafiato. Sulla cima abbiamo incontrato gli ultimi esseri umani della giornata, poi il giro è proseguito in solitaria fino al pomeriggio dopo. Quindi abbiamo deciso di rimanere in cresta, abbiamo raggiunto il Pizzo di Camarda e abbiamo proseguito verso il laghetto più avanti. Ci siamo riposati insieme ai cavalli e siamo ridiscesi ripidissimi per il rifugio Fioretti che sembrava non arrivare mai. Raggiunto il rifugio ci siamo finalmente liberati degli zaini, rinfrescati alla fonte ghiacciata, abbiamo montato la tenda, cenato, goduto il tramonto e alle nove stremati nel sacco. La notte (dopo aver scacciato un paio di mucche moleste che poi si sono comunque ritirate definitivamente dopo il tramonto) è stata riposante, alle cinque sveglia, abbiamo smontato tutto, rimesso le scarpe ai piedi doloranti e poi su per la sella del Venacquaro. Dopo un‘ascesa lunga e faticosa di 700 m abbiamo finalmente raggiunto la sella e ci si è aperta di fronte agli occhi la vista più impressionante di tutti i tre giorni sulla Valle del Venacquaro che ci ha ricordati il perché di quella folle fatica. La valle è talmente meravigliosa, selvaggia e solitaria che pare incantata. (La fonte porta acqua, a differenza di quanto mi era stato detto). Ce la siamo goduta per quasi un‘ora e già rimpiango di non esserci restati più a lungo. Verso mezzogiorno eravamo sulla sella dei Grilli. Lasciato lo zaino giù sono salito in 40 minuti sul Pizzo d‘Intermesoli, ascesa veramente scomoda, con un ghiaione parecchio ripido ma che viene ripagata abbondantemente dai panorami della cima che spaziano per i monti vicini, il Morrone, il Sirente, il Velino e dall‘altra parte fino alla costa dell’Adriatico a me tanto caro. Da lì siamo risaliti brevemente per la sella del Cefalone, quindi per la Portella e poi dritti al Duca degli Abruzzi dove per la prima volta da due giorni abbiamo ordinato qualcosa di caldo e ci siamo ristorati a dovere. Tornati poco più indietro, alla sinistra del rifugio e riparati dal vento abbiamo montato la tenda sotto una leggera pioggia, giusto in tempo per ripararci prima dell‘acquazzone. Giornata faticosa ma a dir poco stupenda. Dentro il sacco sono crollato all‘istante e ho dormito come un bambino. La notte (che ha toccato gli zero gradi) ha portato via ogni traccia di brutto tempo. La mattina alba a 2300 m con un cielo che più blu non si può. Abbiamo lasciato gli zaini al rifugio e ci siamo incontrati con cinque amici per l‘ultima sfida sul Corno Grande dalla via normale. Salita divertente e assolutamente più rilassante rispetto ai giorni precedenti. Tempo meraviglioso, vista indisturbata in ogni direzione. Ridiscesi giù per le undici e mezzo abbiamo preso qualcosa di fresco al rifugio, recuperati gli zaini e raggiunto il parcheggio di Campo Imperatore in una nebbia fittissima che si era alzata nel frattempo. Guardando la marea di persone ferme per la scarsa visibilità abbiamo ringraziato il Cielo per essere partiti presto, esserci goduti la parte migliore della giornata e siamo andati a mettere i piedi in mare lungo le spiagge di Montesilvano. Giornata conclusa con beach tennis e tramonto al mare. Tutto questo per rendere omaggio all‘Abruzzo, cuore dell‘Appennino, mia terra natale poco conosciuta ma allo stesso tempo regione di un varietà unica e a Dio che l‘ha creata e che me l‘ha regalata senza chiedere mai nulla in cambio. Non posso che ringraziare pieno di gratitudine.
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