Vedete, questo vecchio thread colpisce in pieno, al cuore, il tipo di pensieri che mi frullano in testa ormai da qualche anno.
Ho sempre pensato e sostenuto che la felicità altro non sia che assecondare la nostra intima concezione della vita. Così come di conseguenza penso che il paradiso altro non sia che il luogo - fisico o anche solo metaforico - nel quale questa concezione si realizza.
Ed allora, in estrema sintesi, la domanda è : il paradiso che uno sogna (in terra) vale l'attesa della pensione ? Ci "merita" da pensionati ? Da mezze figure ?
Non è un assurdo controsenso lasciare "incastrato" il meglio di noi stessi - il meglio dell'età, della vitalità, della progettualità, dell'entusiasmo - in un meccanismo, in un invisibile ingranaggio di cui siamo semplici meccaniche rotelle, ciecamente impegnate in movimenti ripetitivi e decisi sopra le nostre teste persino nei lavori in apparenza più "indipendenti" ?
E sognare di librarci in volo sulle ali dei desideri e della libertà quando magari proprio quei desideri saranno già appassiti, l'entusiasmo raffreddato da un crepuscolo incombente ? Oppure quando siamo già ridotti a rottami ? E questo nella migliore delle ipotesi...perché nella peggiore l'ingranaggio porta alla completa assuefazione, cioè a non farsele, le domande.
Ogni volta, ogni mattina che salgo su un treno guardando un cielo limpido, terso, e i profili delle creste all'orizzonte visibili persino dal centro cittadino, mi viene da chiedermi : ma sto facendo il giusto ? Sto facendo ciò che realmente desidererei dalla vita ? Ciò che io credo SIA la vita ?
La risposta giusta sarebbe, innanzitutto, di non permettere mai che il nostro "essere" venga soffocato e sopraffatto dal "fare" ; e che appena ci si può permettere di affrancarsi e liberarsi dalle necessità oggettive (anche con l'ausilio di un ripensamento dello stile di vita), si dovrebbe lasciare qualsiasi meccanismo nel quale si è incastrati. Il prima possibile. Ogni secondo di vita sottratto ad esso è un secondo aggiunto alla nostra felicità, e viceversa.
Il post di CorradoB mi ha in qualche modo commosso. Ha come dato tangibilità ai pensieri che ho appena espresso.
Ogni foto ed ogni commento in calce sono stati resi dalla loro estrema e radicale semplicità affilati come lame : affondate a toccare le corde più intime, profonde, imperscrutabili.