Faccio una domanda da "esterno": perchè una spedizione universitaria dovrebbe assumere un "professionista" stile mister Cocodrille Dundie quando può contattare il ministero degli esteri e farsi proteggere dai carabinieri dell' ambasciata Italiana del paese dove organizza la spedizione?
Costerebbe meno e avrebbero la certezza di avere a che fare con personale preparato e sicuro.
Ragazzi non crocifiggetemi ma provo a rispondere.
Intanto, come ho già detto, non usiamo il termine "professionista" perchè, come rimarcato, non esiste (almeno in Italia) per quelle materie.
1) il perchè un "esperto" esterno: l'Università come ente è autonomo nella scelta e, secondo me, abbiamo travalicato un pò i limiti della discussione, portandola a rischi da trame di film o, se reali, forse un pò troppo in là.
Le università, ma anche le aziende o semplicemente un gruppo di amici viaggiatori, sono liberi di creare attività per i propri studenti/dottorandi/docenti/dipendenti/etc e si possono avvalere di chiunque, anche, se si fidano di più, portarselo appunto da casa.
Un pò come le spedizioni alpinistiche di nostri amici GGAA, che partono dall'Italia con gruppi pre-formati, ed utilizzano solo in loco i servizi a terra o, se obbligati da particolari norme locali, ufficiali di collegamento o guide locali appunto (è successo a me molte volte in Africa, Sudamerica e in Asia). Per andare in un Paese "tranquillo", tipo che ne so p.e. in Nepal, a scavare in un sito shikara, non c'è bisogno dei Carabinieri, ma di qualcuno che segua tutta la parte relativa a quell'emergenza che può accadere. Senza pensare a scenari apocalittici da sommosse popolari o eventi socio-politici. Un archeologo non sa purificare l'acqua, tanto per cominciare...
Quindi ci sta effettivamente che, in ausilio ai non esperti, possa essere parte del gruppo uno che si sappia cavare d'impaccio in certe difficoltà, insomma lo "scout" di turno alla maniera di come lo voleva BadenPowell.
Funziona che, come ha già detto nell'ultimo paragrafo
@Cordy, è l'ente/gruppo che si deve fidare di una figura che non esiste ma che (in realtà) già esiste e che lavora. Poi la tua credibilità cresce in base ai risultati.
Non si può parlare di "esercizio abusivo di professione", se la professione non esiste, o se quello che facciamo non rientra in nessuna altra professione definita.
2) il perchè non può essere utilizzato personale militare o paramilitare già in servizio sul territorio a scopo privato: per chi conosce (e vi giuro che è un mondo talmente complesso che ho smesso di cercare di capirlo, perchè alla fine è solo politica) la Farnesina ed i meccanismi giuridici, politici ed istituzionali che reggono le ambasciate all'estero o l'ufficio che viene attivato in caso di richiesta di aiuto, vi dico che non sempre sono attentissimi alla protezione degli italiani all'estero (e non sto dicendo un'eresia) e ancora meno a volte militari e Carabinieri (con tutto il rispetto di quando lo ero o ho collaborato con loro) sono le persone indicate per aiutare un gruppo in difficoltà SE non è coinvolto in un'insurrezione armata e si parla di esfiltrazione, o se, come capita al 99% dei casi, sono semplicissimi privati in vacanza. Infatti non sto parlando di viaggi ufficiali, missioni speciali di politici o cose similari, inserimenti di tecnici altamente specializzati per la manutenzione di impianti funzionali a forniture di cui il nostro Paese è destinatario finale, dove invece al contrario viene sbandierato un apparato di sicurezza degno dei movies hollywoodiani e neanche di interventi in Paesi dove la stessa Farnesina sconsiglia di entrare "liberamente" (poi con il surreale che se guardate bene il sito "viaggiare sicuri" in pratica si potrebbe andare solo in Svizzera, Islanda e Giappone, tutto il resto più o meno è a rischio...).
Mi è capitato diverse volte di chiamare l'ambasciata per informare di alcune difficoltà del mio gruppo, e potrei scrivere un libro sulle risposte "deflattive" a dir poco che mi sono sentito dire, cui la più gentile in pratica significava "stai morendo per mano nemica? no? bene allora intanto arrangiati e poi chiama se la situazione peggiora...". Se non siamo megaimprenditori o politici di turno o abbiamo alle spalle in Patria un gruppo di pressione che si attivi immediatamente sulla stampa, scordatevi l'attenzione che avete visto in TV per alcuni soggetti in tempi recenti. Ve la dovete togliere con le vostre mani.
Ci sono decine di episodi che potete trovare in rete dove viaggiatori o comunque italiani sono stati coinvolti in inconvenienti/sfortune di viaggio o peggio in faccende politiche locali (più o meno inconsapevolmente, vedi anche l'ultimissimo caos Salis) e l'ambasciata di turno arriva molto tardi, o non arriva neanche, e poi comunque può poco di fronte alle leggi locali, che vi ricordo, prevalgono sulle nostre per il principio del
locus regit actum, e quindi devono attendere l'evolversi degli eventi della scala gerarchica, con buona pace di un intervento risolutivo e soprattutto tempestivo.
Sul fatto poi che costino meno, ne possiamo discutere fino a domani mattina: per un militare che presta servizio all'estero le indennità poossono arrivare fino ad una decina di migliaia di euro al mese (negli anni 90 in Bosnia la diaria giornaliera ONU era di 100 USD al giorno...facevo la corte al maresciallo della maggiorità di turno per vedere se mi reinseriva nei contingenti in partenza...).
Non a caso, le mega aziende globali che impiantano strutture operative in Paesi a rischio ci pensano loro alla protezione dei propri dipendenti, fa parte del contratto.
Quindi scordatevi la protezione "in tenpo di pace" o l'intervento immediato di militari, Carabinieri o contractors più o meno "ufficiali".
Ho vent'anni anni di spedizioni extraeuroppe alle spalle, mai una volta lo Stato Italiano se è accorto di me o si è offerto di darmi aiuto o protezione
sua sponte. Tutte le volte che ho avuto un problema, ho fatto affidamento sulle mie capacità e sugli aiuti locali (autisti, referenti locali , guide, sirdar, landlords, etc.).
Concludendo: non è una cattiva idea affidarsi ad un esperto anche solo per un'avventura o un viaggio, non necessariamente sempre e solo a scopo di lavoro o studio. E' anzi sensato ed assennato ed è da promuovere, perchè significa che si ha consapevolezza delle difficoltà del posto dove si andrà e che, se non si hanno le competenze, è meglio portarsele con sè in qualche modo.
Ben venga quindi lo studio magari prima o poi di una figura professionale di questo tipo, magari con la collaborazione delle federazioni e degli enti di cui ho parlato nell'altro intervento.