Istruzione parentale

Educare
Educare, dal latino ex ducere, significa tirare fuori, far venire fuori. Educare qualcuno vuol dire quindi far venire fuori da lui ciò che è dentro di lui, aiutare qualcuno ad esprimere se stesso, ad essere quello che è, a comportarsi in modo conforme alla sua personalità. Quello che fa la scuola tradizionale è invece di mettere dentro: nozioni, regole, programmi standardizzati, rigidità, valutazioni in base a prestazioni standard; non permette ai bambini e ai ragazzi di esprimersi e di tirare fuori quello che sono ma cerca di plasmarli dall'esterno tentando di uniformarli. Mettere dentro invece che tirare fuori, una bella differenza, direi esattamente l'opposto!

Educazione parentale
In Italia come in altri stati è legale l'istruzione parentale che consente ai genitori di educare i propri figli avendo così l'opportunità di superare i limiti dell'educazione scolastica convenzionale. L'istruzione parentale negli ultimi anni sta avendo una notevole crescita insieme alle numerose scuole non convenzionali che pongono al centro il bambino e non "la scuola".

Vi propongo una raccolta di articoli che danno un quadro abbastanza esaustivo sull'istruzione parentale invitandovi ad informarvi anche su altri canali. La posta in gioco è altissima: la vita e la serenità dei nostri figli in una società che sembra averci tolto la serenità e la bellezza della vita! Farlo con i più piccoli vuol dire ammazzare la vita.

Cosa dice la legge
Articolo 30 della Costituzione Italiana: "... L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita" --> l'istruzione è obbligatoria ma non la scuola
Articolo 34 della Costituzione Italiana: "... E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli ..." --> la responsabilità dell'istruzione è dei genitori non dello Stato
Decreto Legislativo 15 aprile 2005, n. 76 (vedi articolo 1, comma 4) Dlgs 76/05
http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/famsportello_dl/Istruzione_parentale.html

Articoli ed esperienze
Cos'è l'homeschooling e l'educazione liberataria |
L’homeschooling sbarca in Italia
Come deve essere una scuola a misura di bambino? I 4 aspetti chiave
Cos'è la scuola familiare
Scelta della scuola: la scuola familiare
Socializzazione, scuola e educazione familiare
Homeschooling: Appunti per un'Educazione Alternativa
MIO FIGLIO A SCUOLA NON CE LO MANDO
istruzione parentale | Rete per l'istruzione familiare

Critiche
Un articolo che riassume le critiche che vengono fatte all'istruzione parentale. Vi invito a leggerlo non fermandovi qui ma informandovi a 360° sulle perplessità che l'articolo pone e di cui potete trovare una opinione diversa in alcuni degli articoli linkati sopra. Sicuramente ci saranno altre opinioni a riguardo... informatevi.
Istruzione parentale: gioie e dolori della scuola familiare



Alternative private alla scuola tradizionale (scuole steineriane, montessori, libertarie)
Come scrivevo sopra negli ultimi anni c'è stata una crescita del numero di scuole non convenzionali che si pongono tra l'insegnamento parentale che richiede ai genitori un impegno diretto ma anche la soddisfazione di "ex ducere" i propri figli e la scuola tradizionale che svincola i genitori dall'impegno ma in realtà non educa (ex ducere) i propri figli.
https://www.google.it/search?q=scuo...e&oq=scuole+steineriane+montessori+libertarie

Un piccolo brano per capire il principio della scuola libertaria, tratto da Al di là di un libro: Educare deriva dal latino ex-ducere. :
"Una componente ambientale umana che mostri all' individuo il rispetto per tutti, la comprensione, la solidarieta', la giustizia, e' educativa. Un ambiente che imponga le stesse virtu' mediante la legge non lo e'. Una educazione cosi' concepita sarebbe una gran bella cosa, a parer mio, per educandi ed educatori. Gli uni e gli altri scomparirebbero dal vocabolario, perche' se e' vero che l'adulto puo' aiutare il bambino a evolvere e a dare il meglio di se', parimenti e' vero che il bambino puo' aiutare l'adulto. Tutti saremmo educatori ed educandi insieme, nessuno starebbe sopra e nessuno sotto, e forse una qualche possibilita' di miglioramento della condizione umana spunterebbe al nostro, per ora desolato, orizzonte. Una educazione cosi' concepita non si porrebbe il fine di far diventare tutti eguali fra loro e ai loro predecessori, tutti servi e padroni allo tempo stesso, tutti soggiogati ad un unico potere sovra-umano e disumano, ma si porrebbe il fine della distruzione del potere. Condizione imprescindibile per la nostra sopravvivenza come persone."
 
Intervengo istintivamente avendo avuto qualche lontana esperienza nella quale il ruolo della famiglia era preponderante rispetto a quello della scuola e ambiente sociale, i vantaggi ottenuti, soprattutto culturali, hanno rischiato di essere vanificati da carenza delle relazioni che la scuola pubblica ti da.
Da questo non traggo alcun giudizio sulla cosa che sicuramente va valutata caso per caso, l'unica considerazione che sento di aggiungere è che la scuola pubblica male che vada ti offre una istruzione e crescita personale minima garantita e per lo meno ti mette in contatto subito con l'ambiente reale in cui vivi, l'educazione parentale potrebbe offrirti molto ma potrebbe anche farti seri danni.
Comunque conosco pochissimo l'argomento e quindi, a parte gli articoli, sarebbe interessante la testimonianza di chi ha vissuto e vive questa esperienza.
Comunque grazie per una informazione sociale che mi mancava.
 
"Una componente ambientale umana che mostri all' individuo il rispetto per tutti, la comprensione, la solidarieta', la giustizia, e' educativa. Un ambiente che imponga le stesse virtu' mediante la legge non lo e'. Una educazione cosi' concepita sarebbe una gran bella cosa, a parer mio, per educandi ed educatori. Gli uni e gli altri scomparirebbero dal vocabolario, perche' se e' vero che l'adulto puo' aiutare il bambino a evolvere e a dare il meglio di se', parimenti e' vero che il bambino puo' aiutare l'adulto. Tutti saremmo educatori ed educandi insieme, nessuno starebbe sopra e nessuno sotto, e forse una qualche possibilita' di miglioramento della condizione umana spunterebbe al nostro, per ora desolato, orizzonte. Una educazione cosi' concepita non si porrebbe il fine di far diventare tutti eguali fra loro e ai loro predecessori, tutti servi e padroni allo tempo stesso, tutti soggiogati ad un unico potere sovra-umano e disumano, ma si porrebbe il fine della distruzione del potere. Condizione imprescindibile per la nostra sopravvivenza come persone."

Il mio padre sempre mi diceva che i comunisti, parlo di URSS, sono dei bugiardi se non addirittura dei banditi, erano anni 80, e in URSS esistevano delle cose belle ma anche brute. Ma io non pensavo a queste cose, perche ero un bambino, mi interessavano altre cose, fino che un giorno, dovevo scrivere un tema, l’insegnante mancava, ed era arrivato un supplente per fare lezioni con noi. La scelta per la tema era poca, dovevi scrivere sull’ partito, sulla guerra e sulla pace, era anche il lavoro comunista e il ‘’mondo capitalista in putrefazione’’. Io avevo scelto di scrivere sulla guerra, e stavo pensando quale eroe osannare, visto che avevamo tanti. Mentre stavo pensando e arrivato l’insegnante e mi ha chiesto perche non scrivo niente. Io li ho risposto dicendoli che non ho deciso ancora su quale eroe scrivere, allora l’insegnante mi ha chiesto perche devo scrivere assolutamente su un eroe, basta raccontare anche la storia dell’ mio nonno, che ha fatto la guerra. Quello che e venuto fuori era molto interessante per il fatto che mio nonno ha combattuto prima contro URSS e poi invece da parte di URSS poi si ha fatto anche 10 anni di lagher scavando il canale Volga-Don. Avevo dieci anni e allora ho capito che gli eroi che ti insegna la scuola sono tutti falsi, e che il vero eroe e il tuo nonno, il tuo padre, e adesso poso aggiungere anche che sei tu stesso, come canta anche Caparezza in una sua canzone. Allora ho cominciato la disintossicazione dall’ideologia comunista. Ma visto che la zucca non vuol restare vuota, mentre si svuotava dall’ comunismo si riempiva con delle ideologie capitaliste. Adesso ho il problema di prima, di quando avevo dieci anni, ma non ho più l’età di prima.

:)
 
Intervengo istintivamente avendo avuto qualche lontana esperienza nella quale il ruolo della famiglia era preponderante rispetto a quello della scuola e ambiente sociale, i vantaggi ottenuti, soprattutto culturali, hanno rischiato di essere vanificati da carenza delle relazioni che la scuola pubblica ti da.
Da questo non traggo alcun giudizio sulla cosa che sicuramente va valutata caso per caso, l'unica considerazione che sento di aggiungere è che la scuola pubblica male che vada ti offre una istruzione e crescita personale minima garantita e per lo meno ti mette in contatto subito con l'ambiente reale in cui vivi, l'educazione parentale potrebbe offrirti molto ma potrebbe anche farti seri danni.
Comunque conosco pochissimo l'argomento e quindi, a parte gli articoli, sarebbe interessante la testimonianza di chi ha vissuto e vive questa esperienza.
Comunque grazie per una informazione sociale che mi mancava.
In merito alla socializzazione hai visto questo video (linkato anche sopra)? Socializzazione, scuola e educazione familiare
Dai un'occhiata ai link che ho riportato perché molti sono di esperienze reali! :)
E' chiaro che l'istruzione parentale dipende direttamente dai genitori e questi se la devono sentire di intraprendere questo percorso e devono capirne molto bene lo scopo altrimenti si può arrivare ai danni di cui parlavi. Invece la scuola convenzionale i danni li fa comunque... e che danni!
Avevo dieci anni e allora ho capito che gli eroi che ti insegna la scuola sono tutti falsi, e che il vero eroe e il tuo nonno, il tuo padre, e adesso poso aggiungere anche che sei tu stesso, come canta anche Caparezza in una sua canzone.
La consapevolezza di questo, soprattutto in riferimento a se stessi è una cosa che purtroppo la scuola convenzionale non è in grado di dare ed è una delle cose più importanti dell'educazione. Grazie della testimonianza :)
 
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Invece la scuola convenzionale i danni li fa comunque... e che danni!
...

Non conoscevo questa possibilità, però non credo che la scuola pubblica conduca costantemente a situazioni di danno. Penso che già per il fatto che ci sia un organismo composto da più individui, ci siano maggiori possibilità di intervento rispetto a una situazione in cui le informazioni provengono da una sola sorgente. Penso che la pluralità, nelle relazioni, nell'educazione, negli argomenti, sia il vero valore aggiunto della scuola pubblica.

Ritengo che la scuola pubblica sia, eufemisticamente, migliorabile ma ne sono un convinto sostenitore e la considero mattone fondamentale.

Per capire meglio il mio punto di vista, ho cominciato le elementari dalla 2° dopo aver sostenuto un esamino di ingresso. Le nozioni precedenti me le ha insegnate mia madre. Non ho recriminazioni di sorta, ma penso che se quella situazione fosse stata portata avanti per tutti gli 8 anni della scuola dell'obbligo, ci sarebbero potute essere conseguenze di vario genere, nell'apprendimento probabilmente parziale e, sopratutto, nel carattere. Infatti dopo poco mi hanno iscritto a calcio :p
 
Per me il maggior pregio della scuola pubblica per quanto piena di difetti sia , è quello di insegnare al bambino che il mondo non ruota intorno a lui ma che è uno dei tanti; che alla maggior parte degli altri di tè importa il giusto se non addirittura niente e che non ci saranno sempre i tuoi genitori a coprirti. Se non le impara da bambino a scuola le dovrà imparare a sue spese nel mondo del lavoro.
 
Quello che dite può essere imparato meglio e in modo meno violento da un bambino che è responsabilizzato e gli si insegna a vedere con i propri occhi e ad affrontare le cose per quello che sono. Non è certo un compito facile per cui anche qui non sandardizzerei le cose: penso che non tutti i genitori hanno le possibilità e le capacità di "fare scuola" ai propri figli, per alcuni sarà più facile affidarsi ad un insegnamento convenzionale, ad altri l'insegnamento convenzionale gli sta stretto.
In tutti i casi secondo me è importante farsi queste domande.

I risultati di chi si dedica con competenza e dedizione a questa impresa mi sembra di aver visto che sono entusiasmanti. Tra le tante esperienze, una mamma con quattro figli educati in questo modo scrive "Abbiamo constatato che i nostri figli hanno imparato a godere della loro libertà, hanno un forte senso di autostima e scelgono come usare il loro tempo seguendo le loro passioni. E quando si fermano è perché hanno bisogno di farlo. Rispettiamo i tempi e le curiosità dei bambini, utilizziamo moltissimo le biblioteche e il web."

La socializzazione non è solo imparare a stare con l'altro ma prima di tutto riconoscere se stessi e di conseguenza comprendere che non si è soli nell'universo e che è in se stessi che va ricercata la coerenza delle proprie azioni senza andare a cercare protezione dall'esterno. Sulla socializzazione vi invito nuovamente a vedere questo video:

 
E come la mettiamo col fatto che qualunque insegnante può testimoniare?
E cioè che il 99,9 % dei genitori sono convinti che il loro figlio/a sia un genio, e che se non impara è sempre colpa dell'insegnante che non lo capisce?

Perché la situazione oggi è questa.

Ed ancora, spero che quella del video qua sopra, quando parla di socializzazione nei cortili, non si riferisca a quelli di Napoli o di Palermo, o ancora di Roma e Milano, dove non ci entrano più nemmeno le forze dell'ordine.
 
Ultima modifica:
Personalmente non ho dubbi che una scuola privata, e di conseguenza una ancora più privata come quella che potrebbe essere con un rapporto uno a uno, o giù di lì, sia migliore sul piano culturale e lo sottoscrivo con una certa cognizione di causa (in qualità di studente per le medie passate in un collegio privato) ma la vita di una persona, ed in particolar modo la sua crescita, non dovrebbe essere solo sul piano culturale ma anche sul piano delle relazioni con il mondo esterno che, come tale, non è solo quello del nucleo famigliare o di suoi simili (a livello di ceto sociale).

E' un pò come il servizio di leva di anni fa ..... sono convinto che era una esperienza utile più al singolo che alla collettività e sono convinto che non era una cosa uguale per tutti ..... per tanti che l'hanno fatto, tanti sono tornati ma alcuni no (e se si era uno di quelli di certo non si era "contenti"), però, nel complesso, la ritengo una esperienza utile alla crescita dell'individuo, certo per alcuni aspetti era cruente e senza tanti fronzoli e alcune volte anche sbagliata (basta vedere il nonnismo) ma era una realtà "vera" ..... quella che avresti potuto ritrovare l'anno dopo in fabbrica.

Idealmente, quanto utopisticamente, parlando sarebbe quasi perfetta una scuola pubblica con lo stesso standard qualitativo di una scuola privata ma con la possibilità di contatti con la realtà "vera" e non solo quella fra simili. In questo ipotetico mondo non ci sarebbe bisogno di una istruzione parentale.

Ciao :), Gianluca
 
E' un pò come il servizio di leva di anni fa ..... sono convinto che era una esperienza utile più al singolo che alla collettività e sono convinto che non era una cosa uguale per tutti ..... per tanti che l'hanno fatto, tanti sono tornati ma alcuni no (e se si era uno di quelli di certo non si era "contenti"), però, nel complesso, la ritengo una esperienza utile alla crescita dell'individuo, certo per alcuni aspetti era cruente e senza tanti fronzoli e alcune volte anche sbagliata (basta vedere il nonnismo) ma era una realtà "vera" ..... quella che avresti potuto ritrovare l'anno dopo in fabbrica

concordo perfettamente. Io ho fatto il servizio militare obbligatorio di 1 anno, e ritengo sia stata un'esperienza utile dal punto di vista umano e sociale. Come amante della montagna, della natura e in qualita' di pacifista ovviamente per me era una cosa innaturale svolgere le esercitazioni, i campi di addestramento, le polveriere e tanto altro insieme a coloro che sarebbero dovuti andare in "missione di pace" in Somalia (chiamiamola cosi'..)..era una cosa innaturale assistere a episodi di nonnismo o caporalismo, e, nei migliore dei casi, farsi "battere la stecca" dagli scaglioni precedenti che stavano per congedarsi.
Tuttavia il mondo e' fatto non solo di montagne, di pace e di serenita' (io direi purtroppo), ma e' fatto anche di persone con le quali serve saper vivere, e un anno di militare, lontano da casa, ti insegna moltissimo, ti fa diventare uomo se la prendi con lo spirito giusto.
Credo che la stessa cosa valga per la scuola, pubblica o privata che sia. Ho una figlia di quasi 7 anni che va in 2a elementare e gia' vedo che ci sono alcuni compagni di classe che un giorno potrebbero diventare i bulli o gli spacconi di turno (o forse no..sicuramente no..ma potrebbero!) e allora mi chiedo a cosa diavolo serva una scuola dove e' forzata la convivenza fra alunni tranquilli e alunni potenzialmente aggressivi..dove invece di imparare dei valori impari la cultura del mettere le mani addosso (gia' lo si vede in alcuni giochi a quella eta'). Eppure diro' che e' giusto cosi'. La vita e' fatta anche di questo e bisogna sapersi barcamenare in questa societa'. E' ovviamente compito di noi genitori assistere i nostri figli e intervenire qualora sia necessario. E' comunque un discorso complesso..a volte mi sono chiesto se un'educazione privata fosse meglio di quella comune pubblica..ma manca il tempo e mancano le risorse :)
 
Quello che dite può essere imparato meglio e in modo meno violento da un bambino che è responsabilizzato e gli si insegna a vedere con i propri occhi e ad affrontare le cose per quello che sono. Non è certo un compito facile per cui anche qui non sandardizzerei le cose: penso che non tutti i genitori hanno le possibilità e le capacità di "fare scuola" ai propri figli, per alcuni sarà più facile affidarsi ad un insegnamento convenzionale, ad altri l'insegnamento convenzionale gli sta stretto.
In tutti i casi secondo me è importante farsi queste domande.

I risultati di chi si dedica con competenza e dedizione a questa impresa mi sembra di aver visto che sono entusiasmanti. Tra le tante esperienze, una mamma con quattro figli educati in questo modo scrive "Abbiamo constatato che i nostri figli hanno imparato a godere della loro libertà, hanno un forte senso di autostima e scelgono come usare il loro tempo seguendo le loro passioni. E quando si fermano è perché hanno bisogno di farlo. Rispettiamo i tempi e le curiosità dei bambini, utilizziamo moltissimo le biblioteche e il web."

La socializzazione non è solo imparare a stare con l'altro ma prima di tutto riconoscere se stessi e di conseguenza comprendere che non si è soli nell'universo e che è in se stessi che va ricercata la coerenza delle proprie azioni senza andare a cercare protezione dall'esterno. Sulla socializzazione vi invito nuovamente a vedere questo video:

Socializzazione, scuola e educazione familiare - YouTube
Ho visto il video ma sinceramente mi ha fatto un po' ridere !!Tutte quelle belle teorie un po' hippy e sessantottine sull' empatia , l' autocoscienza di sé e il poter decidere con chi stare non sono il mondo in cui viviamo!!! Quando andate in ufficio vi danno la possibilità di scegliere i colleghi ? Vi piazzano in una stanza con due o tre estranei poi sta a voi andarci d' accodo !!La scuola prepara a questo, un mondo dove la socializzazione e coatta ed imposta dall' alto .Non è bello ma è questa è la realtà !!
 
Guardate cosa succede con metodi del genere, ad esempio il metodo Montessori, che si avvicina molto all'istruzione parentale come l'ho intesa io (lasciare spazio alla creatività innata dei bambini, favorendo il carattere e i diversi tempi di apprendimento di ciascuno):

"In anni in cui l’insegnamento era dominato dalle regole del rigido autoritarismo dalla cattedra, molti americani si lasciarono conquistare dalla proposta pedagogica di lasciare spazio alla creatività innata dei bambini, favorendo attraverso il gioco il carattere e i diversi tempi di apprendimento di ciascuno.

Tra questi spicca una nutrita schiera di protagonisti del web come Jeff Bezos, fondatore di Amazon, Jimmy Wales, il creatore di Wikipedia, e soprattutto Larry Page e Sergey Brin, che a Mountain View in California guidano l’incarnazione digitale del metodo Montessori: Google."


La Stampa - Maria Montessori, la madre italiana del Metodo Google
 
D

Derrick

Guest
Sono d'accordo con chi dubita della validità delle argomentazioni della tizia nel video.
Non solo perché nella vita non potrai scegliere né il gruppo, né la pausa pranzo, né mille altre cose (e già questo mi pare invalidare di molto la logica proposta dalla tipa).

Ma anche perché poi non offre nulla come alternativa se non una fantomatica "vita di cortile" che non solo non esiste più, ma anche esistendo non è diversa dalla scuola, perché anche nel cortile non scegli mica, hai solo a disposizione quei bambini che vivono nel tuo cortile, una scelta verosimilmente inferiore a quella data dalla classe o dalla scuola.

Ma poi chi l'ha detto che il bambino debba imparare con i propri ritmi? Una delle cose che la scuola ti deve insegnare è la disciplina: alzarsi la mattina, fare i compiti tutti i giorni, avere delle scadenze, avere delle responsabilità, prepararsi, "metterci la faccia", ecc. In famiglia qualcosa imparerai (forse tanto, difficilmente di più che a scuola) ma poi avrai la disciplina, il senso della fatica dello studio, che nella vita potresti non acquisire più?

E poi chi l'ha detto che un bambino debba "scegliersi" le amicizie? Tutti si "scelgono" qualcuno ma la socializzazione è imparare a convivere con tutti, a "sapersi prendere" con tutti, a capire anche gli altri, ivi compreso il diverso, lo straniero, ecc.

Se si lascia fare il bambino, quello naturalmente tenderà - secondo me per istinto - a scegliere il suo "simile" e tra i tanti problemi di socializzazione che avrà ci sarà quello di avere paura del diverso (che sia uno di razza diversa, o che parla un dialetto diverso, o che veste in modo diverso, o che ha una religione diversa).

Un'altra cosa che non si mette in rilievo è che la scuola è comunque una cosa che ti espone a idee diverse da quelle che ricevi in famiglia: politiche, religiose, sociali.

Se nasci in una famiglia superstiziosa, o razzista, o qualunquista, o fascista, o bigotta ecc. poi magari hai l'opportunità di frequentare una scuola che ti insegna che se ti si rovescia il sale non è poi così grave. Più in generale, se nasci in una famiglia con una certa "mentalità" (riguardo il lavoro, gli affari, il rischio, le amicizie, certe abitudini ecc.) andando a scuola ti esponi a mentalità, abitudini, approcci diversi alla vita.

Se invece educhi "in famiglia" tuo figlio accetti di farne una fotocopia di te, con tutta la tua mentalità presa "pari pari" perché quel figlio non sarà stato esposto ad altri modi di vedere il mondo. Tu mangi alle 20:00 col TG e lui mangerà alle 20:00 col TG perché per lui sarà ovvio che si cena alle 20:00 guardando il TG. Tu vai in montagna e lui andrà in montagna senza mai sapere che gli piace il mare o la piscina perché è esposto solo alle tue abitudini ecc.

Capisco che in certi contesti rurali, in cui la scuola è lontana, possa essere più pratica l'istruzione in casa, ma comunque presa, come dire, con la consapevolezza dei notevoli problemi che rischia di creare.

La tizia il problema lo nega: la socializzazione? Ah, ma quella non si fa neanche a scuola, perché tanto sono troppi (ma c'è mai andata a scuola?), si farebbe nei cortili, ma i cortili non ci sono più, e quindi amen. Allora se tuo figlio non ha un "cortile" come tu lo intendi, come socializza se non andando a scuola? Lo educhi da te e poi lo porti nei cortili altrui?

E che significa che il bambino non socializza perché tanto sta in un banco ad ascoltare la maestra? Si socializza comunque moltissimo, sia durante la lezione, che nelle pause, è una interazione continua, non c'è un maestro che parla e gli altri che stanno zitti.

E se anche lo porti a nuoto, al corso di fotografia o di montagna, comunque non sarà lui a scegliere i suoi compagni, sarà il caso, o i suoi genitori. Io giocavo a pallone per strada, con gli amici di strada. Non erano certo tutti simpatici allo stesso modo, ma si conviveva comunque, anche il "cortile" è una palestra di vita come la scuola, nella vita non c'è tutta questa "scelta", non c'è a scuola e non c'è nel cortile. La prima materia da imparare, e la più importante, è la convivenza.

Comunque preoccupa anche l'idea che i genitori pensino di poter educare validamente i figli. Capisco per le scuole elementari. Ma già alle medie, la maggior parte dei genitori avrebbe seri problemi con l'algebra, per fare un esempio, o con la lingua straniera. Un insegnante è un insegnante non è acqua fresca, non è un bambinaio, ha una preparazione sia "tecnica" della materia che pedagogica, fa una differenza.

Cosa spinge una famiglia a tentare in casa l'educazione del figlio? Ipotizzo:
- casa molto isolata, oppure spostamenti continui, difficoltà con l'approccio scolastico normale;
- avere a disposizione solo insegnanti di comprovata pessima formazione;
- voler sottrarre il figlio a rischi di esperienze spiacevoli (bullismo, competizione sociale, competizione formativa);
- avere una comoda scusa per tenere il figlio "sotto la sottana".

La prima e la seconda ragione la capirei in assenza di valide alternative;
la terza, non so come dire, capisco l'ansia, ma la pezza è peggiore del buco, secondo me;
la quarta temo che sia una ragione inconsapevole ma spesso fondante di queste scelte, l'iperprotettività nei confronti dei figli, in enorme aumento a quanto pare (a quanto sento da amici insegnanti).
 
Ultima modifica di un moderatore:
C'è una ragione che non hai incluso e che è quella determinante di chi fa questa scelta e che la scuola tradizionale non offre: "lasciare spazio alla creatività innata dei bambini, favorendo il carattere e i diversi tempi di apprendimento di ciascuno" come aveva individuato Maria Montessori lo scorso secolo da cui è nato un nuovo paradigma dell'educazione... ed eccone le "conseguenze" :) La Stampa - Maria Montessori, la madre italiana del Metodo Google
 
Tra questi spicca una nutrita schiera di protagonisti del web come Jeff Bezos, fondatore di Amazon, Jimmy Wales, il creatore di Wikipedia, e soprattutto Larry Page e Sergey Brin, che a Mountain View in California guidano l’incarnazione digitale del metodo Montessori: Google."

Certo.. però c'è da dire che nello stesso periodo ci sono stati qualche migliaio di presidenti di qualcosa, scienziati, ricercatori e premi nobel, astronauti, scrittori, poeti e musicisti, che del metodo non sono stati nemmeno informati dell'esistenza..

E poi la tizia del video quando parla dell'esperienza del "cortile", non si rende minimamente conto dell'enorme contraddizione.

Perchè parla della socializzazione nella scuola per arrivare, contrapponendola, al cortile (che non esiste più, dice..) senza rendersi conto che quella del cortile era "dopo scuola".
Era cioè nel tempo che un bambino passava a casa. Il tempo che oggi lo stesso genitore lascia che lo passi davanti alla tv, al videogioco, al computer. Cioè il tempo in cui è, o dovrebbe essere, in famiglia.

E dunque è come se dicesse che è colpa della scuola il fatto che il bambino a casa non socializza più perché non c'è il cortile.

Ma va??! :)
 
Ultima modifica:
C'è una ragione che non hai incluso e che è quella determinante di chi fa questa scelta e che la scuola tradizionale non offre: "lasciare spazio alla creatività innata dei bambini, favorendo il carattere e i diversi tempi di apprendimento di ciascuno" come aveva individuato Maria Montessori lo scorso secolo da cui è nato un nuovo paradigma dell'educazione... ed eccone le "conseguenze" :)
Ogni metodo ha i suoi pro ed i suoi contro ma dubito che la Montessori ipotizzasse per il suo metodo una scuola con rapporto 1:1 come quello che di fatto si propone invece di fare un genitore/insegnante. L'istruzione e la crescita culturale ha la sua importanza ma non è la sola crescita che una bambino deve avere e obbiettivamente parlando non saprei se è meglio avere un bambino colto (inizialmente) ma potenzialmente incapace di relazionarsi con il mondo esterno o se avere un bambino forse mediocre (inizialmente) ma potenzialmente integrato in una società multi culturale come la nostra (intesa in senso lato). Certo se la mia famiglia è proprietaria di Amazon è abbastanza ovvio che il problema "relazionarsi" sarà forse il problema minore visto che magari nel futuro di quel bambino ci sarà quello di essere un "capo" .... ma a quel punto così diventerebbe un metodo per "ricchi" e non un metodo "interessante".

Comunque anche ammesso e non concesso che il metodo del genitore/insegnante sia valido si pone il problema della capacità d'insegnamento dopo le medie (fino ad esse è fattibile) ..... ed anche ipotizzando un esame da privatista (in caso di un ITIS per esempio) per un diploma delle superiori (ma quanti genitori sono in grado di preparare un figlio a quel livello ?) ..... l'università ?

Ciao :), Gianluca
 
E dunque è come se dicesse che è colpa della scuola il fatto che il bambino a casa non socializza più perché non c'è il cortile.
Questa è una tua personalissima deduzione. In base a quello che si dice nel video si evince esattamente l'opposto in quanto viene detto che il "problema" della socializzazione esiste in tutti gli ambiti.
si pone il problema della capacità d'insegnamento dopo le medie (fino ad esse è fattibile)
Il discorso è limitato alla scuola dell'obbligo, quindi fino a circa 15-16 anni (secondo anno di scuola superiore), prima l'obbligo si fermava alle medie. In realtà chi fa questa scelta si ferma alle medie. Ma chiaramente può far rientrare anche prima il figlio.
L'istruzione e la crescita culturale ha la sua importanza ma non è la sola crescita che una bambino deve avere
Si tratta di dare al bambino quello di cui ha bisogno facendo venir fuori quello che è, e non di creare dei geni o dei bambini colti e non capaci di relazionarsi. L'esempio dell'articolo dove dice che i creatori di Google hanno fatto la scuola Montessori non è per dire che questi metodi creano dei super geni o sono per ricchi, ma per dire che loro che hanno avuto un educazione che ha "tirato fuori" quello che erano invece di "mettere dentro", si sono distinti dagli altri perché semplicemente sono stati educati ad essere se stessi e non a pensare come la massa pur essendo inseriti nella società. Il punto è questo, come ad esempio spiega nel seguente scritto il pedagogista Marcello Bernardi:

"Educare deriva dal latino ex-ducere. Che significa condurre fuori, ovvero far venire fuori. Educare qualcuno vuol dire perciò far venire fuori da lui ciò che è dentro di lui. In altri termini, vuol dire aiutare qualcuno ad esprimere se stesso, ad essere quello che è, a comportarsi in modo conforme alla sua personalità. Posto che si voglia accettare l'etimo di una parola ed il senso che ne consegue. In pratica l'educazione sarebbe esattamente il contrario di ciò che comunemente si intende con questa parola, sarebbe un far uscire e non un mettere dentro, sarebbe un rafforzare la personalità dell'educando e non un formarla (forgiarla addirittura, dicevano i fascisti), sarebbe un rispettarne l'originalità e non il costringerla in un modello.

Ne conseguirebbe che le norme valide per ogni individuo possono essere soltanto quelle che l'individuo stesso si dà, quelle che l'individuo stesso elabora e che decide, in modo autonomo, di adottare come guida dei suoi propri comportamenti. Le altre, quelle imposte dall'esterno, non hanno validità alcuna. Alle volte vengono accettate, anche seguite, ma per paura o per convenienza. Sicuramente non perchè hanno in qualche modo cambiato una persona. "La legge" diceva un magistrato "non ha mai fatto diventare onesto nessuno".

Aiutare qualcuno a essere e ad esprimere se stesso, dicevamo. Ma come? Pare che ci siano due strade sole. La prima sarebbe quella di permettere all'individuo di arricchirsi, di sviluppare le proprie doti, di imparare, dunque di accumulare, esperienze. La seconda sarebbe quella di essere noi medesimi, noi educatori, quello che in effetti siamo, con lealtà, senza recitare una parte, in maniera tale da fornire all'altro, all'educando, una entità umana cui fare riferimento, con cui misurarsi ed eventualmente confrontarsi. L'antico "buon esempio", non obbligatorio da seguire ma obbligatorio da dare.

Una componente ambientale umana che mostri all'individuo il rispetto per tutti, la comprensione, la solidarietà, la giustizia, è educativa. Un ambiente che imponga le stesse virtù mediante la legge non lo è. Una educazione così concepita sarebbe una gran bella cosa, a parer mio, per educandi ed educatori. Gli uni e gli altri scomparirebbero dal vocabolario, perchè se è vero che l'adulto può aiutare il bambino a evolvere e a dare il meglio di sè, parimenti è vero che il bambino può aiutare l'adulto. Tutti saremmo educatori ed educandi insieme, nessuno starebbe sopra e nessuno sotto, e forse una qualche possibilità di miglioramento della condizione umana spunterebbe al nostro, per ora desolato, orizzonte. Una educazione così concepita non si porrebbe il fine di far diventare tutti eguali fra loro e ai loro predecessori, tutti servi e padroni allo stesso tempo, tutti soggiogati ad un unico potere sovra-umano e disumano, ma si porrebbe il fine della distruzione del potere. Condizione imprescindibile per la nostra sopravvivenza come persone.
Una educazione così concepita sarebbe un atto d'amore, e solo questo."
 
Originariamente inviata da Chinook
"E dunque è come se dicesse che è colpa della scuola il fatto che il bambino a casa non socializza più perché non c'è il cortile."

Questa è una tua personalissima deduzione. In base a quello che si dice nel video si evince esattamente l'opposto in quanto viene detto che il "problema" della socializzazione esiste in tutti gli ambiti.

Beh.. se voleva dire questo, bastava dirlo come l'hai detto ora tu.. molto più chiaro e preciso. Non serviva nemmeno accennare alla scuola... :)

E poi, sempre a proposito del socializzare ..
Perché le deduzioni personalissime sono sempre solo quelle degli altri? E' montessoriano? :)
 
Fortunatamente i miei figli possono godere della vita da cortile citata nel video e visto che, questo cortile viene usato da una decina di bambini di ogni età dalla scuola dell'infanzia alle primarie, posso dire che i bambini (qui) hanno la possibilità di imparare le nozioni scolastiche e di fare socializzazione eterogenea (e posso confermare che un cugino dei miei figli, di 10 anni, gioca meglio con il mio secondo figlio di 5 anni che con il mio primo figlio di quasi 9 anni).

Per quanto riguarda l'iscrizione dei miei figli alla scuola statale (contando anche quella dell'infanzia) io l'ho fatta senza pormi il problema di poter compiere scelte alternative. Però mi ero comunque già posto il problema che la scuola, per quanto "aperta" possa essere, insegnerà sempre ciò che gli è stato "insegnato ad insegnare" (sia come nozioni pratiche che come approccio alla società e alla vita in generale). Ma questo, anche con tutta la buona volontà e l'impegno che ci si può mettere, avverrà anche con l'istruzione parentale ....

In questi anni ho avuto modo di appurare che l'insegnamento (soprattutto nelle scuole dell'infanzia e primarie) non è una cosa che si può imparare (non del tutto almeno) ma ci dev'essere una buona dose di "vocazione" (come disse de Andrè ne "La città vecchia" :D ), e non è detto che (come può mancare in un insegante di stato) non possa mancare in un genitore.

Il problema maggiore che provoca la scuola statale, per me, è la "competizione extrascolastica all'interno della scuola stessa", e cioè: a "gareggiare" a chi ha il completino più alla moda o addirittura il giochino (se non telefonino) più tecnologico e l'unica soluzione che ha trovato la scuola statale è quella di uniformare tutti con il grembiule (devo ancora decidere quale sia la situazione peggiore, e lo dico io che ai tempi dei "paninari" ero sempre pesantemente emarginato).

Personalmente, il sistema che adotto io è "la doppia istruzione" che altro non è che: il bambino (per ora uno solo) va a scuola e poi a casa io "completo" con la "mia versione" :) . Mi rendo conto che questo tipo d'istruzione potrebbe anche confondere il bambino (soprattutto in religione che ho scelto di fargli frequentare perchè ritengo che, essendo l'Italia un paese in prevalenza cattolico, debba conoscere almeno le tradizioni dominanti, salvo poi integrare con i punti di vista differenti delle altre credenze o non credenze che conosco invitandolo soprattutto a porsi delle domande).

Insegnare è una cosa difficilissima perchè è un'influenza pesante, come il non insegnare, ad esempio: mio figlio disegna con uno stile che io trovo bellissimo ma che, alla luce dei suoi quasi 9 anni, può essere considerato infantile, da una parte non mi piace doverlo influenzare a migliorare perchè lo vedo come una forzatura alla creatività, dall'altra mi rendo conto che, se fosse più stimolato, avrebbe poi la possibilità di scegliere meglio come esprimersi...

Quindi da una parte c'è lo stimolare i talenti di cui un bambino è dotato (per aiutarlo ad usufruire al meglio delle sua capacità), dall'altra lo stimolare ciò di cui non è dotato (per aiutarlo a non avere pesanti carenze) .... cercare di renderlo eccellente in un campo ma nullo negli altri, oppure cercare di renderlo mediocre ma comunque in grado di gestire ogni situazione????

Secondo me l'istruzione non può essere considerata univoca per tutti i bambini ma deve tenere conto delle possibilità e delle caratteristiche di ogni bambino, capito questo, mi sento di dire che l'istruzione parentale, forse, potrebbe anche sostituire la scuola statale, ma non viceversa.

E comunque (da quel che si deduce dal film con la Cortellesi) la Montessori ha sì aiutato tanti bambini, ma ha fatto un macello con il suo :D .
 
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