Recensione JT Pälikkö norreno

JT Pälikkö norreno (330 €)

Jarno Pälikkö
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è uno degli undici maestri forgiatori finlandesi, che vive e lavora a Suomenlinna, un’isola 1 km al largo di Helsinki, un tempo usata come colonia penale.
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Il coltello non è basato su un reperto particolare, ma è piuttosto una reinterpretazione di quei coltelli alto medioevali trovati ancora con il manico intero.
Pälikkö non realizza frequentemente questo modello, non essendo in uno stile che gli interessi più di tanto, limitandosi a forgiarne alcuni da portare alle fiere medioevali a cui partecipa.

lama
lunghezza - 93 mm
larghezza - 25 mm
spessore - 7 mm alla base, 1 mm in punta
acciaio - 52100
biselli - piani
tagliente - 16°, piccolo microbisello
durezza - ~ 60 HRC

manico
lunghezza - 113 mm
larghezza - 33 mm al centro
spessore - 22 mm al centro

peso
coltello - 110 g
con fodero - 170 g


La lama è stata forgiata a martello da un barra di 52100, riciclata da un asse ferroviario. Ha sezione piatta, rastremata in altezza e in spessore. Dopo ricottura e normalizzazione, è stata scaldata nella forgia a carbone, temprata in olio e rinvenuta sulla forgia. Durante l’immersione in olio è stata sollevata al di sopra della superficie in modo da avere il dorso più morbido. Il tutto è evidenziato dall’acidatura. I biselli sono portati a 16°, con un piccolo microbisello.

Il manico è in betulla careliana. Il codolo è incollato con epossidica. È carteggiato a grana finissima, leggermente rastremato in altezza e spessore in ambo le direzioni. Ha una marcata sezione a goccia, proporzioni abbondanti e riempie bene la mano.

Il fodero, in cuoio spesso 4 mm, è cucito a mano. Come normale nei foderi alto medioevali non c’è salvafilo, ma il cuoio utilizzato è comunque estremamente duro e rigido. Il passante è una semplice striscia di cuoio di renna annodata. La ritenzione è ottima, senza diventare eccessiva.

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In uso

Come ho già detto qui questo coltello non è mio, ma mi è stato prestato gratis per la recensione.

Appena arrivato il filo era piuttosto grezzo e l’ho quindi stroppato con pasta Bark River nera (#3000) e verde (#6000). Il coltello è bilanciato leggermente verso il manico.

Partiamo con il solito gufo, in acero stagionato due anni questa volta. Dopo una leggera resistenza per creare le sfaccettature di base, è andato bene a piallare nuca a 45°. Di nuovo c’è stata un po’ di resistenza a incidere la X, perpendicolare alle fibre, ma è stato sorpendentemente agile, a dispetto della larghezza della lama e dellle generali proporzioni, a lavorare accuratamente i dischi facciali.
Nuovamente c’è stato un leggero sforzo per sgrossare la fronte, poi calato una volta fatto un buon invito. Poca resistenza nel creare, con i primi cm di filo vicino al manico, l’incavo a V per intagliare i ciuffi auricolari, poi scavati con la parte curva vicino alla punta, senza particolare resistenza. Di nuovo il coltello è stato più agile del previsto.
Di nuovo il coltello ha un po’ faticato a mordere a fondo nel primo giro di tagli di assottigliamento del diametro del ramo, per liberare il gufo. A mano a mano che procedevo la resistenza calava, ma è comunque rimasta percepibile. Una leggera resistenza mentre piallavo la base, ma nulla di particolare. La finitura dei tagli è sempre stata buona, ma non lucida.
A fine lavoro il filo era intonso, con mordente a rasoio immutato tranne che nei primi 2 cm vicino manico, che non radevano quasi più. Trentacinque passate su pasta verde.
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Procediamo con il mago, senza cambiare legno. C’è stata una leggera resistenza per creare le sfaccettature di base e per curvare la nuca. Bene invece al momento di intagliare le tre V base dei lineamenti e a lavorare il naso e la faccia anche se, causa larghezza della lama e spessore del microbisello, separato dalle guance, procede lento, soprattutto a delineare il labbro. C’è poi stato un un po’ di resistenza al momento di separare il mago dal ramo, con la serie di tagli sul diametro, quindi a spianre la base.
A fine lavoro il filo era intonso e il mordente a rasoio era andato solo nella prima metà del tagliente. Venti passate di DMT #1200, venticinque su pasta nera e quaranta su pasta verde.
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Continuiamo, sempre senza cambiare legno, con lo spikkentroll. Leggera resistenza a sgrossare il cappello, dopo il quale ho già sentito i primi 4 cm di filo più vicini al manico essersi leggermente piegati, mantenendo comunque un buon mordente. Di nuovo una leggera resistenza a intagliare la faccia, leggermente maggiore al momento di creare incavo a U nel cappello, specie quando ho tagliato in senso opposto alle fibre, dall’alto verso il basso. La maggior resistenza c’è stata coi tagli tangenziali per spianare la base, dopo averlo staccato dal ramo. In tutti e tre i progetti in acero la superficie dei tagli è sempre stata liscia e quasi lucida,
A fine lavoro il filo era ancora piegato, come riscontrato all’inizio, ma in più ho percepito, solo con l’unghia e non ad occhio nudo, una micro sbeccatura vicino al centro. La parte curva radeva ancora, invece. Quindici passate di DMT #1200, cinquanta di pasta nera e cinquanta di verde.
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Chiudiamo con una spatola d’abete bianco stagionato due anni. Buon mordente usando sia forehand sia chest lever grip. Anche se si sentono ancora leggermente le proporzioni abbondanti, risulta decisamente più a suo agio che nei tre progetti precedenti, addirittura avvantaggiato nei tagli di potenza dalle proprie stesse dimensioni. Durante il lavoro ho spianato e rimosso due nodi da circa 1 cm. A fine sgrossatura il filo è intonso, ma ha perso il mordente a rasoio, tranne che nella curva vicino alla punta. Quaranta passate su pasta nera e quaranta su verde.
Anche durante le finiture si sono percepite le dimensioni, ma comunque non tali da inimicare l’agilità di manovra. La maggior parte dei tagli sono stati fatti tirando il coltello verso di me, senza usare il pollice come fulcro o facendo piccoli tagli ruotando il polso e usando il pollice della sinistra come fulcro di rotazione sul dorso.
A fine lavoro il fino era intonso e il mordente a rasoio era solo leggermente calato. Pur radendo ancora. Venti passate di pasta verde.
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Conclusioni

Indubbiamente buone finiture e trattamento termico, ma non abbastanza da giustificare il prezzo. Il filo perde in aggressività soprattutto quando è necessario tagliare perpendicolare alle fibre o molto materiale da asportare; nei progetti più piccoli paga, com’era prevedibile, le dimensioni, soprattutto la larghezza della lama che riduce l’agilità negli spazi ristretti.
A suo agio, invece, in progetti meno artistici e più d’utilità. Buona ergonomia del manico che permette di applicare molta forza ai tagli di sgrossamento, mentre, probabilmente, una lama con un filo convesso graduale, invece che un microbisello a V guadagnerebbe nella fluidità dei tagli,
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