Kayak - Cominciare per gradi non va più di moda

E' da un anno che vado in kayak... sui laghi o più raramente al mare. Ho cominciato da solo, poi fatto un corso con istruttori professionali e partecipato a qualche raduno in cui ho sempre approfittato della gentilezza degli istruttori/guide presenti per cercare di migliorare sia come tecnica che come "sicurezza".
Ritengo di essere ancora ben lontano dall'essere padrone del kayak... e di avere solo una minima percentuale delle conoscenze necessarie per potermi sentire sicuro al 100% quando esco (sopratutto da solo) considerando che la cultura di un kayaker deve spaziare in vari settori che vanno oltre la tecnica per condurre l'imbarcazione (meteorologia, conoscenza delle correnti, navigazione, marineria, utilizzo delle attrezzature di bordo, primo soccorso,...).


Da un anno frequento anche forum e gruppi facebook e rimango spesso colpito da quanto molti si approccino alla disciplina del kayak da mare con pretese assurde.
Gente senza esperienza che chiede info su quale sit on top comprare per fare la circumnavigazione della Sicilia, chi vuole andare all'Elba senza prendere il traghetto, chi parla di fare tratte da 30-50km al giorno in fiumi tropicali....

mi chiedo come si possa pensare di fare a meno di un più o meno lungo periodo di avvicinamento, apprendimento e maturazione prima di affrontare certe imprese.
Non c'è per il mare quella specie di timore reverenziale che c'è per la montagna?
Nessuno si sognerebbe mai di aprire una discussione in un forum dicendo "buonasera, non sono mai andato in montagna e cerco consigli sull'attrezzatura da comprare perchè quest'estate voglio andare in cima al K2"...

Cosa ne pensate? Su un libro ho letto che fino a poco fa il kayak da mare veniva considerato uno "sport estremo" mentre oggi mi sembra che spesso ci si avvicini un pò troppo alla leggera...
Anche io effettivamente lo scorso inverno ho fatto qualche giro sul lago senza abbigliamento tecnico adeguato... che è come andare a far funghi con le infradito...
 
Cosa ne pensate?
Probabilmente è la conseguenza del fatto che viviamo in un mondo in cui si vorrebbe tutto "easy", siamo accerchiati di cose "smart" e di vari "tizzi" che, alla televisione, fanno apparire qualsiasi cosa, appunto, "easy" :)
mi chiedo come si possa pensare di fare a meno di un più o meno lungo periodo di avvicinamento, apprendimento e maturazione prima di affrontare certe imprese.
L'incoscenza forse in questi anni è aumentata, mitizzata probabilmente, ma non è una invenzione dei nostri tempi, ma come sempre la natura fa, farà, il suo corso e certi errori, alcune volte inevitabili, alcune volte utili perché arricchiscono, si pagano; se si è fortunati si possono raccontare, diversamente, bhè qualcuno direbbe che è solo selezione ..... naturale.

C'è da dire, però, che proprio perchè viviamo in un mondo "easy" molte informazioni sono più facilmente accessibili, certe nozioni non sono più prerogative di pochi, idealmente, volendo, aumentare la propria cultura, e le proprie possibilità, è alla portata di chiunque, questo è comunque un bene, a mio avviso, certo può essere, come da te fatto notare, però, anche, abusandone, una fonte di guai dovute alle false sicurezze che ne derivano.

Ciao :si:, Gianluca
 
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ti assicuro che lo stesso atteggiamento lo vedo in tutti i settori.

nei forum di pesca ho avuto vari casi di gente che si iscrive e inizia con discorsi tipo "ciao, non ho mai pescato, voglio fare il record del mondo del [inserire nome di pesce, solitamente bass carpa luccio o siluro]". se gli dici che devono imparare prima le basi, e che nel caso di grossi pesci (carpe lucci e siluri) oltre a essere difficile e' pure pericoloso, spesso iniziano a sbroccare e ti dicono che e' un forum di m***a e altre amenita'. per questi, il solo concetto di poter buttar via migliaia di euro in attrezzatura supertecnica che non sanno usare deve essere sufficiente. il fatto che l'attrezzatura sia solo un mezzo e che dietro ci sia una persona a loro e' avulso

la cultura del "tutto e subito" onestamente mi ha rotto alla grande. dovrebbero legalizzare la possibilita' di prendere a sberle sulla pubblica piazza gente simile. il peggio e' che spesso si combina o a ignoranza o all'arroganza dei soldi.

dato che non si puo' ricorrere a mezzi spicci, IMHO il metodo migliore e' mostrare come si parte dal basso. a quel punto qualcuno capisce il suo errore e decide di restare, e le cose si mettono bene. gli altri se ne vanno sbroccando. e meglio cosi', selezione all'ingresso.
 
La cosa bella @walterfishing è che, al contrario dell'esempio che riporti nella stragrande maggioranza dei casi qui trovo gente che oltre al non aver esperienza non ha neanche attrezzatura adeguata.... nel senso... gente che vuole fare la circumnavigazione della Sicilia in solitaria e vuole farla con un sit on top da pesca...

E' corretto anche il ragionamento di @znnglc sul fatto che si pretende che sia tutto easy e smart. Ed in questo internet ed i vari social ci mettono del loro.... nei vari youtube e blog le foto ed i viedo che si vedono di kayak da mare sono di splendide escursioni in acque piatte e limpide.... è più raro trovare video di un kayaker in difficoltà perchè si è fatto sorprendere dal meteo, o che lotta contro il vento...
Anche sul mio blog, ancora piccolo, ci sono solo raffigurazioni di momenti piacevole e mai una foto di quando sono stato in difficoltà (ed in un solo anno di problemi ne ho avuti)...anche perchè, in quelle situazioni, l'ultima cosa a cui pensavo era quella di farmi un selfie!
 
Quoto il pensiero di @nolby ....vado in mare da circa 20 anni ( ma ci sono nato),ho la patente nautica ,ho avuto il gommone per 10 anni ,e in kayak pure,( che uno sappia nuotare penso sia scontato) ma ho un sano timore del mare perchè conosco quanto sia repentino un cambiamento del vento,delle correnti ,quanto sia pericoloso ribaltarsi e trovarsi in seria difficoltà senza nessuno che ti aiuti.Detto questo a volte vado anche solo ,ma preferisco essere sempre in minimo due persone affiatate, scelgo giornate dichiarate e comq cerco di stare sottocosta e di calcolare la fatica anche per il ritorno.Perchè se andare belli freschi per 5 /6 miglia ,fare lo stesso tragitto più stanchi al ritorno ,magari con un pò di vento contro non è sempre piacevole. Il mare ,solo perchè non conosco altre zone umide, regala enormi soddisfazioni, ma chiede di essere rispettato e di sapere quando andare e quando rimanere a guardare da terra.

Non c'è per il mare quella specie di timore reverenziale che c'è per la montagna
non voglio paragonare la pericolosità dei due elementi,ogni posto và vissuto con conoscenza e intelligenza, ma se è vero che in caso di temporale in montagna ti puoi fermare e cercare un riparo e poi ripartire , provate a trovarvi in mare forza 6 con uno scafo di 30 kg che pesca 15 cm a superare onde di 2 metri,dovete avere una rubrica piena di santi a cui raccomandarvi,nonchè capacità di gestire il natante .non c'è nemmeno il tempo di chiamare qualcuno per telefono perchè la mani non si possono togliere dalla pagaia
 
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Pienamente d'accordo con voi da kayakista (ex rodeista) ora faccio laghi e fiumi senza tante stramberie da giovane non mi butto più giù dalle cascate e nemmeno provo a fare più un macho move (non ho più l'età).
Questo perché sono conscio dei limiti del mio corpo con l'età,ma questa coscenza secondo me è dovuta dal fatto che quando ero più giovane c'era un concetto diverso di attività fisica per quanto riguarda sia il singolo individuo, che le varie società sportive non parlo per il kayak che per fortuna non può approcciarsi ad un insegnamento easy per ovvi motivi di sicurezza.
Il mondo easy è dovuto da un mondo troppo fast le società più in voga devono per forza abbandonare i vecchi metodi che puntavano più alla qualità che alla quantità (capitemi)
da marzialista ho visto i pionieri del settore in Italia cambiare drasticamente il metodo d'insegnamento per non perdere alievi mentre nascevano intorno a loro corsi che garantivano un poco tempo e senza tanti duri allenamenti un certificato di istruttore o peggio maestro.
Immagino maestri del calibro di Shin dae wong o Chang tzu yao (che riposino in pace) che dopo anni si vedono costretti a a fare i conti con queste macchine mangia soldi e la cosa è capitata in tante altre attività guardate oggi in una qualsiasi palestra di fitness uno può fare 10 attività diverse nello stesso posto e fare schifo in tutte senza rendersene conto per il solo fatto che non ne ha il tempo.
Per questo è finisco (avete letto tutto d'un fiato?) oggi la gente vuole tutto subito e comodamente superfluo
 
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S

Speleoalp

Guest
Io ammetto di aver comprato un "kayak gonfiabile" (definizione esagerata, non é un vero kayak, ma almeno mi faccio capire, ah) e di aver deciso come per tante altre attività sportive che ho praticato e che pratico, di non andare a fare corsi, scuole, ecc a priori. Anche se ho comunque un "background" adatto anche per queste attività.

Questo condividendo comunque il discorso che l'andare per gradi, secondo me, é una cosa importantissima e basilare per approcciarsi bene ad un'attività.
Secondo me assieme alla "calma" del non voler subito fare chissà cosa, vanno poi abbinate le volontà di apprendere tutto quello che ruota anche accanto ad un determinato sport,...

Che poi secondo me é parte integrante della bellezza e dell''interesse del voler fare qualcosa... non un il semplice vestirsi, preparare il materiale base e via... fare.
Ma é conoscere di tutto e di più su quella pratica, realisticamente.

Ma come diceva qualcuno, il vero problema non é neanche chi si caccia nei guai per la sua "arroganza"-"presunzione" nel voler raggiungere subito livelli alti.... ma é il dopo.
I diretti interessati, amici e parenti che conoscevano il carattere della persona che fanno vittimismo estremo, seguito da moralismi e discorsi sulle attività e i sistemi.

Poi la base, senza scuse, sono le persone stesse. Come di dice "ognuno é responsabile per se stesso e per quello che decide di fare". Il motivo per cui lo decide é "indifferente", ma é sempre una sua scelta.
Quello che fà la differenza, corsi o non corsi, é la "testina" della persona interessata.

Se uno é un "...." lo sarà in ogni caso....
 
L'ho notato anche io.
Mi sono dato due ordini di spiegazioni.

1) L'elemento orizzontale. Noi italiani viviamo in un ambiente vario, con dislivelli (colline, montagne). Quando parlavo di kayak da mare, miei amici, che non avevano mai tenuto in mano una pagaia, riportavano sempre il discorso sul fiume (rapide etc), come se il mare, alle volte calmo, fosse sostanzialmente una rottura di c*******.
Infatti erano per la vela, motonautica e compagnia bella, dove l'elemento "destrezza" (timonare, pilotare) è considerato più importante di un gesto ripetuto e ritmico.
Più degno di racconto in un apericena, insomma.

E' la furbata di Ulisse... chi rema o pagaia, (o pedala) sotto sotto è un tedesco, mimetizzato.
Vagli a spiegare come fare l'eskimo pala corta, (o senza pagaia) come rientrare da sotto il kayak rovesciato, niente... se non hai il casco e non ti dimeni come un forsennato, non appari nello schermo.

2) L'estinzione della propedeuticità. E' vero, in molte attività si è visto che riporre in alto (corsi, istruttori, maestri) e seguire una logica di insegnamento solo ed esclusivamente lineare (se non sai fare A non ti insegno B) poteva essere oggetto di riflessione e modifica. E qui è saltato il buon senso: se non ti viene un gesto perché non fa parte del tuo bagaglio motorio, può essere un'idea passare ad un altro, perché con il tempo, riavvicinare il gesto non appreso può dare risultati migliori.
Oppure rimappi i problemi sulla base del tuo bagaglio di competenze.
Però un conto è questo approccio, un conto è tenersi appena a galla ed infilarsi in un kayak.

Per avere dei brividi basta sondare le capacità natatorie... non dico che uno debba saper nuotare accademicamente, o essere un nuotatore di fondo, ma saper risolvere problemi in acqua, con confidenza, sì. (A parte alcuni illuminati, la confidenza la si acquisisce con chilometraggio e consapevolezza).
 
Ah...dimenticavo, riguardo al casco che hai citato:
La mia esperienza in mare è limitatisima. Ci sono stato per un corso fatto con attrezzatura di alto livello e tra i giardini di roccia il casco era obbligatorio.

Quando sono tornato in acqua salata col mio kayak tra le rocce ho sentito la mancanza del casco... specie quando a causa di un'ondata imprevista mi stavo capottando nella grotta di punta Moneglia.

A mio avviso il casco, in mare, serve.
 
Oh sì, serve eccome.
Ma è la perenne corsa alla scorciatoia (tanto, cosa vuoi che succeda...) che ci affligge tutti.
Moriremo di smartitudine.

Ancora più banale: neofita che non vuole mettere il giubbotto salvagente... "so nuotare".
A parte che la verifica di questo aspetto riserba sempre sorprese, non si riesce a spiegare che in caso di capovolgimento, se il kayak ha tanta stabilità primaria, ce l'ha anche da capovolto, per cui ci si trova a 180°, con acqua magari torbida, acqua che entra dal naso, e il paraspruzzi non ti ostacola, ma neanche ti agevola ad uscire.
Rimanere disorientati e farsi una bevuta è un attimo.

Una volta un mio amico ha voluto provare ad entrare nel kayak. "Solo per vedere se ci sto", mi dice. Acqua alta 20 cm. Entra, ma non faccio a tempo a dire "stai fermo" che prende la pagaia con cui si era aiutato in appoggio, e parte.
Il problema è che, avendo un fisichetto esile, da timballi e mazzarelle in quantità industriali, è ben nutrito, e in pratica si salda dentro sottovuoto.
Mi ha fatto passare 20 minuti di terrore puro, perché è andato verso il largo.
Per estrarlo abbiamo dovuto tirare in tre, uno teneva fermo il kayak, gli altri due di lato, tiravano. E' uscito come un tappo di una bottiglia di vino, con il pop.

Comunque anche io sono inesperto, ma ho una sorta di timore reverenziale, e sulle dotazioni di sicurezza mi fido di chi ne sa più di me.
 
una sorta di timore reverenziale, e sulle dotazioni di sicurezza mi fido di chi ne sa più di me.
e fai bene, oltre al giubbotto che non metto mai pur avendo sempre dietro,mi porto una piccola ancora, Bisogna avere anche l'occhio allenato ai rischi.in mare ,e parlo solo di quello dato che non conosco altre situazioni,anche quando sembra calmo,e ci sente sicuri basta un'onda laterale di quelle lasciate da altri natanti a motore per farci destabilizzare e capovolgere
 
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