Kit di P.S./IFAK: la data di scadenza dei componenti

Buongiorno a tutti.
Durante una giornata di survival per famiglie, quest'estate, mentre i bambini compivano il loro gioco, un genitore mi ha posto la domanda del kit di P.S. da portare con sè nelle escursioni.
Da lì è sorta una piccola chiacchierata sulla composizione e sugli accessori più o meno utili, e sul loro uso.
Ma la questione più interessante, che Vi giro per questo thread, è sorta dall'affermazione, piuttosto autorevole a mio parere, di un genitore presente (anche abbastanza in età avanzata, più prossimo alla pensione che neoassunto...) che lavorava come chimico farmaceutico per una grossa (molto grossa) casa produttrice italiana (con compartecipazione extraeuropea) il quale, con asserzioni condivisibili, ha affermato che "i farmaci non scadono".
Si è poi spinto oltre chiarendo che, in situazione di totale precauzione, lui non utilizzerebbe personalmente solo due farmaci oltre la scadenza, ovvero l'antibiotico ed il collirio.
Ci ha anche ampiamente descritto i protocolli internazionali severissimi di apposizione delle (comunque richieste per legge) fantomatiche date di scadenza, per cui per esempio, ogni produttore assegna codici e cifre ad ogni lotto prodotto con scadenza addirittura qualche giorno (o settimana prima) di quella poi alla fine apposta sulle confezioni (per poter cautelarsi ulteriormente e poi motivare, in sede di eventuale causa di responsabilità medica).
Insomma, le argomentazioni messe in campo da quel signore le ho poi confrontate, tornato a casa, in questi mesi, con un paio di ex colleghi ufficiali medici e poi con altri sanitari, farmacisti o inseriti, a vario titolo nel settore farmaceutico.
Insomma, è saltato fuori un bel putiferio, come per esempio quando l'UE costrinse i prosciuttai di Langhirano a piastrellare i luoghi di stagionatura dei prosciutti perchè non a norma, oppure come le date di scadenza obbligatorie per i formaggi locali...il paragone con il cibo mi è sembrato il più simile, scusate se non è il più appropriato, ma anche il quel settore ci sono state (e ci sono tutt'ora) enormi incongruenze con il sistema delle date di scadenza, obbligatore da qualche anno per norme UE.
Ecco, lasciamo però stare (come suggerimento) le incongruenze date dall'attuale sistema "capitalistico" (cito solo per provocazione la cd. "'obsolescenza programmata", per cui devi comunque buttare via un oggetto anche se si può riparare) e anche, se mi permettete, prodotti come garze, medicazioni e cerotti, che ovviamente io per primo mi sento di utilizzare tranquillamente "a vita", e tutti quei prodotti che, se conservati propriamente, sicuramente non perdono la propria funzione oppure possono, come per i bisturi d'acciaio, essere sterilizzati nuovamente.
Cerco contributi dal punto di vista concreto, chimico diciamo, per rispondere alla domanda spontanea del profano: "se assumo un farmaco scaduto, cosa può accadere?".
 
Il produttore garantisce il prodotto entro certi limiti... l'approccio scientifico sarebbe che finchè non si testa, si possono fare delle ipotesi, ma non si sa.

I farmaci "scaduti" sono testati?

Alcune molecole sono poco stabili, a seconda delle condizioni ambientali, sappiamo che possono cambiare...

Non ha senso fare un discorso generale, bisogna vedere cosa c'è nel singolo prodotto e le condizioni ambientali.
 
Allora un contributo che posso dare alla discussione è riportando due considerazioni:

1) sapevate che per legge la scadenza dei farmaci generici è minore rispetto al brand che copiano. Considerando che più che spesso escono fuori dalla stessa industria è singolare, ma è una cautela figlia della procedura semplificata di richiesta all'autorizzazione di immissione in commercio. In pratica: "mi hai dimostrato meno cose per autorizzarlo, va bene, spendi pure meno, ma dici che scade prima"

2) le materie prime anche obbligatorie nei laboratori galenici delle farmacie NON SCADONO, la data di "scadenza" è la data entro la quale puoi usarle, trascorso quel termine o le mandi in distruzione o le rititoli ovvero ne saggi nuovamente la concentrazione, se all'analisi si soddisfano ancora i termini previsti, le usi tranquillamente.

Quindi c'è parecchio del vero, poi si devono operare i millemila distinguo che un sistema complesso come un farmaco implica.

Per esempio quando mi arriva un collaboratore nuovo gli faccio spesso questo giochino: prendo una scatola, mettiamo di aspirina, la apro e sparpaglio sul tavolo scatola, "bugiardino" e blister e gli chiedo di indicarmi "il farmaco"...

Il "farmaco", come normato, è tutto l'insieme! Quindi per essere vendibile il foglietto illustrativo per esempio deve avere gli aggiornamenti e via dicendo... anche l'adesione tra l'alluminio e la plastica del blister non sarà infinita... dopo un po' (un po' tanto ovvio) per esempio potrebbe non essere più garantita la protezione dall'aria... è un esempio limite ma volevo dare l'idea della complessità del sistema... ed è tutto studiato in maniera maniacale!

Quindi: sicuramente la data di scadenza è cautelativa, ma le medicine non sono, altrettanto sicuramente, eterne, men che meno le preparazioni richieste sterile (i colliri dell'esempio) o quelle con principi attivi facilmente degradabili (gli antibiotici dell'esempio).
 
anche io avevo letto diversi articoli sparsi sull'argomento, non essendo del settore sono sempre rimasta un po' incerta circa la loro attendibilità.
Ad esempio ho letto più volte nei decenni che le aspirine non scadono e devo dire che ho visto alcuni conoscenti americani che avevano le aspirine (non effervescenti) e non blisterate come da noi ma in compresse sciolte in un flacone e loro dicono appunto che non scadono... al di là che per me le prendono un po' troppo spesso ma si sa, paese che vai usanze che trovi...
 
io avrei una domanda che in qualche maniera centra col discorso, nel mio kit porto sempre qualche pastiglia di tre medicinali, tachipirina, cortisone e antistaminico, tutti custoditi nei loro blister. la temperatura può influire sulla bontà del farmaco dato che passiamo dalle uscite invernale a -15° a quelle estive a +30°?
 
io avrei una domanda che in qualche maniera centra col discorso, nel mio kit porto sempre qualche pastiglia di tre medicinali, tachipirina, cortisone e antistaminico, tutti custoditi nei loro blister. la temperatura può influire sulla bontà del farmaco dato che passiamo dalle uscite invernale a -15° a quelle estive a +30°?
nel foglio illustrativo c'è scritto, quelle sono le specifiche per cui è stato testato... al di fuori in linea generale non si sa, magari si potrebbe chiedere a dottori russi o africani se hanno avuto problemi... ma si va un po' sull'anedottica...

le linee guida generali dell'Aifa scrivono temperature inferiori a 25°
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=15908
 
io avrei una domanda che in qualche maniera centra col discorso, nel mio kit porto sempre qualche pastiglia di tre medicinali, tachipirina, cortisone e antistaminico, tutti custoditi nei loro blister. la temperatura può influire sulla bontà del farmaco dato che passiamo dalle uscite invernale a -15° a quelle estive a +30°?

Sulle temperature non so

Io continuo ad usare un cicatrizzante in polvere scaduto nel 2011 :biggrin:

mentre riguardo la data di scadenza, una farmacista mi ha detto che pochissimi medicinali scaduti diventano poi pericolosi, nella maggior parte dei casi si degrada più o meno significativamente il principio attivo diminuendone l'efficiacia.
 
la temperatura può influire sulla bontà del farmaco dato che passiamo dalle uscite invernale a -15° a quelle estive a +30°?
Sì, la temperatura di stoccaggio, come l'umidità e l'esposizione al sole incidono sulla durata, in linea generale, poi ogni farmaco, e relativa formulazione, ha le proprie prerogative. L'umidità è un elemento particolarmente degenerativo.

Se ci affidiamo alle linee ufficiali, ovvero ai bugiardini o fogli illustrativi, si rileva:

Tachipirina in compresse, 1000 mgr, non necessita di particolari condizioni, di temperatura, per la sua conservazione.

Tachipirina in qualsiasi altra formulazione (supposte, granuli etc etc), la temperatura di conservazione dev'essere non superiore ai 25°C.

Cortisone, dipende da quale, ad esempio il Bentelan non prevede condizioni, di temperatura, particolari, il Deltacortene sì (canonici 25°C).

Antistaminici, dipende, come dal cortisone, alcuni richiedono una temperatura non superiore a 25°C, altri non richiedono condizioni particolari.

Detto questo, la mia personale opinione CHE NON CONTA NULLA, relativamente a quanto sopra, è quella di prediligere formulazioni "secche" (pastiglie, no granuli, no liquidi, solo monodosi), conservarle nei loro blister (ovviamente) e 25 o 30°C non sono così differenti. Le basse temperature non mi preoccuperebbero.

Ciao :si:, Gianluca
 
mentre riguardo la data di scadenza, una farmacista mi ha detto che pochissimi medicinali scaduti diventano poi pericolosi, nella maggior parte dei casi si degrada più o meno significativamente il principio attivo diminuendone l'efficiacia.


Vero, però come ho già scritto altrove, se il farmaco in quel momento MI SERVE, non è un problema trascurabile che l'efficacia sia diminuita.
 
Sì, è vero, e stiamo sempre parlando di automedicazione che non serve a salvare nessuna vita.

Però sfruttavo l'occasione per dare una dignità, che non in questo contesto capiamoci, spesso mi sembra negata al farmaco.

Una volta si diceva che se dalla prescrizione non si evinceva il dosaggio, nel dubbio di dare il dosaggio più basso. Ma è storia antichetta ragionare così, da un bel po' di anni si insegna che se c'è un dubbio sul dosaggio, bisogna togliersi il dubbio! O si rintraccia il medico o si hanno altre conferme, ma si deve arrivare a capire con sicurezza cosa dare. Il "meno" non è innocuo, è potenzialmente nocivo quanto il "troppo" laddove mi serve semplicemente il "giusto".

E ripeto ancora che non è in questa conversazione il caso che mi porta a proporre questa similitudine, ma un po' per provocazione amichevole faccio un esempio, chi nel forum direbbe "se devo arrampicare meglio una corda usurata che niente?".

Ok, ho esagerato, all'aspirina scaduta non appendo la vita di nessuno, lo so, ma mi sono fatto capire?
 
Premesso che non è mia intenzione suggerire un certo comportamento nei confronti dei farmaci, nel senso che quello che eventualmente penso, o faccio, lo considero valido per me, in altre parole, io mi assumo (eventualmente) un "rischio" ma questo non vuol dire che sia sensato (per gli atri) nè che sia da imitare :)

Detto questo, io ho l'abitudine che a fine a gennaio faccio il vaglio delle (troppe) medicine che ho e, facilitato dal fatto che mi basta guardare l'anno per scartarle, le "archivio" se ho già in casa il "nuovo" farmaco, diversamente me lo procuro e poi "archivio", consapevole che ciò non avverrà troppo in là nel tempo per cui il "rischio", che corro se li dovessi assumere, lo valuto come "basso", siano essi (putroppo) farmaci salva vita o al bisogno (reale, stile simil salva vita) o di automedicazione.

Questo cosa vuol dire ? che, preferibilmente, uso farmaci "in corso di validità" ma se ne ho bisogno, e non ho la possibilità di fare di meglio, faccio con quello che ho con la prospettiva che la volta dopo farò meglio :)
chi nel forum direbbe "se devo arrampicare meglio una corda usurata che niente?"
Io se le circostanze sono tali da sperare in una botta di culo, alias fortuna, che un qualcosa di peggio se non facessi l'arrampicata :)

Ovviamente se devo programmare una arrampicata non la faccio di certo con una corda usurata, se posso ovviamente evitare l'arrampicata semplicemente non la faccio, ma se devo mangiare la minestra o saltare dalla finestra, io mangio la minestra :)...... magari ottengo lo stesso risultato di saltare dalla finestra, magari no.

Ciao :si:, Gianluca
 
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Buongiorno a tutti.
Durante una giornata di survival per famiglie, quest'estate, mentre i bambini compivano il loro gioco, un genitore mi ha posto la domanda del kit di P.S. da portare con sè nelle escursioni.
Da lì è sorta una piccola chiacchierata sulla composizione e sugli accessori più o meno utili, e sul loro uso.
Ma la questione più interessante, che Vi giro per questo thread, è sorta dall'affermazione, piuttosto autorevole a mio parere, di un genitore presente (anche abbastanza in età avanzata, più prossimo alla pensione che neoassunto...) che lavorava come chimico farmaceutico per una grossa (molto grossa) casa produttrice italiana (con compartecipazione extraeuropea) il quale, con asserzioni condivisibili, ha affermato che "i farmaci non scadono".
Si è poi spinto oltre chiarendo che, in situazione di totale precauzione, lui non utilizzerebbe personalmente solo due farmaci oltre la scadenza, ovvero l'antibiotico ed il collirio.
Ci ha anche ampiamente descritto i protocolli internazionali severissimi di apposizione delle (comunque richieste per legge) fantomatiche date di scadenza, per cui per esempio, ogni produttore assegna codici e cifre ad ogni lotto prodotto con scadenza addirittura qualche giorno (o settimana prima) di quella poi alla fine apposta sulle confezioni (per poter cautelarsi ulteriormente e poi motivare, in sede di eventuale causa di responsabilità medica).
Insomma, le argomentazioni messe in campo da quel signore le ho poi confrontate, tornato a casa, in questi mesi, con un paio di ex colleghi ufficiali medici e poi con altri sanitari, farmacisti o inseriti, a vario titolo nel settore farmaceutico.
Insomma, è saltato fuori un bel putiferio, come per esempio quando l'UE costrinse i prosciuttai di Langhirano a piastrellare i luoghi di stagionatura dei prosciutti perchè non a norma, oppure come le date di scadenza obbligatorie per i formaggi locali...il paragone con il cibo mi è sembrato il più simile, scusate se non è il più appropriato, ma anche il quel settore ci sono state (e ci sono tutt'ora) enormi incongruenze con il sistema delle date di scadenza, obbligatore da qualche anno per norme UE.
Ecco, lasciamo però stare (come suggerimento) le incongruenze date dall'attuale sistema "capitalistico" (cito solo per provocazione la cd. "'obsolescenza programmata", per cui devi comunque buttare via un oggetto anche se si può riparare) e anche, se mi permettete, prodotti come garze, medicazioni e cerotti, che ovviamente io per primo mi sento di utilizzare tranquillamente "a vita", e tutti quei prodotti che, se conservati propriamente, sicuramente non perdono la propria funzione oppure possono, come per i bisturi d'acciaio, essere sterilizzati nuovamente.
Cerco contributi dal punto di vista concreto, chimico diciamo, per rispondere alla domanda spontanea del profano: "se assumo un farmaco scaduto, cosa può accadere?".
Che cosa può accadere dipende...
dipende da cosa si tratta, DOVE è immagazzinato voglio dire ce be sono variabili.
Io di chimica purtroppo/per fortuna ci capisco quanto basta (poco rispetto ad un ctf o un chimico) e per quel che so io dipende.
Per esempio andando banalmemte tra i presidi l'acqua ossigenata se rimasta aperta perde ogni funzione(degrada e rimane acqua distillata) quindi alcuni presidi effettivamente "scadono".
Per quanto riguarda la STERILITÀ devi considerare che la data di scademza è la data dopo la quale l'interno NON È PIÙ GARANTITO come sterile, si può sterilizzare?
SI ma non ha senso anche perchè ci vogliono laboratori accredidtati oppure amici dentisti che hanno l'autoclave in studio.
Per i farmaci dipende dal tipo di molecola e DA COME VIENE CONSERVATA.
In generale NON si muore e per certe cose non rischierei specie con sciroppi e liquidi in generale che sebbene sigillati potrebbero avere avuto una manomissione del sigillo ed essere entrata aria con tutti annessi e connessi.
 
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