Ieri me ne stavo seduto su un prato, all'ombra, appoggiato al tronco di un albero.
In lontananza qualche famigliola e bambini che giocavano, qualche anziano a passeggio.
Intorno si levava quel profumo indefinibile, saturo, che si addensa per l'aria e senti penetrare nella narici solo a primavera, caratterizzandola in modo inequivocabile.
Le giornate di maggio sono in fondo tra quelle dell'anno che si lasciano più attendere e, una volta arrivate, si lasciano rimpiangere troppo presto, volando via: un po' come ottobre con l'autunno. Un po' come - tra i frutti - le ciliegie, che non a caso vengono "portate" proprio da maggio.
Così, a un certo punto, mi è venuto in mente, senza motivo, quello che considero personalmente una delle più belle riflessioni mai sentite, quella di Roberto Benigni sulla felicità.
Sì, perchè evidentemente proprio quella mi sembrava di avvertire...la felicità.
Certo, niente più che un frammento. Un sussulto. Un piccolo rigurgito. Ma quella era.
E sì che fino a un attimo prima non la provavo affatto. E sì che poco dopo è svanita così com'era venuta.
E sì, soprattutto, che sembrava assolutamente senza motivo. Non avevo neppure tra le mani qualcosa di gradevole da assaggiare, che so, un gelato, un panino, una bevanda. Niente. Neanche acqua: contavo su una fontanella poco distante. Quindi il palato non c'entrava nulla.
In effetti, se è vero quel che recita un aforisma, ossia che la felicità è qualcosa che deve costare poco: se è cara, non è di buona qualità, ebbene, quei momenti mostravano i requisiti perfetti per potersi definire felici: non stavano costando nulla, e non avevano alcun motivo definito per giustificarli.
Ho dunque richiamato alla mente quel piccolo discorso di Benigni, dico "alla mente" proprio perchè non avevo appresso con me neppure il cellulare.
E una volta tornato a casa, me lo sono riguardato.
Lo riporto qui, copiaincollato, perchè sono davvero quelle parole che a leggerle sembra di ascoltarle.
Però la parte centrale, che sembra davvero come una perla incastonata, la parte più preziosa di un anello, vale la pena di rivederla in video, che è quello riportato al centro.
Vi invito davvero ad ascoltarlo, perchè è come riascoltare - una volta tanto - il più profondo di se stessi.
"Si ricapitola, si riassume in questa parola: amarsi; peró c’è una cosa da dire: che il tempo passa, e il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso... amarsi.
Solo che ora e diventato piú urgente, molto piú urgente, e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo.
Ci dobbiamo affrettare. Affrettiamoci ad amare.
Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi.
Affrettiamoci ad amare.
Perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore.
Perché non esiste amore sprecato, e perché non esiste un’emozione più grande di sentire quando siamo innamorati che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo a noi stessi.
E perché tutte le cose, ma anche quelle inanimate, come le montagne, i mari, le strade, ma di più, di più, il cielo, il vento, di più, le stelle, di più, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi, tutte queste cose che di per sé sono vuote, indifferenti.
Improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono... perché?
Perché contengono un presentimento d’amore, anche le cose inanimate, perché il fasciame di tutta la creazione è amore e perché l’amore combacia con il significato di tutte le cose".
Perché se non trovate niente ora non troverete niente mai più, é qui l’eternità, dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita che sia capace di arginare tutti i no, perché alla fine di queste due serate insieme abbiamo capito che non sappiamo niente, e che non ci si capisce niente, e si capisce solo che c’è un gran mistero e che bisogna prenderlo com’è e lasciarlo stare.
Perché la cosa che fa più impressione al mondo è la vita che va avanti e non si capisce come faccia... ma come fa?!?
Ma come fa a resistere, ma come fa a durare così, è un altro mistero e nessuno l’ha mai capito perché la vita è molto più di quello che possiamo capire noi, per questo resiste, se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita da tanto, tanto tempo.
E noi lo sentiamo, lo sentiamo che da un momento all’altro ci potrebbe capitare qualcosa di infinito, e allora a ognuno di noi non rimane che una cosa da fare, inchinarsi, ricordarsi di fare un inchino ogni tanto al mondo, piegarsi, inginocchiarsi davanti all’esistenza".
In lontananza qualche famigliola e bambini che giocavano, qualche anziano a passeggio.
Intorno si levava quel profumo indefinibile, saturo, che si addensa per l'aria e senti penetrare nella narici solo a primavera, caratterizzandola in modo inequivocabile.
Le giornate di maggio sono in fondo tra quelle dell'anno che si lasciano più attendere e, una volta arrivate, si lasciano rimpiangere troppo presto, volando via: un po' come ottobre con l'autunno. Un po' come - tra i frutti - le ciliegie, che non a caso vengono "portate" proprio da maggio.
Così, a un certo punto, mi è venuto in mente, senza motivo, quello che considero personalmente una delle più belle riflessioni mai sentite, quella di Roberto Benigni sulla felicità.
Sì, perchè evidentemente proprio quella mi sembrava di avvertire...la felicità.
Certo, niente più che un frammento. Un sussulto. Un piccolo rigurgito. Ma quella era.
E sì che fino a un attimo prima non la provavo affatto. E sì che poco dopo è svanita così com'era venuta.
E sì, soprattutto, che sembrava assolutamente senza motivo. Non avevo neppure tra le mani qualcosa di gradevole da assaggiare, che so, un gelato, un panino, una bevanda. Niente. Neanche acqua: contavo su una fontanella poco distante. Quindi il palato non c'entrava nulla.
In effetti, se è vero quel che recita un aforisma, ossia che la felicità è qualcosa che deve costare poco: se è cara, non è di buona qualità, ebbene, quei momenti mostravano i requisiti perfetti per potersi definire felici: non stavano costando nulla, e non avevano alcun motivo definito per giustificarli.
Ho dunque richiamato alla mente quel piccolo discorso di Benigni, dico "alla mente" proprio perchè non avevo appresso con me neppure il cellulare.
E una volta tornato a casa, me lo sono riguardato.
Lo riporto qui, copiaincollato, perchè sono davvero quelle parole che a leggerle sembra di ascoltarle.
Però la parte centrale, che sembra davvero come una perla incastonata, la parte più preziosa di un anello, vale la pena di rivederla in video, che è quello riportato al centro.
Vi invito davvero ad ascoltarlo, perchè è come riascoltare - una volta tanto - il più profondo di se stessi.
"Si ricapitola, si riassume in questa parola: amarsi; peró c’è una cosa da dire: che il tempo passa, e il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso... amarsi.
Solo che ora e diventato piú urgente, molto piú urgente, e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo.
Ci dobbiamo affrettare. Affrettiamoci ad amare.
Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi.
Affrettiamoci ad amare.
Perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore.
Perché non esiste amore sprecato, e perché non esiste un’emozione più grande di sentire quando siamo innamorati che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo a noi stessi.
E perché tutte le cose, ma anche quelle inanimate, come le montagne, i mari, le strade, ma di più, di più, il cielo, il vento, di più, le stelle, di più, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi, tutte queste cose che di per sé sono vuote, indifferenti.
Improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono... perché?
Perché contengono un presentimento d’amore, anche le cose inanimate, perché il fasciame di tutta la creazione è amore e perché l’amore combacia con il significato di tutte le cose".
Perché se non trovate niente ora non troverete niente mai più, é qui l’eternità, dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita che sia capace di arginare tutti i no, perché alla fine di queste due serate insieme abbiamo capito che non sappiamo niente, e che non ci si capisce niente, e si capisce solo che c’è un gran mistero e che bisogna prenderlo com’è e lasciarlo stare.
Perché la cosa che fa più impressione al mondo è la vita che va avanti e non si capisce come faccia... ma come fa?!?
Ma come fa a resistere, ma come fa a durare così, è un altro mistero e nessuno l’ha mai capito perché la vita è molto più di quello che possiamo capire noi, per questo resiste, se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita da tanto, tanto tempo.
E noi lo sentiamo, lo sentiamo che da un momento all’altro ci potrebbe capitare qualcosa di infinito, e allora a ognuno di noi non rimane che una cosa da fare, inchinarsi, ricordarsi di fare un inchino ogni tanto al mondo, piegarsi, inginocchiarsi davanti all’esistenza".