Dolomiti Bellunesi, estate 1956, in salita verso la Cima d’Auta orientale.
La giornata è limpida, quel tipo di luce che disegna alberi, rocce, rami in maniera tanto netta e decisa che ti sembra di vederli per la prima volta.
Sono una dozzina quelli che salgono, ragazzi e ragazze che camminano allegri, baruffando ogni tanto sulla direzione da prendere; un gruppo allegro.
Non restano soli per molto; a quota 1700, dal bosco spunta un giovanotto ( lo chiamerò il Solitario, per ora), nero di sole, di passo leggero, con l’aspetto del montanaro doc. Ai piedi scarponi chiodati, pesanti pantaloni militari, una maglia di lana.
I ragazzi gli chiedono conferma della direzione e lui si accoda, li accompagna… tanto stava andando proprio là…
Dicono i Vecchi che in montagna non ci sono distanze se non quelle per raggiungere la vetta prescelta; dicono anche che, in montagna, gli esseri umani si riconoscono più volentieri e più facilmente si godono un tratto di strada insieme…
Tant’è che il nostro Solitario, avvistato il “grosso zaino con le gambe”(sono parole dell’interessato!) che guida il gruppo, si fa dappresso e :
“Posso aiutarla, signorina? Lo zaino…?”
“Grazie, no” si sente rispondere “ “Sa, in montagna ognuno si porta gli impiccetti suoi”
Cortesie d’altri tempi e non solo cortesie…
Quella giornata e quella salita insieme alla Cima Orientale sono state lunghe più di vent’anni.
Vent’anni pieni di dislivelli da superare, di cengie accoglienti, di tramonti, prima che il Solitario e lo “zaino con le gambe” “andassero avanti”,come dicono gli Alpini, l'una troppi anni prima dell'altro .
La mia Montagna è cominciata proprio lì con loro, proprio quel giorno.
Devo a loro questa meraviglia, questo respirare il mondo tutto insieme che sale e scende con me, dopo mezzo secolo, di sassi, rocce, boschi, sentieri.
Devo a loro la gioia sbarazzina con cui ho imparato e imparo ad ingannare la difficoltà con la regolarità del passo e del respiro.
“guarda sempre mezzo metro avanti a te ; la terra aspetta tranquilla il tuo passo. E se è tranquilla la terra che calpesti, tu cosa dovresti temere?” Diceva il Solitario al Me ragazzino, sui primi brecciai.
E’ cominciata così, la mia Montagna. E non è ancora finita.
E' Bello essere qui. Buona Montagna e Buona Vita a TUTTI!
La giornata è limpida, quel tipo di luce che disegna alberi, rocce, rami in maniera tanto netta e decisa che ti sembra di vederli per la prima volta.
Sono una dozzina quelli che salgono, ragazzi e ragazze che camminano allegri, baruffando ogni tanto sulla direzione da prendere; un gruppo allegro.
Non restano soli per molto; a quota 1700, dal bosco spunta un giovanotto ( lo chiamerò il Solitario, per ora), nero di sole, di passo leggero, con l’aspetto del montanaro doc. Ai piedi scarponi chiodati, pesanti pantaloni militari, una maglia di lana.
I ragazzi gli chiedono conferma della direzione e lui si accoda, li accompagna… tanto stava andando proprio là…
Dicono i Vecchi che in montagna non ci sono distanze se non quelle per raggiungere la vetta prescelta; dicono anche che, in montagna, gli esseri umani si riconoscono più volentieri e più facilmente si godono un tratto di strada insieme…
Tant’è che il nostro Solitario, avvistato il “grosso zaino con le gambe”(sono parole dell’interessato!) che guida il gruppo, si fa dappresso e :
“Posso aiutarla, signorina? Lo zaino…?”
“Grazie, no” si sente rispondere “ “Sa, in montagna ognuno si porta gli impiccetti suoi”
Cortesie d’altri tempi e non solo cortesie…
Quella giornata e quella salita insieme alla Cima Orientale sono state lunghe più di vent’anni.
Vent’anni pieni di dislivelli da superare, di cengie accoglienti, di tramonti, prima che il Solitario e lo “zaino con le gambe” “andassero avanti”,come dicono gli Alpini, l'una troppi anni prima dell'altro .
La mia Montagna è cominciata proprio lì con loro, proprio quel giorno.
Devo a loro questa meraviglia, questo respirare il mondo tutto insieme che sale e scende con me, dopo mezzo secolo, di sassi, rocce, boschi, sentieri.
Devo a loro la gioia sbarazzina con cui ho imparato e imparo ad ingannare la difficoltà con la regolarità del passo e del respiro.
“guarda sempre mezzo metro avanti a te ; la terra aspetta tranquilla il tuo passo. E se è tranquilla la terra che calpesti, tu cosa dovresti temere?” Diceva il Solitario al Me ragazzino, sui primi brecciai.
E’ cominciata così, la mia Montagna. E non è ancora finita.
E' Bello essere qui. Buona Montagna e Buona Vita a TUTTI!
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