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Ieri 10 settembre 2006 ho affrontato la mia prima vera via ferrata!!!
Magari non sarà niente di eccezionale ma nel mio piccolo la ritengo una impresa degna di nota, anche perchè ho quaranta anni e soffro di vertigini!
La via in questione è la "Ernesto Cheguevara" a Pietramurata (TN).
Non so dire se sia impegnativa in termini assoluti (l'unica altra mia esperienza era il sentiero Benini, dal Grostè, che a confronto è solo un sentiero attrezzato) ma per me è stata una esperienza di quelle che ti segnano.
Tutta l'escursione è dominata da quell'incombente muro di pietra che ti accingi a valicare e che pesa parecchio emotivamente. Comincio la mia salita e dopo poco ecco , il cavo, che sale in perpendicolare su una roccia a sporgere sul vuoto.
Ho molto riflettuto se partire o meno, se le mie possibilità di riuscita erano buone, se la PAURA (che le vertigini sono solo quello) potesse inchiodarmi a metà strada.
Sono partito e per i primi metri mi sono dato dello stupido a non finire.
Poi il piacere di salire, il ritmato sgancia e aggancia i moschettoni, il panorama, solo intravisto, mai affrontato (non si può tirare troppo la corda...), hanno fatto volare più di un'ora.
Cominciavo a chiedermi a che punto fossi, quando dietro un corno di roccia mi trovo una parete quasi verticale che sale, sale, sale... e una scritta campeggia: " Via Ferrata Ernesto Cheguevara"
Ma come? e tutto quello che ho fatto finora? Comincia qui?
Di nuovo ho molto riflettuto e solo il pensiero di rifare "a marcia indietro" tutto quello già affrontato mi ha convinto a proseguire.
La salita è stata un susseguirsi di passaggi che hanno prosciugato le mie ghiandole surrenali, e credo sinceramente di avere sperimentato gli effetti di un overdose di adrenalina.
Dopo un altro paio d'ore abbondanti, così, come sbucato dal nulla, il libro firme di fine ferrata.
Mi sono commosso, è finita ho pensato, ce l'ho fatta!
Ho firmato (ero il primo e credo il solo della giornata) e ho ripreso la salita verso la cima.
Altro che finita! Ancora due ore di sentierini, cavi, canaloni, il tutto con pendenze assurde e sempre in prossimita di strapiombi.
Quando ormai ero a quel punto cui i passi si susseguono per inerzia e il camminatore è in quel limbo di pensieri inconcludenti che si agitano appena sotto la soglia di attenzione,ecco, come salire in solaio da una botola, prima
c'è il sentiero in salita e il passo dopo un pascolo verdissimo e un rifugio e un sacco di gitanti domenicali con le macchine a 300 metri.
Sullo sfondo le Dolomiti!
Mi sono rifocillato, cambiato e ho preso il cammino del ritorno, confidando in un sentiero nei boschi, l'ombra, gli uccellini. Illuso!
Dopo qualche centinaio di metri l'indicazione del mio sentiero punta verso il vuoto. Mi avvicino al bordo della costa su cui ero e osservo: il sentiero c'è, solo che avrà una inclinazione vicino agli 80°.
A qualche metro inizia un cavo d'acciaio. Striscio fino a lì e comincio a scendere, a marcia indietro. Alla fine del cavo una scaletta e un sentiero, senza supporti, che grazie a un fondo di terra secca, sassi e rametti credo di aver percorso per metà con il sedere a terra.
Quando mi sono seduto in macchina avevo fatto da 250 a 1630 mslm e ritorno ed erano passate 9 ore dalla mia partenza. A me parevano il triplo.
Comunque lo rifarei (magari non domani) e mi sento di consigliarlo. Forse con un appoggio al rifugio per il ritorno.
Ecco tutto, volevo parlarne con chi può capire.
Ciao
Pietro18
Magari non sarà niente di eccezionale ma nel mio piccolo la ritengo una impresa degna di nota, anche perchè ho quaranta anni e soffro di vertigini!
La via in questione è la "Ernesto Cheguevara" a Pietramurata (TN).
Non so dire se sia impegnativa in termini assoluti (l'unica altra mia esperienza era il sentiero Benini, dal Grostè, che a confronto è solo un sentiero attrezzato) ma per me è stata una esperienza di quelle che ti segnano.
Tutta l'escursione è dominata da quell'incombente muro di pietra che ti accingi a valicare e che pesa parecchio emotivamente. Comincio la mia salita e dopo poco ecco , il cavo, che sale in perpendicolare su una roccia a sporgere sul vuoto.
Ho molto riflettuto se partire o meno, se le mie possibilità di riuscita erano buone, se la PAURA (che le vertigini sono solo quello) potesse inchiodarmi a metà strada.
Sono partito e per i primi metri mi sono dato dello stupido a non finire.
Poi il piacere di salire, il ritmato sgancia e aggancia i moschettoni, il panorama, solo intravisto, mai affrontato (non si può tirare troppo la corda...), hanno fatto volare più di un'ora.
Cominciavo a chiedermi a che punto fossi, quando dietro un corno di roccia mi trovo una parete quasi verticale che sale, sale, sale... e una scritta campeggia: " Via Ferrata Ernesto Cheguevara"
Ma come? e tutto quello che ho fatto finora? Comincia qui?
Di nuovo ho molto riflettuto e solo il pensiero di rifare "a marcia indietro" tutto quello già affrontato mi ha convinto a proseguire.
La salita è stata un susseguirsi di passaggi che hanno prosciugato le mie ghiandole surrenali, e credo sinceramente di avere sperimentato gli effetti di un overdose di adrenalina.
Dopo un altro paio d'ore abbondanti, così, come sbucato dal nulla, il libro firme di fine ferrata.
Mi sono commosso, è finita ho pensato, ce l'ho fatta!
Ho firmato (ero il primo e credo il solo della giornata) e ho ripreso la salita verso la cima.
Altro che finita! Ancora due ore di sentierini, cavi, canaloni, il tutto con pendenze assurde e sempre in prossimita di strapiombi.
Quando ormai ero a quel punto cui i passi si susseguono per inerzia e il camminatore è in quel limbo di pensieri inconcludenti che si agitano appena sotto la soglia di attenzione,ecco, come salire in solaio da una botola, prima
c'è il sentiero in salita e il passo dopo un pascolo verdissimo e un rifugio e un sacco di gitanti domenicali con le macchine a 300 metri.
Sullo sfondo le Dolomiti!
Mi sono rifocillato, cambiato e ho preso il cammino del ritorno, confidando in un sentiero nei boschi, l'ombra, gli uccellini. Illuso!
Dopo qualche centinaio di metri l'indicazione del mio sentiero punta verso il vuoto. Mi avvicino al bordo della costa su cui ero e osservo: il sentiero c'è, solo che avrà una inclinazione vicino agli 80°.
A qualche metro inizia un cavo d'acciaio. Striscio fino a lì e comincio a scendere, a marcia indietro. Alla fine del cavo una scaletta e un sentiero, senza supporti, che grazie a un fondo di terra secca, sassi e rametti credo di aver percorso per metà con il sedere a terra.
Quando mi sono seduto in macchina avevo fatto da 250 a 1630 mslm e ritorno ed erano passate 9 ore dalla mia partenza. A me parevano il triplo.
Comunque lo rifarei (magari non domani) e mi sento di consigliarlo. Forse con un appoggio al rifugio per il ritorno.
Ecco tutto, volevo parlarne con chi può capire.
Ciao
Pietro18