La "naturale pericolosità della montagna" nella condanna del CAI

Come al solito, si incorre in un errore piuttosto grossolano.
La Corte di Cassazione non entra MAI nel merito delle sentenze, ma solo della loro correttezza formale. La "colpa", semmai, va cercata nei due precedenti gradi di giudizio.
 
Come al solito, si incorre in un errore piuttosto grossolano.
La Corte di Cassazione non entra MAI nel merito delle sentenze, ma solo della loro correttezza formale. La "colpa", semmai, va cercata nei due precedenti gradi di giudizio.

Le argomentazioni contenute nella sentenza sono palesemente sostanziali, non di forma.
Altrimenti sarebbe bastato dire che, quanto a cavilli, era tutto in regola.

Oppure la Corte di Cassazione anziché da giudici potrebbe tranquillamente essere formata da notai.
 
Le argomentazioni contenute nella sentenza sono palesemente sostanziali, non di forma.
Altrimenti sarebbe bastato dire che, quanto a cavilli, era tutto in regola.

Oppure la Corte di Cassazione anziché da giudici potrebbe tranquillamente essere formata da notai.

Ripeto, la corte di Cassazione, in Italia, entra solo nella corretta applicazione della legge e delle procedure nei precedenti gradi di giudizio. La sentenza deve essere stata pronunciata in un precedente grado di giudizio.
 
Il continuo riferimento alla legislazione sul modello anglosassone od addirittura al modello "germanico" (tutto ciò che non è ammesso è vietato) sta sempre più inquinando il diritto italico di orgine dal diritto romano (che è esattamente contrario ad esempio al modello germanico in quanto "tutto ciò che non è vietato è permesso") nostro modello di civiltà e di istituzione.
E' un fatto poco noto ma di grande importanza.
La nuova normativa europea spinge nel cambiare non solo il nostro modo di concepire il mercato, o le mode ... ma l'essenza della società con le norme giuridiche.
Ne dobbiamo prendere atto, sia per chi ci lavora come me che per i semplici escursionisti, il cambiamento sociale è in atto, non possiamo criticarlo se poi implicitamente ed esplicitamente lo appoggiamo con l'entrate in un sistema che si chiama europa.
Io preferisco il diritto romano ed accetto dell'europa solo il mec (il libero scambio di merci e persone) ma non l'unificazione legislativa ... purtroppo temo sia inevitabile la nostra fine normativa ... il cai e le altre associazioni libere, nate in Italia, sono destinate a cambiare la loro essenza ... lo vogliono gli amanti della "nazione europa" ("amici vitia si feras, facis tua").
 
Spinoza, ha sia ragione che torto :)
Hai ragione nel dire che i primi due gradi di giudizio (primo grado e appello) sono di merito mentre l'ultimo (cassazione) viene sostanzialmente verificata la correttezza procedurale.
Questo significa però che in Cassazione non si avrà ad esempio la formazione della prova, non che sia un controllo meramente formale.
Come scrive Wikipedia "Si possono far valere solo errores in procedendo (vizi nello svolgimento cioè nell'applicazione di norme processuali) e errores in iudicando (vizi nell'applicazione di diritti sostanziali e nel percorrere l'iter logico che conduce a tale applicazione)" e ti invito a focalizzarti sulla seconda parte della frase.

Tanto per capirci, ciò che l'imputato ha fatto viene dimostrato solo nei primi due gradi (in cassazione non puoi dimostrare ad esempio che tizio ha sparato, quello deve essere dimostrato in primo grado ed in appello) ma il fatto che tale comportamento costituisca reato, ovvero che rispecchi la fattispecie prevista dalla legge come reato può essere deciso (o confermato) anche in cassazione.

Esempio banale e che non c'entra con la montagna: il gioielliere che spara al ladro può essere condannato in appello per omicidio ed assolto dalla cassazione in quanto il comportamento è scriminato dalla legittima difesa, mal valutata in appello.
La cassazione non potrà mai sostenere che il gioielliere non ha sparato (in quanto il merito viene definito dalla sentenza di appello) ma può valutare se quello sparo costituisce o no reato.
 
Ripeto, la corte di Cassazione, in Italia, entra solo nella corretta applicazione della legge e delle procedure nei precedenti gradi di giudizio. La sentenza deve essere stata pronunciata in un precedente grado di giudizio.

In teoria sarà pure così, ma allora una sentenza della Cassazione non dovrebbe far mai notizia.

In realtà se leggi la sentenza, la Cassazione smonta uno per uno tutti i singoli punti di ricorso contro le sentenze precedenti, ma per farlo si trova necessariamente a dover entrare nel merito delle varie questioni.

Se avesse trovato un punto debole avrebbe senz'altro dovuto sconfessare la Corti di I e/o II grado e dar ragione al ricorrente, e anche questo sulla base di precise motivazioni sostanziali.

In altri termini, non è che la Cassazione può limitarsi a dire se la legge è stata rispettata o meno, ma lo deve motivare e spiegare; e poiché il "rispetto" della legge quasi sempre consiste nella sua "corretta interpretazione", allora ecco che motivarne il rispetto significa in modo automatico fornirne - o ribadirne - la corretta interpretazione.

Ad esempio dice che nella valutazione comparativa tra due principi meritevoli entrambi di tutela, quello della diffusione di attività sociali su base no-profit (come l'alpinismo per il Cai) e il diritto all'incolumità della persona (neminem laedere), prevale quest'ultimo perché ha un preciso rango costituzionale nell'art. 32: di qui deduce che la responsabilità del Cai non viene fatta venire meno dall'assenza di scopo di lucro.

E' in questo senso che la Cassazione si addentra sulla sostanza, non sulla forma.
 
Henry, come ho scritto sopra la Cassazione controlla la correttezza formale dell'iter procedurale e fornisce l'interpretazione corretta della norma, questo ovviamente può determinare condanne ed assoluzioni ed apparentemente "entra nel merito", ci mancherebbe, quando si dice però che non è una sentenza di merito si intende che in Cassazione non si possono formare nuove prove o eliminare quelle già formate ma semplicemente valutare ciò che si è già formato nei primi due gradi, è in questo senso che la Cassazione non entra nel merito.
 
Una prerogativa della Cassazione è anche quella di "rimandare" alla corte di appello per un'ulteriore riformulazione della sentenza (in pratica un nuovo processo) il che può avvenire, sinceramente, solo intervenendo nel merito del processo stesso (prove in primis), a mio modesto avviso. Non mi risulta che avvenga spesso ma avviene.

Le sentenze di Cassazione fanno "notizia" perchè dicono "fine" (non sempre subito, alcune volte lo dicono alla seconda volta) a processi lunghi o particolarmente noti.

Ciao :), Gianluca
 
quindi si cerca di dire che chiunque hai con te o incontri per strada,se è un perfetto imbecille e si fa male possono scaricare la colpa sul primo venuto. Dovevi prevederlo,dovevi saperlo.
Da ora in poi i documenti si lasceranno in macchina e se qualcuno mi chiede chi sono e che ci faccio qui gli rispondo in russo o in sinto. Così pedala fuori dai maroni e si attacca...il succo è questo
 
Una delle tante cose che odio del diritto è che in relazione ad una fattispecie giuridica si può sostenere tutto e il contrario di tutto, se adeguatamente motivato e argomentato.
Infatti in questo settore c'è poco di scientifico, nella matematica il risultato di un'equazione sarà il medesimo a Roma come a Tokyo, un esperimento biologico darà gli stessi risultati se svolto al polo nord o al polo sud, con gli stessi principi di ingegneria posso costruire un bel ponte sia in Vietnam sia davanti casa mia.

Nel diritto no. Ci sono le leggi e ci sono le persone che le applicano. Con gli stessi elementi di fatto e con le stesse leggi, il risultato di un contenzioso cambia in funzione del giudice che mi è stato assegnato, dell'avvocato che mi segue, di come sono state assunte le prove etc. etc. E giustamente ci ritroviamo quotidianamente a parlare di sentenze giuste e ingiuste.
Arrivano quindi i gradi di giudizio. L'ultimo è la Cassazione, il "giudice delle leggi" (anche se talvolta giudica anche nel merito, laddove per questioni di economia processuale risulti troppo oneroso il rinvio alla Corte d'Appello).

Una legge riporta una fattispecie astratta, pertanto la si può interpretare in molteplici modi, traendo da essa ciò che più ci serve.
E chi ci dice quale interpretazione è corretta? Due personaggi: la "dottrina" e la "giurisprudenza".
La dottrina è il distillato degli orientamenti degli studiosi del diritto: professori e professionisti che pubblicano saggi e pseudosaggi accapigliandosi nel corso dei secoli sulla natura giuridica degli istituti.
Molto valore per chi studia (provate ad un esame di giurisprudenza a spacciare per buona la dottrina avversa al vostro professore...) ma poco valore nell'applicazione concreta del diritto.
La giurisprudenza è invece il distillato delle decisioni dei giudici che in concreto applicano il diritto e che in relazione a fattispecie simili si orientano quasi sempre nello stesso modo creando il cosiddetto "solco giurisprudenziale".
Poco valore per chi studia, molto nell'applicazione concreta, estremo per chi prepara concorsi pubblici.
Questo perchè i giudici non sono tutti uguali. Nel civil law ogni sentenza "fa stato tra le parti", però è chiaro che se la Cassazione da trent'anni sull'istanza A risponde B, il giudice monocratico di Roccacannuccia molto difficilmente in una sentenza futura dirà C, sai che figura vedere una propria sentenza riformata dai gradi successivi.
Ecco quindi la Cassazione: è la regina della giurisprudenza. Assicura la corretta e uniforme interpretazione del diritto su tutto il territorio nazionale altrimenti sarebbe il caos.
E sul povero corso Cai si abbatte come un maglio lo scettro della nomofilachia.

In effetti nella sentenza non si considera il corso come un unicum ma si contesta la condotta della singola escursione dove è avvenuto l'infortunio, che (leggo) è stata effettuata su una ferrata impegnativa dopo una singola lezione teorica (questione ribadita anche al punto 3.1). Quindi teoricamente, per avvalersi del 2050 cc si dovrebbero far sostenere uscite in ambiente solo al termine di tutte le lezioni teoriche e magari solo se superato una sorta di esame teorico intermedio.

Una cosa non mi torna, quando al punto 5.1 dice l'apporto causale del danneggiato per gli effetti del 1227 cc non risulta motivo d'appello. Secondo me andava approfondito il punto. Il danneggiato si è infortunato scivolando. Quindi per l'effetto di una errata esecuzione di un gesto che non si insegna nel corso ma appartiene al patrimonio "tecnico" di base che il partecipante ad un corso dovrebbe avere, che il corso medesimo non ti può insegnare (es. appunto salire una scala, allacciarsi le scarpe) e che il partecipante dovrebbe eseguire con la massima diligenza possibile per evitare situazioni di pericolo per sé e per gli altri (nel 1227 cc si parla di "ordinaria diligenza").
Cioè, se ti fai male perchè sbagli un nodo che non hai saputo far bene dato che ti hanno portato in montagna dopo una sola lezione teorica, allora secondo me vale il discorso. Per contro, se scivoli è perchè sei stato disattento e quindi negligente e lo stesso fatto sarebbe potuto accadere anche dopo dieci corsi.
 
Gerifalco, non è così (mi riferisco all'incipit, non mi metto certo a smontare qui una sentenza di cassazione).
Il diritto è scienza anch'esso. Certo, se mi paragoni una questione in materia di responsabilità civile da fatto illecito alla matematica, devi paragonarlo non alle tabelline, ma piuttosto ad un teorema di confine non ancora dimostrato, perchè i temi giuridici oggetto della sentenza, ovverosia la responsabilità civile, si sono fortemente evoluti negli ultimi decenni, proprio perchè è cambiata la società.
Oggi viviamo nella "società del rischio", piena di interazioni personali, dove è necessario stabilire, affinché sia garantita la tranquillità sociale nell'azione individuale, su quale dei soggetti coinvolti debba ricadere una determinata responsabilità.
Il compito è molto difficile perchè le norme sono le stesse del 1942 e moltissime cose sono cambiate da allora, ma questo non significa che le norme siano sbagliate.

Pur non occupandomi se non incidentalmente di responsabilità civile, posso affermare tranquillamente che casomai la giurisprudenza e dottrina hanno lavorato incessantemente per raggiungere il citato obbiettivo, cioè RIPARTIRE in modo giusto le responsabilità fra i soggetti coinvolti in una vicenda, o parti di un contratto.
Ciò non significa affatto voler trovare un responsabile per forza e ad ogni costo, tant'è che le cd. "prove liberatorie" da responsabilità esistono.
Tra i soggetti (bistrattati) che lavorano a questo grande obbiettivo ci metto pure gli avvocati, che non sono le poiane avide che vengono dipinte, ma tecnici di una materia in fortissima evoluzione (spesso per colpa anche delle leggi che cambiano ogni mese).
Come tale, può capitare (capita tutti i giorni) che le sentenze si contraddicano, anche quelle di Cassazione, ma un po' alla volta si arriva a dirimere il punto controverso per il giovamento di tutti.

Io leggerei la sentenza in un altro modo, traendone questa lezione: non ci si può più arrabattare, improvvisarsi; anche in montagna si svolgono attività altamente qualificate e perciò professionali, che sarebbe iniquo ritenere al di sopra della legge che vige a valle, soltanto perchè si è in alto di quota.
E' molto importante quindi eseguire dette attività a regola d'arte se si vuole evitare di incorrere in responsabilità. Ritengo che il consenso informato, molto utile nell'attività medica, lo debba essere ancor di più in questi contesti, prima di tutto per il buon senso.

Detto questo, nel caso di specie la sentenza potrebbe anche non aver correttamente considerato tutti i profili, non so. Tutti sbagliano, anche la cassazione.
 
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