Gerifalco, non è così (mi riferisco all'incipit, non mi metto certo a smontare qui una sentenza di cassazione).
Il diritto è scienza anch'esso. Certo, se mi paragoni una questione in materia di responsabilità civile da fatto illecito alla matematica, devi paragonarlo non alle tabelline, ma piuttosto ad un teorema di confine non ancora dimostrato, perchè i temi giuridici oggetto della sentenza, ovverosia la responsabilità civile, si sono fortemente evoluti negli ultimi decenni, proprio perchè è cambiata la società.
Oggi viviamo nella "società del rischio", piena di interazioni personali, dove è necessario stabilire, affinché sia garantita la tranquillità sociale nell'azione individuale, su quale dei soggetti coinvolti debba ricadere una determinata responsabilità.
Il compito è molto difficile perchè le norme sono le stesse del 1942 e moltissime cose sono cambiate da allora, ma questo non significa che le norme siano sbagliate.
Pur non occupandomi se non incidentalmente di responsabilità civile, posso affermare tranquillamente che casomai la giurisprudenza e dottrina hanno lavorato incessantemente per raggiungere il citato obbiettivo, cioè RIPARTIRE in modo giusto le responsabilità fra i soggetti coinvolti in una vicenda, o parti di un contratto.
Ciò non significa affatto voler trovare un responsabile per forza e ad ogni costo, tant'è che le cd. "prove liberatorie" da responsabilità esistono.
Tra i soggetti (bistrattati) che lavorano a questo grande obbiettivo ci metto pure gli avvocati, che non sono le poiane avide che vengono dipinte, ma tecnici di una materia in fortissima evoluzione (spesso per colpa anche delle leggi che cambiano ogni mese).
Come tale, può capitare (capita tutti i giorni) che le sentenze si contraddicano, anche quelle di Cassazione, ma un po' alla volta si arriva a dirimere il punto controverso per il giovamento di tutti.
Io leggerei la sentenza in un altro modo, traendone questa lezione: non ci si può più arrabattare, improvvisarsi; anche in montagna si svolgono attività altamente qualificate e perciò professionali, che sarebbe iniquo ritenere al di sopra della legge che vige a valle, soltanto perchè si è in alto di quota.
E' molto importante quindi eseguire dette attività a regola d'arte se si vuole evitare di incorrere in responsabilità. Ritengo che il consenso informato, molto utile nell'attività medica, lo debba essere ancor di più in questi contesti, prima di tutto per il buon senso.
Detto questo, nel caso di specie la sentenza potrebbe anche non aver correttamente considerato tutti i profili, non so. Tutti sbagliano, anche la cassazione.