Riprendendo in mano un volume di Poesia Italiana, ho scovato questa poesia di Giovanni Pascoli
quando la lessi anni fa non mi fece la stessa impressione che mi ha fatto oggi.
Pascoli infatti, molto legato alla figura di Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi scrisse quest' ode (da "poesie varie" 1912):
La piccozza
Da me!… Non quando m’avviai trepido
c’era una madre che nel mio zaino
ponesse due pani
per il solitario domani.
Per me non c’era bacio né lagrima,
né caro capo chino su l’omero
a lungo, né voce
pregnante, né segno di croce.
Non c’eri! E niuno vide che lacero
fuggivo gli occhi prossimi, subito,
o madre, accorato
che niuno m’avesse guardato.
Da me, da solo, solo e famelico,
per l’erta mossi rompendo ai triboli
i piedi e la mano,
piangendo, sì forse, ma piano:
piangendo quando copriva il turbine
con il suo pianto grande il mio piccolo,
e quando il mio lutto
spariva nell’ombra del Tutto.
Ascesi senza mano che valida
mi sorreggesse, né orme ch’abili
io nuovo seguissi
su l’orlo d’esanimi abissi.
Ascesi il monte senza lo strepito
delle compagne grida. Silenzio.
Ne’ cupi sconforti
non voce, che voci di morti.
Da me, da solo, solo con l’anima,
con la piccozza d’acciar ceruleo,
su lento, su anelo,
su sempre; spezzandoti, o gelo!
E salgo ancora, da me, facendomi
da me la scala, tacito, assiduo;
nel gelo che spezzo,
scavandomi il fine ed il mezzo.
Salgo; e non salgo, no, per discendere,
per udir crosci di mani, simili
a ghiaia che frangano,
io, io, che sentii la valanga;
ma per restare là dov’è ottimo
restar, sul puro limpido culmine,
o uomini; in alto,
pur umile: è il monte ch’è alto;
ma per restare solo con l’aquile,
ma per morire dove me placido
immerso nell’alga
vermiglia ritrovi chi salga:
e a me lo guidi, con baglior subito,
la mia piccozza d’acciar ceruleo,
che, al suolo a me scorsa,
riflette le stelle dell’Orsa.
Se avete avuto la pazienza ed il piacere di leggerla, spero che abbiate notato come me tanti passi nei quali ritrovarsi.
Dall'umiltà che dovrebbe avere ogni alpinista e camminatore, fino al profumo dell'incertezza che caratterizza ogni partenza per un'escursione.
Insomma ognuno ci trovi quello che vuole!
Grazie per aver letto
Ciao!
quando la lessi anni fa non mi fece la stessa impressione che mi ha fatto oggi.
Pascoli infatti, molto legato alla figura di Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi scrisse quest' ode (da "poesie varie" 1912):
La piccozza
Da me!… Non quando m’avviai trepido
c’era una madre che nel mio zaino
ponesse due pani
per il solitario domani.
Per me non c’era bacio né lagrima,
né caro capo chino su l’omero
a lungo, né voce
pregnante, né segno di croce.
Non c’eri! E niuno vide che lacero
fuggivo gli occhi prossimi, subito,
o madre, accorato
che niuno m’avesse guardato.
Da me, da solo, solo e famelico,
per l’erta mossi rompendo ai triboli
i piedi e la mano,
piangendo, sì forse, ma piano:
piangendo quando copriva il turbine
con il suo pianto grande il mio piccolo,
e quando il mio lutto
spariva nell’ombra del Tutto.
Ascesi senza mano che valida
mi sorreggesse, né orme ch’abili
io nuovo seguissi
su l’orlo d’esanimi abissi.
Ascesi il monte senza lo strepito
delle compagne grida. Silenzio.
Ne’ cupi sconforti
non voce, che voci di morti.
Da me, da solo, solo con l’anima,
con la piccozza d’acciar ceruleo,
su lento, su anelo,
su sempre; spezzandoti, o gelo!
E salgo ancora, da me, facendomi
da me la scala, tacito, assiduo;
nel gelo che spezzo,
scavandomi il fine ed il mezzo.
Salgo; e non salgo, no, per discendere,
per udir crosci di mani, simili
a ghiaia che frangano,
io, io, che sentii la valanga;
ma per restare là dov’è ottimo
restar, sul puro limpido culmine,
o uomini; in alto,
pur umile: è il monte ch’è alto;
ma per restare solo con l’aquile,
ma per morire dove me placido
immerso nell’alga
vermiglia ritrovi chi salga:
e a me lo guidi, con baglior subito,
la mia piccozza d’acciar ceruleo,
che, al suolo a me scorsa,
riflette le stelle dell’Orsa.
Se avete avuto la pazienza ed il piacere di leggerla, spero che abbiate notato come me tanti passi nei quali ritrovarsi.
Dall'umiltà che dovrebbe avere ogni alpinista e camminatore, fino al profumo dell'incertezza che caratterizza ogni partenza per un'escursione.
Insomma ognuno ci trovi quello che vuole!
Grazie per aver letto
Ciao!