Escursione La sella del Cimone di Santa Colomba per il fosso di Malepasso

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati

Data: 26 Ottobre 2018
Regione e provincia: Teramo
Località di partenza: Piana del Fiume - Pretare
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 7h 30'
Chilometri: 9.7
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Dislivello notevole, anche se concentrato in pochi km; insidie dovute alla presenza della prima neve stagionale.
Periodo consigliato: Estate, Autunno ma in assenza di neve
Segnaletica: Buona lungo il sentiero 103. Inesistente altrove.
Dislivello in salita: 1550 m
Quota massima: Sella del Cimone di Santa Colomba, 1860 m
Accesso stradale: PErcorrendo l'A25 si esce a Colledara e si segue l'indicazione per Isola del GS, poi Pretare e poi Piana del Fiume. L'accesso all'area picnic nel periodo estivo è a pagamento.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...alepasso-e-cascate-della-vena-roscia-29988833


Descrizione
Quasi un mese fa ho avuto modo di effettuare questa mirabolante, avventurosa incursione nel lato teramano del GS, ed ora ho finalmente trovato tempo e modo di condividere qui sul forum le mie impressioni e i miei stati d'animo. Premetto che l'intento iniziale era di percorrere il sentiero 109 che risale il vallone di Fossaceca ma la prima neve caduta qualche giorno prima ci ha fatto desistere da questo proposito, inducendoci a ripiegare sul parallelo fosso del Malepasso mediante il sentiero 117.
Sempre la neve ci ha penalizzato notevolmente una volta arrivati in quota, facendoci trovare un ambiente veramente severo che, in queste condizioni, è decisamente proibitivo, almeno per le mie capacità.
In ogni caso, il territorio sul lato adriatico della dorsale è veramente notevole, un concentrato di wilderness, verticalità, maestosità e natura grezza, dove si osservano i segni della secolare lotta tra l'elemento fondamentale (la roccia) e l'elemento caratteristico di questo versante (l'acqua nelle sue varie forme).
Un territorio che, nonostante abbia iniziato solo ora ad esplorare, mi ha fortemente impressionato. E che, purtroppo, deve restare nella lista dei miei desideri almeno fino a Giugno prossimo perchè reputo troppo pericoloso tornarci prima che si siano sciolti i ghiacci invernali.
L'escursione ha inizio sull'area picnic di Piana del Fiume, dove si individua la traccia che, dopo aver guadato il fosso Malepasso, sale il ripido crinale Nord del Cimone.
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Il sentiero attraversa un'ombrosa faggeta e compie notevoli svolte ed in breve si accumulano diverse centinaia di metri di dislivello.
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Si raggiunge dopo circa un'ora la chiesetta di Santa Colomba, oggetto di fervida venerazione da parte della popolazione locale.
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A differenza di altri escursionisti che hanno raggiunto la sommità del Cimone mediante la via normale, ossia facendo un dritto per dritto dalla Croce che si trova immediatamente sopra l'eremo, il nostro intento era di aggirare il famigerato monolite scontornando a Ovest, ossia seguendo inizialmente il sentiero 117 e poi arrivare alla testata dello sperone approcciandolo da Sud.
Pertanto abbiamo seguito i segni biancorossi del sentiero che ci hanno portato all'interno del vallone del Malopasso e poi, in corrispondenza del guado del torrente, ci siamo mantenuti sulla sinistra (destra orografica del vallone) risalendo a vista un ripido crinale erboso che ben presto è diventato innevato.
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Qui l'ambiente è, come dicevo, altamente severo: da un lato i balzi rocciosi del Cimone che incombono sopra le nostre teste, dall'altro, oltre il torrente del Malepasso, si staglia la dorsale della cima delle Fienare che culmina sul Brancastello: la neve che si scioglieva dai salti rocciosi si accumulava e cadeva dai canali di scolo, con uno spaventoso fragore che rompeva un silenzio surreale.
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La progressione è molto complicata: alla pendenza molto pronunciata si aggiunge la presenza di neve scivolosa e non assestata.
Di fronte a noi ben presto, emergono le sagome del Centenario: vado del Piaverano e Torri di Casanova, oltre al già citato Brancastello.
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Si scontorna una serie di canali sulla sinistra che conducono al pianoro sommitale che costituisce la sella del Cimone: la traccia GPS che stavo seguendo indicava un canale che si è però rivelato troppo pericoloso da risalire con quelle condizioni di innevamento e scivolosità.
DSC01815.JPG

In realtà il canale giusto (che poi ho visto su alcune recensioni sul web) si trova più a Sud, ma quando ormai ci eravamo accorti della pericolosità dell'arrampicata, avevamo già oltrepassato il punto del non ritorno: scendere era impossibile, bisognava per forza di cose salire, aggrappandosi ai fili d'erba, avendo cura di non scivolare sugli appoggi ammorbiditi e resi viscidi dalla neve. Devo dire che un errore in queste condizioni (o anche una semplice disattenzione) sarebbe stato fatale!
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In qualche modo tutta la cordata riesce finalmente a portare le chiappe sul pianoro sommitale: ammetto che abbiamo passato momenti molto intensi in cui l'adrenalina scorreva a fiumi.
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Ed una volta in salvo, nel senso di rilassamento che ci avvolgeva, ho preso atto di quanto flebile sia il confine tra escursione facile con piccoli rischi calcolati (che sono solito fare con questa compagnia) ed esperienze ad elevata probabilità di rompersi l'osso del collo, che possono facilmente tramutarsi in tragedia.
Eppure sono consapevole che i miei compagni sono persone molto prudenti ed esperte, mai e poi mai si sarebbero sognati di trovarsi in quella situazione.
Una parte di me era assorbita da questi pensieri angoscianti, ma l'altra si stava rendendo conto della maestosità dell'ambiente che, con tanta fatica, avevamo raggiunto:
la sella del Cimone, in versione innevata, racchiusa tra lo sperone e le Torri di Casanova, delimitata ad Est dal vallone di Fossaceca e ad Ovest dal Malopasso, è uno scenario che desta meraviglia ed incute timore.
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Siamo rimasti assorti e spaventati ad ammirare lo scenario che a 360° ci avvolgeva e ci ricordava che, nella nostra piccolezza, dobbiamo sempre avere il massimo rispetto per la Montagna.
E' stato qui che, vedendo pericolose lingue di neve marcia sulla cengia che conduce alla sommità del Cimone, abbiamo deciso di non tentare la sorte e di rinunciare alla salita: è bastato un solo sguardo per condividere l'intento che il jolly ce lo eravamo già giocati e che l'obiettivo era sempre e comunque di riportare le nostre vite a casa.
Pertanto ci siamo rifocillati riempiendoci gli occhi delle bellezze che ci circondavano e poi abbiamo preso cautamente la via del ritorno.
La discesa dal pianoro è avvenuta dal canale giusto che, per quanto impegnativo, avrebbe comunque perdonato un eventuale errore.
La discesa dal ripido e scivoloso crinale occidentale che degrada nel Malepasso ha messo a dura prova le nostre membra ormai stanche e provate dall'elevato dislivello e dall'alta tensione, mentre qualche camoscio ci guardava curioso arrancare e scivolare.
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Abbiamo quindi intercettato il sentiero alla quota di 1400 m circa, che ci ha portato in breve all'eremo di Santa Colomba.
Prima di raggiungere la base di partenza, abbiamo fatto una doverosa deviazione per il sentiero dell'ENEL che conduce alla cascata della Vena Roscia. A tal proposito è stata utile e decisiva la recensione del buon @Montinvisibili che ci ha dato lo spunto per impreziosire la nostra già ricca uscita con una chicca di altissimo livello.

Dalla faggeta il sentiero conduce ad una forra (la parte terminale del Fossaceca) che si apre in maniera inaspettata su un profondo orrido su cui precipitano vari fiumiciattoli. Il sentiero fa parte del sistema di captazione idrica dell'ENEL ed è ricavato nella roccia mediante mancorrenti e parapetti, si incunea nella montagna mediante una serie di gallerie buie (che richiedono l'uso dellla frontale) e termina in un locale in cui un getto d'acqua copioso e fragoroso precipita dall'alto, dando luogo a giochi di luce indescrivibili.
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Da non credere ai propri occhi. Grazie ancora a @Montinvisibili per la dritta.



Questo è stato il degno epilogo di una giornata memorabile, in cui tante emozioni si sono susseguite e che ancora faccio fatica a metabolizzare.

Ad essere sinceri, il vero epilogo di questa avventura è stato tornare a casa ed avvicinarmi a mia figlia che dormiva chiedendole scusa per aver rischiato così tanto. Questo è il miglior insegnamento che ho ricevuto da questa esperienza.
 
Non sai quante sono le volte che m'interrogo sulla liceità di andare a correre questi rischi avendo la responsabilità di una famiglia.
Anche se, come questa volta, i rischi non erano ricercati, ma dovuti alla prima neve della stagione che ha reso un ambiente di per se severo al limite del praticabile.
Comunque è andata bene, hai fatto esperienza e soprattutto ti sei immerso nei fantastici scenari settentrionali del Gran Sasso. Quello è veramente un mondo a parte e temo che non basti giugno per fare fuori tutta le neve che ci si accumula.
E grazie per le citazioni. Sono contento che più persone vadano a scoprire quelle meraviglie. Dopo tutto è per questo che ho fatto il sito.
 
Dati

Data: 26 Ottobre 2018
Regione e provincia: Teramo
Località di partenza: Piana del Fiume - Pretare
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 7h 30'
Chilometri: 9.7
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Dislivello notevole, anche se concentrato in pochi km; insidie dovute alla presenza della prima neve stagionale.
Periodo consigliato: Estate, Autunno ma in assenza di neve
Segnaletica: Buona lungo il sentiero 103. Inesistente altrove.
Dislivello in salita: 1550 m
Quota massima: Sella del Cimone di Santa Colomba, 1860 m
Accesso stradale: PErcorrendo l'A25 si esce a Colledara e si segue l'indicazione per Isola del GS, poi Pretare e poi Piana del Fiume. L'accesso all'area picnic nel periodo estivo è a pagamento.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...alepasso-e-cascate-della-vena-roscia-29988833


Descrizione
Quasi un mese fa ho avuto modo di effettuare questa mirabolante, avventurosa incursione nel lato teramano del GS, ed ora ho finalmente trovato tempo e modo di condividere qui sul forum le mie impressioni e i miei stati d'animo. Premetto che l'intento iniziale era di percorrere il sentiero 109 che risale il vallone di Fossaceca ma la prima neve caduta qualche giorno prima ci ha fatto desistere da questo proposito, inducendoci a ripiegare sul parallelo fosso del Malepasso mediante il sentiero 117.
Sempre la neve ci ha penalizzato notevolmente una volta arrivati in quota, facendoci trovare un ambiente veramente severo che, in queste condizioni, è decisamente proibitivo, almeno per le mie capacità.
In ogni caso, il territorio sul lato adriatico della dorsale è veramente notevole, un concentrato di wilderness, verticalità, maestosità e natura grezza, dove si osservano i segni della secolare lotta tra l'elemento fondamentale (la roccia) e l'elemento caratteristico di questo versante (l'acqua nelle sue varie forme).
Un territorio che, nonostante abbia iniziato solo ora ad esplorare, mi ha fortemente impressionato. E che, purtroppo, deve restare nella lista dei miei desideri almeno fino a Giugno prossimo perchè reputo troppo pericoloso tornarci prima che si siano sciolti i ghiacci invernali.
L'escursione ha inizio sull'area picnic di Piana del Fiume, dove si individua la traccia che, dopo aver guadato il fosso Malepasso, sale il ripido crinale Nord del Cimone.
Vedi l'allegato 180618
Il sentiero attraversa un'ombrosa faggeta e compie notevoli svolte ed in breve si accumulano diverse centinaia di metri di dislivello.
Vedi l'allegato 180619
Si raggiunge dopo circa un'ora la chiesetta di Santa Colomba, oggetto di fervida venerazione da parte della popolazione locale.
Vedi l'allegato 180620
A differenza di altri escursionisti che hanno raggiunto la sommità del Cimone mediante la via normale, ossia facendo un dritto per dritto dalla Croce che si trova immediatamente sopra l'eremo, il nostro intento era di aggirare il famigerato monolite scontornando a Ovest, ossia seguendo inizialmente il sentiero 117 e poi arrivare alla testata dello sperone approcciandolo da Sud.
Pertanto abbiamo seguito i segni biancorossi del sentiero che ci hanno portato all'interno del vallone del Malopasso e poi, in corrispondenza del guado del torrente, ci siamo mantenuti sulla sinistra (destra orografica del vallone) risalendo a vista un ripido crinale erboso che ben presto è diventato innevato.
Vedi l'allegato 180622
Qui l'ambiente è, come dicevo, altamente severo: da un lato i balzi rocciosi del Cimone che incombono sopra le nostre teste, dall'altro, oltre il torrente del Malepasso, si staglia la dorsale della cima delle Fienare che culmina sul Brancastello: la neve che si scioglieva dai salti rocciosi si accumulava e cadeva dai canali di scolo, con uno spaventoso fragore che rompeva un silenzio surreale.
Vedi l'allegato 180621
Vedi l'allegato 180623
La progressione è molto complicata: alla pendenza molto pronunciata si aggiunge la presenza di neve scivolosa e non assestata.
Di fronte a noi ben presto, emergono le sagome del Centenario: vado del Piaverano e Torri di Casanova, oltre al già citato Brancastello.
Vedi l'allegato 180624
Vedi l'allegato 180625

Si scontorna una serie di canali sulla sinistra che conducono al pianoro sommitale che costituisce la sella del Cimone: la traccia GPS che stavo seguendo indicava un canale che si è però rivelato troppo pericoloso da risalire con quelle condizioni di innevamento e scivolosità.
Vedi l'allegato 180626
In realtà il canale giusto (che poi ho visto su alcune recensioni sul web) si trova più a Sud, ma quando ormai ci eravamo accorti della pericolosità dell'arrampicata, avevamo già oltrepassato il punto del non ritorno: scendere era impossibile, bisognava per forza di cose salire, aggrappandosi ai fili d'erba, avendo cura di non scivolare sugli appoggi ammorbiditi e resi viscidi dalla neve. Devo dire che un errore in queste condizioni (o anche una semplice disattenzione) sarebbe stato fatale!
Vedi l'allegato 180627
In qualche modo tutta la cordata riesce finalmente a portare le chiappe sul pianoro sommitale: ammetto che abbiamo passato momenti molto intensi in cui l'adrenalina scorreva a fiumi.
Vedi l'allegato 180636
Ed una volta in salvo, nel senso di rilassamento che ci avvolgeva, ho preso atto di quanto flebile sia il confine tra escursione facile con piccoli rischi calcolati (che sono solito fare con questa compagnia) ed esperienze ad elevata probabilità di rompersi l'osso del collo, che possono facilmente tramutarsi in tragedia.
Eppure sono consapevole che i miei compagni sono persone molto prudenti ed esperte, mai e poi mai si sarebbero sognati di trovarsi in quella situazione.
Una parte di me era assorbita da questi pensieri angoscianti, ma l'altra si stava rendendo conto della maestosità dell'ambiente che, con tanta fatica, avevamo raggiunto:
la sella del Cimone, in versione innevata, racchiusa tra lo sperone e le Torri di Casanova, delimitata ad Est dal vallone di Fossaceca e ad Ovest dal Malopasso, è uno scenario che desta meraviglia ed incute timore.
Vedi l'allegato 180631
Vedi l'allegato 180628

Vedi l'allegato 180629 Vedi l'allegato 180630
Siamo rimasti assorti e spaventati ad ammirare lo scenario che a 360° ci avvolgeva e ci ricordava che, nella nostra piccolezza, dobbiamo sempre avere il massimo rispetto per la Montagna.
E' stato qui che, vedendo pericolose lingue di neve marcia sulla cengia che conduce alla sommità del Cimone, abbiamo deciso di non tentare la sorte e di rinunciare alla salita: è bastato un solo sguardo per condividere l'intento che il jolly ce lo eravamo già giocati e che l'obiettivo era sempre e comunque di riportare le nostre vite a casa.
Pertanto ci siamo rifocillati riempiendoci gli occhi delle bellezze che ci circondavano e poi abbiamo preso cautamente la via del ritorno.
La discesa dal pianoro è avvenuta dal canale giusto che, per quanto impegnativo, avrebbe comunque perdonato un eventuale errore.
La discesa dal ripido e scivoloso crinale occidentale che degrada nel Malepasso ha messo a dura prova le nostre membra ormai stanche e provate dall'elevato dislivello e dall'alta tensione, mentre qualche camoscio ci guardava curioso arrancare e scivolare.
Vedi l'allegato 180635
Abbiamo quindi intercettato il sentiero alla quota di 1400 m circa, che ci ha portato in breve all'eremo di Santa Colomba.
Prima di raggiungere la base di partenza, abbiamo fatto una doverosa deviazione per il sentiero dell'ENEL che conduce alla cascata della Vena Roscia. A tal proposito è stata utile e decisiva la recensione del buon @Montinvisibili che ci ha dato lo spunto per impreziosire la nostra già ricca uscita con una chicca di altissimo livello.

Dalla faggeta il sentiero conduce ad una forra (la parte terminale del Fossaceca) che si apre in maniera inaspettata su un profondo orrido su cui precipitano vari fiumiciattoli. Il sentiero fa parte del sistema di captazione idrica dell'ENEL ed è ricavato nella roccia mediante mancorrenti e parapetti, si incunea nella montagna mediante una serie di gallerie buie (che richiedono l'uso dellla frontale) e termina in un locale in cui un getto d'acqua copioso e fragoroso precipita dall'alto, dando luogo a giochi di luce indescrivibili.
Vedi l'allegato 180632

Vedi l'allegato 180634

Vedi l'allegato 180633
Da non credere ai propri occhi. Grazie ancora a @Montinvisibili per la dritta.



Questo è stato il degno epilogo di una giornata memorabile, in cui tante emozioni si sono susseguite e che ancora faccio fatica a metabolizzare.

Ad essere sinceri, il vero epilogo di questa avventura è stato tornare a casa ed avvicinarmi a mia figlia che dormiva chiedendole scusa per aver rischiato così tanto. Questo è il miglior insegnamento che ho ricevuto da questa esperienza.
Ambiente veramente verticale con l'inganno di non essere una Vetta, ma in un imbuto ciclopico. Ricordo il malopasso come un luogo in cui sentirsi perso e dove ogni blocco sembra un granello di sabbia, ambiente dove non ho trovato nessun punto dove si potesse "sbagliare" da dopo la chiesetta....quella parete poi non è stata neanche contemplata. Le cascate sono tre, se si segue il fiume anche più in basso ci sono altre due ombrose cadute. Una sta a 3 minuti dalla strada appena sopra lo schalet, l'altra ne so solo l'esistenza ma credo di averla vista, zona intricata appena sopra i paesi. Complimenti per scelta finale, unica possibile in certi posti se innevati. Grazie della bellissima condivisione
 
Non sai quante sono le volte che m'interrogo sulla liceità di andare a correre questi rischi avendo la responsabilità di una famiglia.
Anche se, come questa volta, i rischi non erano ricercati, ma dovuti alla prima neve della stagione che ha reso un ambiente di per se severo al limite del praticabile.
Comunque è andata bene, hai fatto esperienza e soprattutto ti sei immerso nei fantastici scenari settentrionali del Gran Sasso. Quello è veramente un mondo a parte e temo che non basti giugno per fare fuori tutta le neve che ci si accumula.
E grazie per le citazioni. Sono contento che più persone vadano a scoprire quelle meraviglie. Dopo tutto è per questo che ho fatto il sito.
Grazie. Noto che hai compreso bene la mia posizione riguardo ai rischi e agli imprevisti connessi all’attività escursionistica.
In estate piena (non prima!!) ho comunque già messo in agenda la salita del Fossaceca, con annessa via delle Cimette.
A proposito, questo vallone manca nella lista degli itinerari del tuo sito ...
 
Ambiente veramente verticale con l'inganno di non essere una Vetta, ma in un imbuto ciclopico. Ricordo il malopasso come un luogo in cui sentirsi perso e dove ogni blocco sembra un granello di sabbia, ambiente dove non ho trovato nessun punto dove si potesse "sbagliare" da dopo la chiesetta....quella parete poi non è stata neanche contemplata. Le cascate sono tre, se si segue il fiume anche più in basso ci sono altre due ombrose cadute. Una sta a 3 minuti dalla strada appena sopra lo schalet, l'altra ne so solo l'esistenza ma credo di averla vista, zona intricata appena sopra i paesi. Complimenti per scelta finale, unica possibile in certi posti se innevati. Grazie della bellissima condivisione
Eh, ma tu su quel territorio giochi in casa! Devo dire che quel versante è terribilmente appassionante, un angolo di Appennino impervio e maestoso, dove l’acqua recita un ruolo fondamentale.
Ho appena iniziato a scoprirlo e sto studiando vari itinerari per raggiungere le vette della catena orientale che, dal lato di Campo Imperatore, ho già raggiunto con escursioni che al confronto sono passeggiate di salute.
Il mio cantiere si sta riempiendo di tanti, nuovi progetti.
 
Eh, ma tu su quel territorio giochi in casa! Devo dire che quel versante è terribilmente appassionante, un angolo di Appennino impervio e maestoso, dove l’acqua recita un ruolo fondamentale.
Ho appena iniziato a scoprirlo e sto studiando vari itinerari per raggiungere le vette della catena orientale che, dal lato di Campo Imperatore, ho già raggiunto con escursioni che al confronto sono passeggiate di salute.
Il mio cantiere si sta riempiendo di tanti, nuovi progetti.
Sono di casa solo geograficamente da quel versante credimi. Ho avuto due rinunce per il Brancastello e il Prena da quelle parti(motivi diversi), ma in tutti e due i casi ho conosciuto questo mondo immenso e verticale di due delle fosse più famose..... Poi con altre mini uscite mi sono girato e sto girando per l'intricata parte bassa..... Il mio sogno nel cassetto sarebbe fare il sentiero dei 4 vadi, ma è un sentiero in continuo "movimento" tra gli scarichi più violenti della catena orientale.....abitando da questo versante prima o poi approfitterò in pieno di questa fortuna di poterlo studiare a pezzi e calma.
 
Grazie. Noto che hai compreso bene la mia posizione riguardo ai rischi e agli imprevisti connessi all’attività escursionistica.
In estate piena (non prima!!) ho comunque già messo in agenda la salita del Fossaceca, con annessa via delle Cimette.
A proposito, questo vallone manca nella lista degli itinerari del tuo sito ...
Il Vallone di Fossaceca lo trovi nell'itinerario del Prena
https://www.montinvisibili.it/Monte-Prena
Ti dico subito che in confronto il Malepasso fu una passeggiata di salute e che però è ancora più clamoroso di questo. E' stata la volta che al ritorno di notte finii in un branco di lupi.
Però la via delle Cimette non l'ho fatta.
 
Dati

Data: 26 Ottobre 2018
Regione e provincia: Teramo
Località di partenza: Piana del Fiume - Pretare
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 7h 30'
Chilometri: 9.7
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Dislivello notevole, anche se concentrato in pochi km; insidie dovute alla presenza della prima neve stagionale.
Periodo consigliato: Estate, Autunno ma in assenza di neve
Segnaletica: Buona lungo il sentiero 103. Inesistente altrove.
Dislivello in salita: 1550 m
Quota massima: Sella del Cimone di Santa Colomba, 1860 m
Accesso stradale: PErcorrendo l'A25 si esce a Colledara e si segue l'indicazione per Isola del GS, poi Pretare e poi Piana del Fiume. L'accesso all'area picnic nel periodo estivo è a pagamento.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...alepasso-e-cascate-della-vena-roscia-29988833


Descrizione
Quasi un mese fa ho avuto modo di effettuare questa mirabolante, avventurosa incursione nel lato teramano del GS, ed ora ho finalmente trovato tempo e modo di condividere qui sul forum le mie impressioni e i miei stati d'animo. Premetto che l'intento iniziale era di percorrere il sentiero 109 che risale il vallone di Fossaceca ma la prima neve caduta qualche giorno prima ci ha fatto desistere da questo proposito, inducendoci a ripiegare sul parallelo fosso del Malepasso mediante il sentiero 117.
Sempre la neve ci ha penalizzato notevolmente una volta arrivati in quota, facendoci trovare un ambiente veramente severo che, in queste condizioni, è decisamente proibitivo, almeno per le mie capacità.
In ogni caso, il territorio sul lato adriatico della dorsale è veramente notevole, un concentrato di wilderness, verticalità, maestosità e natura grezza, dove si osservano i segni della secolare lotta tra l'elemento fondamentale (la roccia) e l'elemento caratteristico di questo versante (l'acqua nelle sue varie forme).
Un territorio che, nonostante abbia iniziato solo ora ad esplorare, mi ha fortemente impressionato. E che, purtroppo, deve restare nella lista dei miei desideri almeno fino a Giugno prossimo perchè reputo troppo pericoloso tornarci prima che si siano sciolti i ghiacci invernali.
L'escursione ha inizio sull'area picnic di Piana del Fiume, dove si individua la traccia che, dopo aver guadato il fosso Malepasso, sale il ripido crinale Nord del Cimone.
Vedi l'allegato 180618
Il sentiero attraversa un'ombrosa faggeta e compie notevoli svolte ed in breve si accumulano diverse centinaia di metri di dislivello.
Vedi l'allegato 180619
Si raggiunge dopo circa un'ora la chiesetta di Santa Colomba, oggetto di fervida venerazione da parte della popolazione locale.
Vedi l'allegato 180620
A differenza di altri escursionisti che hanno raggiunto la sommità del Cimone mediante la via normale, ossia facendo un dritto per dritto dalla Croce che si trova immediatamente sopra l'eremo, il nostro intento era di aggirare il famigerato monolite scontornando a Ovest, ossia seguendo inizialmente il sentiero 117 e poi arrivare alla testata dello sperone approcciandolo da Sud.
Pertanto abbiamo seguito i segni biancorossi del sentiero che ci hanno portato all'interno del vallone del Malopasso e poi, in corrispondenza del guado del torrente, ci siamo mantenuti sulla sinistra (destra orografica del vallone) risalendo a vista un ripido crinale erboso che ben presto è diventato innevato.
Vedi l'allegato 180622
Qui l'ambiente è, come dicevo, altamente severo: da un lato i balzi rocciosi del Cimone che incombono sopra le nostre teste, dall'altro, oltre il torrente del Malepasso, si staglia la dorsale della cima delle Fienare che culmina sul Brancastello: la neve che si scioglieva dai salti rocciosi si accumulava e cadeva dai canali di scolo, con uno spaventoso fragore che rompeva un silenzio surreale.
Vedi l'allegato 180621
Vedi l'allegato 180623
La progressione è molto complicata: alla pendenza molto pronunciata si aggiunge la presenza di neve scivolosa e non assestata.
Di fronte a noi ben presto, emergono le sagome del Centenario: vado del Piaverano e Torri di Casanova, oltre al già citato Brancastello.
Vedi l'allegato 180624
Vedi l'allegato 180625

Si scontorna una serie di canali sulla sinistra che conducono al pianoro sommitale che costituisce la sella del Cimone: la traccia GPS che stavo seguendo indicava un canale che si è però rivelato troppo pericoloso da risalire con quelle condizioni di innevamento e scivolosità.
Vedi l'allegato 180626
In realtà il canale giusto (che poi ho visto su alcune recensioni sul web) si trova più a Sud, ma quando ormai ci eravamo accorti della pericolosità dell'arrampicata, avevamo già oltrepassato il punto del non ritorno: scendere era impossibile, bisognava per forza di cose salire, aggrappandosi ai fili d'erba, avendo cura di non scivolare sugli appoggi ammorbiditi e resi viscidi dalla neve. Devo dire che un errore in queste condizioni (o anche una semplice disattenzione) sarebbe stato fatale!
Vedi l'allegato 180627
In qualche modo tutta la cordata riesce finalmente a portare le chiappe sul pianoro sommitale: ammetto che abbiamo passato momenti molto intensi in cui l'adrenalina scorreva a fiumi.
Vedi l'allegato 180636
Ed una volta in salvo, nel senso di rilassamento che ci avvolgeva, ho preso atto di quanto flebile sia il confine tra escursione facile con piccoli rischi calcolati (che sono solito fare con questa compagnia) ed esperienze ad elevata probabilità di rompersi l'osso del collo, che possono facilmente tramutarsi in tragedia.
Eppure sono consapevole che i miei compagni sono persone molto prudenti ed esperte, mai e poi mai si sarebbero sognati di trovarsi in quella situazione.
Una parte di me era assorbita da questi pensieri angoscianti, ma l'altra si stava rendendo conto della maestosità dell'ambiente che, con tanta fatica, avevamo raggiunto:
la sella del Cimone, in versione innevata, racchiusa tra lo sperone e le Torri di Casanova, delimitata ad Est dal vallone di Fossaceca e ad Ovest dal Malopasso, è uno scenario che desta meraviglia ed incute timore.
Vedi l'allegato 180631
Vedi l'allegato 180628

Vedi l'allegato 180629 Vedi l'allegato 180630
Siamo rimasti assorti e spaventati ad ammirare lo scenario che a 360° ci avvolgeva e ci ricordava che, nella nostra piccolezza, dobbiamo sempre avere il massimo rispetto per la Montagna.
E' stato qui che, vedendo pericolose lingue di neve marcia sulla cengia che conduce alla sommità del Cimone, abbiamo deciso di non tentare la sorte e di rinunciare alla salita: è bastato un solo sguardo per condividere l'intento che il jolly ce lo eravamo già giocati e che l'obiettivo era sempre e comunque di riportare le nostre vite a casa.
Pertanto ci siamo rifocillati riempiendoci gli occhi delle bellezze che ci circondavano e poi abbiamo preso cautamente la via del ritorno.
La discesa dal pianoro è avvenuta dal canale giusto che, per quanto impegnativo, avrebbe comunque perdonato un eventuale errore.
La discesa dal ripido e scivoloso crinale occidentale che degrada nel Malepasso ha messo a dura prova le nostre membra ormai stanche e provate dall'elevato dislivello e dall'alta tensione, mentre qualche camoscio ci guardava curioso arrancare e scivolare.
Vedi l'allegato 180635
Abbiamo quindi intercettato il sentiero alla quota di 1400 m circa, che ci ha portato in breve all'eremo di Santa Colomba.
Prima di raggiungere la base di partenza, abbiamo fatto una doverosa deviazione per il sentiero dell'ENEL che conduce alla cascata della Vena Roscia. A tal proposito è stata utile e decisiva la recensione del buon @Montinvisibili che ci ha dato lo spunto per impreziosire la nostra già ricca uscita con una chicca di altissimo livello.

Dalla faggeta il sentiero conduce ad una forra (la parte terminale del Fossaceca) che si apre in maniera inaspettata su un profondo orrido su cui precipitano vari fiumiciattoli. Il sentiero fa parte del sistema di captazione idrica dell'ENEL ed è ricavato nella roccia mediante mancorrenti e parapetti, si incunea nella montagna mediante una serie di gallerie buie (che richiedono l'uso dellla frontale) e termina in un locale in cui un getto d'acqua copioso e fragoroso precipita dall'alto, dando luogo a giochi di luce indescrivibili.
Vedi l'allegato 180632

Vedi l'allegato 180634

Vedi l'allegato 180633
Da non credere ai propri occhi. Grazie ancora a @Montinvisibili per la dritta.



Questo è stato il degno epilogo di una giornata memorabile, in cui tante emozioni si sono susseguite e che ancora faccio fatica a metabolizzare.

Ad essere sinceri, il vero epilogo di questa avventura è stato tornare a casa ed avvicinarmi a mia figlia che dormiva chiedendole scusa per aver rischiato così tanto. Questo è il miglior insegnamento che ho ricevuto da questa esperienza.
Uscita davvero grandiosa e prova maiuscola su un versante che prima o poi verro' a visitare.A volte il confine tra escursionismo e alpinismo e' davvero sottile.Ti comprendo perche' anch'io alcune volte mi sono trovato in queste situazioni.Adesso,se vado in esplorativa un minimo di attrezzatura e uno spezzone di corda non mancano mai.
 
Il Vallone di Fossaceca lo trovi nell'itinerario del Prena
https://www.montinvisibili.it/Monte-Prena
Ti dico subito che in confronto il Malepasso fu una passeggiata di salute e che però è ancora più clamoroso di questo. E' stata la volta che al ritorno di notte finii in un branco di lupi.
Però la via delle Cimette non l'ho fatta.
Certo, il Fossaceca non poteva mancare al tuo repertorio!
Il nostro ambizioso progetto era proprio di risalire quel vallone fino ad intercettare la via delle Cimette e poi scendere al Cimone e chiudere l’anello. Era da fare a Settembre ma a forza di rimandare la neve ci ha fregato!
 
Uscita davvero grandiosa e prova maiuscola su un versante che prima o poi verro' a visitare.A volte il confine tra escursionismo e alpinismo e' davvero sottile.Ti comprendo perche' anch'io alcune volte mi sono trovato in queste situazioni.Adesso,se vado in esplorativa un minimo di attrezzatura e uno spezzone di corda non mancano mai.
Ti ringrazio assai e ti suggerisco di iniziare l’esplorazione di questo territorio che ti lascerà senza parole. Io ne ho avuto un piccolo assaggio e ne sono rimasto profondamente colpito.
Fai bene tu a portarti dietro qualche kg di utile ferraglia che a volte può risultare determinante.
 
Il Gran Sasso del versante teramano è qualcosa di portentoso.
E' forza pura, ammaliante ma anche distruttiva ed infatti buona parte dei sentieri di quel versante sono malmessi o dismessi perchè difficilmente superano l'inverno senza conseguenze, ancor peggio se le stagioni segnano nevicate eccezionali.
Io non ho nemmeno scalfito la superficie di questo versante, dubito che mai mi cimenterò in imprese di questo tasso tecnico e ti faccio quindi doppiamente i complimenti, ma tornando al discorso generale su quel versante molto più che altrove il confine tra escursionismo ed alpinismo è davvero labile. Anche un sentiero escursionistico ad un certo punto può celare insidie o richiedere capacità di lettura e di soluzione superiori, ricordo alcuni passaggi di una parte del sentiero dei 4 vadi che ho fatto quest'anno che davvero richiedevano calma e piede fermo pur essendo di fatto un passeggiatone a mezzacosta su quote non superiori ai 1500/1600m.
Davvero grandi complimenti, e continuate (continuiamo) a vivere e riscoprire questo versante...
 
Il Gran Sasso del versante teramano è qualcosa di portentoso.
E' forza pura, ammaliante ma anche distruttiva ed infatti buona parte dei sentieri di quel versante sono malmessi o dismessi perchè difficilmente superano l'inverno senza conseguenze, ancor peggio se le stagioni segnano nevicate eccezionali.
Io non ho nemmeno scalfito la superficie di questo versante, dubito che mai mi cimenterò in imprese di questo tasso tecnico e ti faccio quindi doppiamente i complimenti, ma tornando al discorso generale su quel versante molto più che altrove il confine tra escursionismo ed alpinismo è davvero labile. Anche un sentiero escursionistico ad un certo punto può celare insidie o richiedere capacità di lettura e di soluzione superiori, ricordo alcuni passaggi di una parte del sentiero dei 4 vadi che ho fatto quest'anno che davvero richiedevano calma e piede fermo pur essendo di fatto un passeggiatone a mezzacosta su quote non superiori ai 1500/1600m.
Davvero grandi complimenti, e continuate (continuiamo) a vivere e riscoprire questo versante...
Grazie Francesco per questi apprezzamenti, anche se stavolta temo di aver fatto il passo più lungo della gamba. Tutta esperienza che spero potrà servirmi per il futuro.
Comunque aspetto pazientemente tempi migliori per continuare la mia esplorazione di questo versante così affascinante e severo.
Ho vari progetti in cantiere relativi a diverse vie di salita che mi intrigano assai, a Giugno/Luglio i miei scarponi calpesteranno nuovamente questi sentieri!;)
Spero che anche tu inizierai a farlo!;)
 
Grazie Francesco per questi apprezzamenti, anche se stavolta temo di aver fatto il passo più lungo della gamba. Tutta esperienza che spero potrà servirmi per il futuro.
Comunque aspetto pazientemente tempi migliori per continuare la mia esplorazione di questo versante così affascinante e severo.
Ho vari progetti in cantiere relativi a diverse vie di salita che mi intrigano assai, a Giugno/Luglio i miei scarponi calpesteranno nuovamente questi sentieri!;)
Spero che anche tu inizierai a farlo!;)

Ah ma io qualcosina la faccio...

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piano piano ma la faccio ;)

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Davvero ambiente spettacolare e alquanto ignorante, dove è più facile mettersi nei guai piuttosto che non mettersi.
Complimenti per l'avventura vissuta e per averla condivisa
Grazie, Alex. Hai proprio ragione.
Mentre scendevo dal fosso Malepasso, pensavo che percorrendo la tua stessa via di salita (ossia il dritto per dritto dall'eremo) forse sarei riuscito ad arrivare in vetta al Cimone ... ma vedendo che la neve era presente anche in quella ripida rampa sommitale, penso che quello sperone ci avrebbe respinto comunque. Troppo concreto il rischio di scivolare fino a Pretare ....
 
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