- Parchi del Lazio
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- Parco Nazionale del Circeo
Dati
Data:
Regione e provincia: Lazio, Provincia di Latina
Località di partenza: Lago di Fogliano (Latina)
Località di arrivo: San Felice Circeo
Tempo di percorrenza: 7h 56 minuti (soste incluse)
Chilometri: 35
Grado di difficoltà: Difficile
Descrizione delle difficoltà: Lunga distanza, scalata del Monte Circeo, fondo di sabbia per molti km
Periodo consigliato: Mai con il caldo, l'inverno è il top
Segnaletica: Assente fino al Monte Circeo
Dislivello in salita: 750 m
Dislivello in discesa: 750 m
Quota massima: 540 m
Accesso stradale:
Traccia GPS: [puoi caricare la tua traccia GPS nella Mappa Escursioni ed inserire il link permanente al posto di questo testo]
https://it.wikiloc.com/percorsi-esc...grale-del-parco-nazionale-del-circeo-62670410
Descrizione
Un luogo di frontiera, di contrasti e di diversità, questo è il Parco Nazionale del Circeo.
Confine naturale tra terre emerse e terre sommerse, confine culturale tra Regno Borbonico e Stato Pontificio, terreno di scontro tra l'orrido autoritarismo dell'uomo industrializzato e la meraviglia della natura più pura, luogo in cui coesistono ecosistemi costieri, zone umide, foreste planizali, macchia mediterranea, città di fondazione e un promontorio mitologico.
Qui personaggi epici come Ulisse e la Maga Circe hanno calcato lo stesso terreno dell'uomo di Neanderthal e degli orsi delle caverne fino alle popolazioni stagionali delle lestre e alle mandrie di bufali. In questo luogo la linea orizzontale della pianura si scontra violentemente con la verticale del promontorio che domina il paesaggio a tutto tondo, visibile da ogni dove dalla riviera di Ulisse fino alle montagne di Roma è un landmark impossibile da non memorizzare; qualcuno nel suo profilo vede la Maga, io ci ho sempre visto un felino accovacciato davanti al mare.
Il Parco del Circeo per me è casa ed ha sempre accompagnato il mio percorso: dalle prime esplorazioni della foresta in bici con il babbo, passando per le tante giornate trascorse tra le sue dune e in riva ai suoi laghi, non dimenticando le serate nei borghi, fino alle verticalissime escursioni degli ultimi anni. In questi luoghi ho vissuto momenti indimenticabili, momenti di vita a tutto tondo.
Se il viaggio è scoperta, cosa succede a riscoprire le proprie radici percorrendole in un modo nuovo?
Da qui nasce l'idea, per molto tempo rimasta tale, di attraversarlo in tutta la sua lunghezza dalla porta nord del Lago di Fogliano (Comune di Latina) fino a San Felice Circeo, la porta sud. Ovviamente senza farsi mancare l'ascesa alla vetta del Picco Circe.
La partenza dal Lago di Fogliano, di buon ora, mi regala subito emozione uniche: con il sole che sorge dietro le mandrie di bufale la mente attraversa il Mediterraneo ed approda nelle savane africane, eppure sono a 5 km da dove sono cresciuto.
Sì, viaggiare.
L'andatura non riesce mai ad essere troppo svelta, ogni occasione è buona per respirare questa mattinata nelle paludi mentre il suono dei passi si accorda con i soffici rumori delle campagne dominate dagli aironi che sbucano ora da un fosso, ora dalla corda tesa di un traliccio. L'ermetico lago dei Monaci è una macchia di azzurro nei colori sabbiosi della piana, prima che il cordone dunale si alzi all'orizzonte. Il Monte Circeo, ancora nascosto dalla foschia, inizia a fare timidamente capolino disegnando una sagoma appena visibile.
Lo splendido lago di Caprolace si costeggia su una asfaltata, il mio programma è passare per Sabaudia ma cambio idea per andare a vedere la riserva integrale dei Pantani d'Inferno, che a me sembrano la quintessenza del paradiso. Vengo ripagato dalla presenza dei Re di questo eden fatto di acque salmastre e canne palustri: dei fenicotteri riposano maestosi e slanciati nelle acque mattutine, i loro riflessi ne allungano le eleganti sagome fino a trasformarli in figure oniriche.
Sì, viaggiare.
Non ho più nulla da chiedere a questa giornata eppure non sono nemmeno a metà: il cammino ora conduce tra le dune dorate di uno dei cordoni più belli che si possano desiderare. Avanzo un po' su sabbia e un po' su asfalto ma alla fine il richiamo del mare è troppo forte per me e così scendo definitivamente sulla battigia con il Monte Circeo che si staglia maestoso dritto di fronte a me, lontano ma sempre più vicino. Il passo è difficoltoso e la sabbia riempe le scarpe e affatica le gambe ma è un andare sublime accompagnato dal familiare rumore delle onde al sapore di salsedine.
Giunto a Torre Paola inizio l'ascesa al Picco, un sentiero che conosco come le mie tasche ma che non ho mai cominciato con già 25 Km sulle gambe. Le mani sulla roccia sono una sensazione splendida, si cammina su un filo teso tra mare e cielo quasi come "l'uomo che cammina sui pezzi di vetro" ma, incredibilmente, sono fresco come una rosa e salgo bene, anche se senza spingere, fino alla vetta. Stamattina la vedevo appena nella foschia e sembrava irraggiungibile e invece eccomi qui a contemplare un panorama da togliere il fiato osservando tutta la strada fatta e parte di quella ancora da fare.
Sì, viaggiare.
Si scende veloci lungo la Direttissima, non facendosi mancare una caduta, poi il bellissimo sentiero dell'uliveto nel pieno della lecceta tra sughere secolari e cisterne romane; conosco perfettamente questa via e so che il paese è vicino ma non mi rilasso finché le masse materiche dei suoi edifici medievali non compaiono improvvisamente dietro un tornante: è fatta.
Il piccolo borgo è silenzioso, i colori invernali lo rendono ancora più speciale, così mi perdo guardando i suoi vicoli incantanti, poi mi intrattengo a giocare con un cane. Sento che il viaggio è compiuto ma ho ancora un po' di strada da fare, anche se non vorrei mai andarmene.
Mentre scendo a La Cona per prendere l'autobus (che perderò), mi sento pienamente un viaggiatore eppure ho attraversato luoghi che conosco benissimo. Il viaggio è nella mente prima che nelle gambe e a volte basta solo cambiare il modo di vivere un luogo per scoprirne i lati più nascosti e più profondi.
Al prossimo anno, al prossimo viaggio.
Data:
Regione e provincia: Lazio, Provincia di Latina
Località di partenza: Lago di Fogliano (Latina)
Località di arrivo: San Felice Circeo
Tempo di percorrenza: 7h 56 minuti (soste incluse)
Chilometri: 35
Grado di difficoltà: Difficile
Descrizione delle difficoltà: Lunga distanza, scalata del Monte Circeo, fondo di sabbia per molti km
Periodo consigliato: Mai con il caldo, l'inverno è il top
Segnaletica: Assente fino al Monte Circeo
Dislivello in salita: 750 m
Dislivello in discesa: 750 m
Quota massima: 540 m
Accesso stradale:
Traccia GPS: [puoi caricare la tua traccia GPS nella Mappa Escursioni ed inserire il link permanente al posto di questo testo]
https://it.wikiloc.com/percorsi-esc...grale-del-parco-nazionale-del-circeo-62670410
Descrizione
Un luogo di frontiera, di contrasti e di diversità, questo è il Parco Nazionale del Circeo.
Confine naturale tra terre emerse e terre sommerse, confine culturale tra Regno Borbonico e Stato Pontificio, terreno di scontro tra l'orrido autoritarismo dell'uomo industrializzato e la meraviglia della natura più pura, luogo in cui coesistono ecosistemi costieri, zone umide, foreste planizali, macchia mediterranea, città di fondazione e un promontorio mitologico.
Qui personaggi epici come Ulisse e la Maga Circe hanno calcato lo stesso terreno dell'uomo di Neanderthal e degli orsi delle caverne fino alle popolazioni stagionali delle lestre e alle mandrie di bufali. In questo luogo la linea orizzontale della pianura si scontra violentemente con la verticale del promontorio che domina il paesaggio a tutto tondo, visibile da ogni dove dalla riviera di Ulisse fino alle montagne di Roma è un landmark impossibile da non memorizzare; qualcuno nel suo profilo vede la Maga, io ci ho sempre visto un felino accovacciato davanti al mare.
Il Parco del Circeo per me è casa ed ha sempre accompagnato il mio percorso: dalle prime esplorazioni della foresta in bici con il babbo, passando per le tante giornate trascorse tra le sue dune e in riva ai suoi laghi, non dimenticando le serate nei borghi, fino alle verticalissime escursioni degli ultimi anni. In questi luoghi ho vissuto momenti indimenticabili, momenti di vita a tutto tondo.
Se il viaggio è scoperta, cosa succede a riscoprire le proprie radici percorrendole in un modo nuovo?
Da qui nasce l'idea, per molto tempo rimasta tale, di attraversarlo in tutta la sua lunghezza dalla porta nord del Lago di Fogliano (Comune di Latina) fino a San Felice Circeo, la porta sud. Ovviamente senza farsi mancare l'ascesa alla vetta del Picco Circe.
La partenza dal Lago di Fogliano, di buon ora, mi regala subito emozione uniche: con il sole che sorge dietro le mandrie di bufale la mente attraversa il Mediterraneo ed approda nelle savane africane, eppure sono a 5 km da dove sono cresciuto.
Sì, viaggiare.
L'andatura non riesce mai ad essere troppo svelta, ogni occasione è buona per respirare questa mattinata nelle paludi mentre il suono dei passi si accorda con i soffici rumori delle campagne dominate dagli aironi che sbucano ora da un fosso, ora dalla corda tesa di un traliccio. L'ermetico lago dei Monaci è una macchia di azzurro nei colori sabbiosi della piana, prima che il cordone dunale si alzi all'orizzonte. Il Monte Circeo, ancora nascosto dalla foschia, inizia a fare timidamente capolino disegnando una sagoma appena visibile.
Lo splendido lago di Caprolace si costeggia su una asfaltata, il mio programma è passare per Sabaudia ma cambio idea per andare a vedere la riserva integrale dei Pantani d'Inferno, che a me sembrano la quintessenza del paradiso. Vengo ripagato dalla presenza dei Re di questo eden fatto di acque salmastre e canne palustri: dei fenicotteri riposano maestosi e slanciati nelle acque mattutine, i loro riflessi ne allungano le eleganti sagome fino a trasformarli in figure oniriche.
Sì, viaggiare.
Non ho più nulla da chiedere a questa giornata eppure non sono nemmeno a metà: il cammino ora conduce tra le dune dorate di uno dei cordoni più belli che si possano desiderare. Avanzo un po' su sabbia e un po' su asfalto ma alla fine il richiamo del mare è troppo forte per me e così scendo definitivamente sulla battigia con il Monte Circeo che si staglia maestoso dritto di fronte a me, lontano ma sempre più vicino. Il passo è difficoltoso e la sabbia riempe le scarpe e affatica le gambe ma è un andare sublime accompagnato dal familiare rumore delle onde al sapore di salsedine.
Giunto a Torre Paola inizio l'ascesa al Picco, un sentiero che conosco come le mie tasche ma che non ho mai cominciato con già 25 Km sulle gambe. Le mani sulla roccia sono una sensazione splendida, si cammina su un filo teso tra mare e cielo quasi come "l'uomo che cammina sui pezzi di vetro" ma, incredibilmente, sono fresco come una rosa e salgo bene, anche se senza spingere, fino alla vetta. Stamattina la vedevo appena nella foschia e sembrava irraggiungibile e invece eccomi qui a contemplare un panorama da togliere il fiato osservando tutta la strada fatta e parte di quella ancora da fare.
Sì, viaggiare.
Si scende veloci lungo la Direttissima, non facendosi mancare una caduta, poi il bellissimo sentiero dell'uliveto nel pieno della lecceta tra sughere secolari e cisterne romane; conosco perfettamente questa via e so che il paese è vicino ma non mi rilasso finché le masse materiche dei suoi edifici medievali non compaiono improvvisamente dietro un tornante: è fatta.
Il piccolo borgo è silenzioso, i colori invernali lo rendono ancora più speciale, così mi perdo guardando i suoi vicoli incantanti, poi mi intrattengo a giocare con un cane. Sento che il viaggio è compiuto ma ho ancora un po' di strada da fare, anche se non vorrei mai andarmene.
Mentre scendo a La Cona per prendere l'autobus (che perderò), mi sento pienamente un viaggiatore eppure ho attraversato luoghi che conosco benissimo. Il viaggio è nella mente prima che nelle gambe e a volte basta solo cambiare il modo di vivere un luogo per scoprirne i lati più nascosti e più profondi.
Al prossimo anno, al prossimo viaggio.
Allegati
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