Dati
Data: 4 e 5 luglio
Regione e provincia: Lombardia, Sondrio
Località di partenza: Chiesa Valmalenco
Località di arrivo: Chiesa Valmalenco
Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 il primo giorno, 5 ore il secondo
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: normali escursionistiche
Periodo consigliato: da maggio a ottobre
Segnaletica: bolli rossi, bolli bianco rossi e triangoli gialli dell'AVV
Dislivello in salita: 1000 m il primo giorno, 900 m il secondo giorno
Dislivello in discesa: 1500 m il secondo giorno
Quota massima: 2490 Sasso Bianco
Accesso stradale: da Sondrio, prendere per Chiesa Valmalenco e da qui imboccare a piedi la strada per Primolo, poi girare per Lago di Chiesa
Descrizione
Il servizio meteo ha pronosticato un fine settimana di caldo, ai limiti della sostenibilità. Sabato mattina, appuntamento di lavoro. Mi rimane mezza giornata e tutta la domenica. Quale occasione migliore per un bel bivacco alpino?
La meta prescelta è la val Torreggio, una delle prime valli laterali della Valmalenco, che si snoda alle spalle di Torre Santa Maria. La dolcezza della sua piana e l'eclettismo orografico delle cime che la cingono ne fanno una delle valli più belle della zona, anche se in realtà non è una meta molto frequentata, se non fino al rifugio Bosio, il cui accesso è comodo e facile.
Partiamo poco sopra Chiesa Valmalenco. Imbocchiamo il sentiero che taglia la gippabile (chiusa con sbarra) che porta all'Alpe Lago di Chiesa. Lungo la strada ho modo di rendermi conto dell'ennesimo scempio operato con lo sfruttamento idroelettrico dei “piccoli salti”: piccole centraline che producono poca energia elettrica, ma possono in questo modo rivendere i “certificati verdi” alle industrie elettriche più inquinanti. Un'altro colpo inferto alla montagna, come se non bastasse lo stupro del fondovalle. Mentre mi arrovello su queste ferite, la strada continua a salire e ci porta all'Alpe Lago di Chiesa, una bella conca prativa, in cui permane una torbiera, lasciata da un antico lago, e un bell'alpeggio. Qui ci rendiamo conto che il vecchio sentiero che portava in val Torreggio è stato trasformato in una nuova strada sterrata (con ulteriore sbarra): sembra che le ruspe lavorino incessantemente, mentre io sono lontana. I sentieri che tagliano l'Alpe sono, di conseguenza, stati un po' abbandonati, per cui è più difficile percorrerli. Nonostante questo, risaliamo su traccia, tagliamo la strada più volte, e sbuchiamo in val Torreggio. Qui la strada prosegue seguendo il versante in leggera salita. Il sentiero ormai è impercorribile: negli ultimi due anni alcune valanghe e frane sono cadute dal fragile versante di natura morenica, distruggendo il sentiero, non più ripristinato a favore della gippabile. Camminiamo nel bosco, godendoci la frescura data dalle ombre delle conifere. Il sole incomincia a calare. Arriviamo all'Alpe Airale, alpeggio di Spriana, e incontriamo un'imponente mandria di bellissimi capi bovini. L'Alpe è stata caricata bene, complimenti agli allevatori che ci lavorano. Produrranno ancora il caratteristico formaggio di Spriana?
All'Alpe termina la strada, ma dopo 100 metri incontriamo uno degli scorci più belli di tutta la Valmalenco: il dolce fluire delle acque nella piana attorno al rifugio Bosio. Anche se conosco bene questo posto, il fascino delle acque che sfilano in mezzo a questi enormi massi erratici nel rosso del tramonto mi rapisce ancora. Alla Bosio il camino fuma e si sentono i rumori di stoviglie della cena. Proseguiamo lungo il torrente Torreggio. Stanotte pianteremo le tende sulle sue sponde umide ed erbose e dormiremo nel suo fluire.
Ci laviamo nelle acque ghiacciate, prendiamo da bere e un masso piatto ci fa da tavola. Consumiamo le provviste fredde che abbiamo preparato. Il cielo si arrossa dietro i Corni Bruciati.
La sera è fresca e piacevole, nonostrante le zanzare che sono arrivate fino a qui (incredibile), per fare compagnia all'innumerevole fauna entomologica locale.
La notte trascorre quieta. Solo un ungulato viene a farci visita alle soglie dell'alba (ma io non l'ho sentito, ero troppo impegnata a dormire saporitamente)!
Ci risvegliamo con il sole che illumina i Corni di Airale e le loro rocce rotte. Oggi abbiamo in programma una camminata tranquilla, ma remunerativa, che ci permetterà di esplorare tutto il versante sud della valle. Giriamo tra i massi e imbocchiamo un sentierino indicato per l'Alpe Zana. Questo sfila di valletta in valletta, con divertenti saliscendi e canalini nel bosco. Arrivati all'alpe, si perde, per poi ritrovarsi sul versante, a districarsi tra alcune paleofrane ed abeti, fino a raggiungere un costone panoramico. Guardando a destra, il sentiero porta all'Alpe Arcoglio superiore, ampio alpeggio ancora popolato. Tutta la valle risuona dei campanacci delle bestie al pascolo. Saliamo per l'alpe e i risalti superiori. Alla seconda balza, troviamo, nascosto, il bel lago d'Arcoglio. L'acqua è sorprendentemente calda. Ci bagniamo, ma non osiamo nuotare, per non urtare i due pescatori che ci guardano con diffidenza. Riprendiamo la nostra salita per balze: il sentiero è battuto solo a tratti e si perde facilmente la linea; in compenso i bolli son ben visibili e il versante privo di difficoltà, per cui la salita può essere anche libera. Arriviamo senza difficoltà alla cresta che scende dolcemente dal Monte Arcoglio. Il versante, al di qua, è dolce, mentre si sviluppa in un ripido salto sul lato sud. Seguiamo per un breve tratto la colma, poi risaliamo il dosso che ci porta al Sasso Bianco, con omino di vetta. Da qui la vista è spettacolare: dal vicino Monte Caldenno, ai Corni Bruciati, con un'insolita vista sul Disgrazia e il pizzo Cassandra, i corni di Airale, e poi più in là, il Sasso Nero e la sua cresta fino all'Entova, il Bernina e le sue cime, la piramide dello Scalino, la punta Painale, la vetta Vicima e la vetta di Ron. Dall'altra parte, si vede tutto l'arco orobico, fino alla lontana piramide del Legnone.
Si scende seguendo ancora il profilo della cresta, evitando di sporgersi sul versante sud. Arriviamo alla Colma di Zana e da qui lasciamo il sentiero dell'Alta Via della Valmalenco, per scendere verso il lago di Zana. Seguendo bolli e ometti attraversiamo una conca sassosa puntellata di rododendi, aggiriamo una piccola costa e sbuchiamo nella minuscola balza che raccoglie il lago di Zana. Il piccolo specchio d'acqua si alimenta con le nevicate invernali e le piogge e lascia filtrare le sue acque dal fondo calcareo, che così riaffiorano ben più a valle. Anche qui l'acqua è piuttosto calda: l'assenza di sguardi inquisitori ci permette un bagno nelle sue acque blu.
Ora la discesa ci porta a scendere con un po' di intuito tra i rododendri e le prime conifere. Il sentiero punta ad est rispetto al rifugio, raggiunge l'Alpeggio Pian della Pecora e poi riscende, puntando a ovest, verso il rifugio.
Al Rifugio Bosio, fondato negli anni '20 dagli alpinisti del Cai di Desio, ci uniamo ai merenderos per una meritata polenta e una chiacchierata con i gestori. Lungo il Torreggio, alcune famiglie prendono il sole. Ci carichiamo gli zaini e scendiamo passando sempre per l'Alpe Lago di Chiesa. Sulla strada del ritorno ci sorprende una nuvola nera e tuonante che, stranamente, sbuca dal Ventina. Poco male, l'acqua lenisce la pelle accaldata e ci rende meno faticoso il rientro nella valle ormai rinfrescata dalla pioggia.
Qui le altre foto del trekking http://imgur.com/a/slr05#0
Data: 4 e 5 luglio
Regione e provincia: Lombardia, Sondrio
Località di partenza: Chiesa Valmalenco
Località di arrivo: Chiesa Valmalenco
Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 il primo giorno, 5 ore il secondo
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: normali escursionistiche
Periodo consigliato: da maggio a ottobre
Segnaletica: bolli rossi, bolli bianco rossi e triangoli gialli dell'AVV
Dislivello in salita: 1000 m il primo giorno, 900 m il secondo giorno
Dislivello in discesa: 1500 m il secondo giorno
Quota massima: 2490 Sasso Bianco
Accesso stradale: da Sondrio, prendere per Chiesa Valmalenco e da qui imboccare a piedi la strada per Primolo, poi girare per Lago di Chiesa
Descrizione
Il servizio meteo ha pronosticato un fine settimana di caldo, ai limiti della sostenibilità. Sabato mattina, appuntamento di lavoro. Mi rimane mezza giornata e tutta la domenica. Quale occasione migliore per un bel bivacco alpino?
La meta prescelta è la val Torreggio, una delle prime valli laterali della Valmalenco, che si snoda alle spalle di Torre Santa Maria. La dolcezza della sua piana e l'eclettismo orografico delle cime che la cingono ne fanno una delle valli più belle della zona, anche se in realtà non è una meta molto frequentata, se non fino al rifugio Bosio, il cui accesso è comodo e facile.
Partiamo poco sopra Chiesa Valmalenco. Imbocchiamo il sentiero che taglia la gippabile (chiusa con sbarra) che porta all'Alpe Lago di Chiesa. Lungo la strada ho modo di rendermi conto dell'ennesimo scempio operato con lo sfruttamento idroelettrico dei “piccoli salti”: piccole centraline che producono poca energia elettrica, ma possono in questo modo rivendere i “certificati verdi” alle industrie elettriche più inquinanti. Un'altro colpo inferto alla montagna, come se non bastasse lo stupro del fondovalle. Mentre mi arrovello su queste ferite, la strada continua a salire e ci porta all'Alpe Lago di Chiesa, una bella conca prativa, in cui permane una torbiera, lasciata da un antico lago, e un bell'alpeggio. Qui ci rendiamo conto che il vecchio sentiero che portava in val Torreggio è stato trasformato in una nuova strada sterrata (con ulteriore sbarra): sembra che le ruspe lavorino incessantemente, mentre io sono lontana. I sentieri che tagliano l'Alpe sono, di conseguenza, stati un po' abbandonati, per cui è più difficile percorrerli. Nonostante questo, risaliamo su traccia, tagliamo la strada più volte, e sbuchiamo in val Torreggio. Qui la strada prosegue seguendo il versante in leggera salita. Il sentiero ormai è impercorribile: negli ultimi due anni alcune valanghe e frane sono cadute dal fragile versante di natura morenica, distruggendo il sentiero, non più ripristinato a favore della gippabile. Camminiamo nel bosco, godendoci la frescura data dalle ombre delle conifere. Il sole incomincia a calare. Arriviamo all'Alpe Airale, alpeggio di Spriana, e incontriamo un'imponente mandria di bellissimi capi bovini. L'Alpe è stata caricata bene, complimenti agli allevatori che ci lavorano. Produrranno ancora il caratteristico formaggio di Spriana?
All'Alpe termina la strada, ma dopo 100 metri incontriamo uno degli scorci più belli di tutta la Valmalenco: il dolce fluire delle acque nella piana attorno al rifugio Bosio. Anche se conosco bene questo posto, il fascino delle acque che sfilano in mezzo a questi enormi massi erratici nel rosso del tramonto mi rapisce ancora. Alla Bosio il camino fuma e si sentono i rumori di stoviglie della cena. Proseguiamo lungo il torrente Torreggio. Stanotte pianteremo le tende sulle sue sponde umide ed erbose e dormiremo nel suo fluire.
Ci laviamo nelle acque ghiacciate, prendiamo da bere e un masso piatto ci fa da tavola. Consumiamo le provviste fredde che abbiamo preparato. Il cielo si arrossa dietro i Corni Bruciati.
La sera è fresca e piacevole, nonostrante le zanzare che sono arrivate fino a qui (incredibile), per fare compagnia all'innumerevole fauna entomologica locale.
La notte trascorre quieta. Solo un ungulato viene a farci visita alle soglie dell'alba (ma io non l'ho sentito, ero troppo impegnata a dormire saporitamente)!
Ci risvegliamo con il sole che illumina i Corni di Airale e le loro rocce rotte. Oggi abbiamo in programma una camminata tranquilla, ma remunerativa, che ci permetterà di esplorare tutto il versante sud della valle. Giriamo tra i massi e imbocchiamo un sentierino indicato per l'Alpe Zana. Questo sfila di valletta in valletta, con divertenti saliscendi e canalini nel bosco. Arrivati all'alpe, si perde, per poi ritrovarsi sul versante, a districarsi tra alcune paleofrane ed abeti, fino a raggiungere un costone panoramico. Guardando a destra, il sentiero porta all'Alpe Arcoglio superiore, ampio alpeggio ancora popolato. Tutta la valle risuona dei campanacci delle bestie al pascolo. Saliamo per l'alpe e i risalti superiori. Alla seconda balza, troviamo, nascosto, il bel lago d'Arcoglio. L'acqua è sorprendentemente calda. Ci bagniamo, ma non osiamo nuotare, per non urtare i due pescatori che ci guardano con diffidenza. Riprendiamo la nostra salita per balze: il sentiero è battuto solo a tratti e si perde facilmente la linea; in compenso i bolli son ben visibili e il versante privo di difficoltà, per cui la salita può essere anche libera. Arriviamo senza difficoltà alla cresta che scende dolcemente dal Monte Arcoglio. Il versante, al di qua, è dolce, mentre si sviluppa in un ripido salto sul lato sud. Seguiamo per un breve tratto la colma, poi risaliamo il dosso che ci porta al Sasso Bianco, con omino di vetta. Da qui la vista è spettacolare: dal vicino Monte Caldenno, ai Corni Bruciati, con un'insolita vista sul Disgrazia e il pizzo Cassandra, i corni di Airale, e poi più in là, il Sasso Nero e la sua cresta fino all'Entova, il Bernina e le sue cime, la piramide dello Scalino, la punta Painale, la vetta Vicima e la vetta di Ron. Dall'altra parte, si vede tutto l'arco orobico, fino alla lontana piramide del Legnone.
Si scende seguendo ancora il profilo della cresta, evitando di sporgersi sul versante sud. Arriviamo alla Colma di Zana e da qui lasciamo il sentiero dell'Alta Via della Valmalenco, per scendere verso il lago di Zana. Seguendo bolli e ometti attraversiamo una conca sassosa puntellata di rododendi, aggiriamo una piccola costa e sbuchiamo nella minuscola balza che raccoglie il lago di Zana. Il piccolo specchio d'acqua si alimenta con le nevicate invernali e le piogge e lascia filtrare le sue acque dal fondo calcareo, che così riaffiorano ben più a valle. Anche qui l'acqua è piuttosto calda: l'assenza di sguardi inquisitori ci permette un bagno nelle sue acque blu.
Ora la discesa ci porta a scendere con un po' di intuito tra i rododendri e le prime conifere. Il sentiero punta ad est rispetto al rifugio, raggiunge l'Alpeggio Pian della Pecora e poi riscende, puntando a ovest, verso il rifugio.
Al Rifugio Bosio, fondato negli anni '20 dagli alpinisti del Cai di Desio, ci uniamo ai merenderos per una meritata polenta e una chiacchierata con i gestori. Lungo il Torreggio, alcune famiglie prendono il sole. Ci carichiamo gli zaini e scendiamo passando sempre per l'Alpe Lago di Chiesa. Sulla strada del ritorno ci sorprende una nuvola nera e tuonante che, stranamente, sbuca dal Ventina. Poco male, l'acqua lenisce la pelle accaldata e ci rende meno faticoso il rientro nella valle ormai rinfrescata dalla pioggia.
Qui le altre foto del trekking http://imgur.com/a/slr05#0
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