Dati
Data: 26 Febbraio 2012
Regione e provincia: Sardegna, provincia di Sassari
Località di partenza: Lago di Baratz
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 5 ore ca. comprese le soste
Chilometri: 8/9
Grado di difficoltà: Tra facile e media
Descrizione delle difficoltà: Trovare e seguire i sentieri
Periodo consigliato: Secondo me sempre, l'estate potrebbe il mese peggiore
Segnaletica: buona e organizzata nei pressi del lago e della spiaggia, dopo solo qualche omino e tanti sentieri da scegliere ad intuito
Dislivello in salita: 400 ca.
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: Punta Belardinu, 267m
Accesso stradale: una strada che si diparte dalla SP55. Sempre ben segnalato.
Descrizione
Il progetto originario che avevo in mente era raggiungere il vecchio paese minerario dell'Argentiera partendo dal lago di Baratz. Sapevo già che non sarebbe stato facile per vari motivi:
- Lunghezza del percorso, su Openrunner (non so se conoscete il sito, utilissimo), ad occhio, cioè tracciando un percorso a tavolino con le poche informazioni a mia disposizione mi veniva qualcosa come 30 km tra andata e ritorno con più di un km di dislivello totale.
- Segnaletica e sentieri, a parte la zona della spiaggia di porto Ferro e del lago di Baratz il resto credo sia tutta proprietà privata, quindi mi aspettavo di trovare sentieri ma anche che non fossero segnalati, o qualora lo fossero non con intenti turistici.
- Un mio amico che conosce veramente bene la zona di Sassari e Alghero insisteva che era meglio se lasciavo perdere.
D'altra parte, grazie ad Internet sapevo che quelli del CAI di Sassari avevano fatto il percorso (partendo però dall'Argentiera), senza però dover tornare anche indietro (almeno così credo di aver capito) e quindi sapevo che la strada c'era e avevo anche una vaga idea della "rotta" da seguire.
Partito molto presto da Sassari ho parcheggiato l'auto nel comodo parcheggio del lago di Baratz, disinteressandomi per il momento del lago stesso per visitarlo con più calma al ritorno.
Questa zona è abbastanza turistica, i sentieri sono ben fatti (delle autostrade praticamente) e ci sono diversi percorsi da scegliere (info dettagliate su Internet).
Quasi immediatamente compare immediatamente la Torre Bianca, il mio primo obiettivo.
Imbocco uno dei percorsi alternativi per avvicinarmi al mare.
Tra le dune è stata ricavata una pista per motocross e fuoristrada, capisco che è giusto offrire servizi anche a chi vuole vivere la natura in modi diversi dal camminare, però viste le particolarità naturalistiche della zona l'idea mi sembra abbastanza opinabile (a terra è pieno di pezzi di auto e moto e in molti tratti le dune sono devastate).
Comunque sia arrivo al mare con l'idea di raggiungere la torre lungo la spiaggia ma l'accesso a questa è sbarrato. Potrei scavalcare ma se hanno interdetto il passaggio ci sarà un motivo valido. Torno indietro.
Ecco la spiaggia e la Torre di Bantine Sale a sud.
A nord invece le due torri (citazione cinematografica d'obbligo) e in alto, al centro dell'immagine la selletta di Punta Belardinu che si rivelerà il passaggio migliore per il percorso che avevo (ed ho) in mente.
Raggiungo la torre Bianca.
Salgo presso la torre Negra attraverso un sentiero ricavato nella fitta macchia e ridiscendo il cocuzzolo dal lato opposto.
Adesso iniziano i problemi, non so veramente come far quadrare il percorso che ho in mente (non ho la cartina con me, ho le IGM nel PC) con la realtà.
Spesso seguo un abbozzo di sentiero che poi termina nel nulla della macchia dove procedere è impossibile. Quando però trovo il sentiero principale (è fatto per essere preso dalla torre Bianca) fila tutto liscio per un bel po' e si sale fino alla sella a cui accennavo prima dalla quale si gode un'ottima vista.
Da sinistra a destra, spiaggia di Porto Ferro, torre Negra, baia di porto Conte (in fondo) e punta Cristallo.
Il lago di Baratz.
Scollinando il mare dopo un po' scompare per far posto ad un bel paesaggio ondulato. Da notare il solitario ovile ("cuile") in fondo.
Dopo aver proseguito ancora un po', il sentiero a tratti è buono (omini di pietra e straccetti bianchi), dopo è di nuovo problematico, decido di tornare indietro. La mappa che ho in mente mi dice (giustamente) che sono molto lontano dalla meta che voglio raggiungere. Non conoscendo la strada perso troppo tempo ed energie e non mi va di "correre" al ritorno. Ne approfitto per mangiare un panino con calma.
Credo di aver fatto bene a rinunciare perché anche mi è risultato difficile persino tornare sui miei passi, prendendo spesso uno dei tanti passaggi diverso da quello fatto in precedenza.
Alla fin fine questo è stato pure un bene perché ho affinato la conoscenza del luogo che mi sarà utile le prossime volte e mi ha regalato alcune sorprese.
Per esempio una pozza d'acqua
o le ammirevoli e divertenti bizzarrie della natura.
Tornato al parcheggio lascio lo zaino in macchina e vado a vedere il lago di Baratz.
Il lago è piccolo ma ha una grande importanza perché è l'unico di origine naturale della Sardegna ed è popolato da varie specie animali.
Sul lago voglio raccontarvi un aneddoto:
l'avevo visitato per la prima e ultima volta (prima di questa) in gita alle elementari o medie e l'unico ricordo che mi era rimasto era che ai lati dei sentieri che lo circondavano c'erano dei cartelli con scritto "pericolo di mine". Nel corso degli anni chiunque chiedessi se ricordava o se sapeva qualcosa a riguardo mi rispondeva che sicuramente mi sbagliavo o me lo avevo inventato.
Quando mi è venuta in mente l'idea di visitarlo (un mese fa) cercando informazioni ho scoperto che (c'è pure su wikipedia, io però l'ho letto in un libro) durante la seconda guerra mondiale i tedeschi si erano accampati nei pressi del lago e dovendosi ritirare avevano gettato esplosivi e bombe nel lago per alleggerirsi e non farli prender dal nemico. Negli anni novanta una siccità anomala facendo scendere di molto il livello dell'acqua ha portato alla luce gli ordigni, l'area è stata bonificata e io ho scoperto il potere dei "cassetti della memoria" e soprattutto di non essere fuori di testa...
Comunque sia non ho abbandonato l'idea originaria di unire Baratz all'Argentiera anche se l'impresa richiederà una preparazione maggiore del previsto. Credo che la prossima volta farò il contrario, iniziando dall'Argentiera per cercare di raggiungere più o meno il punto dove sono arrivato ieri e più avanti tenterò di farmi tutto il percorso andata e ritorno oppure (se possibile) usare i mezzi pubblici per fare il percorso solo in un senso.
Scusate per la lunghezza del post e per le foto che vi sembreranno pessime ma è la prima fotocamera che prendo ed ero senza treppiede. Alla prossima...
Data: 26 Febbraio 2012
Regione e provincia: Sardegna, provincia di Sassari
Località di partenza: Lago di Baratz
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 5 ore ca. comprese le soste
Chilometri: 8/9
Grado di difficoltà: Tra facile e media
Descrizione delle difficoltà: Trovare e seguire i sentieri
Periodo consigliato: Secondo me sempre, l'estate potrebbe il mese peggiore
Segnaletica: buona e organizzata nei pressi del lago e della spiaggia, dopo solo qualche omino e tanti sentieri da scegliere ad intuito
Dislivello in salita: 400 ca.
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: Punta Belardinu, 267m
Accesso stradale: una strada che si diparte dalla SP55. Sempre ben segnalato.
Descrizione
Il progetto originario che avevo in mente era raggiungere il vecchio paese minerario dell'Argentiera partendo dal lago di Baratz. Sapevo già che non sarebbe stato facile per vari motivi:
- Lunghezza del percorso, su Openrunner (non so se conoscete il sito, utilissimo), ad occhio, cioè tracciando un percorso a tavolino con le poche informazioni a mia disposizione mi veniva qualcosa come 30 km tra andata e ritorno con più di un km di dislivello totale.
- Segnaletica e sentieri, a parte la zona della spiaggia di porto Ferro e del lago di Baratz il resto credo sia tutta proprietà privata, quindi mi aspettavo di trovare sentieri ma anche che non fossero segnalati, o qualora lo fossero non con intenti turistici.
- Un mio amico che conosce veramente bene la zona di Sassari e Alghero insisteva che era meglio se lasciavo perdere.
D'altra parte, grazie ad Internet sapevo che quelli del CAI di Sassari avevano fatto il percorso (partendo però dall'Argentiera), senza però dover tornare anche indietro (almeno così credo di aver capito) e quindi sapevo che la strada c'era e avevo anche una vaga idea della "rotta" da seguire.
Partito molto presto da Sassari ho parcheggiato l'auto nel comodo parcheggio del lago di Baratz, disinteressandomi per il momento del lago stesso per visitarlo con più calma al ritorno.
Questa zona è abbastanza turistica, i sentieri sono ben fatti (delle autostrade praticamente) e ci sono diversi percorsi da scegliere (info dettagliate su Internet).
Quasi immediatamente compare immediatamente la Torre Bianca, il mio primo obiettivo.
Imbocco uno dei percorsi alternativi per avvicinarmi al mare.
Tra le dune è stata ricavata una pista per motocross e fuoristrada, capisco che è giusto offrire servizi anche a chi vuole vivere la natura in modi diversi dal camminare, però viste le particolarità naturalistiche della zona l'idea mi sembra abbastanza opinabile (a terra è pieno di pezzi di auto e moto e in molti tratti le dune sono devastate).
Comunque sia arrivo al mare con l'idea di raggiungere la torre lungo la spiaggia ma l'accesso a questa è sbarrato. Potrei scavalcare ma se hanno interdetto il passaggio ci sarà un motivo valido. Torno indietro.
Ecco la spiaggia e la Torre di Bantine Sale a sud.
A nord invece le due torri (citazione cinematografica d'obbligo) e in alto, al centro dell'immagine la selletta di Punta Belardinu che si rivelerà il passaggio migliore per il percorso che avevo (ed ho) in mente.
Raggiungo la torre Bianca.
Salgo presso la torre Negra attraverso un sentiero ricavato nella fitta macchia e ridiscendo il cocuzzolo dal lato opposto.
Adesso iniziano i problemi, non so veramente come far quadrare il percorso che ho in mente (non ho la cartina con me, ho le IGM nel PC) con la realtà.
Spesso seguo un abbozzo di sentiero che poi termina nel nulla della macchia dove procedere è impossibile. Quando però trovo il sentiero principale (è fatto per essere preso dalla torre Bianca) fila tutto liscio per un bel po' e si sale fino alla sella a cui accennavo prima dalla quale si gode un'ottima vista.
Da sinistra a destra, spiaggia di Porto Ferro, torre Negra, baia di porto Conte (in fondo) e punta Cristallo.
Il lago di Baratz.
Scollinando il mare dopo un po' scompare per far posto ad un bel paesaggio ondulato. Da notare il solitario ovile ("cuile") in fondo.
Dopo aver proseguito ancora un po', il sentiero a tratti è buono (omini di pietra e straccetti bianchi), dopo è di nuovo problematico, decido di tornare indietro. La mappa che ho in mente mi dice (giustamente) che sono molto lontano dalla meta che voglio raggiungere. Non conoscendo la strada perso troppo tempo ed energie e non mi va di "correre" al ritorno. Ne approfitto per mangiare un panino con calma.
Credo di aver fatto bene a rinunciare perché anche mi è risultato difficile persino tornare sui miei passi, prendendo spesso uno dei tanti passaggi diverso da quello fatto in precedenza.
Alla fin fine questo è stato pure un bene perché ho affinato la conoscenza del luogo che mi sarà utile le prossime volte e mi ha regalato alcune sorprese.
Per esempio una pozza d'acqua
o le ammirevoli e divertenti bizzarrie della natura.
Tornato al parcheggio lascio lo zaino in macchina e vado a vedere il lago di Baratz.
Il lago è piccolo ma ha una grande importanza perché è l'unico di origine naturale della Sardegna ed è popolato da varie specie animali.
Sul lago voglio raccontarvi un aneddoto:
l'avevo visitato per la prima e ultima volta (prima di questa) in gita alle elementari o medie e l'unico ricordo che mi era rimasto era che ai lati dei sentieri che lo circondavano c'erano dei cartelli con scritto "pericolo di mine". Nel corso degli anni chiunque chiedessi se ricordava o se sapeva qualcosa a riguardo mi rispondeva che sicuramente mi sbagliavo o me lo avevo inventato.
Quando mi è venuta in mente l'idea di visitarlo (un mese fa) cercando informazioni ho scoperto che (c'è pure su wikipedia, io però l'ho letto in un libro) durante la seconda guerra mondiale i tedeschi si erano accampati nei pressi del lago e dovendosi ritirare avevano gettato esplosivi e bombe nel lago per alleggerirsi e non farli prender dal nemico. Negli anni novanta una siccità anomala facendo scendere di molto il livello dell'acqua ha portato alla luce gli ordigni, l'area è stata bonificata e io ho scoperto il potere dei "cassetti della memoria" e soprattutto di non essere fuori di testa...
Comunque sia non ho abbandonato l'idea originaria di unire Baratz all'Argentiera anche se l'impresa richiederà una preparazione maggiore del previsto. Credo che la prossima volta farò il contrario, iniziando dall'Argentiera per cercare di raggiungere più o meno il punto dove sono arrivato ieri e più avanti tenterò di farmi tutto il percorso andata e ritorno oppure (se possibile) usare i mezzi pubblici per fare il percorso solo in un senso.
Scusate per la lunghezza del post e per le foto che vi sembreranno pessime ma è la prima fotocamera che prendo ed ero senza treppiede. Alla prossima...
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