- Parchi dell'Emilia-Romagna
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- Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna
Cosa succede quando non si pianifica un'escursione e si sottovalutano le condizioni meteo od il territorio circostante? Quali sono le vere risorse idriche ed alimentari utilizzabili? Di quello che si porta in escursione, cosa è veramente utile e cosa costituisce peso inutile?
Partendo da queste domande, la Katy ed io abbiamo intrapreso una piccola escursione sperimentale il cui obiettivo era di saggiare le nostre capacità osservative dell'ambiente circostante e di valutare la nostra capacità decisionale in condizioni di stress fisico e mentale.
Sia ben chiaro, niente di estremo... ma sicuramente un qualcosa di anomalo rispetto allo standard tecnico-organizzativo con cui effettuiamo anche le più semplici escursioni.
Il tutto si è svolto nei pressi del lago di Ridracoli, grande invaso artificiale sito nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna.
La meta dell'escursione era l'antica e ricchissima Foresta della Lama, area boschiva a circa 5 km (in linea d'aria) a sud dello sbarramento cementizio del lago.
Per arrivare a questa foresta generalmente si sale a Ridracoli e da qui si prosegue per una strada a pagamento (orario apertura 10 - 18 ) fino alla diga; dalla diga, tramite sentiero a mezza costa si arriva al pianoro della Lama in circa 2 ore e mezza.
La Katy ed io abbiamo deciso di arrivare alla Lama utilizzando un percorso alternativo, molto più impegnativo dal punto di vista altimetrico, ma sicuramente più appagante per quanto concerne le specie animali e vegetali avvistabili.
L'equipaggiamento era ridotto all'osso: niente cibo ne acqua, due kit di sopravvivenza (fischietto, eliografo, bussola, acccendino, coltellino, sega a filo, candela, mini mag-lite, termometro), kit medico, coltello, bussola, GPS, cartina 1:25000 del Parco.
Dopo aver raggiunto in auto il Monte Moricciona, ad est del lago, abbiamo iniziato l'escursione dalla sbarra posta all'inizio del sentiero 235 (32 T 0730269 4860719 - quota 998 m).
Alle ore 9.45 del 8 aprile 2007, con una temperatura di 18°C e un magnifico sole, abbiamo iniziato la nostra avventura.
Il sentiero nel primo tratto ricalca una vecchia strada forestale molto larga e dal dislivello trascurabile; il paesaggio in questo tratto non è granchè, ma nel cammino eravamo allietati dalle numerosissime tracce lasciate da ogni genere di animale. La vegetazione purtroppo non era molto ricca nel senso che, rispetto alle mie aspettative, era ancora molto indietro.
Arrivati in località Pratolino, a quota 982m, abbiamo visto per la prima volta il lago posto 300 e rotti metri sotto di noi.
Da questo punto in poi il sentiero inizia a scendere decisamente e dopo poche decine di metri abbiamo trovato sulla destra l'imbocco del sentiero 239 che porta sino alla diga passando per il rifugio Cà di Sopra.
Dopo una breve consultazione abbiamo deciso di scendere lungo quest'ultimo sentiero; questo avrebbe allungato di buoni 2-3 km l'intero tragitto, ma ci avrebbe permesso di passare in prossimità del rifugio in modo da trovare ristoro nel caso in cui non ci fossimo potuti dissetare e sfamare lungo la discesa.
Durante la discesa, nel fitto della boscaglia, abbiamo osservato tantissime tracce animali (caprioli e cinghiali soprattutto) e una discreta varietà vegetale. Seppur molto indietro, la vegetazione avrebbe potuto aiutarci parecchio in quanto la quantità delle specie commestibili era molto elevata. Io qualcosina ho sgranocchiato mentre la Katy, diffidente come un Dobermann di guardia, ha deciso di rispettare un sano e castigatissimo digiuno.
Ad acqua avremmo potuto sbrigarcela agevolmente vista l'abbondanza di torrentelli con acqua veramente cristallina.
Nel tratto di discesa sono comparse le prime due osservazioni utili:
- portare sempre dietro uno di quei bicchieri collassabili con qualche pastiglia potabilizzatrice (pesano niente e occupano poco spazio);
- il GPS va sempre controllato prima di partire e, senza pile di scorta, è solo peso inutile; ed infatti questo utile e carinissimo aggeggino ha deciso di piantarci proprio a metà discesa per esaurimento delle batterie.
Nella discesa abbiamo fotografato di tutto e ci fermavamo a guardare ogni particolare, ed infatti siamo giunti in prossimità del rifugio dopo circa due ore (circa 2,5 km in discesa
).
Al rifugio (32T 0728355 4860646 - quota 605 m) siamo stati letteralmente rapiti dalla bontà dell'acqua di una fonte e dall'indescrivibile profumo di ragù e salsicce alla griglia... non è che ci siamo fatti pregare tanto per sederci a tavola...al diavolo i buoni propositi avventurosi e sotto con le tagliatelle al ragù, gli affettati e le salsicce alla griglia!!!
Dopo esserci rinfocillati ben bene abbiamo di buona lena ripreso il cammino verso sud, direzione Foresta della Lama. In realtà, appesantiti come eravamo, il cammino è stato molto duro: per compiere quei due chilometri scarsi di sentiero 237 (che collega il 239 al 235) abbiamo impiegato 1 ora e mezzo buona; è da dire che questo sentiero, seppur altimetricamente modesto, è veramente pesante a causa dei continui e ripidi sali scendi presenti. Però la vista sul lago è impagabile come è incredibile la perfezione e la quantità di piantine di primule presenti.
Dal sentiero 237, oltre a cogliere l'estrema ricchezza di insenature di questo bacino artificiale, si può anche verificare come l'inverno trascorso sia stato siccitoso: il livello attuale delle acque è almeno 3 metri più in basso rispetto al normale.
Intanto il tempo passava: erano già le 15.30 e si stavano addensando delle nubi nere e pesanti verso est. Giunti all'incrocio con il sentiero 235 (cioè quello che avrebbe dovuto riportarci alla macchina) abbiamo fatto il punto mappa; dopo 6 ore di cammino (mooooolto discontinuo...) e circa 700 metri di dislivello percorso abbiamo visto che alla meta mancava ancora un oretta e almeno 150 metri di dislivello in salita... in totale, se avessimo voluto arrivare alla Lama e di lì alla macchina ci saremmo dovuti sorbire almeno altre 3-4 ore di cammino, 800 metri totali di dislivello e sicuramente un bell'acquazzone.
Quindi abbiamo rigirato i tacchi ed abbiamo iniziato la salita. Fatti pochi metri ha iniziato a tuonare e poi a piovere. Durante le due ore di scalata al monte pioggia e tuoni non ci hanno mai abbandonato.
La salita, nonostante la temperatura fosse calata a 9°C, è stata molto faticosa anche a causa del terreno bagnato dalla pioggia.
A metà salita c'è stata una sosta tecnica nei pressi di un torrentello in cui ci siamo dissetati.
Il resto è solo storia di fatica e sudore!
Giunti in cima, ci siamo girati a guardare il tragitto percorso... e abbiamo riso per l'insolita esperienza.
Esperienza che ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, che le escursioni vanno sempre pianificate; anche quelle che potrebbero apparire semplici e prive di pericoli.
Partendo da queste domande, la Katy ed io abbiamo intrapreso una piccola escursione sperimentale il cui obiettivo era di saggiare le nostre capacità osservative dell'ambiente circostante e di valutare la nostra capacità decisionale in condizioni di stress fisico e mentale.
Sia ben chiaro, niente di estremo... ma sicuramente un qualcosa di anomalo rispetto allo standard tecnico-organizzativo con cui effettuiamo anche le più semplici escursioni.
Il tutto si è svolto nei pressi del lago di Ridracoli, grande invaso artificiale sito nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna.
La meta dell'escursione era l'antica e ricchissima Foresta della Lama, area boschiva a circa 5 km (in linea d'aria) a sud dello sbarramento cementizio del lago.
Per arrivare a questa foresta generalmente si sale a Ridracoli e da qui si prosegue per una strada a pagamento (orario apertura 10 - 18 ) fino alla diga; dalla diga, tramite sentiero a mezza costa si arriva al pianoro della Lama in circa 2 ore e mezza.
La Katy ed io abbiamo deciso di arrivare alla Lama utilizzando un percorso alternativo, molto più impegnativo dal punto di vista altimetrico, ma sicuramente più appagante per quanto concerne le specie animali e vegetali avvistabili.
L'equipaggiamento era ridotto all'osso: niente cibo ne acqua, due kit di sopravvivenza (fischietto, eliografo, bussola, acccendino, coltellino, sega a filo, candela, mini mag-lite, termometro), kit medico, coltello, bussola, GPS, cartina 1:25000 del Parco.
Dopo aver raggiunto in auto il Monte Moricciona, ad est del lago, abbiamo iniziato l'escursione dalla sbarra posta all'inizio del sentiero 235 (32 T 0730269 4860719 - quota 998 m).
Alle ore 9.45 del 8 aprile 2007, con una temperatura di 18°C e un magnifico sole, abbiamo iniziato la nostra avventura.
Il sentiero nel primo tratto ricalca una vecchia strada forestale molto larga e dal dislivello trascurabile; il paesaggio in questo tratto non è granchè, ma nel cammino eravamo allietati dalle numerosissime tracce lasciate da ogni genere di animale. La vegetazione purtroppo non era molto ricca nel senso che, rispetto alle mie aspettative, era ancora molto indietro.
Arrivati in località Pratolino, a quota 982m, abbiamo visto per la prima volta il lago posto 300 e rotti metri sotto di noi.
Da questo punto in poi il sentiero inizia a scendere decisamente e dopo poche decine di metri abbiamo trovato sulla destra l'imbocco del sentiero 239 che porta sino alla diga passando per il rifugio Cà di Sopra.
Dopo una breve consultazione abbiamo deciso di scendere lungo quest'ultimo sentiero; questo avrebbe allungato di buoni 2-3 km l'intero tragitto, ma ci avrebbe permesso di passare in prossimità del rifugio in modo da trovare ristoro nel caso in cui non ci fossimo potuti dissetare e sfamare lungo la discesa.
Durante la discesa, nel fitto della boscaglia, abbiamo osservato tantissime tracce animali (caprioli e cinghiali soprattutto) e una discreta varietà vegetale. Seppur molto indietro, la vegetazione avrebbe potuto aiutarci parecchio in quanto la quantità delle specie commestibili era molto elevata. Io qualcosina ho sgranocchiato mentre la Katy, diffidente come un Dobermann di guardia, ha deciso di rispettare un sano e castigatissimo digiuno.
Ad acqua avremmo potuto sbrigarcela agevolmente vista l'abbondanza di torrentelli con acqua veramente cristallina.
Nel tratto di discesa sono comparse le prime due osservazioni utili:
- portare sempre dietro uno di quei bicchieri collassabili con qualche pastiglia potabilizzatrice (pesano niente e occupano poco spazio);
- il GPS va sempre controllato prima di partire e, senza pile di scorta, è solo peso inutile; ed infatti questo utile e carinissimo aggeggino ha deciso di piantarci proprio a metà discesa per esaurimento delle batterie.
Nella discesa abbiamo fotografato di tutto e ci fermavamo a guardare ogni particolare, ed infatti siamo giunti in prossimità del rifugio dopo circa due ore (circa 2,5 km in discesa
Al rifugio (32T 0728355 4860646 - quota 605 m) siamo stati letteralmente rapiti dalla bontà dell'acqua di una fonte e dall'indescrivibile profumo di ragù e salsicce alla griglia... non è che ci siamo fatti pregare tanto per sederci a tavola...al diavolo i buoni propositi avventurosi e sotto con le tagliatelle al ragù, gli affettati e le salsicce alla griglia!!!
Dopo esserci rinfocillati ben bene abbiamo di buona lena ripreso il cammino verso sud, direzione Foresta della Lama. In realtà, appesantiti come eravamo, il cammino è stato molto duro: per compiere quei due chilometri scarsi di sentiero 237 (che collega il 239 al 235) abbiamo impiegato 1 ora e mezzo buona; è da dire che questo sentiero, seppur altimetricamente modesto, è veramente pesante a causa dei continui e ripidi sali scendi presenti. Però la vista sul lago è impagabile come è incredibile la perfezione e la quantità di piantine di primule presenti.
Dal sentiero 237, oltre a cogliere l'estrema ricchezza di insenature di questo bacino artificiale, si può anche verificare come l'inverno trascorso sia stato siccitoso: il livello attuale delle acque è almeno 3 metri più in basso rispetto al normale.
Intanto il tempo passava: erano già le 15.30 e si stavano addensando delle nubi nere e pesanti verso est. Giunti all'incrocio con il sentiero 235 (cioè quello che avrebbe dovuto riportarci alla macchina) abbiamo fatto il punto mappa; dopo 6 ore di cammino (mooooolto discontinuo...) e circa 700 metri di dislivello percorso abbiamo visto che alla meta mancava ancora un oretta e almeno 150 metri di dislivello in salita... in totale, se avessimo voluto arrivare alla Lama e di lì alla macchina ci saremmo dovuti sorbire almeno altre 3-4 ore di cammino, 800 metri totali di dislivello e sicuramente un bell'acquazzone.
Quindi abbiamo rigirato i tacchi ed abbiamo iniziato la salita. Fatti pochi metri ha iniziato a tuonare e poi a piovere. Durante le due ore di scalata al monte pioggia e tuoni non ci hanno mai abbandonato.
La salita, nonostante la temperatura fosse calata a 9°C, è stata molto faticosa anche a causa del terreno bagnato dalla pioggia.
A metà salita c'è stata una sosta tecnica nei pressi di un torrentello in cui ci siamo dissetati.
Il resto è solo storia di fatica e sudore!
Giunti in cima, ci siamo girati a guardare il tragitto percorso... e abbiamo riso per l'insolita esperienza.
Esperienza che ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, che le escursioni vanno sempre pianificate; anche quelle che potrebbero apparire semplici e prive di pericoli.