Laurent Juhel maasepän puukko (130 €)
Laurent Juhel
originario di Cotentin, in Normandia, vive ora a Bazouges-sous-Hédé, in Bretagna.
Divide il proprio tempo fra l’archeologia preistorica e la coltelleria. La professione d’archeologo lo portò a studiare e realizzare coltelli in selce e solo dopo dodici anni a realizzare i primi coltelli usando lame forgiate da Antti Mäkinen e Pasi Jaakonaho, dopo essere stato folgorato dai puukko. Da un anno ha iniziato a forgiare le proprie lame.
lama
lunghezza - 87 mm
larghezza - 22 mm
spessore - 2,5 mm al dorso; 3,5 mm all’attaccatura dei biselli
codolo - 6x4 mm
acciaio - 100Cr6
biselli - minimamente convessi
tagliente - 15°, minimo microbisello
durezza - ~ 61 HRC
manico
lunghezza - 110 mm
larghezza - 29 mm max.
spessore - 18 mm max.
peso
coltello - 80 g
con fodero - 130 g
La lama è stata forgiata a martello da una barra di 100Cr6, ha una blandissima sezione rombica, appena rastremata in altezza. Dopo ricottura e normalizzazione è stata temprata in olio e rinvenuta in forno. Lama e codolo sono stati temprati nella loro interezza. I biselli sono portati a 15° ed hanno un accenno di microbisello convesso.
Il manico è in betulla careliana, diviso, a 24 mm dalla lama, da tre dischi di corteccia. Il codolo è passante e ribattuto sul pomo. È carteggiato a grana fine, appena rastremato in altezza e spessore verso la lama. Ha una marcata sezione a goccia e, anche se non particolarmente spesso, riempie bene la mano.
Il fodero, in cuoio spesso 2 mm, è cucito a mano. All’interno ha un salvafilo in pino silvestre, intagliato e carteggiato. Il passante è una semplice striscia di cuoio annodata. La ritenzione è ottima, pur non necessitando molta forza per rilasciare il coltello.
In uso
Appena arrivato ho dato sei passate su pasta verde (#6000) Bark River, giusto per avere il filo perfettamente liscio.
Cominciamo con i soliti spikkentroll in platano stagionato sette mesi. Nessuna resistenza durante l’intaglio del primo e tagli sempre con superficie lucida. C’è stato solo un poco di resistenza, causa geometria particolarmente acuta, al momento di piallare il nodo, ma nulla di particolare. Alla fine il mordente a rasoio era leggermente calato, ma radeva comunque ancora. Sei passate con pasta verde.
Nessun problema a intagliare anche il secondo, con un po’ di resistenza solo a intagliare in senso opposto alle fibre l’incavo del cappello e a spianare la base.
A fine lavoro il filo era intonso e ancora a rasoio. Il mordente più mordace era appena appena calato. giusto un pelo meno. Sei passate con pasta verde.
Proseguiamo con il mago in pioppo stagionato sei mesi. C’è stata un pochino di resistenza nell’intagliare le due sfaccettature principali. Il coltello è poi stato molto buono per creare gli incavi che formano i lineamenti, anche se il manico è forse un pelo troppo stretto per un’ottimale presa inversa, tirando il puukko verso di me, mi è quindi necessario spostare leggermente il pollice/fulcro verso il basso sul pezzo in lavorazione per riuscire ad avere una solida presa. La punta molto rastremata è stata ottima per incidere il profilo del naso e ottimo per il labbro. Infine c’è stata un poco ri resistenza a spianare il piede.
A fine lavoro il filo era intonso, ma il mordente a rasoio praticamente andato. Quindici passate di pasta verde hanno ripristinato il tutto.
Concludiamo con la spatola in abete bianco stagionato diciotto mesi. Nessuna resistenza durante la sgrossatura, se non durante la lavorazione, da ambo i lati, del gruppo di fibre piegate che ora formano l’avvallamento sul dorso del manico. A fine della sgrossatura il filo era intonso e radeva ancora, solo con meno mordente nei primi tre cm vicino al manico.
Nessun problema anche durante le rifiniture, il puukko è sempre rimasto comodo e agile.
A fine lavoro il mordente non è ulteriormente calalto. Sei passaggi su pasta Bark River bianca (#12000) lo hanno ripristinato completamente.
Conclusioni
Prima di tutto, un doveroso elogio alla combinazione di geometria e trattamento termico. Anche se il filo è oggettivamente molto acuto, la leggera convessità dei biselli sostiene a sufficienza il filo facendogli guadagnare in resilienza e massa, senza perdere nulla di mordente. La lama, anche se più sottile rispetto a quanto solitamente sono i puukko di queste dimensioni, non risulta troppo leggera.
Il manico, anche se non particolarmente spesso, è sempre stato comodo e molto intuitivo. Come detto, le sue dimensioni ridotte si sentono solo al momento di turare il puukko verso di sé, usando il pollice come fulcro.
In linea generale direi che Laurent è riuscito a dare una marcata impronta personale, centrando appieno, allo stesso tempo, lo spirito e la praticità dei puukko “autentici”.
Laurent Juhel
originario di Cotentin, in Normandia, vive ora a Bazouges-sous-Hédé, in Bretagna.
Divide il proprio tempo fra l’archeologia preistorica e la coltelleria. La professione d’archeologo lo portò a studiare e realizzare coltelli in selce e solo dopo dodici anni a realizzare i primi coltelli usando lame forgiate da Antti Mäkinen e Pasi Jaakonaho, dopo essere stato folgorato dai puukko. Da un anno ha iniziato a forgiare le proprie lame.
lama
lunghezza - 87 mm
larghezza - 22 mm
spessore - 2,5 mm al dorso; 3,5 mm all’attaccatura dei biselli
codolo - 6x4 mm
acciaio - 100Cr6
biselli - minimamente convessi
tagliente - 15°, minimo microbisello
durezza - ~ 61 HRC
manico
lunghezza - 110 mm
larghezza - 29 mm max.
spessore - 18 mm max.
peso
coltello - 80 g
con fodero - 130 g
La lama è stata forgiata a martello da una barra di 100Cr6, ha una blandissima sezione rombica, appena rastremata in altezza. Dopo ricottura e normalizzazione è stata temprata in olio e rinvenuta in forno. Lama e codolo sono stati temprati nella loro interezza. I biselli sono portati a 15° ed hanno un accenno di microbisello convesso.
Il manico è in betulla careliana, diviso, a 24 mm dalla lama, da tre dischi di corteccia. Il codolo è passante e ribattuto sul pomo. È carteggiato a grana fine, appena rastremato in altezza e spessore verso la lama. Ha una marcata sezione a goccia e, anche se non particolarmente spesso, riempie bene la mano.
Il fodero, in cuoio spesso 2 mm, è cucito a mano. All’interno ha un salvafilo in pino silvestre, intagliato e carteggiato. Il passante è una semplice striscia di cuoio annodata. La ritenzione è ottima, pur non necessitando molta forza per rilasciare il coltello.
In uso
Appena arrivato ho dato sei passate su pasta verde (#6000) Bark River, giusto per avere il filo perfettamente liscio.
Cominciamo con i soliti spikkentroll in platano stagionato sette mesi. Nessuna resistenza durante l’intaglio del primo e tagli sempre con superficie lucida. C’è stato solo un poco di resistenza, causa geometria particolarmente acuta, al momento di piallare il nodo, ma nulla di particolare. Alla fine il mordente a rasoio era leggermente calato, ma radeva comunque ancora. Sei passate con pasta verde.
Nessun problema a intagliare anche il secondo, con un po’ di resistenza solo a intagliare in senso opposto alle fibre l’incavo del cappello e a spianare la base.
A fine lavoro il filo era intonso e ancora a rasoio. Il mordente più mordace era appena appena calato. giusto un pelo meno. Sei passate con pasta verde.
Proseguiamo con il mago in pioppo stagionato sei mesi. C’è stata un pochino di resistenza nell’intagliare le due sfaccettature principali. Il coltello è poi stato molto buono per creare gli incavi che formano i lineamenti, anche se il manico è forse un pelo troppo stretto per un’ottimale presa inversa, tirando il puukko verso di me, mi è quindi necessario spostare leggermente il pollice/fulcro verso il basso sul pezzo in lavorazione per riuscire ad avere una solida presa. La punta molto rastremata è stata ottima per incidere il profilo del naso e ottimo per il labbro. Infine c’è stata un poco ri resistenza a spianare il piede.
A fine lavoro il filo era intonso, ma il mordente a rasoio praticamente andato. Quindici passate di pasta verde hanno ripristinato il tutto.
Concludiamo con la spatola in abete bianco stagionato diciotto mesi. Nessuna resistenza durante la sgrossatura, se non durante la lavorazione, da ambo i lati, del gruppo di fibre piegate che ora formano l’avvallamento sul dorso del manico. A fine della sgrossatura il filo era intonso e radeva ancora, solo con meno mordente nei primi tre cm vicino al manico.
Nessun problema anche durante le rifiniture, il puukko è sempre rimasto comodo e agile.
A fine lavoro il mordente non è ulteriormente calalto. Sei passaggi su pasta Bark River bianca (#12000) lo hanno ripristinato completamente.
Conclusioni
Prima di tutto, un doveroso elogio alla combinazione di geometria e trattamento termico. Anche se il filo è oggettivamente molto acuto, la leggera convessità dei biselli sostiene a sufficienza il filo facendogli guadagnare in resilienza e massa, senza perdere nulla di mordente. La lama, anche se più sottile rispetto a quanto solitamente sono i puukko di queste dimensioni, non risulta troppo leggera.
Il manico, anche se non particolarmente spesso, è sempre stato comodo e molto intuitivo. Come detto, le sue dimensioni ridotte si sentono solo al momento di turare il puukko verso di sé, usando il pollice come fulcro.
In linea generale direi che Laurent è riuscito a dare una marcata impronta personale, centrando appieno, allo stesso tempo, lo spirito e la praticità dei puukko “autentici”.