Salve a tutti,
da un po' di tempo accarezzavo l'idea di un multitool con il quale sostituire almeno parzialmente il mio victorinox huntsman come compagno di escursione, EDC e strumento tuttofare sia in casa che nei viaggi che mi ritrovo a fare per lavoro e per piacere.
Così, dopo aver passato un po' di tempo a visionare recensioni ed a comparare modelli e marche, mi sono imbattuto in un Leatherman Charge ad un prezzo interessante (132 euro spedito) ed ho deciso di prenderlo.
Il Charge è arrivato in un paio di giorni all’interno della solita scatola marchiata leatherman in cui, oltre al classico adesivo ed al depliant con illustrati i vari modelli della casa, trova posto una robustissima custodia in pelle (made in china), una serie di punte di cacciavite ed una bustina contenente due anelli per assicurare il multitool ad una corda ed un fermo per assicurarlo alla tasca dei pantaloni.
La custodia è estremamente dura, per cui all’inizio bisogna lavorarla un po’ per farci entrare il multitool, ma al suo interno trovano posto perfettamente sia lui che le punte di riserva, la chiusura a clip non presenta giochi. Vi è un doppio sistema di porto che permette di disporre la custodia sia perpendicolarmente che orizzontalmente alla cintura.
A prima vista il Charge Al è solido e massiccio (senza punte e custodia il peso è di ben 230 gr) anche se non particolarmente ingombrante. Le guancette di alluminio anodizzato danno un look molto elegante e discreto e lo distinguono almeno esteriormente dal cugino Wave rispetto al quale ha il vantaggio di usare acciaio 154CM per la lama a filo piano anziché il più economico 420HC. Volendo si può salire ulteriormente di qualità (e di prezzo) scegliendo la versione Tti che invece usa acciaio s30V ed ha le guancette in titanio. Personalmente ho avuto buone esperienze con il 420HC (nella versione Gerber del Gator II), un acciaio economico che tiene appena decentemente il filo, ma ha ottima resistenza alla corrosione e si riaffila bene e facilmente, ciononostante il 154CM è acciaio di un'altra categoria.
Tutte le lame del Charge sono accessibili dall’esterno, senza dover aprire il multitool, in particolare la lama serrated e quella a filo piano possono essere estratte con una sola mano, che è un vantaggio non da poco. Altra particolarità, che poi è il motivo principale che mi ha spinto a mettere da parte il Vic, almeno per alcuni compiti, è che tutte le lame (sega e lima incluse) sono dotate di liner lock, che ne aumenta considerevolmente la sicurezza d’uso durante compiti più intensi.
La lama liscia arriva ben affilata e come ci si aspetta da uno strumento di questa categoria non ci sono giochi nei blocchi e l’estrazione è fluida. La geometria della lama sembra funzionale ed il filo è allineato perfettamente all’impugnatura, che risulta stranamente comoda per un multitool, probabilmente merito delle guancette che ne arrotondano i contorni.
La lama serrated non ha una vera punta (dalla foto si vede male ma la punta è arrotondata verso il basso), per permetterne l’uso in sicurezza anche in situazioni di emergenza, ad esempio per tagliare cinture di sicurezza senza ferire chi vi è costretto.
La lima presenta un lato diamantato che può essere ottimamente usato per affilare un’altra lama (magari un fisso di cui il leatherman è il backup/complemento) ed un lato a grana grossa per usi meno raffinati.
La sega ha i denti rivolti verso l’interno a differenza di quella del Vic, non ho ancora avuto modo di provarla ma viste le premesse non mi aspetto sorprese in negativo.
Una volta aperti i braccetti del Charge si liberano un paio di robuste pinze dentellate dotate di tagliafili e tagliacavo e si ha libero accesso alla parte restante degli utensili, tra cui un curioso metro inciso nei due braccetti.
Nell'interno abbiamo da una parte l'apribottiglia che può agire anche da apriscatole e che include uno spelafili, il portapunte larghe in cui possono essere innestate le punte da cacciavite di ricambio e dall'altra un cacciavite largo a testa piatta ed un portapunte piccolo per viti più piccole (tipo quelle da occhiali) oltre alle forbicine.
Tutti gli strumenti interni (ad eccezione delle pinze ovviamente) sono provvisti di una sorta di fermo a T che deve essere premuto per poter richiudere l’attrezzo, non è esattamente un blocco, ma è qualcosa.
Menzione d'onore per le forbicine, che nel mio Vic sono sempre state lo strumento più usato nei contesti più disparati.
Anche se è presto per trarre delle conclusioni credo di aver trovato un multiutensile robusto, che non ha paura di essere maltrattato e capace di mettere sul piatto un'ottima qualità costruttiva, non a caso i leatherman sono garantiti 25 anni.
Senza voler paragonare due oggetti diversi per concezione, costo e finalità d'uso, ma se il Vic Huntsman è un ottimo strumento per molteplici situazioni che potremmo definire di intensità leggera, il Charge si presenta come uno strumento in grado di coprire il livello successivo, a costo di rinunciare ad un po' di portabilità e di "sopportare" un po' di peso aggiuntivo.
da un po' di tempo accarezzavo l'idea di un multitool con il quale sostituire almeno parzialmente il mio victorinox huntsman come compagno di escursione, EDC e strumento tuttofare sia in casa che nei viaggi che mi ritrovo a fare per lavoro e per piacere.
Così, dopo aver passato un po' di tempo a visionare recensioni ed a comparare modelli e marche, mi sono imbattuto in un Leatherman Charge ad un prezzo interessante (132 euro spedito) ed ho deciso di prenderlo.
Il Charge è arrivato in un paio di giorni all’interno della solita scatola marchiata leatherman in cui, oltre al classico adesivo ed al depliant con illustrati i vari modelli della casa, trova posto una robustissima custodia in pelle (made in china), una serie di punte di cacciavite ed una bustina contenente due anelli per assicurare il multitool ad una corda ed un fermo per assicurarlo alla tasca dei pantaloni.
La custodia è estremamente dura, per cui all’inizio bisogna lavorarla un po’ per farci entrare il multitool, ma al suo interno trovano posto perfettamente sia lui che le punte di riserva, la chiusura a clip non presenta giochi. Vi è un doppio sistema di porto che permette di disporre la custodia sia perpendicolarmente che orizzontalmente alla cintura.
A prima vista il Charge Al è solido e massiccio (senza punte e custodia il peso è di ben 230 gr) anche se non particolarmente ingombrante. Le guancette di alluminio anodizzato danno un look molto elegante e discreto e lo distinguono almeno esteriormente dal cugino Wave rispetto al quale ha il vantaggio di usare acciaio 154CM per la lama a filo piano anziché il più economico 420HC. Volendo si può salire ulteriormente di qualità (e di prezzo) scegliendo la versione Tti che invece usa acciaio s30V ed ha le guancette in titanio. Personalmente ho avuto buone esperienze con il 420HC (nella versione Gerber del Gator II), un acciaio economico che tiene appena decentemente il filo, ma ha ottima resistenza alla corrosione e si riaffila bene e facilmente, ciononostante il 154CM è acciaio di un'altra categoria.
Tutte le lame del Charge sono accessibili dall’esterno, senza dover aprire il multitool, in particolare la lama serrated e quella a filo piano possono essere estratte con una sola mano, che è un vantaggio non da poco. Altra particolarità, che poi è il motivo principale che mi ha spinto a mettere da parte il Vic, almeno per alcuni compiti, è che tutte le lame (sega e lima incluse) sono dotate di liner lock, che ne aumenta considerevolmente la sicurezza d’uso durante compiti più intensi.
La lama liscia arriva ben affilata e come ci si aspetta da uno strumento di questa categoria non ci sono giochi nei blocchi e l’estrazione è fluida. La geometria della lama sembra funzionale ed il filo è allineato perfettamente all’impugnatura, che risulta stranamente comoda per un multitool, probabilmente merito delle guancette che ne arrotondano i contorni.
La lama serrated non ha una vera punta (dalla foto si vede male ma la punta è arrotondata verso il basso), per permetterne l’uso in sicurezza anche in situazioni di emergenza, ad esempio per tagliare cinture di sicurezza senza ferire chi vi è costretto.
La lima presenta un lato diamantato che può essere ottimamente usato per affilare un’altra lama (magari un fisso di cui il leatherman è il backup/complemento) ed un lato a grana grossa per usi meno raffinati.
La sega ha i denti rivolti verso l’interno a differenza di quella del Vic, non ho ancora avuto modo di provarla ma viste le premesse non mi aspetto sorprese in negativo.
Una volta aperti i braccetti del Charge si liberano un paio di robuste pinze dentellate dotate di tagliafili e tagliacavo e si ha libero accesso alla parte restante degli utensili, tra cui un curioso metro inciso nei due braccetti.
Nell'interno abbiamo da una parte l'apribottiglia che può agire anche da apriscatole e che include uno spelafili, il portapunte larghe in cui possono essere innestate le punte da cacciavite di ricambio e dall'altra un cacciavite largo a testa piatta ed un portapunte piccolo per viti più piccole (tipo quelle da occhiali) oltre alle forbicine.
Tutti gli strumenti interni (ad eccezione delle pinze ovviamente) sono provvisti di una sorta di fermo a T che deve essere premuto per poter richiudere l’attrezzo, non è esattamente un blocco, ma è qualcosa.
Menzione d'onore per le forbicine, che nel mio Vic sono sempre state lo strumento più usato nei contesti più disparati.
Anche se è presto per trarre delle conclusioni credo di aver trovato un multiutensile robusto, che non ha paura di essere maltrattato e capace di mettere sul piatto un'ottima qualità costruttiva, non a caso i leatherman sono garantiti 25 anni.
Senza voler paragonare due oggetti diversi per concezione, costo e finalità d'uso, ma se il Vic Huntsman è un ottimo strumento per molteplici situazioni che potremmo definire di intensità leggera, il Charge si presenta come uno strumento in grado di coprire il livello successivo, a costo di rinunciare ad un po' di portabilità e di "sopportare" un po' di peso aggiuntivo.