Ciao gentaglia,
In questi tempi di lockdown e zone colorate, di coprifuoco e divieti, non appena un periodo me lo consente decido di non lasciarmi scappare l’occasione di trascorrere un paio di giorni nel bosco.
Con due amici capita che quasi per caso ci rendiamo conto di avere tutti il weekend libero, succede già a ridosso del weekend così non appena decidiamo di uscire faccio lo zaino al volo e preparo I vestiti.
Il Savotta light border patrol è uno zaino da 25 lt che ho utilizzato solo in 3 occasioni giornaliere, non vedo l’ora di portarlo due giorni fuori.
Ma non è l’unica cosa che dovrò battezzare, utilizzerò per la prima volta in un escursione di 2 giorni i miei nuovi scarponi minimalisti barefoot, I Feelmax Kuuva 5, leggerissimi, in cuoio, impermeabili, zero drop, e davvero flessibili.
Notare come già appaiono più ergonomici a fianco a dei classici scarponi indossati da Luca (entrambi sono taglia 44)
Anche Andrea utilizzarà un paio di scarpe barefoot, le freet muude, stesse caratteristiche dei feelmax ma più basse e simile a sneakers.
Camminiamo per sentieri e fuoripista, un pò di guadi, passaggi fra sottobosco fitto e alberi caduti, e arriviamo nella zona scelta per fare campo, ci togliamo di dosso gli zaini e ci apprestiamo a sistemare I bivacchi.
Andrea utilizza un tarp 3x3 per un rifugio chiuso su tutti I lati, spazioso all’interno, che riscarderà un pò con una lampada ad olio.
La luce all’interno invita ad entrare, l’ingresso è stretto ma dentro è spazioso e accogliente, un pò umido e già caldo….l’abbiamo chiamato Vagina shelter.
Io vado sul classico, dopo aver pianeggiato il terreno con la pala, sempre con tarp 3x3 imposto una specie di lean-to con “pavimento” e lati chiusi.
E Luca? Sembra un barbone, in 30 secondi butta a terra qualcosa e si allontana dedicandosi ad altro…
In realtà, seppur spartano, non se la passerà male stanotte. Materassino DD Hammok, sacco a pelo carinthia defence 4 con temperatura comfort -8,8 gradi ed estrema di -35, e bivvy bag carinthia expedition, un signor barbone insomma.
La mattina presto l’aria era frizzante e c’era una leggera brezza, poi però è iniziato a piovere, una pioggia leggera ma costante che ci ha accompagnato fino a sera.
Luca si limita a ripiegare la bivvy esponendo il lato inferiore
Ma poi, quando la pioggia non voleva saperne di abbandonarci, ha deciso di fissare il poncho sopra alla bivvy così da aumentare la protezione.
Fa freddo e piove, tutti abbiamo voglia di scaldarci di fronte al fuoco, ma prima bisognerà fare legna, parecchia.
Il fatto di aver deciso davvero all’ultimo di uscire non ci ha permesso di organizzarci a dovere, preparando la legna ci è mancata molto la presenza di una buona accetta adeguata allo spacco della legna, avevamo solo una piccola accetta da 500gr e un tomahawk, e dato che era tutto fradicio dovevamo necessariamente spaccare legna per utilizzarne l’interno asciutto.
Se non altro per segare l legna eravamo ben equipaggiati.
Per quanto riguarda la silky bigboy c’è poco da dire, è davvero super efficiente e taglia molto bene, mentre la sega a telaio di andrea è davvero bella, il design è ispirato a quello di Bertram, la lama è una bahco da 52cm mi pare, oltre ad essere funzionale è anche molto versatile, può essere utilizzata in due
in orizzontale
oppure col metodo che preferisco e che ritengo il più veloce, questo:
Abbiamo unito l’utile al dilettevole, niente accette con cui spaccare legna? Vai di coltelli!
Si lavora, ma di tanto in tanto è d’obbligo una pausa per riprendere fiato e bere un pò di birra fresca.
on Andrea iniziamo a preparare un pò di trucioli per avviare il fuoco
Intanto Luca prepara l’area fuoco, ripulito il terreno, scavata una buca con la pala, e preparato l’esterno del log cabin fire.
Ho staccato il cappuccio della mia swandri mosgiel bush shirt per tenere asciutti I feather stick.
E fuoco fu.
Il tempo vola e si fra una chiacchiera e l’altra si fa ora di pranzo.
La pioggia non da tregua. Noto che la giacca di Luca, in sintetico impermeabile, inizia ad essere fradicia.
Per curiosità mi scatto un selfie sulla schiena per constatare le condizioni della mia swanndri, praticamente asciutta, imperlata di goccioline d’acqua che basta scrollare con qualche pacca, stesso discorso per l’anorak che Andrea si è cucito da solo.
Utilizzo un paio di guanti di lana della woolpower “a mezze dita ma senza dita”, quando voglio indossare I guanti da lavoro mi basta farli scivolare sul polso per indossarli.
Io e Andrea scendiamo al torrente a prendere un pò d’acqua.
Utilizziamo entrambi un filtro grayl
Questo filtro/borraccia è davvero veloce e pratico, filtra sedimenti, batteri, protozoi, virus, e alcuni metalli pesanti.
Andrea sembra molto soddisfatto delle sue freet, che di certo non temono l’acqua.
Ce ne stiamo un pò a chiacchierare…
...Quando iniziamo a sentire un ronzio per aria sempre più forte e vicino…
E’ Luca col suo drone che viene a farci visita!
Più tardi vado con Luca alla ricerca di qualche pollone di nocciolo con cui preparare gli spiedi per I kebab, decidiamo di salire in un punto molto ripido, fangoso, e ricoperto di foglie bagnate; quale prova migliore per testare il grip dei miei nuovi scarponi?
Sono zero drop, niente tacco, suola piatta, larga e sottile, flessibili, ma praticamente prive dei tasselli nella suola tipici degli scarponi outdoor.
Quindi come sono riuscito a star dietro a Luca e ai suoi Crispi Mirage?
Il discorso sarebbe lungo e ampio, mi limito a dire che una suola comune è tipicamente molto rigida, in questi terreni si tende a piantare la punta al suolo o eventualmente l’avampiede interno; con delle scarpe minimaliste invece, ci si muove come se si fosse scalzi, quindi potendo sfruttare tutta o quasi la superficie del piede così da aumentare notevolmente la presa sul terreno, un pò come si fa in fuoristrada o mountaibike quando si sgonfiano gli pneumatici per aumentare la superficie.
Torniamo al campo, la temperatura sta scendendo, decidiamo di tagliare un altro pò di legna.
Poi iniziamo I preparativi per la cena.
Andrea prepara le melanzane.
Luca inizia a tagliare il pollo e pancetta.
Io preparo gli spiedi da appendere.
Tutti diamo il nostro contributo per la cena ma il vero artefice del successo di questi kebab è Luca.
Cuociono lentamente mentre stanno appesi davanti al fuoco, cosce e sovracosce di pollo, pancetta, melanzane che si impregnano di grasso, e salsa BBQ…
Una cena superba come poche, abbiamo mangiato e bevuto, bevuto e mangiato.
Prima della nanna torno con Andrea a prendere acqua.
mentre mi appresto a dormire Luca viene a farmi visita, ma non per darmi la buonanotte…
Balordo che non è altro…
Una torcia lontana sembra un ufo in atterraggio
Luca sembra non passarsela male
La notte ha fatto più freddo di quello che ci aspettavamo, verso le 4 la temperatura è scesa a -4.
La mattina il cielo sembra privo del manto grigio che ha caratterizzato tutta la giornata precedente ma comunque l’aria è davvero fredda
Riaccendiamo il fuoco
Luca usa un mandarino per farsi un infuso
Andrea utilizza il suo fornello pirolitico.
Si mangiano gli avanzi della cena, una fetta di carne viene cotta mettendola fra due pietre roventi.
Finalmente, dopo qualche ora la temperatura sale, il cielo è azzurro, mi tolgo giacca, berretta e guanti.
che mi piace la lana si era capito?!
Un kiridashi forgiato, Andrea lo ha vinto il un giveaway su instagram, il solito culo.
Iniziamo a smontare il campo.
Siamo tutti soddisfatti del we, rilassante come pochi.
I nostri 3 compagni di avventura
Il cold steel SRK di Luca, lo yakut mancino di Andrea (custom forgiato da un maker siberiano), ed il mio ReWilder fatto da Dario Trifelli (Neanderth.Art), ecco QUI la recensione.
Arrivo alla macchina e non provo queldesiderio di togliermi finalmente gli scarponi dopo averli indossati per due giorni nel bosco, I feelmax hanno davvero superato egregiamente la prova.
Tutto qua, spero di non avervi annoiato.
Ciao
In questi tempi di lockdown e zone colorate, di coprifuoco e divieti, non appena un periodo me lo consente decido di non lasciarmi scappare l’occasione di trascorrere un paio di giorni nel bosco.
Con due amici capita che quasi per caso ci rendiamo conto di avere tutti il weekend libero, succede già a ridosso del weekend così non appena decidiamo di uscire faccio lo zaino al volo e preparo I vestiti.
Il Savotta light border patrol è uno zaino da 25 lt che ho utilizzato solo in 3 occasioni giornaliere, non vedo l’ora di portarlo due giorni fuori.
Ma non è l’unica cosa che dovrò battezzare, utilizzerò per la prima volta in un escursione di 2 giorni i miei nuovi scarponi minimalisti barefoot, I Feelmax Kuuva 5, leggerissimi, in cuoio, impermeabili, zero drop, e davvero flessibili.
Notare come già appaiono più ergonomici a fianco a dei classici scarponi indossati da Luca (entrambi sono taglia 44)
Anche Andrea utilizzarà un paio di scarpe barefoot, le freet muude, stesse caratteristiche dei feelmax ma più basse e simile a sneakers.
Camminiamo per sentieri e fuoripista, un pò di guadi, passaggi fra sottobosco fitto e alberi caduti, e arriviamo nella zona scelta per fare campo, ci togliamo di dosso gli zaini e ci apprestiamo a sistemare I bivacchi.
Andrea utilizza un tarp 3x3 per un rifugio chiuso su tutti I lati, spazioso all’interno, che riscarderà un pò con una lampada ad olio.
La luce all’interno invita ad entrare, l’ingresso è stretto ma dentro è spazioso e accogliente, un pò umido e già caldo….l’abbiamo chiamato Vagina shelter.
Io vado sul classico, dopo aver pianeggiato il terreno con la pala, sempre con tarp 3x3 imposto una specie di lean-to con “pavimento” e lati chiusi.
E Luca? Sembra un barbone, in 30 secondi butta a terra qualcosa e si allontana dedicandosi ad altro…
In realtà, seppur spartano, non se la passerà male stanotte. Materassino DD Hammok, sacco a pelo carinthia defence 4 con temperatura comfort -8,8 gradi ed estrema di -35, e bivvy bag carinthia expedition, un signor barbone insomma.
La mattina presto l’aria era frizzante e c’era una leggera brezza, poi però è iniziato a piovere, una pioggia leggera ma costante che ci ha accompagnato fino a sera.
Luca si limita a ripiegare la bivvy esponendo il lato inferiore
Ma poi, quando la pioggia non voleva saperne di abbandonarci, ha deciso di fissare il poncho sopra alla bivvy così da aumentare la protezione.
Fa freddo e piove, tutti abbiamo voglia di scaldarci di fronte al fuoco, ma prima bisognerà fare legna, parecchia.
Il fatto di aver deciso davvero all’ultimo di uscire non ci ha permesso di organizzarci a dovere, preparando la legna ci è mancata molto la presenza di una buona accetta adeguata allo spacco della legna, avevamo solo una piccola accetta da 500gr e un tomahawk, e dato che era tutto fradicio dovevamo necessariamente spaccare legna per utilizzarne l’interno asciutto.
Se non altro per segare l legna eravamo ben equipaggiati.
Per quanto riguarda la silky bigboy c’è poco da dire, è davvero super efficiente e taglia molto bene, mentre la sega a telaio di andrea è davvero bella, il design è ispirato a quello di Bertram, la lama è una bahco da 52cm mi pare, oltre ad essere funzionale è anche molto versatile, può essere utilizzata in due
in orizzontale
oppure col metodo che preferisco e che ritengo il più veloce, questo:
Abbiamo unito l’utile al dilettevole, niente accette con cui spaccare legna? Vai di coltelli!
Si lavora, ma di tanto in tanto è d’obbligo una pausa per riprendere fiato e bere un pò di birra fresca.
on Andrea iniziamo a preparare un pò di trucioli per avviare il fuoco
Intanto Luca prepara l’area fuoco, ripulito il terreno, scavata una buca con la pala, e preparato l’esterno del log cabin fire.
Ho staccato il cappuccio della mia swandri mosgiel bush shirt per tenere asciutti I feather stick.
E fuoco fu.
Il tempo vola e si fra una chiacchiera e l’altra si fa ora di pranzo.
La pioggia non da tregua. Noto che la giacca di Luca, in sintetico impermeabile, inizia ad essere fradicia.
Per curiosità mi scatto un selfie sulla schiena per constatare le condizioni della mia swanndri, praticamente asciutta, imperlata di goccioline d’acqua che basta scrollare con qualche pacca, stesso discorso per l’anorak che Andrea si è cucito da solo.
Utilizzo un paio di guanti di lana della woolpower “a mezze dita ma senza dita”, quando voglio indossare I guanti da lavoro mi basta farli scivolare sul polso per indossarli.
Io e Andrea scendiamo al torrente a prendere un pò d’acqua.
Utilizziamo entrambi un filtro grayl
Questo filtro/borraccia è davvero veloce e pratico, filtra sedimenti, batteri, protozoi, virus, e alcuni metalli pesanti.
Andrea sembra molto soddisfatto delle sue freet, che di certo non temono l’acqua.
Ce ne stiamo un pò a chiacchierare…
...Quando iniziamo a sentire un ronzio per aria sempre più forte e vicino…
E’ Luca col suo drone che viene a farci visita!
Più tardi vado con Luca alla ricerca di qualche pollone di nocciolo con cui preparare gli spiedi per I kebab, decidiamo di salire in un punto molto ripido, fangoso, e ricoperto di foglie bagnate; quale prova migliore per testare il grip dei miei nuovi scarponi?
Sono zero drop, niente tacco, suola piatta, larga e sottile, flessibili, ma praticamente prive dei tasselli nella suola tipici degli scarponi outdoor.
Quindi come sono riuscito a star dietro a Luca e ai suoi Crispi Mirage?
Il discorso sarebbe lungo e ampio, mi limito a dire che una suola comune è tipicamente molto rigida, in questi terreni si tende a piantare la punta al suolo o eventualmente l’avampiede interno; con delle scarpe minimaliste invece, ci si muove come se si fosse scalzi, quindi potendo sfruttare tutta o quasi la superficie del piede così da aumentare notevolmente la presa sul terreno, un pò come si fa in fuoristrada o mountaibike quando si sgonfiano gli pneumatici per aumentare la superficie.
Torniamo al campo, la temperatura sta scendendo, decidiamo di tagliare un altro pò di legna.
Poi iniziamo I preparativi per la cena.
Andrea prepara le melanzane.
Luca inizia a tagliare il pollo e pancetta.
Io preparo gli spiedi da appendere.
Tutti diamo il nostro contributo per la cena ma il vero artefice del successo di questi kebab è Luca.
Cuociono lentamente mentre stanno appesi davanti al fuoco, cosce e sovracosce di pollo, pancetta, melanzane che si impregnano di grasso, e salsa BBQ…
Una cena superba come poche, abbiamo mangiato e bevuto, bevuto e mangiato.
Prima della nanna torno con Andrea a prendere acqua.
mentre mi appresto a dormire Luca viene a farmi visita, ma non per darmi la buonanotte…
Balordo che non è altro…
Una torcia lontana sembra un ufo in atterraggio
Luca sembra non passarsela male
La notte ha fatto più freddo di quello che ci aspettavamo, verso le 4 la temperatura è scesa a -4.
La mattina il cielo sembra privo del manto grigio che ha caratterizzato tutta la giornata precedente ma comunque l’aria è davvero fredda
Riaccendiamo il fuoco
Luca usa un mandarino per farsi un infuso
Andrea utilizza il suo fornello pirolitico.
Si mangiano gli avanzi della cena, una fetta di carne viene cotta mettendola fra due pietre roventi.
Finalmente, dopo qualche ora la temperatura sale, il cielo è azzurro, mi tolgo giacca, berretta e guanti.
che mi piace la lana si era capito?!
Un kiridashi forgiato, Andrea lo ha vinto il un giveaway su instagram, il solito culo.
Iniziamo a smontare il campo.
Siamo tutti soddisfatti del we, rilassante come pochi.
I nostri 3 compagni di avventura
Il cold steel SRK di Luca, lo yakut mancino di Andrea (custom forgiato da un maker siberiano), ed il mio ReWilder fatto da Dario Trifelli (Neanderth.Art), ecco QUI la recensione.
Arrivo alla macchina e non provo queldesiderio di togliermi finalmente gli scarponi dopo averli indossati per due giorni nel bosco, I feelmax hanno davvero superato egregiamente la prova.
Tutto qua, spero di non avervi annoiato.
Ciao