"Leggere" la neve

Visto che siamo in periodo di neve fresca e purtroppo ci sono stati già diversi incidenti mortali sulle montagne italiane a causa di slavine e valanghe, vorrei aprire l'argomento sicurezza.

Arva, pala e sonda ormai sono obbligatorie in molte regioni per tutte le attività chesi svolgono in ambiente naturale innevato. Bisogna però ricordarsi che: non basta essere attrezzati, ma bisogna anche saper utilizzare correttamente l'arva e il kit in attività di ricerca e, soprattutto, bisogna essere in grado di "leggere" la neve.

Vi posto qui due spunti, che secondo me costituiscono la base conoscitiva del manto nevoso. Ovviamente, si può proseguire a volontà ;)

1- Metodo Munter: sono le regole di sicurezza elaborate dalla nota guida svizzera. Semplici, facilissime da applicare, forse un po' schematiche e quindi non esaustive, ma sono una base da cui partire:
http://www.aineva.it/pubblica/neve44/rischio3.html
2- Osservazione del versante: ci sono mille metodi, alcuni fin troppo puntigliosi, per stabilire la solidità del manto nevoso. Almeno, non neghiamoci la più facile, ovvero, l'osservazione della superficie nevosa:
http://www.followthewhitevan.com/news/losservazione-che-accende-il-segnale-dallarme/
 
S

Speleoalp

Guest
Bell'argomento ;)


Io seguo sempre delle regolette di sicurezza, prima tra tutte:

- se il pericolo di valanga è effettivo rinuncio a frequentare determinate zone. In quanto nessuna conoscenza, nessuna capacità può annullare la partenza di una valanga. L'unica cosa è evitare le zone a rischio.

- non parto mai tardi, cerco sempre di evitare i momenti in cui il calore della giornata crei dei potenziali e amplificati problemi

- se invece il rischio è ragionevole, controllo sempre la neve guardando in giro, se si vedono già dei piccoli distacchi, ecc

- isolo uno blocco di neve e gli faccio i più comuni controlli di stabilità, anche se il manto nevoso può cambiare ogni 50 metri e le crepe possono prolungarsi per km
 

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Si, bell'argomento e bei link. Grazie Anfisbena. Purtroppo non posso dare grandi contributi. Personalmente mi affido ai siti ARPA meteo- valanghe delle regioni che frequento e se il rischio è più che "moderato" non vado.
 
Conosco le osservazioni del manto nevoso che occorre fare prima di avventurarsi su per un canale e soprattutto quanto tiene la neve al tuo passaggio.... quel " vruuun" che si sente sotto i tuoi sci o ciaspole può davvero fare la differenza.
Sono comunque dell'idea che non basta leggere questi articoli ma occorre frequentare la neve per anni per imparare davvero a conoscerla.
Essere consapevoli che anche conoscendola bene, l'imprevisto è sempre dietro una cresta.
 
Conosco le osservazioni del manto nevoso che occorre fare prima di avventurarsi su per un canale e soprattutto quanto tiene la neve al tuo passaggio.... quel " vruuun" che si sente sotto i tuoi sci o ciaspole può davvero fare la differenza.
Sono comunque dell'idea che non basta leggere questi articoli ma occorre frequentare la neve per anni per imparare davvero a conoscerla.
Essere consapevoli che anche conoscendola bene, l'imprevisto è sempre dietro una cresta.
Beh certo, l'esperienza sul campo è sempre la cosa fondamentale, però un infarinatura teorica non fa male. Io non sono ferrato sulla neve quindi generalmente mi affido ad un amico che ci è nato in mezzo e che la adora, le volte che siamo usciti in mezzo a quella roba bianca mi ha sempre dato ottimi consigli per smaliziarmi, però mi fa piacere anche leggere qualcosa, anche perché in certi casi può essere utile a capire meglio quello di cui mi sta parlando "l'esperto".
 
S

Speleoalp

Guest
Che poi oltre a tutte le conoscenze teoriche e pratiche immaginabili... una cosa fondamentale è la persona e il suo modo di affrontare le situazioni.
In quanto non è garantito che una persona "con grandi esperienze e conoscenze" sia prudente e dica "basta" quando sarebbe il caso.
Come può essere che una persona senza competenze particolari in "nivologia" riesca comunque a seguire le previsioni e farsi un'idea prudente riconoscendo momenti e situazioni evidentemente pericolose. Come spesso accade... dopo gli incidenti le persone "sopravvissute, ma anche quelle no... sono conosciute come "conoscitori dell'ambiente, ecc..."

Che poi la differenza stà tra le persone che accettano i pericoli che potrebbero insorgere e eventuali incidenti riguardo l'attività e le condizioni in cui sono voluti andare... da quelli che lo fanno lo stesso e poi però fanno le "vittime", "reclamando" in caso di problemi.

Io sono dell'idea che più cose uno impara a riguardo delle attività che lo appassionano e soprattutto degli ambienti... e meglio è. Ma poi quello che uno fà è libero, ma è il comportamento e la consapevolezza di ciò che potrebbe anche succedere che fà la differenza tra l'essere corretti e coerenti nel fare una determinata cosa e il farlo così per "sport".
 
Penso di aver capito cosa dice Speleoalp. In fondo se sono consapevole e mi assumo un rischio mi carico la responsabilità della scelta che diviene mia e solo mia. Questo, però, sarebbe vero se ogni aspetto e variabile che entra nella valutazione del pericolo fosse sotto il nostro controllo. Purtroppo per chi crede di essere l'unico fautore della propria vita, non è così. Esiste una percentuale di imponderabilità con la quale bisogna fare i conti e nei confronti della quale non abbiamo nessun controllo.
Per quanto posso essere stato attento, preparato ed esperto un incidente mi può sempre accadere. Chi crede che questo non sia vero illude solo se stesso.
 
Grazie, sono contenta che sia piaciuto. Adesso aggiungo un po' di altre cose.

Sono comunque dell'idea che non basta leggere questi articoli ma occorre frequentare la neve per anni per imparare davvero a conoscerla.

Sono d'accordo, ma per me è più un passaggio continuo dalla teoria alla pratica. Imparo la teoria (leggendo o ascoltando qualche esperto), poi verifico quello che ho imparato andando in montagna, quindi continuo a studiare/imparare e a verificare quello che studio/ascolto. Insomma, un percorso di affinamento continuo delle conoscenze.
Io comunque non lo vedo come un percorso che ti spinge ad osare "perché io so", ma come un percorso che ti spinge a capire e che, anzi, ti fa scegliere i percorsi più sicuri e ti fa rinunciare alle vette che vengono definite "in condizioni" anche quando non lo sono per nulla. Giusto per non andare al rimorchio del sentito dire o, nel migliore dei casi, della guida.

Si, bell'argomento e bei link. Grazie Anfisbena. Purtroppo non posso dare grandi contributi. Personalmente mi affido ai siti ARPA meteo- valanghe delle regioni che frequento e se il rischio è più che "moderato" non vado.

Per iniziare è l'approccio più corretto. Però, un po' dappertutto, ci sono delle zone che sono protette dal rischio valanghe perché presentano delle basse pendenze e i percorsi sono lontani dai versanti a rischio. Se guardi le guide o i siti, spesso queste caratteristiche sono evidenziate. Io per esempio ho sempre in mente una decina di escursioni che si possono fare anche con elevato rischio valanghe: nulla di ingaggioso o estremo, ma più che sufficienti per passare una giornata sulla neve.
 
S

Speleoalp

Guest
Penso di aver capito cosa dice Speleoalp. In fondo se sono consapevole e mi assumo un rischio mi carico la responsabilità della scelta che diviene mia e solo mia. Questo, però, sarebbe vero se ogni aspetto e variabile che entra nella valutazione del pericolo fosse sotto il nostro controllo. Purtroppo per chi crede di essere l'unico fautore della propria vita, non è così. Esiste una percentuale di imponderabilità con la quale bisogna fare i conti e nei confronti della quale non abbiamo nessun controllo.
Per quanto posso essere stato attento, preparato ed esperto un incidente mi può sempre accadere. Chi crede che questo non sia vero illude solo se stesso.

È proprio quello che volevo dire, bisogna accettare quello che in certi ambiente può comunque capitare... senza poi fare le vittime e reclamare... usando la scusa di essere esperti, di aver valutato e controllato al situazione come per lavarsi dalle proprie responsabilità e scelte di frequentare la natura.
 
Per quel che mi riguarda, ogni condizione meteo ha il suo campo d'azione ideale. Se vedo che le condizioni non mi convincono, cambio solo terreno di gioco senza dover per forza aspettare condizioni ideali.

Ad esempio: questa all'erta valanghe che ci ha investito mi stimola a ciaspolare nei boschi sicuri che di sicuro è ugualmente gratificante :si:.

Comunque anch'io, come Piervi, penso che una vera conoscenza della neve si otterriene solo frequentandola con continuità (preferibilmente accompagnati da qualcuno che già la conosce altrimenti si rischia di conoscerla ... troppo tardi :gover:).

Però, come Anfisbena e Munter, penso che, a chi non possa avvicinarcisi nel modo appena esposto, uno schemino che possa escludere perlomeno i luoghi dove il rischio è davvero minimo potrebbe essere utile per avvicinarcisi senza pericoli né infondate paure per poi affinare la conoscenza secondo le proprie preferenze.

Però c'è una cosa che non ho capito nel metodo Munter: Quando dice che il "Rischio residuo" è il risultato del rapporto tra il "Rischio potenziale" e il prodotto dei "Fattori di riduzione", nel peggiore dei casi sarebbe:

Rr = Rp 8 : Fr (2 x 2 x 2) = 8 : 8 = 1

E, visto che dice anche che il Rischio residuo è accettabile quando è uguale o inferiore a 1, tutti i casi possibili nella tabella sarebbero accettabili :-?

Ovviamente sono io che ho inteso male, potreste illuminarmi???:)
 
S

Speleoalp

Guest
Okkio... che tutte quelle cose "matematiche" rapportante alla maniera di vivere la natura e certe situazioni non fa altro che rendere più complessa una cosa molto più semplice, ahahahah
Non ti posso aiutare.... queste cose le ho sempre tralasciate, ahahah
 
S

Speleoalp

Guest
Mi baso più su semplice precauzioni... sapendo che una lastra di 20m x 30 per 30cm di spessore pesa tra le 20 e le 40 tonnellate a dipendenza della neve e questo basterebbe tranquillamente a seppellire una persona.

Sopra i 30° il rischio di valanga è vivo.
 
S

Speleoalp

Guest
Bisogna ricordare anche che il pericolo può anche essere dove non lo vediamo, a quote superiori... quindi bisognerebbe vedere anche che tipo di terreno abbiamo sopra. Se da qualche parte un possibile distacco potrebbe seguire una via particolare...verso di noi. Che tipo di vegetazione c'è, in quanto le teorie tipo "c'è un bosco sono sicuro" è una falsa sicurezza. Pericolo 3 è già abbastanza "pericolo"... le valanghe solitamente possono staccarsi dai 30°.... quindi fare comunque attenzione.

I versanti da evitare è anche un discorso complesso, in quanto non da tutte le parti un versante é uguale ad altri in altre regioni.
La cosa migliore é andare quando fà ancora freddo...
Quando la neve non é in condizioni particolari (la montagna sarà lì anche dopo di noi, ma noi non saremo lì dopo un colpo d'orgoglio andato male)
Tagliare meno pendii possibili,...
 
ho sempre in mente una decina di escursioni che si possono fare anche con elevato rischio valanghe: nulla di ingaggioso o estremo, ma più che sufficienti per passare una giornata sulla neve.
giustissimo tutto quanto detto sopra..cosi' come e' giusta l'osservazione che anche con un discreto/elevato rischio valanghe (parlo del 3 e 4) ci sono delle uscite che si possono fare in assoluta tranquillita', anche su cime sopra i 2mila. Occorre soltanto leggere il "terreno" e avere un po' di esperienza, scegliendo un versante piu' blando di un altro
 
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