- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: lunedì 22/01/2018
Partenza /Arrivo Ponte di Lama
Dislivello :915 mt in meno di 4.5km
Km: 8.7
Livello di difficoltà :EAI oggi con un paio di +
Difficoltà :Freddo. Vento fortissimo in quota ma soprattutto gelato come non avrei mai potuto immaginare. Un paio di traversi esposti, ma su buona neve/ghiaccio portante (solo al ritorno perché all'andata non era così compatta).
Indispensabili i ramponi e picca dopo i 1800 mt.
Descrizione:
Oggi poche premesse e scrivo di getto le sensazioni ancora ibernate, e segnate da un viso rosso con occhi di fuoco. Siamo già infreddoliti alle 9 quando ci incamminiamo su una bella "pettata", tagliando netto i due sentieri che serpeggiano fino al primo colle a owest del San Franco. Il colle appare illuminato e ci spinge veloci a raggiungerlo per stiepidire i muscoli, impegnati in movimenti intensi ma ancora freddi. Soffia un teso venticello da nord che all'ombra non è affatto piacevole. Al colle troviamo il resto di una delle famose Capannelle della zona(piccoli ricoveri/casette in muratura per pastori di cui la zona è disseminata), che sarà un ottimo riparo per un tè caldo........ma questo è già il finale,per cui riprendiamo il filo... Il vento aumenta e meno male questo sole allevia un po' il gelo. Prati ghiacciati e ripidi ci inducono ad avere attenzione nel passo, che adesso si fa meno ripido e distratto da panorami più aperti. Le prime chiazze di neve disegnano macchie sulla montagna, i cani giocano felici e, strano a dirsi, ma oggi è Linda che stuzzica al gioco la piccola Zoe, che accetta contenta.I cani sembrano non curarsi del vento che aumenta, mentre a me e Francesco comincia a vedersi qualche ruga di fastidio. Ora il sole si nasconde dietro un coltre sottile sottile di nebbia, e si svela strano :sembra un pianeta con un cerchio di arcobaleno attorno , come un saturno colorato.Al che mi tolgo gli occhiali e il miraggio continua, aspetto il socio per vedere se sto impazzendo, e lui appare molto meno stupito perché aveva già visto un simile fenomeno, e non ne ricorda il nome.Almeno io adesso so che ha anche un nome e non sto troppo fuori per proseguire . Io e Ciccio spesso viaggiamo ognuno per conto suo immersi, giustamente, nei propri pensieri, ci teniamo sempre d'occhio e, non di rado, ci fermiamo a chiacchierare e prender fiato. Oggi no. Le nostre solitudini aumentano con il vento, che adesso si fa molto più che fastidioso. Non più le parole del socio, ma solo un gran soffiare dentro le orecchie, oltretutto ben coperte. Imbabuccato come un astronauta ho solo il naso fuori che ora ha perso di tatto, così che talvolta lo copro salendo alla Ceca per gli occhiali appannati. Adesso si cammina ramponati su un buon ghiaccio in cresta, che però tengo lontano cercando un minimo di riparo sul fianco sud,ma dove la neve più inconsistente rende il passo assai pesante. Comincia a farsi troppo dura la situazione, mi guardo indietro dove un altro astronauta arranca con il mio stesso umore, un altro sguardo avanti ma della croce di vetta non ve traccia. Siamo a duemila metri e non dovrebbe mancare molto, così stringiamo i denti e andiamo avanti. Un altro dosso ed ecco la croce stretta dalla morsa della Galaverna:è bellissima già a cinque minuti di distanza, ma il vento mi butta a terra e prova a strappare dalle mani la piccozza.In ginocchio sul ghiaccio mi guardo indietro e sono solo, per la visuale coperta da quest'ultimo dosso.Mi faccio coraggio per riuscire a fare una foto ad una Croce dall'aspetto troppo spettacolare per non arrivarci. Unaltra grossa folata e Zoe viene spostata per un metro. I cani ululano a orecchie basse, cercando riparo tra le mie gambe. Mi metto frontale al croce ed al vento per fare una foto, quando il telefono mi viene sbattuto in faccia con violenza, Lho tengo fortissimo con due mani e riesco a fare solo due scatti. Direi che per oggi ogni velleità di compiere un anello è proprio esclusa :scendere dalla scoperta Cresta di rotiliano secondo me sarebbe un suicidio(an he per Francesco mi sembra) . Folate impetuose mi schiaffeggiano e dal l'unico spiffero degli occhiali sento l'occhio che brucia e le lacrime che si condensano : paura, sgomento e l'equilibrio vacilla costantemente. Linda mi guarda e vede gli occhi del terrore ,cosi con le orecchie basse, intimorita anch'essa, mi fa strada verso il ritorno. MA ecco che spunta il socio, tra i turbini bianchi del ghiaccio spazzato via con forza,coperto come un tuareg, caparbio sale verso la sua croce:Bravo!Oggi è una grande prova di coraggio e determinazione per tutti e quattro. Con soli due gesti lui capisce che oggi niente anello e che aspetto solo il suo minuto in vetta. Mi incammino più lentamente verso quote umane e aspettando di vedere la sagoma del mio amico, per poi accelerare in cerca di riparo. Tutto quel vento in vetta adesso ci segue e non ci molla un passo, i muscoli si muovono veloci eppure li sento gelati, così come lo stomaco e gli zigomi scoperti. Uscita poco cialtrona oggi, dove alle solite chiacchiere gioiose e pause meditative abbiamo messo in gioco tanta determinazione per arrivare in vetta e tanta cautela nel analizzare la situazione passo dopo passo. Leggermente più riparati, ma sempre sotto scacco di Eolo, il ritorno è stato divertente e avventuroso su alcuni traversi fatti per stare un po' a sud, e su una neve che questo gelo ventato ha, almeno, assettato a dovere per la discesa:adesso la neve è compatta e molto, molto, piacevole da fare in discesa. Dietro un piccolo colle ai 1900 mt troviamo un attimo di tregua e il tempo di raccontarci come abbiamo vissuto questa vetta, altre volte semplice, oggi davvero inaccogliente. Siamo sconvolti, e Ciccio non ha ancora ripreso la sua chiacchiera sciolta e serena che lo contraddistingue:smontiamo i ramponi ancora attoniti e molto più taciturni del solito . È la terza volta che salgo sul San Franco in ambiente invernale, e, visto i precedenti, non mi aspettavo una fatica del genere(dopo una notte di lavoro poi, non l'avrei manco presa in considerazione) . Ma la montagna, ad ogni forma e altitudine non va mai sottovalutata, e quando siamo distratti, decide di"rinfrescarci"la memoria:chiude i suoi sentieri e non conviene sfidarla.
Oltre a non sottovalutare nessun ascesa, oggi il San Franco ci ha dato una bella lezione sulla stagione Inverno, ricordandoci che è sempre la stagione più difficile, e dove in dieci minuti possono cambiare tutte le posizioni della scacchiera.Questi ultimi i pensieri mi hanno accompagnato con l'acqua del the che bolliva a riparo di un muro a secco. Il the alla Campanella è sicuramente un bel momento di calma in una giornata di turbini. I cani giocano ancora felici e quando si stancano si mordicchiano la faccia : oramai sono come pane e burro per dirla alla Forrest Gump. Un amico adesso ha la faccia stanca ma finalmente serena, la nuova ricetta oltretutto gli piace molto, finalmente si rivedono sorrisi, e gli occhi sono di colore Rosso Soddisfazione. Un sentito grazie al socio per la sicura affidabilità e calma sempre dimostrate, che fanno sì che si possano riportare a casa le proprie gambe, e anche escursioni impreviste e dure come questa.Ormai anche se non è possibile sentire le voci/urla ci basta qualche mimo per comunicare, e a volte manco quello.
Un grande Grazie a San Franco, per l'utile lezione impartita e per aver permesso Cmq di calcare la sua cima con tanto brrrrr.
Brrr. Alla prossima.
Partenza /Arrivo Ponte di Lama
Dislivello :915 mt in meno di 4.5km
Km: 8.7
Livello di difficoltà :EAI oggi con un paio di +
Difficoltà :Freddo. Vento fortissimo in quota ma soprattutto gelato come non avrei mai potuto immaginare. Un paio di traversi esposti, ma su buona neve/ghiaccio portante (solo al ritorno perché all'andata non era così compatta).
Indispensabili i ramponi e picca dopo i 1800 mt.
Descrizione:
Oggi poche premesse e scrivo di getto le sensazioni ancora ibernate, e segnate da un viso rosso con occhi di fuoco. Siamo già infreddoliti alle 9 quando ci incamminiamo su una bella "pettata", tagliando netto i due sentieri che serpeggiano fino al primo colle a owest del San Franco. Il colle appare illuminato e ci spinge veloci a raggiungerlo per stiepidire i muscoli, impegnati in movimenti intensi ma ancora freddi. Soffia un teso venticello da nord che all'ombra non è affatto piacevole. Al colle troviamo il resto di una delle famose Capannelle della zona(piccoli ricoveri/casette in muratura per pastori di cui la zona è disseminata), che sarà un ottimo riparo per un tè caldo........ma questo è già il finale,per cui riprendiamo il filo... Il vento aumenta e meno male questo sole allevia un po' il gelo. Prati ghiacciati e ripidi ci inducono ad avere attenzione nel passo, che adesso si fa meno ripido e distratto da panorami più aperti. Le prime chiazze di neve disegnano macchie sulla montagna, i cani giocano felici e, strano a dirsi, ma oggi è Linda che stuzzica al gioco la piccola Zoe, che accetta contenta.I cani sembrano non curarsi del vento che aumenta, mentre a me e Francesco comincia a vedersi qualche ruga di fastidio. Ora il sole si nasconde dietro un coltre sottile sottile di nebbia, e si svela strano :sembra un pianeta con un cerchio di arcobaleno attorno , come un saturno colorato.Al che mi tolgo gli occhiali e il miraggio continua, aspetto il socio per vedere se sto impazzendo, e lui appare molto meno stupito perché aveva già visto un simile fenomeno, e non ne ricorda il nome.Almeno io adesso so che ha anche un nome e non sto troppo fuori per proseguire . Io e Ciccio spesso viaggiamo ognuno per conto suo immersi, giustamente, nei propri pensieri, ci teniamo sempre d'occhio e, non di rado, ci fermiamo a chiacchierare e prender fiato. Oggi no. Le nostre solitudini aumentano con il vento, che adesso si fa molto più che fastidioso. Non più le parole del socio, ma solo un gran soffiare dentro le orecchie, oltretutto ben coperte. Imbabuccato come un astronauta ho solo il naso fuori che ora ha perso di tatto, così che talvolta lo copro salendo alla Ceca per gli occhiali appannati. Adesso si cammina ramponati su un buon ghiaccio in cresta, che però tengo lontano cercando un minimo di riparo sul fianco sud,ma dove la neve più inconsistente rende il passo assai pesante. Comincia a farsi troppo dura la situazione, mi guardo indietro dove un altro astronauta arranca con il mio stesso umore, un altro sguardo avanti ma della croce di vetta non ve traccia. Siamo a duemila metri e non dovrebbe mancare molto, così stringiamo i denti e andiamo avanti. Un altro dosso ed ecco la croce stretta dalla morsa della Galaverna:è bellissima già a cinque minuti di distanza, ma il vento mi butta a terra e prova a strappare dalle mani la piccozza.In ginocchio sul ghiaccio mi guardo indietro e sono solo, per la visuale coperta da quest'ultimo dosso.Mi faccio coraggio per riuscire a fare una foto ad una Croce dall'aspetto troppo spettacolare per non arrivarci. Unaltra grossa folata e Zoe viene spostata per un metro. I cani ululano a orecchie basse, cercando riparo tra le mie gambe. Mi metto frontale al croce ed al vento per fare una foto, quando il telefono mi viene sbattuto in faccia con violenza, Lho tengo fortissimo con due mani e riesco a fare solo due scatti. Direi che per oggi ogni velleità di compiere un anello è proprio esclusa :scendere dalla scoperta Cresta di rotiliano secondo me sarebbe un suicidio(an he per Francesco mi sembra) . Folate impetuose mi schiaffeggiano e dal l'unico spiffero degli occhiali sento l'occhio che brucia e le lacrime che si condensano : paura, sgomento e l'equilibrio vacilla costantemente. Linda mi guarda e vede gli occhi del terrore ,cosi con le orecchie basse, intimorita anch'essa, mi fa strada verso il ritorno. MA ecco che spunta il socio, tra i turbini bianchi del ghiaccio spazzato via con forza,coperto come un tuareg, caparbio sale verso la sua croce:Bravo!Oggi è una grande prova di coraggio e determinazione per tutti e quattro. Con soli due gesti lui capisce che oggi niente anello e che aspetto solo il suo minuto in vetta. Mi incammino più lentamente verso quote umane e aspettando di vedere la sagoma del mio amico, per poi accelerare in cerca di riparo. Tutto quel vento in vetta adesso ci segue e non ci molla un passo, i muscoli si muovono veloci eppure li sento gelati, così come lo stomaco e gli zigomi scoperti. Uscita poco cialtrona oggi, dove alle solite chiacchiere gioiose e pause meditative abbiamo messo in gioco tanta determinazione per arrivare in vetta e tanta cautela nel analizzare la situazione passo dopo passo. Leggermente più riparati, ma sempre sotto scacco di Eolo, il ritorno è stato divertente e avventuroso su alcuni traversi fatti per stare un po' a sud, e su una neve che questo gelo ventato ha, almeno, assettato a dovere per la discesa:adesso la neve è compatta e molto, molto, piacevole da fare in discesa. Dietro un piccolo colle ai 1900 mt troviamo un attimo di tregua e il tempo di raccontarci come abbiamo vissuto questa vetta, altre volte semplice, oggi davvero inaccogliente. Siamo sconvolti, e Ciccio non ha ancora ripreso la sua chiacchiera sciolta e serena che lo contraddistingue:smontiamo i ramponi ancora attoniti e molto più taciturni del solito . È la terza volta che salgo sul San Franco in ambiente invernale, e, visto i precedenti, non mi aspettavo una fatica del genere(dopo una notte di lavoro poi, non l'avrei manco presa in considerazione) . Ma la montagna, ad ogni forma e altitudine non va mai sottovalutata, e quando siamo distratti, decide di"rinfrescarci"la memoria:chiude i suoi sentieri e non conviene sfidarla.
Oltre a non sottovalutare nessun ascesa, oggi il San Franco ci ha dato una bella lezione sulla stagione Inverno, ricordandoci che è sempre la stagione più difficile, e dove in dieci minuti possono cambiare tutte le posizioni della scacchiera.Questi ultimi i pensieri mi hanno accompagnato con l'acqua del the che bolliva a riparo di un muro a secco. Il the alla Campanella è sicuramente un bel momento di calma in una giornata di turbini. I cani giocano ancora felici e quando si stancano si mordicchiano la faccia : oramai sono come pane e burro per dirla alla Forrest Gump. Un amico adesso ha la faccia stanca ma finalmente serena, la nuova ricetta oltretutto gli piace molto, finalmente si rivedono sorrisi, e gli occhi sono di colore Rosso Soddisfazione. Un sentito grazie al socio per la sicura affidabilità e calma sempre dimostrate, che fanno sì che si possano riportare a casa le proprie gambe, e anche escursioni impreviste e dure come questa.Ormai anche se non è possibile sentire le voci/urla ci basta qualche mimo per comunicare, e a volte manco quello.
Un grande Grazie a San Franco, per l'utile lezione impartita e per aver permesso Cmq di calcare la sua cima con tanto brrrrr.
Brrr. Alla prossima.
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